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LA CADUTA DELL’ABBANDONO

22 Lug 18

A cura di Maria Ferretti

Vivere è stare infrangendo.
Una o l’altra legge.
Non ci sono alternative:
non infrangere niente è essere morto.
La realtà è infrazione.
La irrealtà anche.
E tra le due scorre un fiume di specchi
che non figurano in nessuna mappa.
In quel fiume le leggi si dissolvono,
ogni trasgressore diventa un altro specchio.

 
 
 
 
 
Si deve cadere e non si può scegliere dove.
Ma c'è una forma del vento nei capelli,
una pausa del colpo,
un certo angolo del braccio
che possiamo piegare mentre cadiamo.”
 
Quando l'amore entra fa male, fa dolore , fa lago di tristezza.
Come se per entrare dovesse lacerare la carne.
Quando si sente c'è eco di parola.
Simile ad una caduta non libera.
Simile ad una cascata di braccia.
Simile ad un lancio stanco.
Tutto finisce con quel salto, l'abbandono.
Abbandono il corpo nel tuo, lo appoggio.
L'abbandono del sostegno, finalmente.
Casco per terra, casco dentro, mi immergo fino alla punta dei capelli.
Amare e' la perdita assoluta di tutto ciò che ' stata immagine immaginata, piatta.
Scompari, non sei più nulla se non altro da te.
La dolcezza si conficca tra gli interstizi.
E' sangue su carta assorbente.
Tutto si colora con dolcezza.
Tutto si fa carie.
Velo di marmo , lo sfioro del piacere lungo della morbidezza.
Non si riesce a dir nulla quando si appoggia.
Le parole sono mute, strozzate quando la dolcezza si erge.
Non si parla più ma ci si capisce.
Come fai a sapere uomo dolce come fai a vedermi?
Come?
Stai tranquilla, non ti agitare c'è tutto il tempo.
Infine le parole terribili : io sono qui .
Senti e basta.
Fa male sentire quando entra, carne che si stacca dall'osso.
Staccare la lingua, strapparla rendere muto ciò che non conta.
Quel che conta è solo ciò che entra e rimane come marchiatura indelebile.
Il marchio, segno a fuoco, pelle che brucia su i contorni.
Ah la dolcezza !
Unguento per pelli ferite.
Si unge di amore l'animo interrotto dalla barbarie umana.
Colla vinilica che appiccica ma non incolla.
Un ritmo armonico fatto di note di velluto che avvolgono la parte dolente, la sollevano e la staccano per sempre.
Per sempre.
Perdi lembi di te, croste dure, morte.
Corazze  di vita senza senso, le difese.
Cade tutto lentamente se ne va quello che pensavi fosse.
 Rimane pelle nuova,
rosa sottile,
 lucida e tesa.
Morbida.
Nasci nell'istinto, cresci nell'emozione, invecchi nei sentimenti.
Dall'istinto al sentimento l'evoluzione del pensiero.
Il pensieroso te, ciò che cura .
Il pensiero straziato e' cortina di ferro,  sbarre alla capacità di caduta.
Per abbandonarsi non bisogna esser stati abbandonati.
Per scivolare dentro e mescolarsi sempre lei la dolcezza,una forma particolare, un tono, un sapore.
Ciò che lega, un condimento di parola.
Un profumo.
Qualcosa di molto articolato e raffinato.
Orientale, come danza e spezie.
Ritmo che scandisce un movimento quello dell'andare verso il verso.
Dolce il gesto, dolce la parola, dolce il silenzio.
Abbandonarsi e' sweet.
Cadere e' gettarsi.
Lancio, slancio, immergersi.
Schianto dolce la caduta, scivolamento e  risalita del piacere.
L'abbandono e' parola che ha in se' il doppio della natura umana.
La ferocia dell'odio!
ti lascio per sempre non ti voglio,
Inumano.
L'umanità dell'accoglienza: abbandonati a me.
La parte malata non crede, porta con se una fede della non fede.
La parte malata e' infedele a se stessa.
Si nutre di rigetti, rifiuti .
Qualcosa sulla lingua si stacca ma non so dove metterlo, non sembra essere scarto.
Si deve buttare ma non in discarica.
Dove mettiamo lo scarto, gli scarti che siamo stati?
Essere scartati ancora una volta buttati, lasciati in disparte.
Essere scartati togliere la pelle e veder quel che c'e di nascosto.

Dolcetto o scherzetto?
Dolcezza e' scioglimento dei ghiacci, fusione di sabbie.
Che dolore la mano tesa,che dolore la gentilezza. Dolore da salvataggio, dolore da raccolto.
Dolore di lingua che appiccica al ghiaccio.
Rischi di staccarmela, Dottore.
E il ghiaccio si fa acqua che cade tra i visceri.
La terra dei ghiacci e' conserva fatta di storie antiche di nascite e di morte.
Conserve di storia,
la vita di ogni paziente che a noi cade tra le pieghe di divani sudati bagnati di acque salate.
Saline sono anche le nostre poltrone,
Iceberg di orecchie che fluttuano come la nostra attenzione per poter cogliere e raccogliere le cadute dell'abbandono.
 
 
 
Cercare una cosa
è sempre incontrarne un’altra.
Così, per trovare qualcosa,
bisogna cercare ciò che non è.
Cercare l’uccello per incontrare la rosa,
cercare l’amore per trovare l’esilio,
cercare il nulla per scoprire un uomo,
tornare indietro per andare avanti.
La chiave del cammino,
più che nelle sue biforcazioni,
il suo inizio sospettoso
o la sua fine incerta,
risiede nel caustico umore
del suo doppio senso.
Sempre si arriva,
ma da un’altra parte

Roberto Juarroz
 

 
 
 
 
 
 

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