Che l’offerta assistenziale sia in sofferenza nelle regioni in piano di rientro è abbastanza pacifico ed è sufficiente leggere i resoconti del tavolo ministeriale di monitoraggio LEA, per accorgersi che le regioni di cui sopra, siano cronicamente inadempienti sui Livelli Essenziali di Assistenza.
La regione Abruzzo, al di la dei toni spesso incautamente trionfalistici di “regione modello” a livello nazionale per come ha risanato i conti, soffre una cronica carenza di personale, modelli e strutture deputate alla salute mentale, nonché di un cronico sotto-finanziamento della integrazione socio-sanitaria e dell’inserimento lavorativo. D’altra parte nelle graduatorie del Sole24oreSanità e di altri indicatori AGENAS non figura mai fra le regioni di testa. Ma nonostante questa deludente situazione sembra che tutto vada bene e la navigazione prosegua al pari della altre regioni più’ virtuose. Ma, purtroppo, le cose non funzionano come vorrebbe la propaganda, e i recenti emendamenti della commissione igiene e sanità del senato nella seduta del 16 aprile u.s., rischiano di provocare il default assistenziale degli SPDC e dei CSM collegati.
In particolare mi soffermo sull’emendamento seguente: «Dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto non può essere disposta l'applicazione provvisoria della misura di sicurezza del ricovero provvisorio in ospedale psichiatrico giudiziario o in casa di cura e custodia, ai sensi dell'articolo 206 del codice penale. Nel corso del procedimento penale, la verifica della pericolosità sociale e la custodia cautelare nei riguardi dell'imputato infermo di mente, sono disposte ed eseguite secondo le modalità di cui all'articolo 286 del codice di procedura penale, mediante il ricovero provvisorio in idonea struttura del servizio psichiatrico ospedaliero». «Non costituisce elemento idoneo a supportare il giudizio di pericolosità sociale la sola mancanza di programmi terapeutici individuali».
Il problema che gli SPDC strabordino di letti sul corridoio, che le degenze medie si accorcino in modo preoccupante (e sempre a danno del malato fragile e indifeso) e che la casistica dei ricoverati occasionalmente includa i pazienti “core business” della psichiatria (persone in mania, con schizofrenia riacutizzata, in TSO ecc), evidentemente non è un problema. Cosa sia l’idonea struttura del servizio psichiatrico ospedaliero non è dato sapere. Non è un problema del legislatore, ospitare in corsia persone sui cui va formulato un giudizio di pericolosità sociale con uno standard di 1 operatore OSS/IP per posto letto e di 0.5 medici per posto letto. Se penso che casistica severa e multiproblematica, anche sul piano internistico adesso affolli gli SPDC dei grandi ospedali regionali abruzzesi, mi viene davvero difficile capire come si possa mantenere uno standard minimo ed una affidabilità diagnostica e terapeutica. E con quali strumenti scientifici e clinici?
Il legislatore ha deciso che se non esistono programmi terapeutici individuali, perché magari il paziente è molto grave e aggressivo, o perché la clinica e la malattia mentale è spesso bizzarra e particolare, non è sufficiente per il diagnosticare la pericolosità sociale. Forse ritiene che non esiste la pericolosità sociale. La si cassa per forza di legge?
Ma non pago di questo il legislatore ha aggiunto un altro emendamento che è il seguente:
Al comma 6 dell'articolo 3-ter del decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 211, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 febbraio 2012, n. 9, dopo il terzo periodo è inserito il seguente: ''Entro il 15 giugno 2014, le regioni possono modificare i programmi presentati in precedenza al fine di provvedere alla riqualificazione dei dipartimenti di salute mentale, contenere il numero complessivo di posti letto da realizzare nelle strutture sanitarie di cui al comma 2 e destinare le risorse alla realizzazione o riqualificazione delle sole strutture pubbliche''».
Addirittura si danno pochi giorni di tempo (visto che in Abruzzo si vota per le amministrative regionali il 25 maggio) per ridisegnare l’architettura dei DSM regionali in maniera tale da affrontare con efficacia, efficienza, qualità il problema dei pazienti “ex opg”. Ovviamente le cose resteranno irrisolte e ci troveremo di fronte ad un ennesimo rinvio o peggio ad una soluzione posticcia che aggraverà la situazione assistenziale degli SPDC e di riflesso ci saranno implicazioni sulla operatività dei Centri di Salute Mentale che hanno subito decurtazioni di personale medico e del comparto.
Auspico che la politica affronti con maggiore concretezza e serietà il problema degli ex opg e che la salute mentale di comunità torni nell’agenda del decisore politico.
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