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La corrispondenza di Tornatore: quale amore per vincere la morte?

16 Gen 16

A cura di matteo.balestrieri

  La trama di "La Corrispondenza" di Giuseppe Tornatore è allo stesso tempo semplice e poco realistica. Ed Phoerum (Jeremy Irons) e Amy Ryan (Olga Kurylenko) si amano da poco tempo. Lui è un celebre professore di astrofisica, lei una sua studentessa che si mantiene gli studi facendo la stuntgirl, rischiando la vita spinta da un senso di colpa che si trascina da una tragedia famigliare, quando per sua responsabilità il padre è morto in un incidente stradale. Ed ha una moglie e due figli in una città lontana dalla sede universitaria ed è spesso in giro per il mondo. Ed ed Amy si possono vedere perciò solo saltuariamente ed il loro amore è alimentato dalla risorse informatiche (computer e smartphone) che li tengono ossessivamente in contatto.

  Quello che Ed nasconde è il fatto che sta morendo per un astrocitoma (lui dice che a forza di studiare gli astri, uno si è conficcato nella sua testa) e lo nasconde ad Amy, che lo viene a sapere nel corso di una conferenza dove viene annunciata la sua morte. Ciò di cui Amy non si capacita è come sia possibile questa tragica realtà, quando lei continua a ricevere sms e videomessaggi da Ed.
  Accade in effetti che Ed abbia programmato i mesi successivi alla sua morte con ossessività, registrando messaggi e video che vengono consegnati ad Amy attraverso un sistema che coinvolge non solo una complessa programmazione informatica, ma anche persone complici che si sono prestate al gioco. Amy deve affrontare dapprima il cammino per arrivare all’accettazione della morte di Ed per poi entrare nel meccanismo ossessivo da lui creato. Poiché è innamorata, accetta volentieri questa strada e spasima per ricevere sempre nuove comunicazioni da Ed. E’ come se lui continuasse ad esistere nonostante il fatto che non ci sia più.

  Perché dico che la trama è poco realistica? Diverse cose – a partire dal complesso meccanismo del recapito cadenzato dei pacchi e la complicità di tante persone, per arrivare ai rischi mortali (uno su tutti, l’incidente pauroso in auto) che Amy affronta regolarmente come stuntgirl – non possono essere credibili ad un esame realistico dei fatti. Ma questa se vogliamo è la licenza poetica.

  I temi affrontati sono diversi. Uno ad esempio è il “cinema nel cinema” (si ricordi “Nuovo Cinema Paradiso”): Ed è autore di una sceneggiatura calendarizzata in modo ossessivo per tenere legata a sé l’amata, Amy lavora nel cinema come stuntgirl.

  L’altro tema è quello dell’amore. Tornatore, che ha metabolizzato questa storia per più di quindici anni prima di portarla sullo schermo, è stato affascinato dalla possibilità di raccontare il tema di un amore più forte del tempo e della distanza. A mio parere certamente c’è un amore forte, ma ci dobbiamo chiedere anche di che amore si tratta. E’ l’amore di un vecchio professore universitario per una giovane allieva, che si sostiene per il desiderio egoistico di lui di una nuova giovinezza e per il trauma di lei che “ha ucciso” il proprio padre. Roba già vista mille volte. La tecnologia informatica permette lo sviluppo di quest’amore e lo conserva nel tempo, mantenendo la distanza utile a non approfondire troppo la realtà quotidiana. Roba di ordinaria quotidianità nel nostro mondo di chattatori impulsivi.


  Il tema più importante tuttavia mi sembra quello dell’angoscia della morte. Il meccanismo ossessivo è di aiuto per sedarla. L’illusione di poter continuare a vivere, se pur solo nella mente di una persona cui si è legati, è consolatorio ma richiede un meccanismo di negazione sulla propria scomparsa e utopico sulla durevolezza del progetto, che comunque giungerà a termine. E’ un patto faustiano con il diavolo di portata limitata nel tempo, che pur suggestivo è rivelatore della limitatezza delle possibilità umane a confronto con l’universo stellare, dove le supernove esplodono e morendo si fanno a lungo rivelatrici di se stesse. Ed può invece solo testimoniare per un tempo molto breve la sua presenza ad Amy e cerca di legarla a sé, sapendo che poi Amy proseguirà nella sua vita. E’ allo stesso tempo geloso della sua vita futura (rivelatore è un suo sogno che racconta dove ci sono due ragazzi che la corteggiano) ma anche desideroso di aiutarla a risolvere il trauma (cerca di avvicinarla alla madre). Ed è preso dalla presenza di Amy mentre è immemore dei suoi affetti più vicini (la sua famiglia) che giustamente si sentono feriti. Mentre però molti amici si prestano al suo programma di invio di messaggi, il suo medico (nelle funzioni di Super-Io) pur restandogli vicino non accetta di essere coinvolto.

  Il tema dei messaggi dopo la morte mi ricorda il film “La mia vita senza me” di Isabel Coixet, in cui la madre morente affida ad un medico il compito di consegnare regolarmente alle figlie un messaggio per il loro compleanno fino ai 18 anni. Questo mi sembra un bel modo di manifestare amore, quello di Ed mi appare invece eccessivamente venato da egoismo personale.

  Del film che altro si può dire? Bravo Jeremy Irons, splendida la Kurylenko, musiche di Morricone (ed è tutto dire), lunghezza francamente eccessiva, bellissima scenografia ambientata a Edinburgo, York, in Trentino, ma soprattutto sul lago d’Orta.
  Si esce con una sensazione di leggera frustrazione per la caducità delle cose, e di malessere per le vanità umane e per i maldestri tentativi di dare soluzione alle proprie cose irrisolte.

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