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LA DROGA NELLA LINGUA. Perchè le parole sono importanti

2 Set 20

A cura di Progetto Neutravel

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di Gottardo Francesco e Chiara Litardi

Le parole contano, sono dotate del potere di modellare il mondo e noi in esso. Evocano immagini, affetti, danno forma a demoni o li dissolvono come fumo… Non è magia, è il linguaggio, se volete è la magia del linguaggio. Esso è in stretta relazione con l’immaginario, in continua influenza reciproca, il linguaggio lo plasma, l’immaginario ne fa una delle proprie manifestazioni sensibili. Noi, con le nostre vite, di soggetti sospinti da immagini e fantasmi, sguazziamo nell’immaginario, e, come i pesci ignorano l’acqua in cui nuotano, perpetriamo a vivere come se fossimo soggetti autonomi e non, noi stessi, in rapporto reciproco con esso, agenti e agiti, plasmati e plasmanti.

Ogni comunicazione fa riferimento a un immaginario e nell’incontro con l’altro contribuisce, nel suo dinamismo intrinseco, a plasmarlo. Risulta chiaro come non vi sia una rete equipotenziale, ma alcuni nodi e alcuni collegamenti abbiano un peso maggiore; in alcuni casi la differenza è tale da essere schiacciante. Fra i nodi con maggior peso vi sono chiaramente i mezzi di informazione, come stampa e televisione, e prendere in considerazione i termini utilizzati in riferimento al mondo delle sostanze psicoattive, o meglio dell’allarme droga, è informativo rispetto all’immaginario retrostante:

  • Tossico: velenoso, dannoso, abbreviativo di tossicodipendente, persona dipendente dall’uso di sostanze psicoattive;
  • Emergenza: circostanza imprevista, pericolosa, che richiede interventi immediati ed eccezionali;
  • Allarme: segnale per ordinare alle truppe impugnare le armi e tenersi pronte per affrontare un pericolo, segnale di pericolo in genere;

Questi termini, che così frequentemente ritroviamo in articoli e servizi riguardanti le droghe, fanno riferimento a un immaginario emergenziale, oggigiorno usato e abusato nei più svariati campi, che evoca, nemmeno troppo velatamente, scenari marziali. Camminiamo per strada, ma siamo sul fronte. Sul fronte ci sono pericoli, nemici da combattere, espellere dal nostro territorio, i nemici sono diversi da noi.

Interessante invece notare come venga effettuato uno spostamento rispetto alla situazione precedente se il tema è quello delle droghe fra i giovani: i nostri figli non possono essere il nemico, non sono diversi  da noi e difficilmente possiamo espellerli. Entra in gioco allora la piaga, l’epidemia della droga fra i giovani, che come un morbo virulento, si diffonde fra loro, inermi e innocenti vittime, grazie all’attività di spregevoli spacciatori, untori contemporanei, che li perseguitano in ogni angolo della città, fin dentro le loro scuole. Espressione di ciò è il peso attribuito a livello mediatico alla caccia e all’arresto del singolo spacciatore che per ultimo ha venduto sostanze stupefacenti a giovani poi deceduti a causa della loro assunzione. L’equilibrio è mantenuto, i giovani sono salvi. demone.jpeg

Come si intuisce dall’introduzione, le parole contano, gli scenari che si evocano agiscono negli interlocutori e, attraverso questi, nel mondo. Possiamo quindi affermare che ogni atto comunicativo implica una presa di responsabilità, tanto maggiore quanto maggiore è il peso del nodo e dei collegamenti con il resto della rete (ossia quanti più sono gli interlocutori a cui arriva il messaggio e quanto maggiore è lo status di autorevolezza della fonte). 

Ciò che accomuna gli scenari da piaga e da campo di battaglia (e in generale tutto l’immaginario emergenziale) è l’attribuzione al fenomeno delle droghe di un carattere di eccezionalità, estraneità rispetto alle regole del gioco, come fosse il disturbatore di un meccanismo altrimenti efficiente, un’alterità che minaccia l’ordine altresì armonioso. Il miglior modo per nascondere è mostrare, tanto meglio se con insegne luminose lampeggianti a richiamare l’attenzione, come i titoli sensazionalistici. Le droghe, tutte le sostanze psicoattive, non sono l’eccezione, l’elemento estraneo, il loro utilizzo, consumo, è un fenomeno strutturale della nostra società. Immaginiamo che, nel corso di una notte, come per magia sparissero tutte le droghe dal nostro paese. Quante persone assumono droghe per andare a lavorare? E quante lavorano per comprarsele? Quanti soldi in meno provenienti dalla loro vendita verrebbero reinvestiti? Cosa ne sarebbe del polo produttivo e finanziario? Probabilmente ciò rappresenterebbe un problema per l’economia e i meccanismi della società come la conosciamo oggi. Le droghe non rappresentano la sabbia fra gli ingranaggi economico-sociali, bensì un additivo che permette alla macchina di reggere e inseguire ritmi altrimenti impensabili. La manifestazione tangibile ed essenziale dello “spirito del tempo”. Capiamo quindi come l’immaginario emergenziale sia quantomeno inadeguato a descrivere il fenomeno e come ciò sia non privo di conseguenze.

L’immaginario delle droghe riguarda la riduzione del danno in quanto spesso sono i fantasmi che animano le cose ad uccidere, più che le cose in sé. Per questo motivo uno degli strumenti principali della rdd è proprio la corretta informazione, che non intende essere spaventante né idealizzante, ma semplicemente veicolare informazioni scientifiche e corrette sui rischi e i corrispettivi modi per ridurli. L’informazione onesta implica considerare che le esperienze con le droghe procurano un certo grado di piacere. Sembra una banalità, ma tutt’oggi è una questione sulla quale gran parte di articoli e testi, anche specialistici, sorvolano. Come vi fosse la necessità di creare demoni puri nella loro malvagità, attraverso una scissione che ci salvi dalla contraddittorietà, nella paura affermare i loro attributi positivi possa farci cadere in tentazione.

Una comunicazione spaventante, raramente è sostenuta da solide basi e risulta prima di tutto inefficace, in quanto perde tutta la sua credibilità, appena viene scoperto il trucco. Bisogna considerare poi che la prima reazione a una notizia spaventante è la negazione dei rischi. A chi sono rivolti gli articoli che proclamano la piaga della droga fra i giovani? Ai giovani stessi o ai loro genitori? In secondo luogo è la demonizzazione stessa a creare i demoni, e questi, si sa, hanno sempre avuto la loro attrattiva. Ecco allora generarsi un altro immaginario, strabordante stavolta, di idealizzazione.

Per tutti questi motivi una comunicazione onesta è fondamentale, in quanto è solamente attraverso un discorso basato su di essa, che è possibile veicolare informazioni corrette ed efficaci nel favorire l’ampliamento delle possibilità di scelta degli individui, procurando loro gli strumenti per un approccio consapevole al mondo delle sostanze psicoattive.
 

Bibliografia breve

Sissa Giulia. (1999). Il piacere e il male. Sesso, droga e filosofia. Milano: Feltrinelli Editore;

Éric Gondard. (2017). Substances psychotropes, substances du diable?.  Imago Journal, 9, 90-103;

Laurent de Sutter. (2018). Narcocapitalismo. La vita nell’era dell’anestesia. Verona: Ombre Corte Editore.

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