A Théodore de Banville
Vous avez empoigné les crins de la Déesse
Avec un tel poignet, qu’on vous eût pris, à voir
Et cet air de maîtrise et ce beau nonchaloir,
Pour un jeune ruffian terrassant sa maîtresse.
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Poète, notre sang nous fuit par chaque pore ;
Est-ce que par hasard la robe du Centaure,
Qui changeait toute veine en funèbre ruisseau,
Etait teinte trois fois dans les baves subtiles
De ces vindicatifs et monstrueux reptiles
Que le petit Hercule étranglait au berceau ?
(Lei ha agguantato il crine della Dea / con un tale polso che la si sarebbe preso,/ per quella sua aria di dominio e quella noncuranza, / per un giovane ruffiano che atterra la sua amante (…) Poeta, il sangue ci sfugge da ogni poro: / forse l'abito del Centauro / che mutava ogni vena in funebre ruscello // era tinto tre volte nelle bave sottili / di quei rettili mostruosi e vendicativi / che Ercole infante strangolava nella culla?)
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