Mi è bastato chiedere a un amico psicoanalista quale fosse uno dei libri cardine della psicoanalisi, per sentirmi rispondere senza esitazione: “La Grande Madre di Erich Neumann”. Come si fa a non condividere? Come si fa a non essere d’accordo con Astrolabio, che lo definisce “testo capitale sull’archetipo del Femminile, sul suo simbolismo e sugli stadi evolutivi con cui esso si dispiega nella storia umana”?
Il libro è un universo senza fine. Ogni volta che lo riprendi in mano ti accorgi della sua immensa profondità, del suo essere miniera inesauribile di temi, questioni, esplorazioni sulle configurazioni femminili dell’inconscio. Tradotto e curato da Antonio Vitolo, ha una straordinaria parte iconografica.
Neumann ha studiato con Jung dal 1934 al 1936, a Jung, amico e maestro, ha dedicato il libro e da Bachofen ha tratto l’esergo: “Siamo costretti a fissare mete più avanzate di quelle che le nostre forze possono raggiungere, per non compiere, alla fine, meno di quanto esse consentano”.
Scrive l’autore: “L’assimilazione del mondo archetipico dell’umanità conduce a una forma interiore di umanizzazione che non è un sapere cosciente, ma un’esperienza dell’uomo integrale, e si rivelerà, perciò, più salda dell’umanesimo a noi finora noto, che non si basa sulla psicologia del profondo. Uno dei sintomi determinanti di tale umanizzazione è, a mio parere, lo sviluppo nell’individuo e nella comunità d’una forma di sapere di natura psicologica, senza la quale lo sviluppo futuro dell’umanità in crisi è inconcepibile”.
Non è un gioco perdersi nella struttura dell’archetipo né nell’ambito di funzionamento del carattere elementare del Femminile, ma il simbolismo centrale del Femminile consente di accostare il fulcro della trasformazione, i misteri di trasformazione. Se il Femminile è il vaso-ventre come donna e come terra, al Femminile siamo chiamati a rifarci in ogni nostra espressione, al mondo matriarcale riconoscere la totalità del mondo simbolico, così “l’uomo moderno esperisce su un nuovo piano la stessa dimensione che l’uomo primordiale ha sperimentato con la grande potenza insita nell’intuizione: nel potere femminile dell’inconscio, generatore e nutriente, protettore e trasformatore, agisce in profondità una saggezza infinitamente superiore alla saggezza della coscienza quotidiana; essa interviene come origine della visione e del simbolo, del rituale e della legge, della poesia e della profezia, risolvendo e imprimendo un orientamento alla vita umana, sia esso invocato o no dal singolo individuo”.
“La Grande Madre” è un libro in cui perdersi per ritrovarsi. È un libro non abbandonabile, come non abbandonabile resta la fenomenologia delle configurazioni femminili dell’inconscio. Non c’è analista, da qualsiasi formazione o scuola provenga, che possa esimersi dallo studiare e dal misurarsi con un testo così straripante, così coinvolgente.
Il libro è un universo senza fine. Ogni volta che lo riprendi in mano ti accorgi della sua immensa profondità, del suo essere miniera inesauribile di temi, questioni, esplorazioni sulle configurazioni femminili dell’inconscio. Tradotto e curato da Antonio Vitolo, ha una straordinaria parte iconografica.
Neumann ha studiato con Jung dal 1934 al 1936, a Jung, amico e maestro, ha dedicato il libro e da Bachofen ha tratto l’esergo: “Siamo costretti a fissare mete più avanzate di quelle che le nostre forze possono raggiungere, per non compiere, alla fine, meno di quanto esse consentano”.
Scrive l’autore: “L’assimilazione del mondo archetipico dell’umanità conduce a una forma interiore di umanizzazione che non è un sapere cosciente, ma un’esperienza dell’uomo integrale, e si rivelerà, perciò, più salda dell’umanesimo a noi finora noto, che non si basa sulla psicologia del profondo. Uno dei sintomi determinanti di tale umanizzazione è, a mio parere, lo sviluppo nell’individuo e nella comunità d’una forma di sapere di natura psicologica, senza la quale lo sviluppo futuro dell’umanità in crisi è inconcepibile”.
Non è un gioco perdersi nella struttura dell’archetipo né nell’ambito di funzionamento del carattere elementare del Femminile, ma il simbolismo centrale del Femminile consente di accostare il fulcro della trasformazione, i misteri di trasformazione. Se il Femminile è il vaso-ventre come donna e come terra, al Femminile siamo chiamati a rifarci in ogni nostra espressione, al mondo matriarcale riconoscere la totalità del mondo simbolico, così “l’uomo moderno esperisce su un nuovo piano la stessa dimensione che l’uomo primordiale ha sperimentato con la grande potenza insita nell’intuizione: nel potere femminile dell’inconscio, generatore e nutriente, protettore e trasformatore, agisce in profondità una saggezza infinitamente superiore alla saggezza della coscienza quotidiana; essa interviene come origine della visione e del simbolo, del rituale e della legge, della poesia e della profezia, risolvendo e imprimendo un orientamento alla vita umana, sia esso invocato o no dal singolo individuo”.
“La Grande Madre” è un libro in cui perdersi per ritrovarsi. È un libro non abbandonabile, come non abbandonabile resta la fenomenologia delle configurazioni femminili dell’inconscio. Non c’è analista, da qualsiasi formazione o scuola provenga, che possa esimersi dallo studiare e dal misurarsi con un testo così straripante, così coinvolgente.
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