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La lettura liberata

30 Mar 14

A cura di Giuliano Castigliego

 
Il "mondo che si crea nella tua testa quando leggi: è reale o virtuale?" 
 
si chiedeva Mafe de Baggis Baggis  
in un'interazione Twitter nell'ambito del #CrowdMSocialBrunch a Milano. 
 
mafe (@mafedebaggis)
12.03.14 10:37
.@HORASDESIGN @PeggyD84 sto parlando del mondo che si crea nella tua testa quando leggi: è reale o virtuale? #CrowdMSocialBrunch

 
E proseguiva "immergersi in un romanzo è digitale o analogico"? 
 
mafe (@mafedebaggis)
12.03.14 10:25
.@PeggyD84 chiedigli se immergersi in un romanzo è digitale o analogico 🙂 #CrowdMSocialBrunch
 
Me lo chiedevo anch'io, e immagino con me molti altri, partecipando, da appassionato lettore, alla (meravigliosa) avventura di #TwSposi uno dei molteplici esperimenti di Twitteratura . Dov'ero quando cinguettavo (un verbo dall'ampio alone semantico) con @TwLuciaM di maschere, persone, personaggi ed altro ancora, quando ho avuto la ventura di interagire niente meno che con la @TwProvvidenza, ho cercato di indurre in psicoterapia  @TWDonAbbondio, ho ascoltato @FraCristoforoTW parlare di fede e psicoanalisi, il @TwNibbio balbettare di compassione, ho immaginato @TwRenzo attraversare il Reno anziché l'Adda? Dove siamo quando immaginiamo le azioni, i gesti, i sentimenti dei/lle protagonisti/e dei romanzi off-online che stiamo leggendo? Il tipo di realtà che si crea in noi dipende forse dal medium, dal testo, dall'autore, dal lettore? Una risposta interessante arriva dalla neurofisiologia. 
 
Studi e ricerche dimostrano che la nostra immaginazione visiva  (di una situazione, un'immagine, una persona) è in un certo qual modo la simulazione di un'esperienza in corso e l'immaginazione di un'azione una sorta di simulazione di un' esperienza motoria attuale. 
 
Brain-imaging studies show that when we imagine a visual scene, we activate the same visual regions of our brain normally active when we actually perceive the same visual scene (Farah 1989; Kosslyn et al. 1993; Kosslyn 1994), including the primary visual cortex (LeBihan et al. 1993).
As with visual imagery, motor imagery also shares many features with its actual counterpart. Mentally rehearsing a physical exercise induces an increase of muscle strength to some extent comparable to that attained by a real exercise (Yue and Cole 1992). When we imagine performing a given action, several bodily parameters behave as if we were actually executing the same action (Decety et al. 1989). Jean Decety and collaborators (1991) have shown that heartbeat and breathing frequency increase during motor imagery of physical exercise. As with real physical exercise, these parameters linearly increase with the increase of the imagined effort. Finally, brain-imaging experiments have shown that motor imagery and real action both activate a common network of brain motor centers such as the primary motor cortex, the premotor cortex, the supplementary motor area (SMA), the basal ganglia and the cerebellum (Roland et al.
1980; Fox et al. 1987; Roth et al. 1996; Decety et al. 1990; Jeannerod 1994; Parsons et al. 1995; Porro et al. 1996; Schnitzler et al. 1997)
 
L'immaginazione mentale visiva e quella motoria non sono dunque atti astratti, simbolici, di pura speculazione mentale ma esperienze reali e concrete che facciamo con tutti i nostri sensi poiché  – come osservano  Gallese  e Wojciehowski –  "si basano sulla e dipendono dalla attivazione delle regioni cerebrali senso-motorie". Quando immaginiamo qualcosa è proprio come se lo stessimo vivendo qui e ora, tanto da provare anche fisicamente le stesse sensazioni. Quando siamo innamorati e ci immaginiamo a distanza la persona amata succede al nostro corpo quello che Saffo ha espresso con geniale concretezza nel fr. 31: 
 
Mi appare simile agli dei
l’uomo che ti siede dinanzi
e da vicino ascolta te che parli
dolcemente
 
e sorridi incantevole, questa visione
  sconvolge il mio cuore in petto:
  perché appena ti guardo più non mi riesce di parlare
 
la lingua s’inceppa, subito un fuoco sottile
  corre sotto la pelle,
  gli occhi non vedono più, le orecchie
 rombano,
 
  il sudore mi scorre, un tremore
  mi afferra tutta, sono più verde
  dell’erba, mi vedo a un passo
  dall’essere morta.
 
  Ma tutto bisogna sopportare 
perché…
 
Quando leggiamo la metamorfosi di Kafka sentiamo fisicamente in noi la repellente angoscia di Gregor Samsa:
 
"Quando Gregor Samsa si risvegliò una mattina da sogni inquieti si ritrovò nel suo letto trasformato in un immane insetto. Era steso sul dorso duro come una corazza e levando un poco la testa, scorgeva, diviso da nervature convesse, il suo ventre grigio e prominente in cima al quale la coperta, pronta a scivolar via, si reggeva appena. Le numerose zampette, desolatamente esili se paragonate alla sua mole,  gli oscillavano impotenti davanti agli occhi…" 
 
Non a caso si usa dire che l'arte narrativa consista non nel descrivere una certa situazione ma nel farcela vivere. 
 
Gli autori sopra citati concludono che "il confine tra mondi reali e virtuali è molto più sfumato di quanto ci si potrebbe attendere" 
 
Il filosofo A. Iacono, citato da Gallese, descrive così questa singolare forma di realtà tipica della narrativa e dell'online: "… È il coinvolgimento. Esso può verificarsi nel sogno, nei trompe-l’oeil, a teatro, al cinema, nella lettura, nella realtà virtuale, negli stadi durante concerti o durante le partite. Si entra nel quadro attraverso la cornice, e ci si dimentica di esserci entrati." 
 
E se già nella realtà quotidiana riusciamo a capire gesti, azioni e sentimenti altrui proprio perché osservando/ascoltando l'altro/a si attivano in noi le stesse aree cerebrali responsabili in lui/lei di tali gesti, azioni, sentimenti ("simulazione incarnata") in tale realtà narrativa e online si instaurerebbe secondo Gallese una sorta di "simulazione incarnata liberata". 
 
In fact, artistic fiction is often more powerful than real life in evoking our emotional engagement and empathic involvement. Why? Perhaps because in aesthetic experience we can temporarily suspend our grip on the world of our daily occupations. We liberate new energies and put them into the service of a new dimension that, paradoxically, can be more vivid than prosaic reality. The aesthetic experience of art works, more than a suspension of disbelief, can be thus interpreted as a sort of “liberated embodied simulation.”
Gallese-Wojciehowski
 
Liberata proprio perché  riscattata dal fardello di dover dar forma alla nostra presenza nella vita quotidiana. È come se non dovessimo più occuparci di badare ai (fastidiosi) stimoli della realtà quotidiana  e potessimo così  "dispiegare pienamente le nostre capacità immaginative". Immersi nella lettura e/o nell'online non sentiamo più campanello, telefono, dimentichiamo lavoro, impegni e scocciature, per non parlare poi di coniuge e parenti; siamo per un momento il nostro ideale e riusciamo al contempo ad accettarci con le nostre dolorose pochezze; o meglio ne abbiamo per qualche istante l'incrollabile illusione.
 
Ma nei molteplici e variegati esperimenti di lettura e ri/scrittura collettiva – da #basia1000  e tante altre esperienze di @unblogdiclasse  a cura di @IsaInghirami a #Twitteratura nelle sue mille forme da #invisibili a #postoffice alle #scritturebrevi di @Fchiusaroli nelle sue fantasiose declinazioni e chissà quante altre ne ho dimenticate – c'è, mi sembra ci sia, qualcosa di più. Nel corso di queste esperienze ci troviamo nella "simulazione incarnata liberata" insieme ad altre persone, maschere, personaggi, tante altre identità chimeriche  come la nostra. Nel nostro rapporto con il testo, i suoi personaggi, e dunque con le molteplici parti di noi che il testo evoca non siamo più soli. È come se la lettura venisse filtrata (anche) dalla sensibilità e riflessione delle altre persone che partecipano con noi all'avventura. Più ricca e differenziata è la capacità di dei/lle partecipanti di lasciarsi coinvolgere e riflettere sul testo più variopinto e ricco di sfumature sarà l'arcobaleno di emozioni ed interpretazioni cui posso rivolgere lo sguardo facendone al contempo parte. Forse più che una "intelligenza collettiva" o di branco (come si dice in tedesco) si realizza – si può realizzare – nelle letture/ri/scritture collettive un arricchimento grazie alla partecipazione ad un processo collettivo di  ri/elaborazione di esperienze emozionali individuali e collettive in un certo senso paragonabile al gruppo Balint   Come in un'orchestra, in cui la musica vive della competenza e sensibilità individuale e al contempo di un flusso complessivo che riassume ed integra le partiture individuali facendone qualcosa di nuovo e di diverso.
 
Testi citati 
Castigliego G. Per una psicodinamica dei social media, in Neuroscienze e teoria psicoanalitica, di Cena L., Imbasciati A., Springer, 2014

Kafka F., La metamorfosi, Traduzione di Enrico Ganni, Einaudi
Saffo, Poesie, Cura e traduzione di Ilaria Dagnini, Newton Classici

H. C. Wojciehowski, Gallese V., How Stories Make Us Feel: Toward an Embodied Narratology, Gallese-Wojciehowski

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