Ecco quale sarà la prima iniziativa della nuova giunta DI centro destra a Genova. http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2017/07/07/ASQy0BGI-vietata_vietare_elemosina.shtml Vietare l'accattonaggio, ovvero vietare ciò che non si può vietare , secondo la stessa Corte Costituzionale. Colpire, come prima cosa, gli ultimi, i più poveri e i più deboli. Come Avvocato di Strada la impugneremo certamente quando verrà emessa. Lo abbiamo fatto anche recentemente, per un altro Comune, con ricorso straordinario al Capo dello Stato, accolto dal Presidente Mattarella, sulla scia di una giurisprudenza ormai consolidata.
Questo il cambiamento che si prospetta a Genova, con la fine delle amministrazioni di sinistra. Sinistra che ha perso perchè ha enormi responsabilità (nessuno ne è escluso, me compreso, se pure non ho mai amministrato nulla di pubblico) per quello che ha fatto e soprattutto NON ha fatto, anche con l’ultima giunta, i cui risultati positivi ai più sono sfuggiti e che ora, parafrasando un famoso film, rischiano di scomparire “come lacrime nella pioggia.”.
I Diritti Umani avrebbero dovuto essere, ancor più dovranno essere, il riferimento per la sinistra. Che ha dimenticato che il lavoro, la salute ad esempio, sono diritti umani riconosciuti dalla Costituzione e dal diritto internazionale, con obbligo da parte degli Stati e delle loro articolazioni di proteggerli, rispettarli, realizzarli (respect, protect, fulfil).
Senza dimenticare che i Diritti Umani sono parte integrante del patrimonio della sinistra, ma non sono esclusiva della sinistra: su questi si combatte la battaglia contro la destra becera di Salvini & friends, non sull’adesione alle istanze di questi ultimi. I decreti Orlando che riguardano la procedura di Asilo e protezione internazionale, il decreto Minniti (che oggettivamente invita i Sindaci ad emettere ordinanze come quella sull’accattonaggio) sono un vero e proprio assist ad un centro destra come quello che ha vinto a Genova.
Ripartire dai diritti, dai Diritti Umani prima di tutto. Per la Sinistra, e per chi pure di sinistra non è ma con essa si vorrà alleare. Per un paese, una città inclusiva, solidale e più sana per tutti. Uno dei riferimenti può essere l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU. L'Agenda 2030 in realtà era citata nel programma del centro sinistra a Genova, ma molto in sordina, non spiegata, non compresa, in ogni caso evidentemente non ritenuta credibile dall’elettorato come impegno.
Eppure, esempi di sviluppo sostenibile e non di attacco ai poveri ce ne sono, da prendere a spunto , senza copiare pedissequamente, in tutto il mondo. Non solo le avanguardie come Stoccolma o Copenhagen, ma persino Tirana, tra l’altro con una esperienza in un momento in cui la capitale albanese era in depressione completa, crisi economica, sociale, con criminalità e povertà dilagante. Un sindaco per altri versi discusso e che poi divenne premier del suo paese, in quel caso anni fa decise di rifare l’aspetto della città, colorando i casermoni da realismo socialista, piantando alberi, rifacendo piazze e strade. E la città – molto ma molto peggiore allora di quanto non sia oggi Genova – cambiò completamente aspetto, esteriore ed interiore (http://mag.sardarch.it/2009/tirana-arcobaleno-dallest/) diminuendo povertà, criminalità, accattonaggio.
Non difendiamo la libertà di non essere disturbati dalla povertà. Difendiamo per prima cosa i diritti, soprattutto dei più deboli, e difenderemo quelli di tutti. Oggi si colpiscono gli accattoni, domani si colpiranno i disabili, dopodomani… tutti noi.
Caro Emilio, hai senz’altro
Caro Emilio, hai senz’altro ragione a segnalare una questione alla quale sarebbe sbagliato non dare il peso che ha, perché ne ha senzì’altro e molto. Perché porre limitazioni o vietare la questua, il che si è tentato spesso d’imporre nella storia (e chissà se chi oggi ha avuto la brillante intuizione, conosce i precedenti…), non è un provvedimento qualunque di ordine pubblico, qualcosa che riguarda il decoro urbano. Riguarda noi. E’ soprattutto un divieto che riguarda la relazione io/altro, e il mondo mentale di ciascuno di noi. Significa impedire all’altro di rendere fisicamente incarnati e visibili bisogno, povertà, sentimenti d’ingiustizia, e impedire a noi di vederli lì incarnati in un uomo o in una donna. Vietato disturbare, insomma: perché, certo, la domanda del mendicante è un atto di disturbo e ogni volta ci scuote qualcosa, è un incontro del quale tutti faremmo a meno volentieri. Ci fa male dire di no, ci fa male anche avere sempre la sensazione di non dire abbastanza di sì, di non farlo con il coraggio che sentiremmo necessario. Vietato evocare sentimenti di colpa, insomma; e vietato, di riflesso, provarne. All’uscita dalle chiese, dai supermercati, dai ristoranti, dalle banche; l’anima, le tasche, la pancia o le mani sempre piene di qualcosa che ci imbarazza. Ma vietare la questua, no; sarebbe davvero troppo facile. Vietarle di essere insistente, fastidiosa: sarebbe snaturarla. Io credo che ci faccia molto bene, invece, ogni volta guardare la povertà in faccia anche ogni dieci passi, come in certe strade del centro; e va beh’, certo, distogliere subito lo sguardo, fingere fretta e accelerare come tutti facciamo in questi casi. Ma per quell’apertura fugace di un attimo nel quale siamo interpellati e dobbiamo decidere, essere obbligati a guardarla, essere costretti a pensare. Essere obbligati a ricordare che la città non è soltanto portiere di auto che si chiudono, porte di case che si chiudono.
Si Paolo, sono d’accordo con
Si Paolo, sono d’accordo con te. Vietare la questua, celare la povertà e cercare di rimuovere lo stesso fastidio della questua, significa anche nascondere noi stessi, il nostro mondo interiore e quello che ci circonda. Nasconderci noi stessi, Grazie.