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LA POESIA E’ UN’ISOLA

23 Set 17

A cura di mariaferretti0

Per Derek Walcott le isole esistono solo se "lì abbiamo amato".
Per me isola è dove ritrovi la parte più vera di te.
Tutto sommato un’isola è un frammento, qualcosa che si è staccato e che ha vita propria una vita piccola "a misura".
L'isola "contiene " e ha bordi.
Approdare è sempre una gioia, salpare un dolore al petto.
L'isola è nostalgia!
L'isola non è integrata a noi.
Ma cosa cerchiamo nelle isole? Bellezza, poesia ,sogno, un po' di possibile. L'isola come un altro livello di vita.
Quando ci hanno rubato l'amore per noi stessi le isole sono fondamentali per "confinarci" e ritrovarci.
La stanza d'analisi è un'isola, il luogo del "limite" che rende possibile.
E noi analisti che razza di isole  siamo?
Chiudo gli occhi e appare la mia isola: non lontano dalla terra ferma, 45 minuti al massimo di aliscafo , un porto con barche da pesca. Isolani pochi turisti.
Pochi negozi alla moda qualche pescheria e fruttarolo e profumo di pane .
Vita vera non venduta al turista.
Vedo un’alternanza di bello e decadenza. Vedo la diffidenza poi l'apertura. Incrocio sguardi e vedo quello che sono senza paura di esserlo.
La solitudine sull'isola diventa uno spazio pieno di emozioni, uno spazio di vita.
L'analista è solo sempre.
L'analista sa che è isola sa che è solo, ma sa anche che non deve allontanarsi troppo dalla terra ferma.
La giusta distanza produce un canale di navigazione dove far scorrere linfa e tener vivo il discorso.
Non morto che ascolta ma vivo che riverbera. Vivo che ama, vivo che pulsa, vivo da paura, vivo da fremito, vivo da occhi bagnati.
Vivo da acqua in bocca dottoressa!
Vivo da spendere km per l'altro. Il nostro non è un prodotto km 0.
Bisogna macinare il tempo e i km dell'inconscio.
Approdare e risalpare.
Acchiappare i nostri brandelli per isole remote e creare vita da arcipelago.
Vicini ,accanto l'uno all'altro.
Forse il fine non è integrare ma avvicinare ,avvicinarsi e rimanere isole uniche ma vicine.
Nell'isola analitica si sta accanto uno all'altra evitando di confondersi ognuno al proprio posto.
Qui ? L’ultima spiaggia mi disse la collega.
Essere amati da chi ami è la cosa più normale del mondo ma quando il volto dell'amore non lo hai mai visto continui a cercarlo affannosamente nel mondo.
Non sai chi, cosa cercare, che occhi che naso che bocca ritrovare.
Sulle isole ci si riconosce e ti riconosci non subito pian piano.
 
E dopo qualche anno ,solo dopo qualche anno, ritrovi tracce di te: Maria.
 
 
per Margaret

Nominarle soltanto è la prosa
Dei diaristi, è rendervi famose
Per lettori che come turisti lodano
I letti e le spiagge come uguali;
Ma le isole possono esistere solo
Se lì abbiamo amato. Cerco,
Come il clima cerca il suo stile, di scrivere
Versi asciutti come sabbia, limpidi come il sole,
Freddi come l’onda arricciata, ordinari
Come un bicchiere d’acqua isolana;
Eppure, come un diarista, assaporo
Le loro stanze infestate di sale
(Il tuo corpo che agita il mare increspato
Di lenzuola sgualcite), i cui specchi smarriscono
Le nostre immagini rannicchiate nel sonno,
Come parole che l’amore sperava di usare
Cancellare con le pagine della risacca.

Quindi, come un diarista che scriva nella sabbia,
Annoto la pace che hai donato
A certe isole, scendendo
Scale strette per accendere le lampade
Contro i rumori dell’onda notturna, proteggendo
Una lanterna incerta con la mano,
O soltanto pulendo il pesce per la cena,
Cipolle, carangidi, parghi e pane;
E su ogni bacio il gusto aspro del mare,
E come alla luce della luna eri attenta
A studiare più di tutto l’ostinata pazienza
Dell’onda benché sembri uno spreco.

Derek Walcott, Isole (da Isole. Poesie scelte 1948-2004, Adelphi, 2009)

________

for Margaret

Merely to name them is the prose
Of diarists, to make you a name
For readers who like travellers praise
Their beds and beaches as the same;
But islands can only exist
If we have loved in them. I seek,
As climate seeks its style, to write
Verse crisp as sand, clear as sunlight,
Cold as the curled wave, ordinary
As a tumbler of island water;
Yet, like a diarist, thereafter
I savour their salt-haunted rooms
(Your body stirring the creased sea
Of crumpled sheets), whose mirrors lose
Our huddled, sleeping images,
Like words which love had hoped to use
Erased with the surf’s pages.

So, like a diarist in sand,
I mark the peace with which you graced
Particular islands, descending
A narrow stair to light the lamps
Against the night surf’s noises, shielding
A leaping mantle with one hand,
Or simply scaling fish for supper,
Onions, jack-fish, bread, red-snapper;
And on each kiss the harsh sea-taste,
And how by moonlight you were made
To study most the surf’s unyielding
Patience though it seems a waste.

Derek Walcott, (da Selected Poems, New York, Farrar Straus, 1964)

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1 commento

  1. maveardo

    La poesia è un’isola che non
    La poesia è un’isola che non isola, purché non isoli. La poesia è un’isola parte sempre di un arcipelago che guarda il mondo. La nostra presenza nel mondo. Come la relazione analitica o psicoterapica. L’isola che si ama e continuamene insegna a riamarla. Io sono un Siciliano tenace e un Ligure di adozione e mi sento cittadino del mondo. Da emigrato per anni ho vissuto con una nostalgia dolorosa e malinconica, una nostalgia cattiva, la separazione dalla mia terra. Poi ho visto altre terre e ho frequentato la poesia nel mondo delle cure psichiche necessarie e ho imparato ad amare la Liguria e a riamare libero la mia Sicilia, mantenendo una nostalgia dolce e intangibile. E sempre desiderando di ritornarci per poi ripartire! Mi ha salvato la poesia!

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