Non mi risulta che ci sia un gran fermento nella psicologia sociale italiana. Per lo più, nei corsi universitari dedicati alla disciplina, i docenti se la cavano indicando agli studenti i soliti Manuali americani, certamente pregevoli ma che, negli anni, hanno perso quella verve novecentesca, che traeva alimento da numerose ricerche sul campo e, soprattutto, da uno spirito dei tempi molto favorevole all’indagine sociale. Fa quindi davvero piacere leggere un testo di psicologia sociale dedicato alle “radici psicologiche della disuguaglianza”.
L’autrice, Chiara Volpato, insegna la disciplina all’Università di Milano Bicocca ed ha al suo attivo altri saggi, tra cui segnalo Psicosociologia del maschilismo (Laterza 2013) che consiglio vivamente di leggere, innanzitutto agli uomini. La professoressa Volpato, che sarà relatrice al IV Congresso nazionale Sipnei previsto a Firenze dal 20 al 22 Marzo 2020 (www.congressosipnei.it), è stata recentemente intervistata da Corrado Augias proprio su questo argomento (https://www.raiplay.it/video/2019/02/Quante-storie-adf6c40b-580d-4fac-a450-e83dfbb7652a.html).
Il libro esordisce con i dati, su cui non c’è da discutere: la disuguaglianza economica e sociale negli ultimi decenni, in tutto il mondo, segue un trend di crescita inarrestabile. Il fatto sorprendente è constatare che, nella grave e prolungata fase di recessione economica iniziata nel 2008, il divario ricchi e poveri è cresciuto. Questo vuol dire che la crisi è stata tale per la grande maggioranza delle persone, mentre una minoranza non solo non l’ha avvertita, ma addirittura ha visto crescere la ricchezza a disposizione.
È stato calcolato che, a partire dalla cosiddetta svolta neoliberista di Thatcher e Reagan (fine anni ’70), la politica ha favorito lo spostamento di ingenti masse di ricchezza dai salari ai capitali. In Italia, il periodo 2008-2013 (quello per l’appunto di recessione profonda) ha visto le 10 famiglie più ricche aumentare del 70% il loro patrimonio, mentre l’economia nel suo complesso arretrava del 12%. “Oggi, il 20% più ricco degli italiani possiede i due terzi della ricchezza del Paese e il 20% più povero lo 0,09%” (p. 6).
Com’è potuto accadere? E, soprattutto, perché le persone più colpite dalla crisi non si ribellano?
Alla prima domanda è davvero semplice rispondere: è potuto accadere perché la politica di sinistra in Italia e nel mondo che, per statuto, dovrebbe stare dalla parte dei lavoratori e dei poveri e combattere risolutamente le sfacciate disuguaglianze sociali, ha pensato bene di uniformarsi al credo neoliberista e alle sue fake news, tra cui, la principale, nelle numerose varianti, suona così: se i ricchi diventano più ricchi stanno meglio tutti. Baggianata, sbugiardata dai dati sopra riportati. E qui viene la risposta alla seconda domanda, a cui Volpato dedica duecento pagine di analisi di notevole attualità.
Come mostrano anche i recenti risultati elettorali, il grosso dei nostri concittadini, per restare all’Italia, ha la testa permeata di stereotipi che addirittura non consentono la percezione della disuguaglianza. In una parola, i sottomessi, gli svantaggiati, gli sfruttati riferiscono il loro malessere e la loro difficoltà a vivere al destino, alla sfortuna, molto spesso alle proprie incapacità, ma non alle regole economiche e sociali. Fanno difficoltà anche a stimare quanto sia grande il divario economico tra loro e i ricchi. In una parola hanno internalizzato modelli mentali di giustificazione dell’esistente. In psicologia questo si traduce in scarsa autostima e scarso controllo sulla propria vita, incertezza, insicurezza, ansia, vergogna, rabbia. Da qui la ricerca della via d’uscita affidandosi a entità sovraindividuali.
Nel Novecento, i lavoratori si sono affidati ciecamente ai partiti di sinistra e ai sindacati. Oggi, con la stessa cecità, masse crescenti s’affidano alla destra nazionalista e ai suoi orrori ideologici nell’illusione di ricevere una qualche protezione, che, com’è facilmente prevedibile, non ci sarà.
Consiglio la lettura del libro di Volpato a tutti, ma in particolare agli psicoterapeuti perché si ricordino che il loro paziente non vive sulla luna e che le sue personali dinamiche psicologiche hanno radici sociali, il cui esame, sono convinto, aiuterebbe il processo terapeutico.
Chiara Volpato (2019) Le radici psicologiche della disuguaglianza Laterza, Bari-Roma pp. 249, € 18
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