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La Scienza studia anche i NOVAX. I vaccini causano l’autismo (lo dice pure Youtube!!!).

4 Mar 20

A cura di Leano Cetrullo

Nonostante sia riconosciuta come una delle misure sanitarie pubbliche strettamente necessarie ed approvate dalla comunità scientifica mondiale per salvare la vita delle persone, i vaccini sono percepiti da alcuni come non sicuri ed addirittura dannosi per la salute. I movimenti No-VAX hanno causato, negando le vaccinazioni, epidemie e malattie che grazie ai vaccini erano state relegate in un passato remoto. In questo scritto cercheremo di comprendere le determinanti del processo decisionale dei genitori sulle vaccinazioni e fornire una panoramica sul suo impatto clinico.

Primo punto da scardinare è la correlazione tra vaccino e autismo.
Le preoccupazioni principali dei genitori anti-vaccinisti sono i seguenti: (1) il vaccino combinato morbillo-parotite-rosolia provoca autismo danneggiando il rivestimento intestinale, ciò consente l’ingresso di proteine in grado di danneggiare l’encefalo; (2) il tiomersale, un conservante contenente etilmercurio presente in alcuni vaccini è tossico per il sistema nervoso centrale; e (3) la somministrazione simultanea di più vaccini sovraccarica o indebolisce il sistema immunitario. Risposta: Venti studi epidemiologici hanno dimostrato che né il tiomersale né il vaccino anti-MPR causano l’autismo. Questi studi sono stati condotti in diversi paesi da molti ricercatori diversi che hanno utilizzato una moltitudine di metodi epidemiologici e statistici. La grande dimensioni delle popolazioni studiate ha offerto un livello di potenza statistica sufficiente per rilevare delle associazioni anche rare. Questi studi, confermano anche la non plausibilità biologica che i vaccini sovraccaricano il sistema immunitario di un bambino e hanno effettivamente respinto l’idea che i vaccini sono causa di autismo. (DeStefano F, Price CS, Weintraub ES, Increasing exposure to antibody-stimulating proteins and polysaccharides in vaccines is not associated with risk of autism. J Pediatr. 2013; vol 163, issue 2, 561-567.)



Gerber e Offit hanno riesaminato almeno 13 grandi studi epidemiologici, i quali non sono riusciti a sostenere l'associazione tra il vaccino morbillo-parotite-rosolia e l'autismo. Molti di questi studi hanno dimostrato che i tassi nazionali di vaccinazione morbillo-parotite-rosolia non erano direttamente associati con quelli nazionali nella diagnosi di autismo. Per esempio, nel Regno Unito tra il 1988 e il 1999, il tasso di vaccinazione morbillo-parotite-rosolia non è cambiato, ma il tasso di autismo è aumentato. (Gerber JS, Offit PA: Vaccines and autism: A tale of shifting hypotheses, Clin Infect Dis 48(4):456-61, 2009.)

Altri studi hanno confrontato il rischio di autismo nei singoli bambini che hanno o non hanno ricevuto il vaccino morbillo-parotite-rosolia. Nel più grande e più convincente di questi studi, Madsen et al hanno valutato 537303 bambini danesi nati tra il 1991 e il 1998, l'82% dei quali aveva ricevuto il vaccino morbillo-parotite-rosolia (MMR). Dopo il controllo dei possibili fattori confondenti, non hanno trovato alcuna differenza nel rischio relativo di autismo o altri disturbi dello spettro autistico nei bambini vaccinati e non vaccinati. L'incidenza complessiva di autismo o di disturbo dello spettro autistico era di 608 su 440 655 (0,138%) nel gruppo vaccinato e di 130 su 96 648 (0,135%) nel gruppo non vaccinato. Altri studi di popolazione da tutto il mondo hanno raggiunto conclusioni simili. (Madsen KM, et al: A population-based study of measles, mumps, and rubella vaccination and autism. N Engl J Med 347(19):1477-82, 2002.)

Il timerosal è un composto di mercurio precedentemente utilizzato come conservante in molti flaconi di vaccino multidose; i conservanti non sono necessari nelle fiale monodose e non possono essere utilizzati nei vaccini a virus vivo. Il timerosal è metabolizzato a etilmercurio, che viene eliminato rapidamente dal corpo. Poiché il metilmercurio ambientale (che è un composto diverso che non è eliminato dal corpo velocemente) è tossico per gli esseri umani, vi era la preoccupazione che le piccole quantità di timerosal utilizzati nei vaccini potessero causare problemi neurologici, in particolare l'autismo, nei bambini.  L'OMS non ha raccomandato la sua rimozione, perché non vi è alcuna evidenza clinica di intossicazione a causa di uso routinario. Nonostante la rimozione del timerosal, i tassi di autismo hanno continuato ad aumentare, suggerendo fortemente che il timerosal nei vaccini non causa autismo. Inoltre, due studi separati Vaccine Safety Datalink (VSD), hanno concluso che non vi è alcuna associazione tra timerosal e autismo. In uno studio di coorte di 124 170 bambini in 3 organizzazioni di managed care (MCO); Verstraeten et al non hanno trovato alcuna associazione tra timerosal e autismo o altre condizioni di sviluppo (Verstraeten T, et al: Safety of thimerosal-containing vaccines: A two-phased study of computerized health maintenance organization databases. Pediatrics 112:1039-1048, 2003). In uno studio caso-controllo di 1000 bambini (256 con un disturbo dello spettro autistico e 752 controlli appaiati senza autismo), Prezzo et al, utilizzando l'analisi di regressione, non hanno trovato alcuna associazione tra l'esposizione al timerosal e l'autismo (Price CS, et al: Prenatal and infant exposure to thimerosal from vaccines and immunoglobulins and risk of autism. Pediatrics 126(4):656-664, 2010).

Utilizzando i dati del Vaccine Safety Datalink, Smith e Woods hanno comparato i risultati dello sviluppo neurologico in un gruppo di bambini che ha ricevuto tutti i vaccini in tempo con coloro che non li hanno ricevuti (Smith MJ, Woods CR: On-time vaccine receipt in the first year does not adversely affect neuropsychological outcomes. Pediatrics 125(6)1134-1141, 2010). I bambini nel gruppo che non hanno ricevuto i vaccini non hanno ottenuto risultati migliori su nessuno dei 42 risultati testati. Questi risultati devono rassicurare i genitori che sono preoccupati che i bambini ricevono troppi vaccini e troppo presto.

La presenza di una possibile associazione causale tra vaccinazioni e autismo è stata estensivamente studiata e non è stata evidenziata alcuna correlazione. Anche una ricerca pubblicata nel marzo 2013 sul Journal of Pediatrics (DeStefano, F., Price, C. S., & Weintraub, E. S. (August 01, 2013). Increasing Exposure to Antibody-Stimulating Proteins and Polysaccharides in Vaccines Is Not Associated with Risk of Autism. The Journal of Pediatrics, 163, 2, 561-567) conferma tale conclusione in linea con le altre numerose evidenze scientifiche disponibili in materia.

Nella ricerca, condotta dai Centers for disease control (Cdc) di Atlanta (Usa), sono stati studiati 256 bambini con disturbi dello spettro autistico e confrontati con 752 bambini non autistici, quantificando la loro esposizione totale cumulativa, nei primi due anni di vita, ad antigeni contenuti nei vaccini, come pure il numero massimo di antigeni a cui i bambini erano stati esposti nelle singole sedute vaccinali. I risultati hanno mostrato che:

  • il numero totale di antigeni ricevuti entro i due anni di età non differiva nei due gruppi di bambini (con e senza autismo)
  • il numero massimo di antigeni ricevuto dai bambini autistici nelle singole sedute vaccinali era simile a quello ricevuto dai bambini senza autismo
  • i bambini affetti da autismo con regressione non avevano ricevuto un numero maggiore di vaccini rispetto ai bambini autistici senza regressione
  • anche se l’attuale calendario prevede la somministrazione di un numero più elevato di vaccini rispetto al passato, grazie al miglioramento delle tecniche di produzione, il numero totale di antigeni somministrati risulta diminuito.
Quest’ultima ricerca conferma le conclusioni del rapporto (2004) dell’Institute of Medicine (Iom) (Immunization Safety Review: Vaccines and Autism), basato su una approfondita revisione degli studi clinici ed epidemiologici disponibili che nega la correlazione causa-effetto tra vaccini e autismo, effettuata da un gruppo indipendente di esperti negli Usa.
 
 “Una ricerca danese condotta su 625.842 bambini, pubblicata a marzo 2019, ha dimostrato come statisticamente non ci sia relazione tra vaccinazioni e autismo (Hviid, A., Hansen, J. V., Frisch, M., & Melbye, M. (January 01, 2019). Measles, Mumps, Rubella Vaccination and Autism: A Nationwide Cohort Study. Annals of Internal Medicine). Un gruppo di ricercatori danesi ha seguito per più di 10 anni (dieci anni), 657.461 bambini. Di questi 625.842 erano stati vaccinati e 31.619 non erano stati vaccinati. In questa popolazione si sono verificati 6.517 casi di autismo, numero prevedibile in base all’incidenza della malattia (negli USA è l’1%). Tra i bambini vaccinati si sono verificati 5.992 casi di autismo (0,96% dei bambini vaccinati), tra i bimbi non vaccinati 525 casi di autismo (1,7%). I dati sono implacabili. Dunque, ricapitoliamo: l’incidenza dell’autismo è stata dello 0,96% tra i bambini vaccinati e dell’1,7 % tra i bambini non vaccinati. Questi sono numeri. Puri e semplici numeri. Che confermano quello che dicono tantissimi altri studi, ovvero che l’incidenza dell’autismo nei bambini vaccinati e nei bambini non vaccinati è identica, il che significa inequivocabilmente che i vaccini non aumentano in nessun modo il rischio di sviluppare l’autismo. Chi continua a raccontare il contrario ha il dovere di portare dati a supporto. Oppure di tacere. (Dr Roberto Burioni).”

A questo punto sorge un problema cruciale: qualsiasi sia la ricerca, di qualsiasi organizzazione e di qualsiasi Scienziato che abbia come risultato la non correlazione tra vaccino ed autismo è rifiutata categoricamente dai NOVAX. Le ragioni sono simil-deliranti con tratti persecutori e paranoidi. Tutte le queste giustificazioni complottiste sono correlate ad idee irrazionali e bias cognitivi che posso sovrapporre e ritrovare in alcuni dei miei pazienti con un disturbo delirante o un disturbo di personalità paranoide. Ovviamente non dico assolutamente che tutti gli individui anti-vaccinisti siano malati ma probabilmente che abbiano tratti di personalità paranoidi e persecutori latenti.

Un bias è essenzialmente un giudizio (o pregiudizio), sviluppato su un’interpretazione non corretta delle informazioni in nostro possesso che, di fronte ad una scelta o ad una situazione, porta ad un errore di valutazione. Il fatto che queste credenze siano così radicate e immutate nel tempo è probabilmente dovuto al fatto che esse sono sorrette da alcune distorsioni sistematiche di giudizio (bias cognitivi) cablate nel nostro cervello.

Le neuroscienze cognitive ci dicono che gli antivaccinisti, persone perlopiù istruite e benestanti, hanno diversi pregiudizi cognitivi che ne causano una chiusura cognitiva. Sono più inclini di altri gruppi a rifiutare informazioni che confliggono con le loro credenze di partenza (con i “bias” di conferma). E quando vengono stimolati a cambiare idea, radicalizzano le loro posizioni (con i “bias” del ritorno di fiamma). (Professor Andrea Grigniolio, docente di Storia della Medicina all’Università Sapienza di Roma)

Il Dr. Stephan Lewandowsky, docente di psicologia cognitiva all’Università di Bristol raccontava come sfatare un mito significhi molto spesso scontrarsi con una storia ben costruita nella testa dell’interlocutore, con un modello mentale difficile da bucare, da mettere in crisi. Al contrario, continuava Lewandowsky, l’effetto del debunking può essere l’opposto di quello che ci si prefissa: “qualora la correzione sfidi delle credenze profondamente radicate, le persone possono reagire ‘puntando i piedi’ e incrementare la propria fede in questo concetto”. Le persone profondamente critiche, aggiunge Grignolio, sono impermeabili ai dati scientifici e alle informazioni contraddittorie alle proprie credenze: “in queste persone il bias del ritorno di fiamma e il confirmation bias agiscono come dei vincoli cognitivi, che li portano a rifiutare le informazioni correttive e a chiudersi ancora di più nella loro posizione di partenza”.

Bias di conferma
Tendiamo a sovrastimare le informazioni o gli eventi che confermano le nostre decisioni o convinzioni, piuttosto che rimetterle in discussione. “I miei figli non vaccinati sono più sani degli altri”. Quest’affermazione non è supportata da nessuna analisi statistica me è la percezione della realtà che ci spinge ad ignorare o sottostimare gli eventi che confuterebbero la nostra posizione. Questo bias può essere alimentato anche dal “bias del pavone”, ovvero la tendenza a mostrare di più i successi rispetto ai fallimenti o, d’altra parte, a ignorare sistematicamente questi ultimi. Si nota spesso nei gruppi di discussione in cui i genitori portano come medaglia al merito l’aver passato più inverni senza raffreddori, ignorando il fatto che i bambini crescono e spesso passano indenni attraverso quei malanni di cui hanno ormai gli anticorpi…ma ovviamente restano scoperti verso quelle malattie per cui non sono stati vaccinati. Oppure fanno continuamente confronti tra i “loro” figli sani e quelli vaccinati che, secondo la loro percezione, pasteggerebbero con l’antibiotico 7 giorni su 7.

Bias di omissione
In situazioni di scelta rischiosa, quando chi deve decidere si confronta con l’alternativa tra azione concreta e omissione, si tende a scegliere l’omissione. “Se dovessi vaccinare mio figlio non mi perdonerei mai un’eventuale reazione avversa.” Purtroppo però anche il non vaccinare è in realtà una scelta e assai più rischiosa, corrisponde infatti alla scelta di non proteggere il bambino contro determinate malattie..

Effetto Dunning Kruger
Le persone non esperte tendono a sovrastimare le proprie capacità. Questo è tipico dei “genitori informati” che credono di poter discutere “alla pari” con medici specializzati in immunologia opponendo alla conoscenza dell’esperto le proprie nozioni apprese navigando in rete. “Ho passato ore e ore a studiare e ad informarmi, quindi ho scelto in maniera consapevole di non vaccinare”. Quello che alcuni genitori non riescono a cogliere è la complessità e la vastità degli argomenti trattati e pensano che la facilità con cui si reperiscono nozioni tramite il web basti, da sola, a colmare le evidenti lacune. Se a questo aggiungiamo la facilità con cui la disinformazione si diffonde in rete, vediamo che le probabilità di incappare in siti poco seri che diffondono il falso è, purtroppo, molto alta.

Bias di sopravvivenza
Considerare le persone che sono sopravvissute ad un evento come rappresentative del rischio, ignorando le altre. “Da piccolo ho avuto il morbillo e sono ancora qui”.
E tutti quelli che invece non lo possono raccontare? Avremmo fatto la stessa osservazione, con la stessa leggerezza, per il vaiolo o la polio? In genere si fanno affermazioni del genere per malattie di cui non abbiamo chiara l’effettiva pericolosità. Il morbillo resta nei nostri ricordi come di una malattia tutto sommato “lieve” mentre in realtà può causare encefalite in 1 caso su 1000 e morte in 1 caso su 3000 ammalati.

Correlazioni illusorie
Percepire relazioni tra variabili quando in realtà non ne esistono. “Dopo la vaccinazione mio figlio ha iniziato ad ammalarsi più spesso”. Queste affermazioni non si basano su analisi statistiche dei dati ma solo sulla percezione che se due eventi sono legati temporalmente allora devono anche essere in rapporto di causa-effetto. “Correlation is not causation”: due eventi correlati temporalmente non sono per forza uno causa dell’altro. Anche se per il nostro cervello è difficile da comprendere questa è la verità: se dopo un tempo X dal vaccino ci si ammala, questo può non dipendere dalla vaccinazione. Il nostro cervello cerca sempre degli schemi e questo è un grande problema quando si parla di vaccini e reazioni avverse: il genitore non dovrebbe infatti fare un’analisi statistica basandosi sul suo caso personale ma dovrebbe fidarsi di quelle portate avanti da medici ed epidemiologi che individuano le vere reazioni avverse da vaccino, sfrondandole da tutti i possibili confondimenti.

Euristica della disponibilità
Le persone tendono a sovrastimare quelle informazioni che sono loro immediatamente disponibili o che riguardano una cerchia di persone “vicine”. “Conosco personalmente bambini danneggiati da vaccino, quindi i vaccini sono pericolosi per tutti “. In questo caso, oltre alla mancata verifica dell’informazione sulla quale tendiamo a non nutrire dubbi perché relativa a qualcuno che conosciamo, la tendenza è di considerarla superiore a tutte quelle che potrebbero mitigarne l’effetto. Il risultato è di estremizzare il dato e di considerare tutti i vaccini pericolosi e da evitare il più possibile. E’ sicuramente molto umano lasciarsi coinvolgere emotivamente di più dalle persone che ci sono vicine, il problema è lasciare all’emotività il controllo su decisioni che possono mettere a rischio la salute delle persone di cui siamo responsabili (i nostri figli). Fonte: http://www.iovaccino.it/download/Come-leggere-fogli-illustrativi-vaccini.pdf

Cosa molto curiosa, che ci fa comprendere l’entità del fenomeno antivaccista, l’ OMS recentemente ha redatto un documento pubblico con delle linee guida per aiutare chi, parlando di fronte al pubblico in qualità di esperto, sia costretto a dover rispondere alle critiche dei “vaccine deniers”, i famosi NoVax, seduti in platea. Qui di seguito il documento: http://www.euro.who.int/__data/assets/pdf_file/0005/315761/Best-practice-guidance-respond-vocal-vaccine-deniers-public.pdf

In conclusione il Dr. David Ropeik, esperto di comunicazione del rischio e consulente della Harvard Exthension School, spiegava come dare contro agli esitanti, a coloro che si rifiutavano di vaccinare i propri figli, non fosse la strategia ideale per convincerli del contrario: “Quando si attaccano i valori di qualcuno, questo qualcuno si mette sulla difensiva e questo sicuramente non cambia la mente di una persona che è esitante in merito ai vaccini…sulla difensiva le persone portano avanti la loro campagna più intensamente e hanno l’opportunità di coinvolgere altre persone”. Questo spiega molto bene la creazione e la compattezza dei gruppi NOVAX sui social.
 

La psicologia clinica ci ha insegnato che esiste sicuramente la ‘’folie à deux’’, ma nell’era dei social questa diventa ‘’folie à plusieurs’’.

 

Bibliografia e Sitografia

– DeStefano F, Price CS, Weintraub ES, Increasing exposure to antibody-stimulating proteins and polysaccharides in vaccines is not associated with risk of autism. J Pediatr. 2013; vol 163, issue 2, 561-567.
– Gerber JS, Offit PA: Vaccines and autism: A tale of shifting hypotheses, Clin Infect Dis 48(4):456-61, 2009.
– Madsen KM, et al: A population-based study of measles, mumps, and rubella vaccination and autism. N Engl J Med 347(19):1477-82, 2002.
– Hviid, A., Hansen, J. V., Frisch, M., & Melbye, M. (January 01, 2019). Measles, Mumps, Rubella Vaccination and Autism: A Nationwide Cohort Study. Annals of Internal Medicine.

https://www.epicentro.iss.it/vaccini/CommentoSalmaso2014
https://www.msdmanuals.com/it-it/professionale/pediatria/vaccinazione-nei-bambini/movimento-anti-vaccinazione
https://www.msdmanuals.com/it-it/professionale/pediatria/vaccinazione-nei-bambini/efficacia-e-sicurezza-della-vaccinazione-nei-bambini
https://annals.org/aim/fullarticle/2727726/measles-mumps-rubella-vaccination-autism-nationwide-cohort-study
http://www.iovaccino.it/download/Come-leggere-fogli-illustrativi-vaccini.pdf

 

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