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Lacaniani francesi e persone Transgender

10 Mar 22

A cura di Manlio Converti

L’Université de Paris ha organizzato l’8 marzo un Seminario di Psicanalisi lacaniana con Silvia Lippi e Patrice Maniglier dal titolo « Faut-il choisir entre le divan et la rue? Les trans et la question psy » (Bisogna scegliere tra il divano e la strada? Le trans e la questione psy).
L'immagine di questo post è quella scelta dagli organizzatori dell'evento.

A differenza del corso italiano, questo ha rappresentato un approfondimento veramente importante della disputa che si è creata, proprio a Parigi, nel 2019, tra Psicanalisti lacaniani e attivisti transgender attraverso una relazione di Paul. B Preciado, invitato e coccolato da una audience di oltre 3500 persone.
Il primo autore, a me ignoto, ma molto affascinante, è partito dalla reazione postuma alla pubblicazione del libro in modo parziale da parte dello stesso Preciado, da parte di Jacques-Alain Miller, un autorevole psicanalista e giornalista, di cui potete leggere il testo per entrare meglio nella analisi conseguente:
https://laregledujeu.org/2021/04/22/37014/transsexuel-docile-au-trans/
Il testo approfondisce la presa di posizione politica della popolazione transgender, analizzandola secondo alcuni parametri e concetti:

  1. “Il Fallo, Vi Dico”
  2. “Il Fallo, Tu non guderai più”
  3. “Il Nome-del-Padre, avrebbe già lasciato da tempo lo spazio visibile nelle nostre società per essere rimpiazzato dal Desiderio-della-Madre”
  4. “Si vive sotto il regime dell’Assioma della Separazione”
  5. “Suprematismo e Separatismo sono le due mammelle della Segregazione”
  6. “Essere Docile”, che dà il titolo all’articolo veemente, ma che viene citato solo nelle ultime righe
  7. Viaggio nel radicalismo trans che dal prendere la parola diventa essere l'unica parola

Il commentatore lacaniano cita anche alcuni argomenti ulteriori:

  1. Sentirsi vittima di Lacan, di cui è stato il genero, come le persone Transgender sono vittime della società patriarcale
  2. La differenza tra Sintomo, Segno, Senso, Significato
  3. Il fatto che le persone Transgender chiedano una “cura”
  4. L’assenza di movimenti politici di riferimento per le donne “isteriche” che entravano in psicanalisi da Freud
  5. Identificazione con il Sintomo come Fine della Psicanalisi piuttosto che la Guarigione Dal Sintomo

Il concetto di base del “Essere Docile” può diventare una raccolta di lamentele che possono causare un danno in chi le raccoglie, mentre chi chiede una “Cura” o presenta un “Sintomo” finisce per “Fare la Lezione”.
D’altra parte non è possibile “contrapporre il piano sociale a quello psicologico” che invece sono “intercorrelati tra loro” e tra loro provocano delle “controreazioni”.
Quello che trova particolarmente difficile è il passaggio dalla singolarità all’identità di gruppo, che trasforma la relazione con lo psicanalista, ma anche la relazione con il proprio Sé nelle persone Transgender, molto interconnesse tra loro a livello profondo.
Il passaggio tra Presa di Posizione Politica e Narrazione del Sintomo, dipende dalla rappresentazione dell’inconscio in una o entrambe le direzioni, perché altrimenti questo passaggio accada.
In questa prima parte della narrazione io ho scritto in chat, senza poter ottenere risposta, per adesso, dato che l’evento era principalmente dal vivo, alcune mie considerazioni:

  1. Freud si confrontava con il movimento delle donne che chiedevano i Diritti Civili, ancorché non ne parli mentre narra le sue pazienti isteriche;
  2. È alquanto volgare pretendere che l’oppressione di un fratello etero con un nomignolo omofobo, o quella del suocero più lacaniano del mondo, possa essere paragonato alla distruzione dell’autostima ed al trauma di chi fin dall’infanzia è effettivamente divers@ e vive con la propria stessa famiglia (sia la legge del padre che il desiderio della madre) un conflitto alienante;
  3. Il problema che i lacaniani e più in generale gli psicanalisti (in Italia Thanopoulos in primis, ma allo stesso modo anche Focchi) non hanno capito ancora di aver perso il “dispositivo” che permette di dirsi “uomo o donna” semplicemente sulla base delle differenze esteriori e della narrazione sociale. L’esistenza stessa delle persone Transgender obbliga a porsi la questione dell’esistenza per chiunque di un “dispositivo” che si basi solo sul Sé, sul proprio inconscio, ognuno il proprio Sé e il proprio inconscio, senza possibilità di narrazione sociale in soccorso, fino alla tardiva conoscenza di altre persone Transgender;
  4. Questo argomento causa nell@ stess@ psicanalista un turbamento, un sintomo, una sofferenza acuta, perché ess@ stess@ non ha mai potuto vedere questa parte di Sé e del proprio inconscio;
  5. Il passaggio dalla identificazione ad uno dei possibili genere (incluso quelli non binari) alla esigenza o ricerca di un cambiamento del corpo, supposta essere la base dell’identità Transgender, erroneamente, dal relatore, non è affatto immediata né necessaria. Esistono infatti le persone Transgender non Medicalizzate;
  6. Esistono quindi due passaggi, diversi tra loro, quello della Sofferenza per il Corpo vissuto o immaginato, la sua comprensione, la possibilità o meno di cambiare il corpo, che in fenomenologia credo si dica “Il corpo che Sono”, è questione diversa dal “che genere sono, che genere ho”, e non sono due argomenti sovrapponibili;
  7. Questa separazione ci turba ulteriormente e ci fa porre una domanda sulla nostra stessa capacità di comprendere e accettare il corpo che siamo, come psicoterapeuti, oltre a tutti i suoi significati anche in altri ambiti psy; ad esempio in molti DCA la popolazione LGBTI è molto rappresentata perché lo scivolamento sul Corpo che Siamo e la sua modifica radicale o la sua distruzione attraverso il Cibo rappresenta una possibile soluzione (questa davvero perversa) al problema posto dalla mancata accettazione del fatto di essere LGBTI da parte propria o da parte della famiglia o della società in generale;

 
Molto diverso il ruolo avuto dalla Psicanalista Silvia Lippi che invece ha approfondito moltissimo il concetto di Sintomo. Non mi sembra corretto ridurlo troppo ma fondamentalmente si basa sul fatto che essere Transgender sia un sintomo, che sia la soluzione all’angoscia del soggetto, che questa soluzione porti alla Jouissance, al Godimento, e che vada pertanto rispettata pur restando nell’ambito del Sintomo.
In questo Godimento rientra la necessità di fare uso di Ormoni, Chirurgia e veder riconosciuto il ruolo sociale, di fatto non negato da nessuno dei suddetti relatori, ma qui detto in modo esplicito da Silvia Lippi.
Io credo che rappresenti un compromesso, ma non sufficiente, tra la visione transfobica della maggior parte degli psicanalisti e la realtà delle persone Transgender. Credo che si debba ancora lavorare molto e credo che Silvia Lippi sia sicuramente un faro da questo punto di vista.
A mio avviso l’intervento di Preciado dimostra, al contrario della superficialità del contrasto in atto, che ci sia molto bisogno di psicanalisi delle persone Transgender ma soprattutto dell’Identità di Genere di Chiunque di Noi. Tuttavia oggi la Psicanalisi non comprende questo argomento e queste persone e rischia solo essere inutile, pericolosa o dannosa.
Ognuno di Noi ha una Identità di Genere. La Psicanalisi deve chiedersi come essa si formi, sviluppi, significhi la nostra esistenza, a partire dal profondo, fino al suo ruolo relazionale di coppia, in famiglia, nei gruppi di simili o in società.
Ognuno d’altra parte ha un gruppo di simili cui cerca anche fisicamente di assomigliare modificando contemporaneamente parte del corpo e parte del Sé.
La narrazione di Silvia Lippi e le mie considerazioni mi hanno fatto emergere il ricordo del mio struggimento quando, essendo gay ed avendo a disposizione come modelli contemporaneamente solo Rambo e La Cage aux Folles, mi sia posto il problema della identità di genere, del mio corpo oltre che del mio desiderio sessuale. All’epoca nel mio contesto sociale era incomprensibile essere contemporaneamente omosessuale e virile, soprattutto perché a Napoli vigeva la figura del Femminiello come termine di paragone cui relegare ogni persona LGBTI. Eppure ricordo bene come nei fatti capissi che il mio turbamento anche se mi portava completamente al di fuori delle possibilità narrate all’epoca, si basava sulla certezza che il mio Sé non fosse in nessun caso femminile e che il mio corpo desiderasse essere semmai ancora più virile. Due idee imprescindibili che non potevano essere modificate dalle sollecitazioni sociali in alcun modo.
Mentre fuggivo in bicicletta per tornare a casa ho ascoltato le reazioni del pubblico.
Tra queste l’ultima era stata la più interessante, ma non vi posso dire in nessun modo altro che di aver ascoltato una voce femminile, credo di almeno 50 anni.
Ebbene la voce narrava del fatto che:

  1. il corpo è appunto modificato per appartenere anche ad altre identità da parte di chiunque;
  2. i sintomi dell’identità di genere di chiunque o dell’identità del corpo anche verso altri tipi di identità portano a Godimento;
  3. Lacan citava l’esempio di Tiresia come esempio di psicanalista, personaggio mitologico che per punizione divina, rispetto alla propria arroganza, aveva vissuto sia come uomo sia come donna;
  4. Il dramma del rischio suicidario, che può essere anche narrato come spauracchio, ma anche citato come pericolo scampato, ancorché mai esperito realmente come rischio;

A queste considerazioni Silvia Lippi risponde in modo chiaro, approfondendo un concetto e ponendosi il limite alla sua stessa comprensione del fenomeno sociale che raccoglie le persone Transgender in una “Sorellanza” con profonde implicazioni per il soggetto e per il ruolo politico dello stesso gruppo Transgender nella società attuale.
La Sorellanza è qualcosa di fondante oggi l’identità Transgender ma allo stesso tempo resta un mistero nella sua evoluzione e nel suo significato rispetto alla esegesi psicanalitica, laddove sia il Nome-del-Padre, sia il Desiderio-della-Madre sono assenti e sostituiti da un gruppo almeno apparentemente di pari. Esistono altre condizioni di Fratellanza e Sorellanza che abbiano lo stesso effetto politico e psicologico sull’inconscio collettivo e del soggetto?
Con questa domanda vi lascio alle vostre considerazioni sulla mia, spero piacevole, relazione.

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