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L’ANALISTA E LA BAMBINA PUGILE

2 Dic 17

A cura di Maria Ferretti

Nel 1982 Ludovico (8 anni) si trovava in trasferta a Saint Vincent con la mamma, una giornalista del Tg 1. La mamma voleva fargli conoscere dal vero il suo eroe niente meno che il mitico pugile Cassius Clay. Appena  vide Ludovico ,Cassius Clay scherzando fece finta di dargli un pugno mentre il bambino glielo diede davvero con tutta la sua forza storcendogli il naso[1].
Fu un momento di grande panico per il campione che  risolse la situazione sollevandogli il braccio  e dicendogli tranquillamente: "You are the winner" (sei il vincitore!).
Il bambino pugile riesce a spaccare il naso al più grande e grosso pugile del mondo!
 
Bambini Pugili, questi sono i poeti!
 
Capisci che dietro un poeta c'è vita che aggancia vita.
Si! la poesia è vita che aggancia vita.
Le nostre biografie son tutto ciò che ci rimane. Quel che abbiam fatto, scritto, vissuto.
Gli incontri che siamo stati.
 

Io oggi devo parlare, scrivere, condividere questo incontro con Chandra Livia Candiani[2] perché è stato un incontro nell'ordine della cura e come tale va osservato.
Un conto è l'incontro con la poesia, che è sempre un momento a due, sei tu e la parola. Un conto l'incontro con il poeta che è un incontro a tre.
Sei tu, l'altro e la parola.
Il poeta è un concentrato di emozioni. Te lo senti prima addosso poi entra.
Le parole, non più su una pagina ma proferite dalla sua bocca, sono parole che suonano alle orecchie, sono vocali e consonanti scintillanti.
Le parole udite prendono una forza tale da stenderti a terra.
Parlare a quattr'occhi con un poeta ti fa vivere l'esperienza di un match con lo spessore della parola: la sua tridimensionalità.
Parlo come analista e come paziente e in questa oscillazione c'è un orecchio raffinato.
 Il mio orecchio sente toni e colori con sfumature cangianti .
Si!  Un incontro ravvicinato con il poeta è un incontro del terzo tipo .
Tradurre in parole quel che mente e orecchio ha percepito è una necessità.
Intanto quando lo incontri ti senti in un luogo "inviolabile" per cui la sua casa che è luogo di poesia è, essa stessa, poesia, luogo " sacro" ovvero il luogo delle grandi cose, il luogo alto e altro.
Non ti muovi in uno spazio qualunque, senti di dover stare attento, di portare reverenza agli oggetti e a ciò che calpesti.
Non c'è finzione in un poeta, non può esserci .
Non può esserci finzione nell'analista.
Il poeta è quanto di più vero possa esistere sulla terra. Un concentrato di verità. Un po' come quando entri in seduta e sai che li c'è l'incontro con  la "tua verità".
Ti senti tesa per l'incontro, tesa come una corda di violino.
Non vuoi violare quella casa ma un po' "devi "per accedere a quell'universo: metti luci, accendi la telecamera, hai paura che questo tolga l'atmosfera. Invece no, come in seduta : c'è il sett… ing, set… ring. E poi il ciak!
Mal di pancia, voce tremante, intestino tenue e crasso si arrotolano e poi esce la prima domanda e vuoi entrare, entrare sempre di più .
Lì c'è la verità come mai puoi sentirla.
Orgasmo d'orecchie si trasforma in orgasmo di occhi: lacrime.
Le lacrime sono parole bagnate, salate, congelate.
Le parole hanno così tanto riverberato che il mio occhio suda.
Le parole-corpo descrivono la vita di una persona che della sua sofferenza ne ha fatto il divino.
Man a mano che prosegui con le domande l'emozione cresce.
C' è un punto di saturazione emotiva….. troppo.
Ti fermi e devi digerire.
In quel momento il punto di digestione viene segnalato dal più piccolo partecipante all'intervista , mio figlio, che utilizzando la cuffia sente le parole ancora più da vicino, ancora più dentro.
Quando è troppo è troppo. Basta!
 
La saturazione è un concetto interessante nel processo di cura analitica perché è il metro della nostra capacità di ascolto , oltre ad essere il metro di quanto è giusto lasciare andare.
La saturazione in seduta ci mette a contatto con il limite del nostro desiderio che tocca sempre un punto di angoscia.
Via via che si prosegue l'intervista il racconto è più fluido e ti sembra di navigare in un fiumiciattolo anche se sai di esser in mare aperto.
La parola-zattera ti porta nell'immensità, nella profondità, nelle altezze. Si viaggia alti e poi bisogna riatterrare.
Si spengono le luci sulla vita e le si riaccende sulla poesia e li tutto il racconto riverbera nuovamente, forse di più ,perché ciò che hai udito prima è la base senza la quale non puoi costruire l'altezza.
Per abbracciarsi si fa proprio cosi cara Chandra.
Si fa con le parole della sofferenza, con parole sublimi, note alte.
 

 
Quando piangi per qualcuno piangi per te perché l'altro ti ha intercettato ti ha raccolto, colto.
La parola è traccia riverberante e, come cantavo a mio figlio,  mentre tentava di camminare dopo lunghe operazioni ai suoi piedini, un piedino dietro l'altro impari a percorrere la tua strada.
 
Ma la traccia è incontro di un'altra traccia un ricordo di te nell'altro.
 
Ah ! se ti avessi incontrato subito, alla mia nascita poetessa, in una madre in una zia in una insegnante in qualcuno che, parola dopo parola, mi insegnava a dar forma al dolore.
La nostra parola, quella vera e profonda è incontro con  l'altro .
Poesia, amore e cura le tre parole che tracciano una vita degna, una vita all'altezza!
 
Incontro terminato: analista a tappeto… The winner is…. Chandra Livia Candiani, la Poetessa!
 
 
Vola alta parola
Vola alta, parola, cresci in profondità,
tocca nadir e zenith della tua significazione,
giacché talvolta lo puoi –sogno che la cosa esclami
nel buio della mente–
però non separarti
da me, non arrivare,
ti prego, a quel celestiale appuntamento
da sola, senza il caldo di me
o almeno il mio ricordo, sii
luce, non disabitata trasparenza…
 
La cosa e la sua anima? O la mia o la sua sofferenza
 
Mario Luzi


 



[1] La foto riprodotta nella pagina compare per gentile concessione di Marina Como (http://www.marinacomo.com)
[2] I video (28) registrati in tale occasione sono visibili sul Canale Tematico YouTube di Psychiatry on line Italia raccolti in una apposita Playlist/Indice intitolata GUIDA POETICA PER PSICOANALISTI raggiungibile seguendo il link: https://www.youtube.com/playlist?list=PLfo0vTBFX7qXEg27pKzHJDWuKV51HIKYv

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2 Commenti

  1. delu_stefano

    “I poeti sono alleati
    “I poeti sono alleati preziosi, e la loro testimonianza deve esser presa in attenta considerazione, giacché essi sanno in genere una quantità di cose fra cielo e terra che il nostro sapere accademico neppure sospetta.
    Particolarmente nelle scienze dello spirito essi hanno di gran lunga sorpassato noi comuni mortali, giacché attingono a fonti che non sono ancora state aperte alla scienza.” Freud.

    Ecco, Freud riconosce al poeta una comprensione dello spirito e una capacità di esprimerne, profondità e sfumature, con parole inattingibili dai comuni mortali.
    Questa capacità, ritengo, non illumini solo i poeti, ma anche i bambini, che a volte, con le loro domande ti colpiscono in maniera stordente. Le loro parole, a volte, superano nel momento che le proferiscono, la tua capacità di comprensione e ogni risposta ti appare inadeguata, anche se il bambino, nella sua innocenza, ne resta consolato, perché al di là della adeguatezza della tua argomentazione, a lui passa soprattutto la tua disponibilità al rapporto: la tua salvezza è che ci hai provato.
    Ritengo che la sensazione di smarrimento che Maria ha provato nell’incontro con Chandra, sia molto simile a quello che ha colto me e mia figlia, quando mio nipote Alberto le ha chiesto: “Mamma, quando noi non ci siamo più, dove va la nostra felicità?”
    Ecco, Chandra non si sarebbe smarrita e avrebbe accolto con un sereno e radioso sorriso la domanda di Alberto: ma Chandra è una poetessa: io e mia figlia, due comuni mortali.

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  2. admin

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    Grazie per ciò che farete, grazie dell’attenzione.

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