Percorso: Home 9 Psicoterapie 9 LOVE ON THE FLOOR A Giorgio, mio figlio.

LOVE ON THE FLOOR A Giorgio, mio figlio.

30 Ott 18

A cura di Maria Ferretti

Quanto ancora
 
 quali esperienze ancora
 quanti sacrifici occorre subire
 per non chiamare i bisogni dello spirito
 solo un mercato
 per un boccone di pane
 
quanto tempo deve passare
 per capire che la fame del cuore
 si nutre di foraggio della verità
 e non di oro
 che uccide
 
 quanto sangue scorrerà ancora
 quanto ci spremeremo il cervello
 per capire l’origine della bramosia
 per sapere
 cosa ci duole

 
 Tomasz Gluziński Zakopane 6.09.1983

 
 
 
 

Dolersi piangendo, luttare.
Atto più lacrima sembrano chiudere definitivamente un capitolo della vita.
Un ciclo.
E' finita, non tornerai proprio più .
 Tornerà la parte di te malata almeno che tu non lo "scelga".
Sai scegliere e ti sei scoperto.
 Hai scoperto tutta la tua paura di vivere.
Quando si sta male si va dal dottore ma quando si sta bene dove si va? recita la vignetta.
Quando si sta bene si sente che manca qualcosa che non tornerà più e forse tutta la nostra vita e' una corsa e rincorsa al buco che siamo.
In culo oggi no! dice Jana Černá.
Oggi voglio viaggiare in direzione della stratosfera.
Oggi il buco devo lasciarlo.
Uscirci.
Alzare il naso all'insù in direzione altra.
I buchi non li fanno solo le bombe ma il peso dei nostri incontri.
L'incontro con lo spessore della lingua psicoanalitica lascia un sentire tridimensionale della nostra esistenza a cui non possiamo rinunciare.
Come farò fuori di qui, come farò a condividere questo magnifico linguaggio che viene dal l'Inconscio.
Dove ritrovero' quelle concatenazioni di pensieri che formano catene di significati a volte strabilianti eccitanti: associazioni libere!
Si apprende un linguaggio segreto che non appartiene solo a chi si è  imbattuto in un'analisi ma anche a chi ruota attorno ai buchi della propria vita come creativi ed artisti, gli incompresi.
Dividere il peso dell'esistenza attraverso il linguaggio e'il senso della vita, se manca condivisione l'essere umano muore, o non ama più.
La lingua e' tutto ciò che abbiamo.
La comunicazione e' prendere un frammento e moltiplicarlo fino ad arrivare al tuo senso.

"Se pensate e' vero", dice AlbertoSemi. Questa è la base del metodo psicoanalitico.
Potenza della nostra mente e la mente non mente, sia che dica il vero sia che dica il falso.
Vivere implica una rinuncia .
Si rinuncia alla posizione che il sintomo stabilisce per ognuno di noi.
Una posizione staccata da terra al di là della patologia più curvante.
Il sintomo e' sospensione di un atto e sollievo dal suo peso.
La scelta e' l'obiettivo del nostro lavoro da analisti.
Scegliere con chi lavorare, con chi parlare, con chi condividere, chi amare, con chi invecchiare.
Arrivare a scegliere implica avere la possibilità di retrocedere o avanzare o fermarsi in tempo.
Mi fermo in tempo! per me e' troppo, mi faccio carico dei miei fallimenti errori disgrazie.
 Il  limite che ognuno di noi e' libero di darsi in base alle proprie ossa.
E le ossa incominciano ad esser stanche dopo il peso della propria biografia.
Non c'è altra via che vivere, non c'è altra via che dirigere in avanti lo sguardo.
Per ricominciare bisogna rifare un salto.
 Sgravarsi anche dall'esperienza per ricominciare tutto da capo.
L'analisi insegna ad esser lucidi.
Fa luce dice il vero e tornare indietro diventa terribilmente pesante  più  che andare avanti.
Il peso della verità conduce a non poterti voltare indietro.
Questa è la torsione salvifica! Torcere significa controspinta.
La controspinta e' la forza che deriva da un limite contro cui  dobbiamo impattare.
Devi impattare per provocare una direzione diversa.
Non hai più scelta. Nudo di fronte a te stesso. Non hai più tempo.
Spaventato di fronte a ciò che ti aspetta, inebriato ma anche desolato.
Desolazione il mare che non riesci ancora a sfiorare con la punta dei piedi.
Ma devi andarci a-mare.
Forse dal l'inconscio arriveranno dritte per imboccare la strada quella vera.
Non c'è altro che il Vero in psicanalisi.
 Jean-Bertrand Pontalis scrive che quando tocchiamo il vero le nostre parole raggiungono la cosa e proviamo un'esperienza violenta, quasi fisica.
Mi torna il sorriso perché  penso che il vero sia' la strada maestra per uscire dal guado, dalla fogna delle nostre bugie quotidiane.
Il vero dei gesti, delle parole, dei grazie e delle corrispondenze.
L'atto nella sua forma e' vero.
Nessun vuole corrispondere  quando lo tocchi nella sua verita'. Motivo per cui l'analisi comunque e' demonizzata e sbeffeggiata. La potenza dello strumento che svela il vero del nostro dolore.
Chi parla con  il vero e' disarmato e disarmante, crede a tutto ed e' ingenuo.
La verità e' genuina più vicina alla terra che alle nuvole.
Le domande ingenue son le più vere, imbarazzanti.
Son domande da bambini a cui spesso non sappiamo più rispondere.
Una volta sapevamo le risposte.
Riconoscevamo le nostre bugie. Arrossivamo.
Quando perdiamo le sfumature dalle nostre guance non siamo diventati grandi solo più morti e refrattari alla vita.
Love on the floor, amarsi sul pavimento quella superficie che ci permette il contatto senza sprofondare,a piedi nudi.
Per sentire l'unica via e' dirsi il vero perché le bugie han gambe corte non ci permettono lunghe distanze.
Dire il falso non fa sentire la paura di vivere.
Dire il falso non fa sentire quel che ci manca davvero.
E cosa manca agli esseri umani?
L'Altro!
Manca sempre l'altra parte.
La pretesa di farcela da soli patologia pura.
Il bisogno dell'altro e' la nostra più grande vulnerabilità.
Più  l'Altro non c'è stato e più pericoloso sentiamo l'avvicinarsi di quel momento: tendere la pargoletta mano.
Tendere la mano per attutir cadute, tendere la mano per tenerti compagnia, tendere reciprocamente allo sconosciuto che noi siamo come richiesta indiretta: diamoci una mano.
Darsi una mano e' l'atto più nobile dell'essere umano .

"Non c’è altra poesia che l’azione reale" scrive Pasolini( Poeta delle Ceneri, 1966).
All'inizio e alla fine di ogni seduta questo atto me lo sono sempre vissuto come un sollevarmi da terra per poi restituirmici alla terra.
In analisi si impara a darsi una mano.
E la mano e' pensare!
Pensare quello che non si vede, sapere che dietro le parole di ognuno ci sono fondamenta che qualche volta traballano.
Mani che vedono , parole che toccano… l'inconscio e' vero e leale. Letale se non lo si ascolta.
I sintomi intesi anche come atti che ci allontanano dai nostri desideri sono sempre un tradimento verso noi stessi.
L'inconscio e' sempre leale fedele in modo assennato alla sua verità alcune volte implacabile.
Ma cosa sarebbe un umano senza l'inconscio non sarebbe un essere ma una superficie sospesa senza corpo, perso. Non ci sarebbe direzione né un avanzare né un retrocedere.
Patologie da sospensione dove i corpi non hanno peso.
Ricreare un peso, dare un peso ai nostri desideri significa muoversi sulla Terra, dirigersi verso l'Altro che ha un peso per noi.
Dividere  pesi assegnare un peso e' compito di una lingua che sa parlare all'umano.
Riprendere il peso della parola data e mancata e' un atto di coraggio e assunzione di responsabilità.
Essere le-ali, permette di raggiungere i luoghi condivisi, una comunione di intenti.
Ora ricordo dove volevo andare!
Da una famiglia.
Il luogo in cui c'è qualcuno che attende proprio,
Te,
nel tuo assoluto errore, debolezza, bellezza.
La bellezza e'essere solamente  umano tra altri esseri come te e me.
 

Indomabile

cercare di astenersi dalle metafore
dire la verità e soltanto
la verità
l’erba
è verde
la neve è fredda
l’acqua è bagnata
la corda è di canapa
e ognuno ha
i buchi nel naso
 
se tuttavia qualcuno
volesse da queste banali
informazioni trarre
delle conclusioni non resterà deluso
 
 perfino l’elenco del telefono
 in certe circostanze
 può risultare anche
 una lettura sconvolgente
 
 per confrontare
 i numeri
 di berlino e di varsavia
 del 31 agosto 1939
 
 quasi la lista
 completa dei boia e delle vittime
 
 evitare le metafore
 l’erba
 è nera la neve è calda
 neanche una goccia d’acqua la corda
 
per appendere e i buchi
nel naso nelle spalle nella
 nuca
 perché non c’è una
 parte del corpo che l’indomabile
 immaginazione umana
 possa risparmiare

 
 Tomasz Gluziński 1977

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1 commento

  1. viruviru

    I Indipendenza
    la mia

    I Indipendenza

    la mia libertà

    si compone

    di appena qualche elemento

    il primo

    è l’estraneità dell’odio

    che è la schiavitù più crudele

    il secondo

    è la discordanza con l’invidia

    questa usurpazione del possesso esclusivo

    il terzo

    la libertà di pensiero

    o se si preferisce

    la resistenza

    alle seducenti e a volte

    velenose verità della filosofia

    degli ultimi secoli

    i restanti attributi

    non meritano

    di essere menzionati

    se non si vuole

    gracchiare come un qualunque pappagallo

    in una qualunque

    gabbietta di fildiferro

    Zakopane 17.07.1983

    Questi versi diTomasz Gludinski così veri mi permettono di parlare della verità’ che acquisisci in analisi.
    Durante le sedute di analisi sputi fuori i tuo veleno – odio e lo trasformi in qualcosa di non più’ mortale.E questo è’ il primo passo per non mantenere il tuo sintomo a continuare a girare nella ruota dei criceti: la tua mente può’ spostarsi verso altri orizzonti.
    Il secondo passo è’ aver lasciato andare l’invidia e avere digerito ilatte buono o cagliato che hai succhiato.Nella stanza d’analisi hai fatta tua l’accettazione di come è’ andata.
    La terza cosa che hai sperimentato è’ la libertà’ di pensiero. Metti quest cose nello zaino della vita , ringrazia chi le ha costruite con te, apri la porta della stanza d’ analisi per uscire e esplora la vita.

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