DI PADRE IN FIGLIA. Quale l’eredità che si trasmette di padre in figlio? Una domanda che mi ha sempre affascinato. Il padre è la figura genitoriale meno considerata nella letteratura. Si è sempre dato molto più spazio alle madri, focalizzando l’attenzione sul rapporto madre – bambino
di Susanna Messaggio, panorama.it, 23 luglio 2015
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http://www.panorama.it/blog/teletrasporto/di-padre-in-figlia/
IL SURREALISMO: QUANDO L’ARTE DÀ CORPO AI SOGNI “Trasformare il mondo, ha detto Marx, cambiare la vita, ha detto Rimbaud. Queste due parole d’ordine sono, per noi, una sola”. Così affermò André Breton, il principale esponente, nonché fondatore, del movimento surrealista
di Melissa Torti Buratti, secolo-trentino.com, 23 luglio 2015
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http://www.secolo-trentino.com/27429/cultura/surrealismo-larte-corpo-ai-sogni.html
LA FILOSOFIA GENDER. Gli studi avviati negli anni Settanta in Nord America, e poi diffusisi in Europa, sul significato socio-culturale della sessualità e dell’identità di genere
di Redazione, mattinopadova.gelocal.it, 26 luglio 2015
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http://mattinopadova.gelocal.it/padova/cronaca/2015/07/26/news/la-filosofia-gender-1.11837640
VERGOGNA: ISTRUZIONI PER L’USO (PRUDENTE!)
di Giuliano Castigliego, giulianocastigliego.nova100.ilsole24ore.com, 26 luglio 2015
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http://giulianocastigliego.nova100.ilsole24ore.com/2015/07/26/vergogna-istruzioni-per-luso/
HAROLD BLOOM CONTRO TUTTI. Anatomia del più importante e celebre critico letterario del mondo. Pensieri tranchant da Shakespeare a DFW
di Francesco Longo, rivistastudio.com, 27 luglio 2015
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http://www.rivistastudio.com/standard/harold-bloom-contro-tutti/
LA VERITÀ DELL’EBRAISMO SECONDO FREUD. Torna in libreria con Castelvecchi il testo introduttivo a «L’Uomo Mosé e la religione monoteistica», a firma dello storico del Cristianesimo Pier Cesare Bori
di Antonio Santagata, ilmanifesto.info, 28 luglio 2015
Come mette in luce l’introduzione di Gianmaria Zamagni, che di Bori è stato allievo, quest’edizione nasce dal desiderio di omaggiare la figura del docente di storia del cristianesimo, scomparso nel 2012 e tra i primi ad aver lavorato presso la biblioteca di Freud a Londra. L’interesse dello studioso era attestare la serietà storico-religiosa di una ricostruzione che lo stesso Freud aveva riconosciuto essere fragile «come una ballerina in equilibrio sulla punta di un piede». Ripercorriamone rapidamente i passaggi. Il punto di partenza, fondato sull’etimologia, consiste nel considerare il Mosè del racconto biblico un egizio e più precisamente colui che avrebbe insegnato agli ebrei il monoteismo del faraone Akhenaton.
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http://ilmanifesto.info/la-verita-dellebraismo-secondo-freud/
VIVERE O MORIRE
di Umberto Silva, ilfoglio.it, 29 luglio 2015
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http://www.ilfoglio.it/la-politica-sul-lettino/2015/07/29/vivere-o-morire___1-vr-131314-rubriche_c862.htm
ESTATE CLASSICA – COLETTE. INTERVISTA A JULIA KRISTEVA. Autrice di culto del primo Novecento francese, Colette scrisse più di cinquanta romanzi. Tra i molti ricordiamo la serie dedicata a Claudine, La vagabonde, che andò vicinissimo al prestigioso premio Goncourt. E Sido, Il grano in erba, Gigi – film di successo con Audrey Hepburn – e Chéri. Julia Kristeva in un saggio della scrittrice valorizza la giocosa capacità, intrisa di sensualità, di raccontare “l’arte di vivere”
di Cristina Bolzani, rainews.it, 29 luglio 2015
Parliamo di Colette. Una donna per la quale scrivere – lei dice – «non è tanto una fantasia personale, ma un’immersione esistenziale nella carne del mondo». Intende dire che la sua creazione nasce più da un incontro con l’esterno che dalla necessità di dare forma a una realtà interiore?
Colette è stata una donna straordinaria. Per niente femminista, si burlava delle suffragette, ma è stata celebrata dopo la sua morte dalle femministe americane, per cominciare, che hanno scoperto in lei una donna ribelle, con una sessualità stravagante: si definiva un’ermafrodita mentale. Ma quello che mi ha affascinato di lei è che ha sempre rifiutato di essere considerata una ‘scrittrice’, sebbene sia stata, come si sa, celebrata al vertice del pantheon della letteratura francese, e sia stata presidente del Prix Goncourt. Ebbene, lei diceva: «Come, la più grande scrittrice, io? Ma no». E quello che lei rivendicava era di avere scritto «l’alfabeto del mondo». E questo si collega alla sua domanda, perché per lei il linguaggio scritto non è un esercizio retorico; è un’immersione nella carne del mondo, come dico in effetti nel mio libro. Il che significa che le parole, le cose, le sensazioni, sono un’unità. Quando si legge Colette, si ‘sentono’ i gatti, i cani, le donne, gli uomini, i profumi, i fiori. E si è immersi nel mondo. Si è trasportati nella sua propria esperienza, che è stata anche molto dolorosa – è una donna che ha vissuto molti tradimenti, un film recente della televisione francese ha mostrato essenzialmente la sua parte malinconica. E tuttavia non è stata una malinconica, ma ha cantato l’arte di vivere. E io penso che il ‘femminile’ può essere una specie di ‘gioco permanente’, un’arte di vivere. E’ una cultura francese, beninteso, è giovialità, ma è specificamente ‘colettiano’.
DIALOGHI DI ESTETICA. PAROLA A MARCO SENALDI. Marco Senaldi è critico e teorico di arte contemporanea. Ha insegnato estetica dell’arte contemporanea e dei media in diverse università e accademie, e ha curato mostre tra cui “Cover Theory. L’arte contemporanea come reinterpretazione” (2003), “Il marmo e la Celluloide. Arte contemporanea e visioni cinematografiche” (2006), “Fuori fuoco” (2012). La riflessione sul godimento estetico e il piacere, l’arte in rapporto al cinema e agli strumenti di comunicazione mediatica, la sua natura soggettiva e la relazione con la riflessione filosofica: questi i temi affrontati nel dialogo
Nel 2003 pubblichi con Meltemi – casa editrice romana che purtroppo ha chiuso i battenti, dopo aver dato un contributo importantissimo alle “scienze umanistiche” – un libro che si intitola Enjoy! Il godimento estetico…
Meltemi, fondata da Marco Della Lena, scomparso troppo presto, e dalla sua compagna Luisa Capelli, è davvero stato un editore in grado di colmare uno di quei vuoti che periodicamente si creano nella trama culturale italiana. Siamo un Paese ingrato e dalla memoria corta, che quindi non riconoscerà in tempi brevi questi meriti; io però, personalmente, non solo non ho alcun rammarico di essere stato l’autore di un editore che ha chiuso, ma ne vado anzi fiero: Enjoypoteva uscire solo da Meltemi. Così comeObversione poteva essere edito solo da Postmediabooks.
Gli editori così detti minori non sono un ripiego rispetto a quelli sedicenti “maggiori”: sono invece, nei casi migliori (e i due citati lo sono), un vero luogo di parola, dove all’autore non viene chiesto (e questo per me è fondamentale) di scendere a nessun compromesso.
Affrontare allora (ma in realtà anche oggi) il tema del piacere nella fruizione dell’arte poneva senz’altro almeno un problema: quello di contrastare un’idea algida della ricezione dell’arte contemporanea. Perché hai ritenuto invece di mettere al centro proprio tale questione?
Perché la questione del godimento è centrale nell’arte contemporanea. Infatti, questo sentimento (chiamiamolo così) impone una piega imprevista alla dimensione estetica classica, dominata dal piacere. Il godimento non è affatto un piacere di grado superiore, ma indica piuttosto il momento in cui il piacere si inverte in se stesso, incorporando il sentimento opposto, diventando piacere nel dispiacere. Se il piacere sottintende una fruizione equilibrata, il godimento trascina con sé eccesso insostenibile e mancanza incolmabile. Godere di qualcosa significa avere con quella cosa una relazione dominata dall’ambivalenza e dalla contraddizione.
Ora, dato che, in senso moderno, la fruizione estetica implica una dimensione riflessiva, ne segue che anche il godimento è un’esperienza estetica che “ritorna” su chi la effettua, generando nel soggetto una sensazione di turbamento e contraddizione. Si tratta però di qualcosa di sostanzialmente diverso dalla provocazione o dallo scandalo: lo shock avanguardista ottiene il suo effetto solo all’interno di un contesto tradizionale, mentre il godimento estetico è un circuito chiuso immaginario dove il soddisfacimento è sempre desiderato, e sempre posposto.
La controparte del godimento, sempre in eccesso, è il desiderio, contrassegnato dalla mancanza. Diversamente, purtroppo, da quanto sostenevano Deleuze e Guattari negli Anni Settanta, il soggetto desiderante non è l’eccezione eversiva, ma è divenuto la norma produttiva, il perno ideale del circuito ipercapitalista attuale. A livello di fruizione dell’arte contemporanea ciò quindi non significa affatto che le opere più sconcertanti, più emotivamente forti (disgustose, nauseanti, disturbanti, scandalose…) colgano meglio la centralità del godimento – anzi è vero l’opposto: proprio quelle opere dove l’orrore è impaginato perfettamente dentro una teca da gioielliere, secondo una logica da “naufragio con spettatore” (il pericolo è lì, ma noi siamo distanti, sulla riva, al sicuro) sono anche le più appetibili dal mercato, sono le merci “normali” del capitalismo culturale. Le opere d’arte che invece riescono a “riflettere” la nostra insicurezza ontologica, generando un contraddittorio godimento, sono, paradossalmente quelle più cerebrali, come l’interminabile cadenza numerica di One Million Years di On Kawara… anche se personalmente penso che la sfida intellettuale lanciata dalla Merda d’artista di Manzoni segni tuttora un culmine teorico insuperato.
Due nomi ricorrono nei tuoi saggi: Lacan e Žižek. Entrambi sono poco citati nella letteratura critica che verte sulle arti visive, mentre tu ne hai tratto diversi strumenti operativi per leggere l’espressione artistica del nostro tempo. Ci rendiamo conto che non è facile sintetizzare, ma qual è l’apporto che ognuno di loro può dare all’ermeneutica estetica?
Ciò che avevo tentato di fare con Enjoy! era di applicare all’arte contemporanea un concetto, quello di jouissance, che, elaborato psicoanaliticamente da Lacan, era stato esteso alla critica sociale da Žižek, con un libro che (assieme a Critica della Ragion cinica di Sloterdijk, a Opera Aperta di Eco e a Jouir du Pouvoir di Pierre Legendre) ne costituisce un po’ l’orizzonte ideale, cioè Enjoy your Symptom.
In quel saggio (come in numerosi altri, tra cui Looking Awry eTarrying with the Negative) Žižek rileggeva Lacan in un modo per me del tutto inedito (per cui posso dire di aver riscoperto Lacan dopo e grazie a Žižek, e non viceversa): dietro al Lacan tetramente strutturalista che era passato in Italia negli Anni Settanta riemergeva ora un fine dialettico della soggettività, imbevuto di idealismo classico, le cui teorie, divenute trasparenti, si applicavano meravigliosamente alla società mediale e ai suoi miti, come i grandi racconti hollywoodiani.
Segue qui:
http://www.artribune.com/2015/07/dialoghi-di-estetica-parola-a-marco-senaldi-filosofia-intervista-cinema/
Video
"E LASCIATEMI DIVERTIRE: L'AVARIZIA", da rai.tv, 25 luglio 2015
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-daa25532-761f-4d4d-a866-639477877135.html
RepTv News, lo psicoanalista Recalcati: “Disconnettiamoci, la solitudine è un diritto”
di Redazione, video.repubblica.it, 27 luglio 2015
Vai al link:
http://video.repubblica.it/rubriche/reptv-news/reptv-news-lo-psicoanalista-recalcati-disconnettiamoci-la-solitudine-e-un-diritto/208113/207212?ref=search
I più recenti pezzi apparsi sui quotidiani di Massimo Recalcati e Sarantis Thanopulos sono disponibili su questo sito rispettivamente ai link:
http://www.psychiatryonline.it/rubrica/4545
http://www.psychiatryonline.it/rubrica/4788
Da segnalare le seguenti rubriche: "Laicamente, Dialoghi su psichiatria, arte e cultura" di Simona Maggiorelli, al link
http://www.psychiatryonline.it/rubrica/5673
"Mente ad arte, percorsi artistici di psicopatologia nel cinema ed oltre, di Matteo Balestrieri al link
http://www.psychiatryonline.it/rubrica/4682
(Fonte dei pezzi della rubrica: http://rassegnaflp.wordpress.com)
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