Ecco un passaggio della D.D. 8 novembre 2016, n. 703 Regione Piemonte, pubblicata sul Bollettino Ufficiale regionale, avente ad oggetto il “Coordinamento regionale per l'area della salute mentale”: nascono i gruppi di lavoro dello "Osservatorio della Salute Mentale integrato con l’Osservatorio Epidemiologico delle Dipendenze (OED) con lo scopo fondamentale di riuscire a inserire il paradigma della salute (mentale) in tutte le azioni da progettare. Utilizzare la salute come riferimento, come metro di misura, per stabilire l’efficacia e anche l’efficienza delle azioni volte a promuovere e tutelare la salute mentale. Non un osservatorio sulla psichiatria (o sulle altre singole discipline mediche) ma un vero osservatorio della salute mentale “. Cerco di interpretare alla luce della mia pregressa esperienza e competenza professionale tale complesso passaggio, mediante una raffinata azione ermeneutica: significa, secondo me, che per lavorare nella salute mentale, per governarla ed assicurare la salute (mentale) dei cittadini, occorre partire dal dato della salute (mentale). Per farlo, occorre non un osservatorio della salute mentale, ma un vero osservatorio della salute mentale.
Scientificamente ineccepibile! Verrebbe quasi da dire perché non averci pensato prima! Fuori dell’ironia, mi cadono le braccia e mi chiedo che cosa ne possa pensare un paziente psichiatrico, e chi nella salute mentale (effettivamente) lavora duramente e facendo il meglio che può, da anni. E quale possa essere l’utilità di osservatorii che nascono con queste premesse, ovvero giustificare quello che si è fatto invece di costruire il presente ed il futuro.
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