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Maggio 2015 II – Madri, spazi, pensieri

21 Mag 15

A cura di Luca Ribolini

E TU CHE MADRE SEI, NARCISO O COCCODRILLO? OPPURE TIGRE, CHIOCCIA, PIOVRA… 
di Giovanna Pezzuoli, 27esimaora.corriere.it, 8 maggio 2015

Cominciamo dall’epilogo, dove volendo «essere giusti con la madre» Massimo Recalcati scrive: «bisognerebbe non dimenticare che il bestiario che accompagna inevitabilmente la sua figura (la piovra, il coccodrillo, la chioccia, il vampiro) fornisce solo il suo lato ombra, patologico, abnorme, che non fa giustizia della sua forza positiva che oltrepassa di gran lunga quel bestiario». Una precisazione che suona un po’ come una difesa preventiva… A pochi giorni dalla festa della mamma, tripudio della mistica del materno, idealizzazione retorica e liturgia di luoghi comuni, esce l’ultimo libro dello psicoanalista lacaniano«Le mani della madre» (Feltrinelli). Raccontando i diversi volti della maternità, Recalcati rintraccia nuove declinazioni patologiche, come le madri narcisistiche, l’altra faccia delle fagocitanti madri coccodrillo.  Occuparsi dell’evaporazione della figura paterna (da «Cosa resta del padre?» a «Il complesso di Telemaco») è sicuramente un terreno meno minato. A suscitare (legittime) polemiche è bastata un’anticipazione del libro di un paio di mesi fa, dove lo psicoanalista individuava la declinazione più rischiosa dei nostri giorni nella madre che vive il figlio come una minaccia alla propria femminilità e un ostacolo alla propria affermazione sociale.
 

Segue qui:

http://27esimaora.corriere.it/articolo/e-tu-che-madre-sei-narciso-o-coccodrillo-oppure-tigre-chioccia-piovra

 

IL NOSTRO DESTINO NELLO SGUARDO DELLA MADRE 
di Benedetta Tobagi, repubblica.it, 8 maggio 2015

SI apre con un insolito ricordo infantile, il nuovo saggio dello psicanalista Massimo Recalcati. Sul divano di casa, lui e la madre guardavano alla tv uno sceneggiato ispirato a un drammatico fatto di cronaca: a Torino, una donna aveva salvato il proprio bambino dal precipitare nel vuoto trattenendolo a mani nude, con sforzo spasmodico, per ore. A partire da quest'immagine, Le mani della madre (Feltrinelli, pag. 192, euro 16) affronta, dopo il padre e il figlio, l'ultimo pilastro della triade famigliare: perché la madre, o meglio, l'amore della madre, è innanzitutto il fondamento che evita alla vita di precipitare nel vuoto di senso. L'orizzonte del saggio è strettamente psicanalitico, non sociologico. Contro ogni riduzione della maternità alla mera biologia, Recalcati sottolinea come essa, al pari del paterno, sia soprattutto una funzione simbolica (prospettiva che la svincola sia dalla semplice genitorialità biologica che dal sesso)
 
Segue qui:
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2015/05/08/il-nostro-destino-nello-sguardo-della-madre43.html?ref=search
 

LA FESTA DELLA MAMMA E I FANTASMI DI IMPOTENZA. Festa della mamma: ci siamo. Se un tempo c’era la corsa al mazzetto di fiori o al profumo (spesso sbagliato), ora, in epoca di devastanti dubbi, si scava nel significato stesso di madre… 
di P.M. Fasanotti, affaritaliani.it, 9 maggio 2015 

Festa della mamma: ci siamo. Se un tempo c’era la corsa al mazzetto di fiori o al profumo (spesso sbagliato), ora, in epoca di devastanti dubbi, si scava nel significato stesso di madre. Il famoso psicoanalista e saggista Massimo Recalcati offre uno spunto con il suo libro “Le mani della madre” (Feltrinelli). Concetto cardine: la mamma, e il suo amore, evita di precipitare nel vuoto del senso. Ossia nel baratro. Se vogliamo citare Nietzsche, nel pozzo mostruoso che sempre ci attira.
 
Segue qui:
http://www.affaritaliani.it/cronache/festa-della-mamma-366441.html 

 

RECALCATI: ESSERE MADRI VUOL DIRE DONARE LIBERTÀ 
Il noto psicanalista ieri a Udine con la prima nazionale sul suo nuovo saggio Genitori per funzioni distinte, ora che la famiglia non è più tradizionale 
di Michela Zanutto, messaggeroveneto.gelocal.it, 10 maggio 2015

È imperturbabile, Massimo Recalcati. Voce ferma, guarda dritto negli occhi. Entrando nel suo mondo tutto ha un ordine preciso. Perché a parlare è l’esperienza sul campo di uno psicanalista lacaniano, del fondatore della onlus Jonas (il Centro di clinica psicoanalitica per i nuovi sintomi), del direttore scientifico dell’Irpa (l’Istituto di ricerca di psicoanalisi applicata). Recalcati si concentra sulla famiglia e dà un ordine preciso alle figure di madre e padre, emancipate da sesso, biologia e sangue. Bene inteso, il pensiero di Recalcati è agli antipodi rispetto alla «marmellata confusa della genitorialità». No dunque, all’«appiattimento di madre e padre», ma sí a una visione nuova, che viaggia attraverso le funzioni.
 
Segue qui:
http://messaggeroveneto.gelocal.it/tempo-libero/2015/05/10/news/recalcati-essere-madri-vuol-dire-donare-liberta-1.11398758 

DECALOGO DI UNA MAMMA 
di Silvia Vegetti Finzi, 27esimaora.corriere.it, 10 maggio 2015

Giornata della mamma, oggi. Per certi versi immutabile: dai figli piccoli disegni con cuori, fiori e tenere parole e, dagli altri, regali personalizzati o d’occasione e…, può accadere, un buon libro. Ma il clima non è più lo stesso. Dopo i giudizi critici sul padre, è la volta della madre. Senza porla sul banco degli imputati ma «volendo essere giusto», Massimo Recalcati, tra i più efficaci interpreti della contemporaneità, sta ridimensionando il piedestallo su cui la tradizione l’aveva issata. E le mamme vive e vere protestano, vogliono essere loro, come stanno facendo da tempo con leggerezza e ironia, ad analizzare, comprendere e condividere la loro condizione. Difficile essere mamma in tempi di crisi, quando tutti i parametri di riferimento segnano allarme rosso: il matrimonio, il lavoro, la casa, i figli, i vecchi genitori. Solo i cani sembrano rassicurarci. Per sopravvivere all’assedio è necessario farsi acrobate, guerrigliere, astronaute dell’impossibile. Ma non basta sopravvivere, per cambiare le cose occorre innanzitutto individuare i punti più contradditori e conflittuali della rete che ci assedia e tentare di scioglierli.
1.    Con il passato. La mamma santa, tutta bontà, dedizione e sacrificio, baricentro della società patriarcale non c’è più. Ma quell’ideale permane nell’immaginario condiviso e per certi versi ci condiziona, facendoci sentire perennemente in colpa.

Segue qui:
http://27esimaora.corriere.it/articolo/decalogo-di-una-mamma/

LA MAMMA È SEMPRE LA MAMMA, ANCHE PER LA PSICOLOGIA: NON LASCIAMOLA SOLA. La psicoanalisi è passata da un modello conflittuale, nel rapporto genitori-figli, a uno più sentimentale e tranquillo e alla figura del “care-giver”

di Giovanni M. Ruggiero, linkiesta.it, 10 maggio 2015
 
La mamma è sempre la mamma. Perfino la psicoanalisi ne ha preso atto, dopo aver privilegiato inizialmente il padre. Il primo modello freudiano, come molti sanno, proponeva che lo sviluppo di una psiche matura e stabile dipendesse da uno scontro di personalità: tra i figli che devono conquistare l’autonomia e il padre che deve imporre e trasmettere la Legge morale prima di aprire i cancelli della libertà. Questo modello è durato fino agli anni ’60, decennio spartiacque. In quegli anni di rivoluzione sociale e culturale, nelle scienze psicologiche il conflitto edipico tra padri e figli fu lentamente sostituito da uno scenario più sentimentale e tranquillo, la cosiddetta relazione di attaccamento tra genitori e figli, in cui l’amore e l’accudimento, soprattutto materni, prendevano il posto della rivalità con il padre. Fu Donald Winnicot il principale autore di questa svolta. In seguito John Bowlby diede una conferma empirica al nuovo modello materno-centrico. Non si pensava più che lo sviluppo della psiche e delle sue deviazioni germogliasse da uno scontro tra Edipo e Laio, ma dall’accudimento sicuro e stabile, assicurato soprattutto dalla madre. Si trattava di un profondo cambiamento culturale.
 
Segue qui:
http://www.linkiesta.it/mamma-ruolo-rapporto-genitori-figli-psicologia

L’INCONSCIO HA 100 ANNI 
di Redazione, lamezialive.it, 11 maggio 2015  

Presso il dipartimento di Studi Umanistici dell’Università della Calabria – su iniziativa del Centro Studi Filosofia e Psicoanalisi dello stesso ateneo – un’occasione di conoscenza e di riflessione sul nostro tempo unica in tutta la regione. Dal 15 al 17 maggio, presso l’Unical, si terrà un convegno con alcuni dei più noti psicoanalisti italiani e con studiosi provenienti da tutta Italia. Quattro sessioni sull’inconscio e sulle sue intersezioni con il cinema, la filosofia e la letteratura, coinvolgeranno tutto il dipartimento di Studi Umanistici dell’Università. I lavori si apriranno venerdì 15 alle ore 15.00 presso l’Aula Magna. Le altre sessioni si svolgeranno allo University Club. La tre giorni del dipartimento di Studi Umanistici nasce da una idea di Felice Cimatti, docente di Filosofia del Linguaggio all’Università della Calabria e vincitore del premio Musatti 2012 assegnato dalla Società di Psicoanalisi Italiana, insieme a Fabrizio Palombi, docente Unical di Teoria dei Saperi filosofici e scientifici e membro del Forum Psicoanalitico Lacaniano FPL. A cento anni dalla pubblicazione del saggio L’inconscio di Sigmund Freud, il convegno dell’Unical si sofferma su una questione quanto mai attuale. Cento anni fa l’operazione di Freud era paradossale e affascinante. Paradossale perché non si ha accesso diretto all’inconscio, ma questo può essere descritto solo a partire dalla coscienza e dai suoi inciampi (lapsus, sogno, atti mancati ecc.): dell’inconscio si può dire solo ciò che non è. Affascinante perché si tratta, appunto, di esplorare l’inesplorabile.
Oggi – qualcuno ha osservato – il grande rimosso è proprio l’inconscio. Definito da Freud come il campo del desiderio (di un più-di-godere dirà Lacan) anonimo, impersonale, eccentrico: nessun ordine sociale può ammetterlo. A maggior ragione, l’iperconsumismo imperante. Oggi, infatti, a dominare sono le entità economiche e finanziarie, l’imperativo del neocapitalismo (“godi!, perché tutto ti è concesso, purché tu non metta in discussione questo stesso imperativo”), le terapie sempre più aggressive della psiche che negano, appunto, l’inconscio. Il campo è occupato dall’Io, dalla soggettività e dalle sue pretese. Riparlare dell’inconscio, quindi, vuol dire riportare l’attenzione sulle forme espressive non linguistiche, l’ambiente, la comunità, l’animalità. Ecco perché quella dell’inconscio non è solo una questione psicoanalitica e filosofica, estetica e politica, ma è soprattutto etica.
 
Segue qui:
http://www.lamezialive.it/linconscio-ha-100-anni/ 

LO SPAZIO NAVIGANTE DEI LINGUAGGIO ARTISTICO: DAL CINEMA DI MORETTI AL CINEMA DI MORETTI. Questo tempo e il suo luogo: Da “Roma mia Madre” a “Mia madre” 
di Maria Giulia Fabbri, mariagiuliafabbri.nova100.ilsole24ore.com, 12 maggio 2015  

Vado alla presentazione del libro “Viaggio a Roma con Nanni Moretti” Di Paolo Di Paolo e Giorgio Biferali, alla Feltrinelli di Piazza Colonna a Roma. Alla conferenza era presente anche il regista romano, compro il libro e gli chiedo di scrivere la mia dedica: A Giulia di Via Giulia. Poi mi congratulo per la sua ultima opera “Mia madre”, annunciandogli che presto pubblicherò nel mio blog, diario di viaggio delle mie poetiche, le suggestioni sul film: già scritte, ma ancora in fase di rilettura e di rielaborazione.
Torno a casa, sfoglio il libro che oltre ad essere un racconto cronologico del cinema morettiano – una lettura dentro le sue letture – è anche una mappa dei luoghi di Roma dove sono stati girati molti film del regista romano e mi rincuoro.
Leggo il titolo dell’ultimo capitolo “Roma mia madre”, (intervista degli autori a Nanni Moretti) e rileggo con stupore intuitivo, la mia interpretazione fatta su questa sua ultima opera cinematografica.
Decido di riordinare e di approfondire i miei appunti già scritti dopo avere già visto il film, con l’aiuto di un libro di Massimo Recalcati, Il complesso di Telemaco – per riaprire anche un nuovo capitolo sul tempo – dentro uno spazio artistico contemporaneo; nella speranza di ritrovarmi attraverso l’uso dei linguaggi analitici e delle metodologie artistiche di altri.
Roma, 28 aprile, 2015
 
Segue qui:
http://mariagiuliafabbri.nova100.ilsole24ore.com/2015/05/12/lo-spazio-navigante-dei-linguaggio-artistico-dal-cinema-di-moretti-al-cinema-di-moretti/ 

SE IN CATTEDRA NON SALE L’EROS L’ALUNNO DIVORZIA DALLA SCUOLA

Per portare Leopardi o Dante ai ragazzi serve amore verso ciò che si insegna, per la persona a cui si insegna, per il modo in cui si insegna
di Alessandro D’Avenia, lastampa.it, 12 maggio 2015
 
Il bel libro di Recalcati sull’ora di lezione ha scandagliato la criptonite della didattica: manca eros nelle lezioni. Si anela al sapere, sostiene Aristotele, per imitazione, perché ciò che l’uomo ama più di tutto è imitare. Per Girard il desiderio è sempre mimetico: è proprio la sollecitazione nell’allievo del desiderio di possedere una «cosa» bella, il sapere che il docente cerca e/o mostra e di cui è mediatore.  Recalcati descrive con grande perizia diagnostica le caratteristiche di questa capacità erotizzante, purtroppo interrotta in molti docenti, ma desume le soluzioni soprattutto dall’insegnamento universitario, nel quale l’ora di lezione è «scelta» dagli studenti e il docente può concentrarsi sulla trasmissione del suo eros per ciò che insegna. Nella nostra scuola le cose sono diverse. L’eros per essere fecondo si deve muovere in tre direzioni, dal momento che i ragazzi sono «obbligati» a quella lezione, hanno scelto un percorso generico, ma non quell’ora né quel docente. In classe, per trasformare l’obbligo in eros, quest’ultimo deve diventare tridimensionale e tridirezionale: non solo amore verso ciò che si insegna (erotizzare l’oggetto del sapere secondo la versione lacaniana di Recalcati), ma anche per la vita della persona a cui lo si insegna e per il modo (non è solo questione di stile e di voce) in cui lo si insegna.

Segue qui:
http://www.lastampa.it/2015/05/12/cultura/tuttolibri/se-in-cattedra-non-sale-leros-lalunno-divorzia-dalla-scuola-EepfjDpX6S4M15j8ZLgCjN/pagina.html  
 

QUELLO CHE NON 
di Umberto Silva, ilfoglio.it, 13 maggio 2015

La nobiltà della sconfitta” titola Ivan Morris un suo splendido libro; ma ancor prima, con folgoranti esempi, ne parla Sigmund Freud in “Coloro che soccombono al successo”: vi sono uomini che quando lo raggiungono gli si sottraggono, a perversa espiazione – come tutte le espiazioni – di antichi delitti. Sacerdoti del funebre rito, vegliano affinché tutti lo rispettino. Matteo Renzi ha stravinto fottendo il re dei fottitori, il Cavaliere; Renzi deve morire. Che insista a vivere ostentando una mostruosa baldanza, risulta intollerabile agli amanti del cilicio. “Vieni tra noi”, lo supplicano, “tra le ombre; ascoltaci, bevi il sacro veleno”. Il giovane condottiero proprio non vuole crepare e i rimbrotti salgono al cielo, “è peggio di Berlusconi, guardate che faccia da godurioso che ha!”. Strepiti e minacce ma dei tanti spiaggiati alla fin fine dal Pd si è tolto solo lui, Pippo Civati; è difficile lasciare un partito che fu il Partito comunista italiano. Cosa ha convinto Civati? Lo spettro della dittatura, la cui prova sovrana sarebbe che Renzi manco gli ha telefonato, come il Pippo si lamenta a ogni intervista? Tanti anni fa dal partito se ne andarono Giolitti, Calvino, Vittorini e altri, in seguito alla repressione della rivolta ungherese: c’era tanto sangue nelle strade di Budapest, il barlume di democrazia era calpestato dai carri armati; ma ora? Ora suona piuttosto ridicolo imputare Matteo Renzi di pretese dittatoriali, anche se il Cavalier Burlone ci prova suscitando il riso, il suo per primo: suvvia, credergli è davvero insultarlo.
 
Segue qui:
http://www.ilfoglio.it/la-politica-sul-lettino/2015/05/13/quello-che-non___1-v-128716-rubriche_c288.htm
 

GIOVANI VERSO IL LAVORO: SOSTENERLI, NON SOSTITUIRSI A LORO 
di Italo Franconeri, Luigi Ballerini, 13 maggio 2015
In che modo i genitori possono accompagnare e sostenere i propri figli lungo il percorso verso il mondo del lavoro? Italo Franconeri
La domanda di oggi, così asciutta e densa, pone una questione che interessa molti genitori di figli che si affacciano al mondo del lavoro. È inoltre quel particolare tipo di domanda che nella sua brevità contiene in sé già la risposta, tutta insita nei due verbi scelti per formularla: accompagnare e sostenere. Se c’è un rischio, oggi, è che invece questo momento così delicato venga affrontato a partire da un altro verbo: sostituire. I tempi appaiono duri, le difficoltà molteplici e allora ci sforziamo di fare tutto il possibile, prendiamo iniziativa in prima persona come genitori. Talvolta anche troppo. Ad esempio potrebbe venirci la tentazione di portare noi in giro i loro CV, lasciarli alle agenzie per il lavoro, consegnarli alle reception delle aziende vicino a casa.

Segue qui:
http://www.avvenire.it/rubriche/Pagine/Giovani%20storie/Giovani%20verso%20il%20lavoro%20%20sostenerli%20%20non%20sostituirsi%20a%20loro_20150513.aspx?rubrica=Giovani+storie
 
I più recenti pezzi apparsi sui quotidiani di Massimo Recalcati e Sarantis Thanopulos sono disponibili su questo sito rispettivamente ai link:
 
http://www.psychiatryonline.it/rubrica/4545
 
http://www.psychiatryonline.it/rubrica/4788 
 
(Fonte: http://rassegnaflp.wordpress.com

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