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Meccanismi di difesa nei soggetti che uccidono: il caso di Nobile Izzo

14 Set 15

A cura di Rossana Putignano

La prostituta è vista come la figura sociale a più alto rischio di omicidio, inoltre stenta a ricevere giustizia in virtù della sua condizione di emarginazione. Tuttavia, non è il caso di Santina Rizzo e Maria Ambra, le due prostitute uccise da Nobile Izzo, tappezziere di 53 anni, di Nocera Superiore, arrestato dopo 5 anni di indagine. Il primo omicidio è avvenuto nel 2010, il secondo nel 2014. I carabinieri sono riusciti a incastrare Nobile Izzo, collocandolo sulla scena del delitto grazie al suo cellulare e al suo DNA lasciato sui cadaveri.  Ma cosa è successo nella mente di Izzo? Perché spesso molti soggetti, dopo aver commesso un omicidio, dicono di non ricordare? È vera l’amnesia di Izzo o è pura simulazione? Veniamo alle sue dichiarazioni:
 
“mi sono svegliato vicino a due cadaveri non ricordo di averle uccise, ma non lo escludo” “quelle sere ero con loro ricordo solo che ho dormito ma quando mi sono svegliato ero in un lago di sangue
 
“abbiamo avuto un rapporto orale. Poi mi sono addormentato. Sembrava fossero passate ore e quando mi sono svegliato ero in un lago di sangue”
 
“mi sono addormentato e al mio risveglio ho visto la signora in un lago di sangue con il piede della brandina in bocca. Ho avuto paura”
                                                                               (“Giallo Criminale”, 2015)
 
Izzo nega di aver ucciso le due prostitute, quindi “non ricorda”, ha come un buco nella memoria, un’amnesia lacunare, legata a un arco di tempo circoscritto.
Non è infrequente sentire parlare di “risvegli” accanto ai cadaveri; infatti, il caso di Nobile Izzo ci ricorda quello di Adele Mongelli, la donna di Gioia del Colle (Ba) che uccide con 35 coltellate il suo giovane amante. Anche la Mongelli si risveglia con la canotta sporca di sangue, fa colazione, rientra in camera e scopre il corpo del ragazzo esanime. Adele, come Izzo, non ricorda di aver ucciso, tuttavia, entrambi non escludono la possibilità di essere stati gli autori dell’omicidio. La negazione “viene utilizzata dal soggetto per negare attivamente un sentimento o unintenzione, anche che una determinata azione sia stata compiuta. La negazione permette di non ammettere o di non acquisire coscienza di un fatto psichico che potrebbe causare conseguenze negative” (Mastronardi,V., 2014).
Si tratta di un meccanismo di difesa, più o meno primitivo, che permette all’individuo di non riconoscere una parte di sé, un pensiero, un desiderio o l’agito stesso, inaccettabile da parte della coscienza. Izzo riferisce di aver visto, tempo fa, un film in cui si parlava di “sdoppiamento di personalità” : il personaggio principale compie degli omicidi e successivamente non riesce a ricordarli. Sulla scorta di questa dichiarazione, l’avvocato di Izzo ha immediatamente richiesto una perizia psichiatrica per valutare la presenza di un “Disturbo di personalità multipla (DPM)”. Allora di cosa dovremmo parlare di rimozione, e quindi della possibilità di recuperare il ricordo o di dissociazione? Le ricerche moderne sul trauma suggeriscono di parlare di dissociazione e non più di rimozione; la rimozione è un concetto freudiano che è stato di grande importanza nella storia della Psicoanalisi, tuttavia, sta per essere abbandonato. Per “dissociazione” s'intende un processo psicopatologico attraverso cui, i contenuti inaccettabili diventano inaccessibili, nel senso che non sono recuperabili perché non sono inscritti nella memoria, nel flusso dell’autocoscienza. E’ possibile che l’attivazione di arcaici meccanismi di difesa dagli stimoli ambientali ritenuti pericolosi, o anche la difesa dai pericoli anche interni (fantasie sadiche, ricordi traumatici ecc.) abbiano determinato un distacco dall’esperienza del Sé e del mondo esterno con conseguente sospensione delle normali capacità di riflessione e mentalizzazione. Questo blocco avrebbe impedito a Izzo d'integrazione l’evento traumatico, ovvero, l’omicidio, nella continuità della vita psichica. Messi dinanzi alle prove della loro colpevolezza, spesso, questo tipo di assassini iniziano a ipotizzare coinvolgimento e la possibilità che le vittime siano morte durante un gioco erotico, come nel recente caso di Riccardo Viti, il mostro di Ugnano il quale dichiarò:
 
“Dopo che la ragazza ha cominciato a urlare mi sono fatto prendere dal panico e non ho pensato ad estrarre il legno che le avevo spinto dentro con veemenza. Ho avvertito subito che avevo commesso qualcosa di grave. La cosa è andata oltre ciò che io volevo fare. Non era mia intenzione di uccidere la ragazza, ma in quel momento ero nel panico. Ho pensato alla mia famiglia e ho preferito scegliere di tenermi dentro il rimorso ma di tornare a casa. Mi dispiace. Non sono partito da casa con lintenzione di uccidere”  “Mi rendo conto di aver fatto una grossa sciocchezza”.
 
Questo tipo di meccanismo è noto come razionalizzazione, che“ viene usata per fornire una ragione fittizia, ma plausibile o per una certa azione o impulso, mentre la motivazione reale è tuttaltra e evidente a un osservatore esterno. Questi due meccanismi sono utilizzati dal sk arrestato che cerca di negare o trasferire la responsabilità delle proprie azioni su fattori esterni” (Mastronardi, 2014).
 
Questi meccanismi erano usati in maniera sistematica anche dal SK  Gianfranco Stevanin, l’agricoltore veronese che uccise diverse prostitute a Terrazzo. Stevanin affermava di soffrire di una forma d'amnesia per cui non ricordava assolutamente nulla del momento effettivo dell’omicidio; ricordava solamente i giochi sessuali fatti con le vittime da vive e ricordava di essersi improvvisamente ritrovato insieme a un cadavere, ma dice di non ricordare quello che è successo in mezzo. In questa maniera, con la negazione l’assassino seriale sente di essere innocente, di non aver commesso nessun omicidio; la razionalizzazione, invece, entra in gioco per attribuire la morte della vittima non all’intenzione soggettiva di uccidere, ma alle circostanze fortuite intervenute nella situazione. Stevanin, ad esempio, dopo essere stato messo dinanzi all’evidenza della sua colpevolezza, passò alla strategia della razionalizzazione sostenendo che le prostitute fossero morte in conseguenza di un gioco erotico finito male.
L’analisi dei meccanismi di difesa è importante per qualsiasi psicoterapeuta che si appresta a entrare nel settore penale, tuttavia, per una corretta ed esaustiva analisi del caso, sono necessarie competenze in ambito criminologico-forense. A tal proposito, per quanto concerne Nobile Izzo, riporto l’esimio parere della Criminologa Mary Petrillo, docente presso il Master di Criminologia dell’Università Niccolò Cusano e presso differenti accademie del settore criminologico.
 
“In effetti, come la mia collega ha ben descritto, ci sono in Italia una media di tre omicidi al giorno, di questi almeno un paio passano inosservati all'opinione pubblica, ma certamente rimangono nel cuore di chi ha subito il lutto e ovviamente rimangono all'attenzione di chi a vario titolo si occupa, di essi. Ci sono, poi, omicidi che occupano per svariato tempo le prime pagine dei giornali, spazi televisivi e, attualmente, anche la attenzione dei social media, infatti,  su internet ci sono gruppi a favore della vittima o in certi casi anche a favore del presunto "carnefice", sottolineo presunto in quanto nel nostro Paese ci sono ben tre diversi gradi di giudizio che garantiscono la possibilità di dimostrare la colpevolezza o meno del probabile reo, alla luce di una verità almeno processuale. Perché ciò accade? A tal riguardo una risposta univoca non è possibile ed attualmente in ambito criminologico si è aperto un dibattito scientifico a tal riguardo, personalmente da criminologa e soprattutto da psicologa forense ed investigativa, mi sono data la seguente spiegazione, ossia molti di questi efferati delitti non solo colpiscono per la loro crudeltà scatenando per questo una morbosa curiosità al limite dell'ossessività, ma colpiscono perché sono delitti che paiono vicini alla esperienza di ognuno, che fanno pensare, anche inconsciamente, che ognuno di noi può diventare vittima e/o bersaglio di tali crimini: se pensiamo alle rapine, agli omicidi commessi in famiglia, omicidi commessi dai propri partner o ex partner, violenze e abusi di ogni genere. Ebbene tutto questo, come dicevo, ci incuriosisce, ma scatena in noi ansia, angoscia, rabbia, paura, tristezza quindi per liberarsi da tali spiacevoli sensazioni c'è necessità di parlarne, di esorcizzare la paura, di sviscerare i fatti per cercare di ridurre il senso di "impotenza" che si prova, per capire, conoscere ed escludere l'eventuale possibilità che possa accadere anche a noi! Proprio per questo l'omicidio diventa una faccenda di tutti, una questione sociale che richiede di essere compreso, studiato e richiede documentazione sull'accaduto, infatti, i media hanno capito subito tale interesse da parte del pubblico e sono nati molti programmi televisivi e radiofonici che trattano di cronaca nera.
Il caso che affronteremo è quello già descritto dalla mia collega dott.ssa Rossana Putignano, uno di quelli che ha colpito l'opinione pubblica per la particolare ferocia e violenza commessa da un uomo apparentemente normale ed innocuo: Nobile Izzo , 52 anni al momento in cui è stato commesso il fatto, tappezziere di Nocera, un paese dell'interland campano. Nobile Izzo è accusato di due omicidi e vilipendio di cadavere, omicidi avvenuti uno nel 2010 e l'altro nel 2014 ai danni di due donne, due prostitute. Il presunto assassino pare abbia reso parziale confessione dei fatti, parziale perché egli ammette di essersi svegliato accanto ai corpi, ma afferma di non sapere cosa sia accaduto, non ricorda se è stato, effettivamente lui a compiere i delitti in quanto egli si giustifica dicendo di essere caduto in un sonno profondo nella fase delle uccisioni. Per questo motivo la difesa di Nobile Izzo, l'avv. Andrea Vagito ha richiesto, una perizia psichiatrica che possa far luce sulla personalità di questo soggetto, per capire se effettivamente Izzo fosse stato cosciente o affetto da vizio parziale di mente al momento della commissione dei delitti. Le prove a carico di Nobile Izzo, appaiono oggettivamente incontrovertibili perché i Carabinieri del Reparto Territoriale di Nocera Inferiore sono arrivati a lui dopo anni d'indagini investigative classiche e tecnico-scientifiche ritrovando nei luoghi dei delitti materiale genetico dell'indagato.  
Sottolineo questo aspetto per ricordare a tutti, che la prova scientifica e le nuove tecnologie sono e devono essere sempre e comunque di supporto alle indagini investigative classiche: studio della vittima, interrogatorio dei sospettati e/o di coloro più vicini alla vittima, cercare di capire attraverso indagini investigative l'eventuale movente, repertamento tracce sulla scena del crimine, analisi della scena del crimine e attraverso tutto questo cercare di stilare un profilo psicologico e geografico del probabile autore di reato.  Secondo la classificazione FBI, Nobile Izzo non può essere considerato un Serial Killer, in quanto ha commesso solo due omicidi, infatti, la classificazione FBI prevede che debbano essere almeno tre le uccisioni per "etichettare" un soggetto come SK, ma non dimentichiamo però che Izzo è stato arrestato, altrimenti avrebbe potuto forse, in momenti diversi ed in luoghi diversi intervallati, infatti, da un più o meno lungo periodo di "raffreddamento emozionale", commettere altri omicidi e questo può rivelarcelo l'analisi della sua personalità, oltre che la mancanza di un chiaro movente (motiveless homicide). Il Serial Killer in genere sceglie le proprie vittime e pianifica i propri delitti e il tutto deve rispondere a un proprio "rituale", ossia azioni che soddisfano le sue fantasie e che caratterizzeranno quindi tutti i suoi delitti, tanto da renderlo, poi, riconoscibile attraverso la cosiddetta firma, cioè quel particolare che lo caratterizzerà e che permetterà agli investigatori di collegare gli omicidi da lui commessi, in quanto "dettaglio" ricorrente. Ad esempio la firma sono tutte quelle azioni non finalizzate all'omicidio ad esempio atti crudeli al di là del compimento dell'omicidio stesso, nel caso di Izzo, ad esempio, potrebbe esserlo stato l'atto di aver letteralmente "ficcato in  bocca" alla vittima la gamba del letto, ciò infatti, indicherebbe che abbiamo a che fare con una personalità che cova in se fantasie patologiche. Il modus operandi e la vittima forniscono informazioni interessanti, ma generiche, inoltre, il Modus Operandi (MO) può cambiare anche perché il cosiddetto offender (autore del reato) attraverso l'esperienza acquisita o perché già ha avuto a che fare con la giustizia, può migliorare il suo modo di agire, quindi potremmo affermare che il MO evolve con l'offender stesso e quindi anche le eventuali reazioni delle vittime possono influenzare in modo significativo l'evolversi del MO. La firma, invece, detta anche personation o signature, è il suo "biglietto da visita", sostanzialmente essa non cambierà mai nella sua essenza, infatti, alcuni particolari possono migliorare, possono perfezionarsi, ma le basi della firma rimarranno le stesse. A volte, però, per motivi vari, ad esempio reazione inaspettata della vittima, interruzioni dovute a fattori indipendenti dalla volontà dell'offender, ecc. Il killer può non avere il tempo di "firmare" il suo crimine e quindi essere costretto a lasciare la scena del delitto o del "quasi delitto" con meno soddisfazione e gratificazione per quanto commesso. La firma quindi rispecchia quelle che sono le fantasie più recondite del Serial Killer, è un qualcosa di molto significativo per lui e chiaramente ci dice molto sulla sua personalità. Quindi, il MO ci permette di collegare i casi, ma proprio per l'esperienza acquisita dal killer e dall'apprendimento che questi ha acquisito commettendo i delitti, non può essere l'unico criterio per collegare più casi tra loro (linkage), ma in questo ci aiuta non solo la vittimologia, ma appunto la "Firma", quelle azioni o elementi che possono risultare agli investigatori come un qualcosa di bizzarro, ridondante ai fini della commissione del crimine, ma che li distingue da altri. Il caso che andiamo ad analizzare è un duplice omicidio commesso in tempi diversi a Nocera Superiore in provincia di Salerno, le vittime sono due prostitute: Santina Rizzo di 63 anni uccisa il 13 Febbraio 2010 nella sua casa, strangolata con una corda e seviziata con un paio di forbici, l'altra vittima è invece, Maria Ambra di 74 anni uccisa, il 30 maggio 2014, nella baracca dove viveva e viene ritrovata con la cassa toracica frantumata e un piede del letto conficcato in gola. Dopo anni di indagini dove si susseguono almeno 70 sospettati e viene dapprima accusato, poi, scagionato, un falegname grazie ad un mix di indagini condotte in modo classico, ascoltando anche delle testimonianze e col supporto della prova scientifica che porta a Nobile Izzo, tappezziere 53enne, infatti, a lui appartiene una auto individuata da alcuni testimoni sulle scene del crimine, la corda da tappezziere con cui venne strangolata Santina Rizzo, l'impronta della sua scarpa lasciata sulla guancia dell'altra vittima Maria Ambra e persino le celle telefoniche lo collocano sulle scene dei delitti. Nobile Izzo, interrogato, riferisce di non ricordare per nessuno dei due  casi il momento in cui avrebbe dovuto commettere il delitto perché caduto in un sonno profondo, dopo aver consumato un rapporto sessuale con le due vittime e di essersi risvegliato accanto ai cadaveri. È stata, infatti, richiesta una perizia psichiatrica e di Nobile Izzo sappiamo solo che è stato sposato, divorziato, non ha figli, non ha precedenti penali a suo carico, è descritto da chi l'ha conosciuto come un uomo normale. Partendo dalla confessione, questa appare come un modo per alleviare la tensione per quanto l'omicida ha commesso, però è anche vero che molti di questi soggetti che compiono delitti così violenti e disumani, confessino più che altro per un loro sottile piacere di sentirsi a posto con la coscienza e per autopunirsi per l'accaduto, quindi potremmo dire per puro narcisismo questi soggetti  arrivano al punto di autoaccusarsi come a voler dimostrare che solo grazie alla loro confessione sono stati catturati. Altra possibile motivazione della confessione spontanea per alcuni di questi offender è, invece, un modo per rivivere gli omicidi commessi e quindi un modo per rinnovare il piacere e la gratificazione provati durante i delitti, descrivendo nei minimi particolari i fatti, tra l'altro la confessione li rende visibili anche al grande pubblico e permette al killer di poter manipolare i fatti e le persone che lo circondano.  Ci sono, poi, assassini che non confessano i propri delitti per mettersi in competizione con gli investigatori, ossia ingaggiano una sorta di sfida intellettuale con questi oppure ci sono assassini che, come potrebbe essere il caso di Nobile Izzo, che ammettono la loro presenza sulla scena del crimine, ma negano l'atto omicidiario, sostenendo di non ricordare di aver commesso gli omicidi, ossia negano la realtà come una sorta di difesa psichica per ridurre l'angoscia e per conservare un minimo di equilibrio psichico è proprio grazie alla perizia si potrebbe capire se il soggetto mette in atto questo meccanismo di difesa agendo fuori del proprio controllo razionale negando e deformando la realtà ritenuta ovviamente spiacevole. Nobile Izzo sembrerebbe appartenere a quella categoria definita "anger sadistic" e poiché pare abbia usato le mani e armi bianche ha mostrato il classico comportamento del sexual murder, ossia azioni omicidiarie che permettono al,soggetto di avere un contatto ravvicinato con la vittima prescelta: tipi molto pericolosi, che hanno difficoltà a controllare la propria rabbia e spesso scaricano tutta la loro violenza sulle donne per disprezzo. Sarebbe interessante capire il rapporto che Izzo ha con le donne e quello che aveva con la propria madre, che potrebbe essere stata, come in genere accade per questi soggetti, una madre latitante, anaffettiva e/o seduttiva, mantenendo, però, sempre un atteggiamento abbandonico e talvolta freddo. Spesso accade pure che questi soggetti, come Nobile Izzo, abbiano subito abusi psicofisici e che di conseguenza le loro relazioni affettive siano state poco solide e superficiali; chiaramente tutto ciò come scrivevo sopra, si può dedurlo attraverso i colloqui col soggetto in questione. Quindi, questa tipologia di soggetti generalmente accrescono in loro un forte desiderio di punire, umiliare, per le ingiustizie, a loro dire, subite ed è bene, però, stare attenti a questi soggetti, in quanto molto bravi a mentire, sono ottimi manipolatori. Ci chiediamo quindi se fosse possibile che egli abbia ucciso per "vendetta" e/o senso, d'inadeguatezza oltre che per motivi sessuali. La scelta delle vittime, due prostitute, anziane, vittime ad alto rischio in quanto per ragioni "professionali" debbono essere sempre e comunque disponibili e quindi alla mercé di chicchessia. La prostituta, poi, nell'immaginario di molti assassini seriali è vista come il prototipo della donna oggetto da usare per il proprio soddisfacimento e quando "non serve più" la si può uccidere senza alcun rimorso e soprattutto con la alta probabilità che nessuno la cerchi o se ne dispiaccia per la sua morte”
 
Con la collaborazione di:

Dott.ssa Mary Petrillo
Criminologa, neuropsicologa forense
Docente presso accademie del settore criminologico e presso il Master di Criminologia
Università Niccolò Cusano
 
 
FONTI
-Articolo di repubblica.it del 19/05/2015 a firma di Cristina Zagaria
-Practical Homicide Investigation – lust Murder- di V.J. Gebert
-Articolo “Giallo Criminale”, Luglio 2015, a firma di Andrea Pistacchio
Mastronardi, V.M., De Luca, R., “I serial killer” ,Newton Editori, Roma, 2014

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