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Mente ad arte – Presentazione

8 Dic 13

A cura di matteo.balestrieri

A regola d’arte, o più sinteticamente “ad arte”, è quell’opera che è stata bene eseguita secondo i canoni definiti dalla corporazione (arte) che governava gli artigiani al tempo delle Signorie. Ma l’Arte, nel suo significato più ampio, descrive in verità ogni attività umana che porta a forme creative di espressione estetica, implicitamente diretta ad attivare emozioni e a tramettere messaggi ambigui e plurideterminati. Si potrebbe perciò dire che l'arte è l'espressione estetica dell'interiorità umana. Se questa interiorità la attribuiamo, in modo un po’ impreciso, alla mente, possiamo affermare che è dalla mente che nasce l’arte. Più esattamente da quella parte della mente che è meno razionale, più imperfetta, meno “ad arte” (si dice anche che sia “localizzata” nella parte destra del cervello, ma anche questa affermazione è imperfetta). D’altra parte il termine “mentire” deriva proprio dal vocabolo “mente”, col significato di “immaginare con la mente” che è il presupposto da cui parte l’arte. E l’arte è in ogni caso inganno e finzione, perché riproduce sotto mentite spoglie la realtà, mentite perché filtrate dalla mente dell’artista. E dunque, si “mente ad arte” quando si produce un’opera di elevato livello estetico. Questa rubrica vorrebbe essere il contenitore di riflessioni sull’arte da parte di chi si occupa della mente, di psicopatologia e di psichiatria. Il maggiore interesse che ho sviluppato in questi anni è verso il cinema, che utilizzo ampiamente nella didattica e formazione dei medici, degli psichiatri e delle diverse professioni sanitarie. Insieme agli amici e colleghi della “Società Italiana di Arte, Musica, Cinema, Teatro e Mass-Media in Psichiatria”, sezione speciale della Società Italiana di Psichiatria, abbiamo scritto nel 2010 un’opera in due volumi “Vero come la finzione. La psicopatologia al cinema”, pubblicato da Springer-Verlag Italia. In questa rubrica il cinema troverà uno spazio particolare, ma non esclusivo. Sono convinto della necessità di aprirsi al mondo artistico da parte di chi si occupa del funzionamento della mente, ma vorrei indirizzare le riflessioni su codici condivisi di psicopatologia, senza evitare ma anche senza ricercare necessariamente la chiave di lettura psicoanalitica. Le afferenze teoriche possono perciò essere di matrice clinica, antropologica, filosofica, sociale, psicologica, etica, culturale, ma in esse deve essere riconoscibile l’elemento della rappresentazione della mente dell’artista. Chi vorrà contribuire, è benvenuto. SI-P.arte.

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