Sui tre caratteri (narcisista, borderline e maniaco-depressivo) la psicoanalisi e gli psicoanalisti si sono esercitati a lungo, ma quando a scriverne è Christopher Bollas, con chirurgica precisione e lucidità, occorre mettersi in attento ascolto. Certo “Tre caratteri”, edito da Raffaello Cortina, ripropone il materiale di alcune conferenze tenute agli psicoanalisti, psicologici di orientamento analitico e agli psicoterapeuti che hanno partecipato al Chicago Workshop (1991-2007) e alla Arild Conference (1983-2010), ma le tre discussioni con Sacha Bollas, poste in fondo al volume, meritano da sole l’acquisto del biglietto poiché, come sostengo da tempo, sono le domande e le risposte a darci sempre qualcosa di più rispetto al testo scritto, rispetto al testo preparato per una conferenza.
Così, apprendiamo che “persino le migliori relazioni del narcisista sono basate su strategie intese a trarre un qualche tipo di vantaggio e, quindi, i suoi calcoli annullano la capacità di inserirsi in relazioni di intimità. Credo che egli ne sia consapevole e il pathos del narcisista è profondamente toccante”; scopriamo che “per il borderline, le relazioni con il partner sono una forma di attaccamento. Entrambi sanno di potersi appoggiare all’altro per recuperare il rapporto, superando ogni giorno le reciproche difficoltà. Nelle relazioni borderline di maggior successo la coppia potrà trovare qualche terzo aggetto maligno che stimoli la propria furia e fornisca un oggetto di attaccamento al quale possa fare ritorno quotidianamente”; notiamo che, per sviluppare un dialogo con il paziente maniaco-depressivo, “possono essere necessari anni e bisogna essere molto tolleranti. Tuttavia, se si ha modo di interrompere i loro sproloqui grandiosi, questa semplice interruzione crea uno spazio potenziale ed è possibile che si instauri qualche forma di dialogo. Si tratta di un modo per indicare che qualcun altro è nella stanza e chiede di essere ascoltato”.
Il libro, ovviamente, non completa ed esaurisce il discorso sui tre caratteri, ma ha la capacità di tratteggiare segmenti utili per riconoscerli, per affrontarli, per lavorarci. È un libro utile al professionista e al lettore, magari inconsapevole, di essere dentro uno dei tre caratteri, per iniziare ad ascoltare le parole di quel carattere, le azioni imposte da quel carattere e a farci i conti, senza allontanarsene.
Scrive Bollas: “La radice di tutti i disturbi del carattere è il dolore mentale e il vantaggio rappresentato da ogni struttura caratteriale consiste nel fatto che la sua ripetitività rende individuabile la sofferenza della persona. Possono essere necessari molti mesi di analisi per comprendere la struttura assiomatica di un paziente, ma se abbiamo a che fare con un narcisista, un borderline o un maniaco-depressivo riusciremo gradualmente a identificare e a riconoscere questi tratti caratteristici e l’intelligenza delle loro configurazioni”.
Si punta a un naturale processo di disintossicazione. Nulla, neppure il tipo di carattere, è per sempre.
Così, apprendiamo che “persino le migliori relazioni del narcisista sono basate su strategie intese a trarre un qualche tipo di vantaggio e, quindi, i suoi calcoli annullano la capacità di inserirsi in relazioni di intimità. Credo che egli ne sia consapevole e il pathos del narcisista è profondamente toccante”; scopriamo che “per il borderline, le relazioni con il partner sono una forma di attaccamento. Entrambi sanno di potersi appoggiare all’altro per recuperare il rapporto, superando ogni giorno le reciproche difficoltà. Nelle relazioni borderline di maggior successo la coppia potrà trovare qualche terzo aggetto maligno che stimoli la propria furia e fornisca un oggetto di attaccamento al quale possa fare ritorno quotidianamente”; notiamo che, per sviluppare un dialogo con il paziente maniaco-depressivo, “possono essere necessari anni e bisogna essere molto tolleranti. Tuttavia, se si ha modo di interrompere i loro sproloqui grandiosi, questa semplice interruzione crea uno spazio potenziale ed è possibile che si instauri qualche forma di dialogo. Si tratta di un modo per indicare che qualcun altro è nella stanza e chiede di essere ascoltato”.
Il libro, ovviamente, non completa ed esaurisce il discorso sui tre caratteri, ma ha la capacità di tratteggiare segmenti utili per riconoscerli, per affrontarli, per lavorarci. È un libro utile al professionista e al lettore, magari inconsapevole, di essere dentro uno dei tre caratteri, per iniziare ad ascoltare le parole di quel carattere, le azioni imposte da quel carattere e a farci i conti, senza allontanarsene.
Scrive Bollas: “La radice di tutti i disturbi del carattere è il dolore mentale e il vantaggio rappresentato da ogni struttura caratteriale consiste nel fatto che la sua ripetitività rende individuabile la sofferenza della persona. Possono essere necessari molti mesi di analisi per comprendere la struttura assiomatica di un paziente, ma se abbiamo a che fare con un narcisista, un borderline o un maniaco-depressivo riusciremo gradualmente a identificare e a riconoscere questi tratti caratteristici e l’intelligenza delle loro configurazioni”.
Si punta a un naturale processo di disintossicazione. Nulla, neppure il tipo di carattere, è per sempre.
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