E' stata molto commentata la notizia dell’arrivo a Modena della ‘Valigia rossa’, un sistema di vendita porta a porta di oggetti per il ‘miglioramento’ della sessualità femminile, emanazione locale della più ampia rete ‘La MaletaRoja’. Fiumi di banalità sociologiche, psicopedagogiche hanno rotto gli argini.
E' stato il tempo degli 'esperti'.
I commenti a tale notizia davano per scontato che si trattasse di strumenti finalizzati ad un rinvigorimento della sessualità di coppia. E giù, torrenti di parole di maestri del sesso a insegnare quanto nell'alcova siano necessari strumenti per ' rinvigorire il desiderio', 'rompere la monotonia' tra i patner. Insomma, la coppia come entità a se stante, bisognosa di usare un aggeggio di plastica per 'ritrovare l'armonia sessuale'.
Tuttavia, se leggiamo bene le dichiarazioni delle venditrici del 'tupperware del sesso', nonchè le voci delle partecipanti alle riunioni, scopriamo ben altro. Si tratta dell'esaltazione di una sessualità 'senza'. Senza il patner, senza l’altro. Senza coinvolgimento che non sia di tipo meccanico. La funzionalità sessuale come traguardo slegata dall’ingaggio del gioco amoroso.
Riunioni ‘blindate’, fatte da donne per sole donne col rigoroso divieto di accesso all'uomo. Queste vendite a domicilio, spacciate per ‘convention’ dedicate all’armonia del rapporti di coppia, nascondono in realtà la cifra che accomuna gran parte dei cosiddetti ‘ nuovi sintomi’; l’interruzione del rapporto con l’Altro. Privato in tal modo della posizione di referente finale del 'grido' espresso con ll sintomo.
Questa sessualità autocefala non cerca la parola e fa a meno del patner, cosi' come le ‘nuove dipendenze’come è in voga chiamarle ( gioco d'azzardo, internet, et similia) sono sofferenze che non domandano, chiuse, come il criceto nella ruota, in un circuito di godimento ed esclusione dal legame sociale. Un legame per tanti troppo angosciante da sostenere.
Nessuno degli esperti si è posto una questione elementare: se in una coppia il desiderio sessuale si inaridisce, vorrà pur dire qualcosa.
Dunque il divorzio dall'Altro nella clinica contemporanea non è solo appannaggio delle depressioni maggiori o delle anoressie psicotiche, ma anche di queste zone blindate, autoreferenti, immerse in una gaudenza totale, e per questo assai difficili da trattare. La ‘sessualità senza’ de ‘La valigia Rossa’ è un affluente minore del grande fiume delle relazioni sessuali virtuali ( chat line, messaggerie erotiche, etc.). Zone deserte dove si interagisce non con l’altro fatto di carne e voce, ma con la sua proiezione digitale. Queste forme di provvisorietà dell’essere, precipitosamante etichettate come manifestazioni sintomatiche, si inseriscono bene nel panorama contemporaneo descritto da Zygmunt Bauman caratterizzato da un 'individualismo (…) povero, dove prevalgono l'interesse egoistico, l'incertezza e l'ansia del fallimento. L'esistenza contemporanea è all'insegna del consumo: lo shopping compulsivo è il rituale attraverso il quale tentiamo di esorcizzare le nostre paure.‘.L’isolamento attuale non è dunque la poetica solitudine cercata, e nemmeno il tempo dell’introspezione feconda, ma una gaudenza dell’isolamento asfittico. Non è riflusso esistenziale, ma scelta intrattabile di chiamarsi entro le mura.
Nel mutamento dell’ordine simbolico conseguente al declino dell’Altro, la vacatio delle categorie tradizionali che ne consegue, ha determinato il tentativo pervicace di altre entità di occupare quel posto, ergendosi a organizzazioni capaci di regolare suapte manu il legame sociale. Il Dsm ne è un esempio, creatore ed ordinatore delle stesse, nelle quali si compiace, piuttosto che un database di quel che c’è .Il referente finale delle nuove patologie che il Dsm sta per sfornare, è il DSM stesso, generatore e grande sponsor di queste neo etichette, utili a mantenere il suo regno, che da loro forma e dignità di esistenza ( ‘c’è scritto, quindi ne soffro’) senza restituirne una eco, un messaggio di ritorno. Le solitudini contemporanee ( che è dunque azzardato , facile e pretenzioso etichettare come ‘patologie’) sono contraddistinte primariamente da una disabitudine alla parola, al saperci fare con l’inconscio, si vestono di queste etichette facilmente reperibili per poter finalmente non avere più nulla a che fare con l’Altro.
Siamo ben lontani dunque dal ‘voler armonizzare il rapporto di coppia’. Per questo motivo paiono del tutto fuori luogo e mal centrate le ruffiane campagne socio-politiche tese ad individuare ( per rimuoverlo ) nel medium la causa della malattia: le rete come causa della dipendenza da internet, le slot machine causa della ‘dipendenza da gioco d’azzardo’. Le birrerie e le vinerie come causa dell’alcolismo. Individuare nel terminale ( il computer, la tv, la pornografia, la moka ) la causa della malattia, favorisce campagne semplicistiche e facilone, pensate per convincere che esista una strada di ‘guarigione’ che possa fare a meno della parola.
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