Qualche anno fa (nel 2014) ho avuto modo di pubblicare un post della collega Piera Serra che rendeva pubblica una lettera che la stessa collega aveva inviato al Presidente della RAI a proposito della trasmissione "Amore Criminale".
Il post ancora oggi mantiene intatta la sua logica ed il suo valore. Qui può essere consultato.
Il mio ragionamento, più semplice, anzi volutamente semplice è il seguente.
Il concetto "Amore criminale" evoca un intreccio di affetti, passioni, coinvolgimenti, gelosie fortemente trasgressive tali da portare appunto al crimine. Si tratta insomma di una narrazione romantica.
Dal punto di vista del clinico il fenomeno è assai diverso. Chiamasi dipendenza, o co-dipendenza, affettiva. La narrazione, più prosaica, parla di psicopatologia.
Nei confronti dell'amore, non si può, e non si deve, fare prevenzione. L'amore è, insieme alla curiosità e all'irrequietezza, il motore dell'evoluzione umana.
Psicopatologia è invece malattia. E nei confronti della malattia è possibile la prevenzione.
Insegnare a comprendere e a gestire le relazioni affettive può essere perfino più importante che insegnare a far di conto. E andrebbe fatto sin dalla prima infanzia.
Cominciamo ad assumere questo vertice. Ci accorgeremo che la dipendenza affettiva è malattia pericolosa, molto pericolosa. Che ogni anno produce centinaia di femminicidi.
E' chiaro che l'amore è altra cosa. E allora perché raccontare stupri, violenze, omicidi sotto il titolo di amore (sia pur criminale)?
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