Perché percorsi diversi per bambini ugualmente colpiti dalla guerra e sradicati violentemente dalla loro terra, spesso vaganti in esilio solitari? Sul piano dell’affetto umano, della compassione, della responsabilità etica, dell’interesse a mantenere civile e vivibile il mondo, questi bambini pari dovrebbero essere per noi. Se fossimo capaci di restare umani. Non lo siamo o, più precisamente, il disumano si diffonde a passi veloci tra di noi a volte a viso scoperto, altre volte mascherato dall’ipocrisia. Spesso non ci rendiamo conto della desertificazione dei nostri sentimenti: tanto ci attacchiamo a sentimenti preconfezionati, artefatti che alla fine crediamo che siano autentici, veri.
Tra tutte le retoriche, quella dei sentimenti nei confronti dei bambini è la più menzognera, la più insopportabile. Astrae i bambini dalla loro reale esistenza, dai loro reali desideri, affetti e pensieri, e li trasforma in anime innocenti. Proietta su di loro il bisogno degli adulti di purificarsi delle proprie colpe. I bambini diventano angeli, esseri asessuati, privi di eros. Da morti, soprattutto se la loro morte è figlia di una catastrofe che può diventare causa nobile, sono più utili per la nostra autoassoluzione; da vivi, esseri reali, si rischia di non sapere che pesci pigliare con loro.
Al processo di beatificazione in vita dei bambini, che li consegna a un destino di morte sul piano del desiderio, rendendo una loro eventuale morte fisica più elevata moralmente e significativa, la via di accesso è selettiva. Se “ogni scarafone è figlio di mamma sua”, non tutti gli scarafoni hanno diritto a una mamma. In Italia si adottano da molto tempo tanti bambini ucraini. Degli sfigati della “rotta balcanica” non se ne importa quasi nessuno. Sarà perché i nostri angioletti hanno facce chiarissime, capelli biondi e occhi azzurri, sarà perché i bambini ucraini sono, giustamente, protetti, dall’Occidente e quelli afgani, siriani, africani sono, ingiustamente, ignorati.
Il grande regista russo Eisenstein, diceva che i bambini non sono innocenti: possono essere cattivi e crudeli. Siamo stati tutti bambini, non gli possiamo dare torto. Inoltre, in ogni criminale e in ogni essere umano violento e prevaricatore agisce sempre l’aggressività non elaborata di un bambino o di un adolescente munita del sapere e del cinismo che la vita adulta offre. Quello che ci distingue dai bambini non sono i loro buoni sentimenti, ma il fatto che non sono ipocriti, cinici, affettivamente, mentalmente e eticamente corrotti, in cattiva fede come siamo capaci di essere noi. Odio e amore, compassione e crudeltà, serenità e tumultuosità, coesistono nell’animo umano fin dalla nascita. I bambini sono speciali per noi, e di valore incalcolabile, perché rappresentano non un futuro luminoso di là da venire, ma un futuro, potenzialmente innovativo, già presente: la sincerità del vivere che mette in crisi le nostre mistificazioni. Proiettare le nostre miserie su di loro significa distruggere la nostra vita, privarla di evoluzione, di movimento trasformativo. Forse il presidente della regione Friuli-Venezia-Giulia è fuori dalla grazia del Signore e allora toccherebbe a Papa Francesco riprenderlo, per l’autorevolezza che si è meritato e perché rappresenta come leader religioso tanti milioni di italiani. Sicuramente è fuori dalla grazia della ragione.
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