La cosa che piu’ mi lasciava perplesso in merito a questo invio per ‘ dipendenza da smartphone’ fatta dal medico curante, era l’età del soggetto. Quarantatrè anni, ben lontano dalla fascia di età giovanile per la quale solitamente le scuole o le famiglie interpellano un analista a causa dell’eccessivo utilizzo dei tablet o della rete da parte dei figli.
Quest’uomo si presenta sobriamente e inizia a raccontare la propria storia, riferendo di diversi colloqui sostenuti con vari professionisti i quali non erano andati oltre un severo monito a diminuire le ore passate al tablet per dedicarsi maggiormente al lavoro e al progetto di coppia che egli sta mettendo a punto con la compagna.
A tal proposito mi racconta in dettaglio di una difficoltà del momento, un passaggio lavorativo ad un altro studio legale ( lui è avvocato) , nonché la scelta di sposarsi e acquistare casa. Ciò non sembra foriero di attacchi di panico, né di angoscia, il che lascia intendere un movimento ben elaborato e portato avanti con desiderio, senza contraccolpi.
Al momento del congedo, gli chiedo conto delle mille scartoffie che mi ha portato, tutte recanti la medesima dicitura ‘ dipendenza di tablet prolungata, si consiglia trattamento psicoterapeutico adeguato’. A domanda sul tempo effettivamente impiegato, mi risponde minimizzando, ‘ solo un ora, al massimo un ora e mezzo al giorno’. E non dice altro mostrando di non essere ‘implicato’ in questi sintomo che è apparso a volte in modo cos’ eclatante.
Le sedute hanno solitamente un ritardo di circa quindici minuti, cosa che gli faccio notare, non tanto come improvero, quanto perché il ritardo appare sistematico e regolare.
‘E’ il tempo che mi occorre da quando scendo dall’auto al salire le scale dello studio’. Cosa paradossale, in quanto il mio studio ha un parcheggio privato che permette di arrivare in sala d’attesa un paio di minuti dopo aver parcheggiato.
Lo osservo dalla finestra mentre se ne va e noto come , appena uscito, accenda il tablet e lo punti a terra, cosi’ sino ad aprire la portiera. Una volta al volante, lo ripone.
Non me la sento di dire ciò che ho visto, l’ipotesi che dietro al suo agire si celi una struttura paranoica avrebbe conseguenze nefaste se gli dicessi di averlo osservato dalla finestra.
Domando allora come si esplicita questa ‘dipendenza ‘ che molti studi medici gli hanno diagnosticato.
‘Ho saputo di esser dipendete solo dopo che me lo hanno scritto, io mi sentivo solo piu’ sicuro’
‘Cosa singifica?’
‘ Che quando filmo e rivedo, mi sento piu’ sicuro, di non trovare buche, siringhe, sporcizia o metallo sul quale inciampare’
Apprendo cos’ che l’utilizzo del tablet serve a compensare una fobia ben strutturata ( sporco, siringhe ed insetti) che viene ‘trattata’ attraverso la registrazione. Non fidandosi lui di sé stesso, a casa rivede i filmati effettuati col tablet e , se non vi trova elementi di timore, li Cancella. Va avanti cos’ da almeno due anni.
Quest’uomo ha vissuto in casa con i familiari sino ai 40 anni. Dopodiché ha deciso di andare a convivere con la fidanzata, alla quale lo lega un rapporto pieno con e progetti di genitorialità.
Il padre, uomo assai facoltoso noto in città, gli procurò il lavoro grazie alla sua influenza , garantendogli l’ingresso in uno degli studi legali piu’ importanti della città.
‘ Lo so, io sono entrato li dentro da raccomandato. Per mè è stato tutto molto facile’.
Per mio padre ero, resto, e sarò per sempre un imbelle inaffidabile che non poteva che trovare posto in questo modo’
Tutto questo non è tuttavia sufficiente a spiegare il momento dello scompenso.
All’interno dello studio legale, esiste la figura del ‘dominus’, spesso il titolare dello studio, il quale ha il compito di affiancare, istruire e far crescere i neo assunti.
Si tratta di una figura per lui molto importante. Quando il padre lo fece assumere senza accompagnarlo con la sua fiducia, anzi avendolo tratteggiato , come il padre di Kafka, come un incapace non in grado di sostenersi, il dominus supplì questa figura istruendolo e portandolo a sostenere cause anche piuttosto importanti in tribunale.
Lui scelse di lasciare quello studio perché il denaro che gli viene corrisposto non è sufficiente, abbisognando di somme maggiori in vista del matrimonio. Da qua i contatti con una struttura ancora piu’ grande capace di garantire uno stipendio maggiore.
La reazione del dominuns fu di rabbia stizzita. Dopo una serie di contumelie ed attacchi, il paziente riporta la parte finale del discorso del suo discorso : ‘ va dove vuoi, tanto aveva ragione tuo padre! Tu vali poco, e non sei in grado di farcela da solo!
La fobia delle siringhe insorge proprio nell’estate nella quale il dominus si chiamò fuori dalla sua posizione, lasciando il posto simbolico del padre nuovamente vacante, riconsegnando il paziente ad un condizione di non autosufficienza e di incapacità di credere nelle proprie doti.
‘Io uso il telefono perché non mi fido piu’ di me stesso , da quel momento. Non ho idea del perché ho iniziato a temere le siringhe, quello che so è che non mi fido piu’ di dove metto i piedi, e allora grazie alla registrazione posso controllare di non pestarle. Io sono inaffidabile, ma col telefono riesco a saltarci fuori’
Il ripudio da parte del dominus riaprì drammaticamente quel vuoto paterno originario. Padre che , anziché sostenerlo fortificandolo e fornendogli gli strumenti necessari alla crescita e all’autonomia, preferì’ mantenerlo in uno stato di ‘assoggettato’, sotto tutela, impedendogli di fare i conti con il quotidiano , assicurandosi di collocarlo in un luogo nel quale un'altra figura venne a prendere il suo posto, supplendo a quella funzione che egli non seppe o non volle occupare.
Una posizione transitoria ma efficace, che rivelò la sua natura ‘posticcia’ quando la ripetizione dell’abbandono lo riportò ad essere un bambino i che non poteva avere fiducia in sé stesso.
Sulla soglia dei 40 anni egli si trovò a compiere un doppio salto. Il matrimonio e la ricerca di un nuovo lavoro. Questo ha scoperchiato le antiche ‘falle’ che , come il meccanismo della fobia insegna, vengono ‘delocalizzate’ su qualcosa di controllabile ( le siringhe).
L’uso del telefono non era dunque una dipendenza da trattare con il divieto di uso, quanto una invenzione del soggetto, pensata per tenere sotto controllo quegli oggetti pericolosi che rimandano alle antiche mancanze strutturali.
0 commenti