pubblicato nel 2004 su Repubblica-Genova
Ricordo perfettamente
La prima partita fu nel 1956, mi ci portò il nonno Giovanni era Genoa-Fiorentina, andammo in gradinata Nord ma io ero troppo piccolino e con la gente tutta in piedi non vidi nulla se non un triangolo verde sulla destra poco frequentato a dire il vero~ ci pensò mio zio Federico ad iniettarmi la malattia l' anno dopo portandomi regolarmente in tribuna, da allora, per diversi campionati. Ricordo perfettamente~ Persi il derby di Pruzzo e Zecchini, appesi in cielo, per un amore milanese~ mi sento in colpa ancora oggi. Ma al derby di Branco c' ero e con l' Oviedo pure e ancora oggi mi commuovo ripensandoci. Il calcio è una fabbrica di ricordi condivisi, sedimentati come ere geologiche nella mente degli appassionati ma il calcio d' oggi o meglio ancora il Genoa d' oggi (visto che personalmente identifico il gioco con la squadra e non provo interesse che per essa) è ancora in grado di regalarci dei ricordi? L' amore per il calcio ha bisogno d' eroi e, con tutto il rispetto e la riconoscenza nei confronti del primo vero Presidente che il Grifo ha da 15 anni a questa parte come minimo, io credo che gli eroi debbano essere i giocatori, giocatori da Genoa come si dice non senza quel pizzico di retorica che in realtà è il sale della passione. Credo che mai come quest' anno l' impresa si sia rivelata difficile: c' eravamo appena abituati all' idea della C che ci si è trovati in B, c' eravamo appena abituati all' idea di osannare Aldair e Zè Elias che ce li hanno tolti da sotto il naso, pensavamo di avere finalmente una squadra, oltre che un Presidente, e ci siamo ritrovati a lottare, come sempre, per evitare nuovi disastri~ e ora l' incredibile campagna acquisti di gennaio che ci obbliga ad andare allo stadio con le foto segnaletiche per capire chi sono i giocatori scesi in campo e con l' annuario Panini sotto il braccio per comprenderne il ruolo in campo. Il calcio è indubbiamente cambiato non sono cambiati i tifosi: basta andarsi a leggere tutto l' amore e la passione (a prescindere~) che grondano dal Muro dei Grifoni su Internet. Il calcio è cambiato, è un grande business ma sinceramente ho l' impressione che gli ultimi atti di Preziosi siano stati dettati più dal cuore che dalla mente: regalare ai tifosi una squadra finalmente degna di loro. Il risultato è qualcosa di anomalo di mai visto: ho perso il conto, siamo a 40 giocatori o giù di lì, una rosa pletorica, credo, difficile da gestire e da amalgamare tra continui arrivi e prevedibili partenze, tra inevitabili malumori e comprensibili rivalità, tra rapporti umani e professionali da costruire e legami da sciogliere, tra attese messianiche e imprevisti sfortunati, tra schemi da insegnare e atleti da scoprire, tra pressioni a ben fare in fretta e necessità di lavorare in prospettiva, tra scelte dolorose e augurabili sorprese. Non vorrei essere nei panni di De Canio in questo momento, anche se credo che psicologicamente sia stata saggia e professionalmente ineccepibile la sua decisione di individuare in maniera decisa il manipolo di ragazzi attorno al quale costruire il futuro. L' unica speranza che è anche e soprattutto un augurio sincero è che da questo gruppo nascano gli undici leoni che da troppo tempo stiamo aspettando, ho voglia di ricominciare a dire: ricordo perfettamente…
La prima partita fu nel 1956, mi ci portò il nonno Giovanni era Genoa-Fiorentina, andammo in gradinata Nord ma io ero troppo piccolino e con la gente tutta in piedi non vidi nulla se non un triangolo verde sulla destra poco frequentato a dire il vero~ ci pensò mio zio Federico ad iniettarmi la malattia l' anno dopo portandomi regolarmente in tribuna, da allora, per diversi campionati. Ricordo perfettamente~ Persi il derby di Pruzzo e Zecchini, appesi in cielo, per un amore milanese~ mi sento in colpa ancora oggi. Ma al derby di Branco c' ero e con l' Oviedo pure e ancora oggi mi commuovo ripensandoci. Il calcio è una fabbrica di ricordi condivisi, sedimentati come ere geologiche nella mente degli appassionati ma il calcio d' oggi o meglio ancora il Genoa d' oggi (visto che personalmente identifico il gioco con la squadra e non provo interesse che per essa) è ancora in grado di regalarci dei ricordi? L' amore per il calcio ha bisogno d' eroi e, con tutto il rispetto e la riconoscenza nei confronti del primo vero Presidente che il Grifo ha da 15 anni a questa parte come minimo, io credo che gli eroi debbano essere i giocatori, giocatori da Genoa come si dice non senza quel pizzico di retorica che in realtà è il sale della passione. Credo che mai come quest' anno l' impresa si sia rivelata difficile: c' eravamo appena abituati all' idea della C che ci si è trovati in B, c' eravamo appena abituati all' idea di osannare Aldair e Zè Elias che ce li hanno tolti da sotto il naso, pensavamo di avere finalmente una squadra, oltre che un Presidente, e ci siamo ritrovati a lottare, come sempre, per evitare nuovi disastri~ e ora l' incredibile campagna acquisti di gennaio che ci obbliga ad andare allo stadio con le foto segnaletiche per capire chi sono i giocatori scesi in campo e con l' annuario Panini sotto il braccio per comprenderne il ruolo in campo. Il calcio è indubbiamente cambiato non sono cambiati i tifosi: basta andarsi a leggere tutto l' amore e la passione (a prescindere~) che grondano dal Muro dei Grifoni su Internet. Il calcio è cambiato, è un grande business ma sinceramente ho l' impressione che gli ultimi atti di Preziosi siano stati dettati più dal cuore che dalla mente: regalare ai tifosi una squadra finalmente degna di loro. Il risultato è qualcosa di anomalo di mai visto: ho perso il conto, siamo a 40 giocatori o giù di lì, una rosa pletorica, credo, difficile da gestire e da amalgamare tra continui arrivi e prevedibili partenze, tra inevitabili malumori e comprensibili rivalità, tra rapporti umani e professionali da costruire e legami da sciogliere, tra attese messianiche e imprevisti sfortunati, tra schemi da insegnare e atleti da scoprire, tra pressioni a ben fare in fretta e necessità di lavorare in prospettiva, tra scelte dolorose e augurabili sorprese. Non vorrei essere nei panni di De Canio in questo momento, anche se credo che psicologicamente sia stata saggia e professionalmente ineccepibile la sua decisione di individuare in maniera decisa il manipolo di ragazzi attorno al quale costruire il futuro. L' unica speranza che è anche e soprattutto un augurio sincero è che da questo gruppo nascano gli undici leoni che da troppo tempo stiamo aspettando, ho voglia di ricominciare a dire: ricordo perfettamente…
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