Percorso: Home 9 Clinica 9 ORA E ANCORA…

ORA E ANCORA…

4 Mar 18

A cura di Maria Ferretti

Anche tu sei l'amore.
Sei di sangue e di terra
come gli altri. Cammini
come chi non si stacca
dalla porta di casa.
Guardi come chi attende
e non vede. Sei terra
che dolora e che tace.
Hai sussulti e stanchezze,
hai parole – cammini
in attesa. L'amore
è il tuo sangue – non altro.
 
Cesare Pavese, 1946
 

«Stringiti a me, abbandonati a me, sicura. Io non ti mancherò e tu non mi mancherai. Troveremo, troveremo la verità segreta su cui il nostro amore potrà riposare per sempre, immutabile» (Gabriele D'Annunzio).
 
(Le immagini inserite nel testo sono opera di Jarek Puczel)

Che differenza c'è tra desiderio e amore?
<Semplice> mi dice il dottore <il desiderio non ha oggetto, ci tiene sospesi in un ipnotico e ipotetico oggetto>.
Ma dell'oggetto neanche l'ombra ovviamente nel desiderio.
 E nell'amore cosa c'è ?
Il corpo delle nostre pulsioni! Il corpo!
Ora io ti guardo
Ora tu mi guardi
Ora io ti cerco
Ora ti nascondi
Ora io ti trovo
Ora siamo qui
Ora e ancora qui
Ora io ti tocco
Ora non mi blocco
Ora le mie mani ti accarezzano la schiena
Ora la mia piena scioglie la catena
Ora una scintilla poi un'antro di balena
Ora ti ringrazio per essere nata
Per essere te
Perchè t'ho trovata quell'ora quel giorno persa come me
Ora ti accarezzo
E lo fai anche te
Crolla una parete
Placami la sete
Pelle contro pelle
Pesci nella rete
Prima di morire conoscere l'amore
Prima dell'inverno conoscere [1]
 
Nella stanza della cura tu sei corpo, come nell'amore e tutto il gioco si fa li : tra due corpi.
 Il corpo a corpo è tra le mie e le tue pulsioni. Gli analisti dovrebbero esser portatori sani di pulsioni integrate.
Nella posizione di paziente invece le nostre pulsioni si sfaldano e sono alla mercé dei nostri traumi.
Il luogo dell'analisi è il luogo d'elezione della messa in gioco delle pulsioni di due esseri umani.
L'analista deve saper giocare con le diverse combinazioni, deve sentire la paura del corpo, la tentazione, il desiderio ma soprattutto deve "ricordarsi l'amore" ovvero l'impasto più riuscito delle proprie pulsioni.
Un bravo analista ama!
Amami
Amami
Amami
Come se fossimo soli al mondo
Soli al mondo
Amami
Amami
Amami
Ora ti assaporo
Ora ti esploro
Fiume d'amazzonia
Vena piena d'oro
Ora le mie braccia stringono il tuo petto
Ora la bilancia un equilibrio perfetto
Ora siamo soli fuochi d'artificio
Lama sulla pelle prima del sacrificio
Bagno la farina
Metto un po' di sale
Ora tu ti affianchi
E le mie mani fanno il pane
Mastico il tuo fiato
Suono il tuo costato
Sapere amare è un sapere integrato, morbido, non difeso. Una posizione non tecnica ma frutto di un gran lavoro sulle proprie pulsioni.
Siamo tutti umani pazienti ed analisti e come tali sentiamo, ci difendiamo, ma a noi è richiesto di saperci proprio fare, a noi è richiesto impastar queste forze che san di lievito.
Ama-mi! richiesta ovvia e banale nella posizione di paziente, ma nella posizione di analista?
Mi-ama?
Traballi, si  devi ballare tra le tue umane passioni vita e morte.
Bisogna sentire, bisogna sentirci bene per ascoltare bene.
Le umane pulsioni sono umane per tutti. Ma noi dobbiamo proprio danzarci, sulle punte, tip tap, valzer, hip hop, tango, dobbiamo provare tutte le coreografie.
Ma sapete che vi dico che il bello del nostro mestiere è proprio "questo umano sentire" che si modifica ed è unico per ogni combinazione.
Infinite combinazioni.
Ogni paziente è scoperta reciproca. Ogni cura produce una novità sul sapere reciproco delle nostre pulsioni. Gioia, dolore ,disperazione, grazia, estasi ,illusione e poi dopo eccolo là in fondo spunta un piccolo oggetto che sei tu e l'altro.
Quando senti bene te e l'altro sei nella zona dell'amore tra due esseri umani che hanno attraversato mare forza dieci e tempeste tropicali, deserti, paradisi perduti, inferni scottanti e alla fine io e te alla deriva nella corrente.
Il più grande spettacolo dopo il Big Bang  siamo io e te : AMORE.
L'oggetto dell'amore è la libertà di amare, di amarci.
Scopri che amore possiede uno spazio infinito.
Con i pazienti lo sperimentiamo. Alla fine ognuno ha il suo spazio unico ed irripetibile, privilegiato. Alcuni ci hanno segnato di più , (siamo umani) ma senza togliere ad altri.
Alcuni ci hanno insegnato cose che non sapevamo sui libri, alcuni ci han fatto piangere, commuovere, fatto sognare. Ci han fatto fare il giro del mondo in un pugno di minuti.
Se son diventata grande, io lo devo a loro e forse loro lo devono a me in un mutuo scambio che parte da una posizione asimmetrica per poi rimetterci sullo stesso piano.
L'incontro vero è sempre emozionante. Occhi lucidi, mal di stomaco, preoccupazione ansia e così via. A fine giornata però "questa sensazione comune di viaggio straordinario nelle nostre vite" insiemi infinite di combinazioni.
E quando senti il peso lo dividi con un altro collega con cui si tenta il meglio per poter tirarti fuori dal tuo incastro.
La passione, l'amore nutre il nostro saperci fare con le umane pulsioni.
Bisogna danzare sulla frontiera della nostra pelle. Pelle spessa e leggera. Pelle che è memoria di emozioni antiche, tracce indelebili a cui affidarsi per trovare la via giusta di uscita per noi e l'altro.
Sulla frontiera noi e l'altro.
Amore povero, non scintillante.
E allora donare la propria mancanza significa amare profondamente la tua povertà proprio quella cosa che non possiedi: incredibile. A livello teorico si può ipotizzare ma sperimentarlo sulla propria pelle ti consegna nelle mani della tua accoglienza.
Accogliere, fare entrare e quando è dentro l'Altro senti di amare proprio la parte povera di te.
Eccolo lì l'amore : donare la nostra povertà, sentire la povertà dell'altro e anche la sua ricchezza. Tener insieme ricco e povero, alla stessa altezza, con lo stesso peso. Percezione di equilibrio, la stessa faccia dell'altra medaglia. Povero è ricco e ricco è povero.
Mostrare la nostra faccia povera prima da pazienti e poi da analisti. Atto difficile perché carico di un gran dolore, il dolore della perdita. Un dolore di intensità inaudita, una percezione di strappo viscerale, un vuoto, un "mai più", paragonabile alla percezione del non rivedersi mai più che ognuno di noi ha provato nella perdita reale di una persona cara.
 Non ti rivedrò più, non rivedrò più quel corpo, non sentirò quella voce, non sentirò più il tuo odore. Quando siam lì abbiamo attraversato l'esperienza dell'amore perché solo tale esperienza lascia questo buco.
Il buco viene da questo annullamento tra forze uguali ed opposte. Il buco fa spazio, ecco il luogo per accogliere. Ecco il buco, il foro, l'apertura che normalmente  i traumi chiudono per non farci sentire.
Un grande amore un amore grande si sente, lascia il segno ci segna la "vita".
Fa paura molta, vorresti tornare indietro ma una volta che lo hai provato addosso non puoi più !
Non puoi più avere a che fare con qualcosa che non sia quello.
Meraviglioso e terribile nello stesso tempo. Ma la ferita dei non amati può rimarginarsi solo attraverso esserlo riamati, RI – ANIMATI. Quando abbiamo fatto entrare l'oggetto d’amore  poi sopravviviamo alla perdita.
Lo sappiamo che si sopravvive e si riama, solo se non si nega l'irrepitibilita di quell'amore unico.
Non possiamo negare nostra madre! Non possiamo negare nostro padre! Non possiamo negare un grande amore.
Approdo di decadenza e bellezza. Amore dell'altro.
Amor di paziente amor di analista.
Amami
Amami
Come se fossimo soli al mondo
Come se fossimo soli al mondo
Amami
Amami
Amami
Ora mi ricordo quello che volevo
Era proprio questo
Ora sono vivo
Ora mi ricordo quello che volevo
Era proprio questo
Ora sono vivo
Amami

 


[1] Lorenzo Cherubini “Amami” (2011)

Loading

Autore

0 commenti

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Caffè & Psichiatria

Ogni mattina alle 8 e 30, in collaborazione con la Società Italiana di Psichiatria in diretta sul Canale Tematico YouTube di Psychiatry on line Italia