E' ovvio il fatto che io abbia una opinione.
Con molta tristezza la devo riassumere con le parole di un personaggio che certo non incontra il mio plauso Bashar al Assad: "La Francia ha conosciuto ciò che viviamo in Siria da 5 anni"
Purtroppo una cruda verità poco o per nulla confutabile anche se in ciò che i siriani vivono da 5 anni lo stesso al Assad non è certo estraneo.
Ma al di là delle mie radicali opinioni (che la dicono lunga su quanto non apprezzi la politica estera francese) voglio spostare il discorso sul campo nel quale più sono competente.
E mi interrogo. Cosa fare per poter capire? (Sì capire, perché capire è l'unico modo di poter poi affrontare le situazioni).
I miei strumenti sono di nicchia. Mi viene in mente il "maestro", il buon vecchio Freud:
”Quello dello psicanalizzare sembra essere il terzo dei mestieri impossibili il cui esito insoddisfacente è evidente. Gli altri due, noti da tempo, sono quelli dell’educare e del governare” (Sigmund Freud come tradotto da Giancarlo Ricci)
Per un qualche misterioso "crocicchio" di destini mi è stato dato, nella vita, il difficile compito di svolgere tutti e tre questi mestieri. Naturalmente nel mio piccolo, non ad alti livelli. Ma sono stato educatore, analista e anche "governante" (Sindaco di un piccolo Comune).
Ho imparato molto. E ho cercato di fare ciò che potevo. L'impossibilità dei mestieri sta nel fatto, a mio avviso, che hanno a che fare contemporaneamente con i valori, con la relatività, con il rispetto della soggettività, e con la "verità". Tutte questioni di difficile condivisione, ancor più difficile quando, come in questi mestieri, vi sia forte asimmetria tra l'educatore e l'educato, tra l'analista e l'analizzato, tra il governante ed il governato.
Con molta tristezza la devo riassumere con le parole di un personaggio che certo non incontra il mio plauso Bashar al Assad: "La Francia ha conosciuto ciò che viviamo in Siria da 5 anni"
Purtroppo una cruda verità poco o per nulla confutabile anche se in ciò che i siriani vivono da 5 anni lo stesso al Assad non è certo estraneo.
Ma al di là delle mie radicali opinioni (che la dicono lunga su quanto non apprezzi la politica estera francese) voglio spostare il discorso sul campo nel quale più sono competente.
E mi interrogo. Cosa fare per poter capire? (Sì capire, perché capire è l'unico modo di poter poi affrontare le situazioni).
I miei strumenti sono di nicchia. Mi viene in mente il "maestro", il buon vecchio Freud:
”Quello dello psicanalizzare sembra essere il terzo dei mestieri impossibili il cui esito insoddisfacente è evidente. Gli altri due, noti da tempo, sono quelli dell’educare e del governare” (Sigmund Freud come tradotto da Giancarlo Ricci)
Per un qualche misterioso "crocicchio" di destini mi è stato dato, nella vita, il difficile compito di svolgere tutti e tre questi mestieri. Naturalmente nel mio piccolo, non ad alti livelli. Ma sono stato educatore, analista e anche "governante" (Sindaco di un piccolo Comune).
Ho imparato molto. E ho cercato di fare ciò che potevo. L'impossibilità dei mestieri sta nel fatto, a mio avviso, che hanno a che fare contemporaneamente con i valori, con la relatività, con il rispetto della soggettività, e con la "verità". Tutte questioni di difficile condivisione, ancor più difficile quando, come in questi mestieri, vi sia forte asimmetria tra l'educatore e l'educato, tra l'analista e l'analizzato, tra il governante ed il governato.
Il punto in transito in cui al momento sono giunto è che:
1. Educare è velleitario (eppure indispensabile, senza la trasmissione della cultura non vi può essere alcuna crescita), al più possiamo trasmettere, con onestà intellettuale, i valori che orientano il nostro agire e le nozioni di cui siamo entrati in possesso. Sono contento del fatto che ormai da tempo le vicende della vita mi abbiano esonerato dall'onere di educare chicchessia.
2. Governare è un dovere, ognuno di noi, poco o tanto, si è cimentato con questo onere. Eppure chi governa non può che sbagliare oppure, se vogliamo vedere la cosa dal lato più nobile, non può che essere "partigiano". Il "governo" è orientato da valori… e i valori raramente son universali. Nessuno mai può essere esonerato dal "governare"… siamo animali sociali… Forse l'unico atteggiamento possibile è quello di avere chiaro quale è la "parte" dalla quale si sta (e sapere che ci sono nel mondo altre "parti" nelle quali altri, non meno degnamente di noi, stanno)
3. Sullo psicoanalizzare ho cercato di attenermi al criterio dell' "assenza di memoria e desiderio" pur sapendo che era più un limite verso il quale tendere che non un atto operazionalmente possibile. Ebbene sì, anche il semplice ascolto è inevitabilmente valorialmente orientato. Nonostante mi sia in passato cimentato con questa pratica, ormai da tanti, ma veramente tanti, anni, non psicoanalizzo più nessuno. Preferisco fare il consulente ruolo che, come quello del "governare" ti consente almeno di dichiararti apertamente "partigiano".
Che dire alla fine di questo un poco contorto discorso? Lo sintetizzo per come mi viene:
a) dobbiamo pensare una educazione non ipocrita. Forse l'integrazione delle culture passa per il fatto che gli educatori appartengano a diverse culture.
b) sul governare la questione è assai più complessa. Alla fine governa il "pensatore" che cattura il "pensiero" più diffuso. E siccome il pensiero più diffuso è la paura abbiamo da temere che il "pensatore" che catturerà questo sentimento collettivo ci porterà, nell'intento di gestirlo, ad affrontare grossi guai. Occorrerebbe invece una strategia diversa dal copione che pare già scritto. Ma qualcuno ha l'autorevolezza, la forza, il senso di responsabilità, la capacità di far "virare" il pensiero più diffuso?
c) infine sullo "psicanalizzare" la questione non si pone. Non occorre fare sforzi per capire che i soggetti in campo, tutti, hanno le loro ragioni e, come dice Cacciari in una trasmissione che in questo momento sto ascoltando, la loro "intelligenza".
Insomma facciamo una sintesi
Necessitiamo di un Governo che assuma strategie sensate e che non si lasci trascinare da suggestioni populistiche, di un piano educativo che dia autentico spazio alle diverse culture che inevitabilmente popoleranno il mondo globalizzato del futuro, di una capacità di ascoltare i soggetti, di coglierne la loro soggettività, a qualunque cultura appartengano.
Abbiamo anche necessità di riequilibrare le ricchezze nel mondo. Non occorre scomodare Karl Marx, chiunque ormai comprende che gli squilibri economici si trasformano in tensioni sociali.
Anche se tutte queste cose nel modo migliore venissero attuate temo che comunque un futuro non facile ci attenda.
Tanti errori il nostro occidente ha compiuto e sta compiendo… ed hanno lasciato pesanti tracce. E tanti errori una parte del mondo islamico ha compiuto e sta sta compiendo… e ciò lascerà pesanti tracce.
Ciò detto, a complicare le cose diciamo pure che il mondo non è fatto dalla sola cultura occidentale che si confronta con quella islamica… Altri protagonisti ci osservano e si riservano di porre sul piatto le loro esigenze…..
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