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Pokemon Go: la nuova ”psicosi”?

24 Lug 16

A cura di Leano Cetrullo

Pokémon Go è un gioco che utilizza la realtà aumentata e la tecnologia GPS, per trovare questi ‘’esseri’’ virtuali nella vita reale delle persone. Qui ci troviamo di fronte ad un primo paradosso: devo trovare qualcosa di non reale nella realtà. Questi ragazzi che cercano ossessivamente la ricompensa, aumentano esponenzialmente i livelli di stress ed ansia, e quando questi livelli sono per molto tempo troppo elevati la salute ne risente disregolando anche l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene. In risposta ad uno stimolo stressogeno l’attivazione ipotalamica fa secernere CHR (ormone di rilascio della corticotropina) e la AVP (arginina-vasopressina) attivando nel locus coeruleus il rilascio di noradrenalina. Mentre le catecolamine vengono liberate si attiva a cascata anche la produzione di cortisolo. L’attivazione del sistema simpatico in risposta allo stress aumenta la frequenza cardiaca, la frequenza respiratoria, la pressione arteriosa e lo stato di vigilanza. Questo sistema è sicuro e funzionale per l’individuo nel breve periodo ma è deleterio nel lungo periodo. Stimoli stressogeni persistenti sono in grado di alterare il sistema immunitario, indebolendolo, producendo e aumentando la citotossicità delle cellule Natural Killer. Aumentando la vulnerabilità dell’individuo alla sviluppo di malattia. Negli ultimi decenni la letteratura e quindi numeriosi studi, dimostrano la stretta correlazione tra i sistemi fisiologici implicati nella risposta allo stress e l’azione di soppressione del sistema immunitario a causa delle catecolamine e dei corticosteroidi. Un’attivazione prolungata dell’asse dello stress (HPA) è legata alla degenerazione neuronale, ad atrofia neuronale ed a morte cellulare.
 

I ragazzi non hanno bisogno di una applicazione per camminare, hanno bisogno di un genitore che li faccia camminare.

Paradossalmente, dal mio punto di vista questo gioco isola nella massa. Mentre si gioca, anche se in mezzo ad una folla si è soli, l’attenzione è sullo schermo, gli stimoli esterni non hanno valore, l’unico obiettivo è la gratificazione per la cattura di un ‘’pokemon’’. Forse non ci siamo resi conto della gravità della situazione, dove i genitori sono contenti che i figli crescano inseguendo qualcosa di non reale nella realtà. Sovrappongo questo mio pensiero alla coazione a ripetere del drogato dove anche quest’ultimo cerca un’autoterapia (non reale) nella realtà. E’ forte paragonare un adolescente ad un drogato ma le dinamiche psichiche sono simili, negandolo saremmo solo ipocriti.

Cosa succederà a quei ragazzi che cercando la ricompensa e il rinforzo dopaminergico dato dal ‘’pokemon’’ quando andranno in astinenza? Cosa succederà quando la tolleranza porterà l’adolescente ad aumentare la ‘’dose’’ di pokemon go? Cosa succederà quando il craving indurrà l’individuo a ricercare compulsivamente il gioco e gli ''esseri non esseri''?
Sono tutte domande che i clinici dovrebbero iniziare a porsi essendo dinamiche che si sovrappongo al circuito chiuso ''Tolleranza-Astinenza-Craving'' del drogato.

Spesso l’uso di tecnologie che proiettano in ‘’modi paralleli’’ portano il soggetto a pensare di avere in mano uno strumento di onnipotenza che può annullare le dimensioni spazio-tempo. Quando ci si identifica nel gioco, quel gioco diventa la nostra realtà. Illusoriamente crediamo di poter controllare la situazione ma è il gioco che controlla l'andamento della nostra raltà. Quando si investe di significato un oggetto, dobbiamo mettere in conto che la perdita influenzerà anche i nostri processi psichici sperimentando la situazione di perdita/abbandono ed impotenza. Se quell’oggetto viene a mancare ci sarà una perdita anche nella nostra dimensione interna, per via dell’identificazione mente-gioco, con la conseguente rabbia e frustrazione come la ‘’computer rage’’. Onnipotenza, regressione e coazione sono centrali nell’abuso e dipendenza della tecnologia. Questi individui si sentiranno sempre più onnipotenti e bambini di quanto siano in realtà, sfuggendo dalla quotidianità reale che dovrebbe farli maturare e crescere. Sicuramente trascorrere molto tempo con questa applicazione, comporta inevitabilmente avere meno tempo a disposizione da dedicare ad altro.

I figli hanno bisogno di due figure genitoriali presenti come basi sicure per la normale crescita psicofisica dell’individuo. Sono gli stessi genitori che parlano con i figli chiusi in camera, tramite messaggi, che invitano i figli a mangiare inviando le foto dei cibi appena cucinati, nella stanza accanto. Sono quei genitori che prima di andare a un ristorante, quando i figli erano più piccoli, telefonavano accertandosi che ci fosse la possibilità di collegarsi con il wifi. Lo stesso facevano prima di andare in vacanza. Quei mezzi sono messi nelle manine di bimbi piccolissimi, pur di impegnarli per un tempo relativamente lungo.
E' fondamentale per la palsticità neuronale e per una sana identità adolescenziale (gia tumultuosa) che le figure di attaccamento siano sempre presenti in modo continuativo per l'individuo. L'uomo è il risultato delle sue relazioni interpersonali che condizionano anche la stessa evoluzione biologica e quindi l'assenza di relazioni sane e durature modificheranno in modo deficitario la neurobiologia del cervello. In ultima analisi Pokemen Go ha tutte le potenzialità per distrugge il contatto e le relazioni con i pari e con la famiglia, aggiungendo anche la possibilità di creare genitori surrogati in una realtà pseudoallucinatoria. Permettere ai ragazzi di vagare per ore come zombies, cercando il non reale nel reale, dal mio punto di vista aumenterà solo la suscettibilità a malattia e all'isolamento sociale.
 
“Temo il giorno in cui la tecnologia andrà oltre la nostra umanità: il mondo sarà popolato allora da una generazione di idioti”.  (Albert Einstein)


Dr. Leano Cetrullo

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2 Commenti

  1. Anonimo

    Ciao Leano,
    secondo la mia

    Ciao Leano,

    secondo la mia visione, questo fenomeno è ancora troppo poco studiato per cui né io né te possiamo conoscere ora se effettivamente condurrà a quell’apocalisse che questo articolo sembra molto paventare, apocalisse evitabile se solo i genitori si auto-migliorassero (semplificando al massimo l’analisi che hai fatto). Può darsi che mi stia sbagliando, ma la sensazione è che ci sia una stigmatizzazione di questo strumento e la percezione che questa cosa sia il non plus ultra dell’abbassamento della capacità critica umana (riferito al soggetto) e della totale cessazione di rapporti col mondo reale (psicosi).

    Mi piacerebbe però soffermarmi su un punto che per me è uno stimolo alla riflessione personale e professionale, che ho in mente da un po’ e che fortunatamente hai anche tu indicato.
    Mi sto riferendo alla frase “la RICERCA NELLA REALTA’ DI CIO’ CHE NON E’ REALE”.
    Se c’è una cosa presente in tutte le tradizioni di tutte le culture che hanno abitato e abitano questo pianeta è proprio la ricerca nella realtà di ciò che non è reale. E se ci pensi è proprio ciò che ha concesso lo sviluppo di un fortissimo legame sociale e una forte coesione all’interno dei rapporti familiari e civili. Non sto parlando solo di aspetti positivi, ma anche negativi, come può essere la ragione di un popolo di fare guerra a un altro. Ma vado al punto.

    Siamo giunti in un momento storico (passeggero come tutti i momenti storici forse?) in cui per molte persone, e non solo ragazzi, degli esserini sembrano più reali di un valore positivo (ad es. l’amicizia, la non violenza, ecc.), che è allo stesso modo non concreto, non visibile. E’ su questo che io mi interrogherei e approfondirei le motivazioni e le dinamiche (profonde ma anche sociali).
    Senza tirare troppo in ballo le teorie che si rifanno all’attaccamento e al caregiving dato che non è assolutamente deterministico il risultato di un rapporto umano, talmente egli (l’essere umano) è complesso.

    Faccio mio il pensiero di chi vede nell’avanzamento della tecnica (quella che viene erroneamente chiamata scienza) il superamento di un baluardo che anziché avvicinare l’uomo a sé e ai suoi simili lo allontana fino all’isolamento, al solipsismo. Non credo sia un’app a condurre o ad accelerare il processo di isolamento dell’uomo, ma la sua autoreferenzialità nei vari livelli più propriamente umani. Il solipsismo appunto, ma questa è un’altra storia.

    Saluti e a presto.

    BL

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  2. simonetta.putti

    Condivido la citazione finale
    Condivido la citazione finale di Einstein.. e mi piace pensare (con Mario Vargas Llosa ) che “Per fortuna, la Storia non è una questione fatale, ma una pagina bianca in cui con la nostra penna –le nostre decisioni e omissioni – scriveremo il futuro.”
    Almeno… provarci.

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