L’Associazione Giustitalia sta raccogliendo numerose adesioni di psicologi per fare ricorso al Tar contro l’obbligo di vaccinazione, esteso agli psicologi, in quanto professione sanitaria.
Nulla del genere accade invece sul versante dei cugini medici, dove gli Ordini stanno intervenendo senza esitazioni con sospensioni dall’attività medica e, in certi casi, si consiglia ai medici no vax di recarsi dallo psicologo per schiarirsi le idee sulla fiducia nella scienza. Sì, ma da quale psicologo?!
Situazione che si colloca tra il comico e il grottesco: immaginate un medico no vax che si recasse da uno psicologo per “emendarsi” dalle proprie convinzioni antiscientifiche e scoprisse che anche lo psicologo farnetica sulle medesime frequenze! Al netto dell’incongruità della sceneggiatura (lo psicologo non è il normalizzatore di nessuno), l’effetto comico sarebbe comunque garantito.
Ma proviamo a girare la nostra moneta e a guardare l’effetto tragico!
Dicevamo, frotte di psicologi stanno facendo ricorso al TAR contro l’obbligo vaccinale nel mentre i loro ordini tacciono omertosamente e non prevedono (almeno a mia conoscenza) alcuna sanzione e alcun provvedimento di alcun tipo.
Ma facciamo un passo indietro. Recentemente ho provato a documentarmi sul complesso fenomeno degli obiettori no vax riferito alla popolazione generale (e non solo agli psicologi), scoprendo qualcosa che già intuivo: le posizioni ascrivibili all’universo no vax sono variegate e difformi sia sul piano motivazionale che su quello argomentativo. È ingiusto e scorretto assimilarle, compattarle, rappresentarle come fronte unico e avverso a qualunque confronto.
Cosa emerge valutando tutte le possibili sfumature della popolazione generale no vax?
Molti sono coloro che semplicemente sono disorientati dalla grande confusione prodotta nella comunicazione pubblica sui vaccini e le reazioni avverse e aspettano.
Molti sono coloro che coltivano semplicemente le proprie personalissime fobie (fobia dell’ago, di contaminazione, etc.) e cavalcano l’onda della confusione comunicativa.
Molti sono coloro che in ogni caso trascurano la propria salute e che continuano a farlo anche adesso.
Molti solo coloro che si sentono sopraffatti dall’obbligo o semplicemente dal mainstreaming dominante e si mettono di lato o contro temendo un’escalation autoritaria.
Pochi, pochissimi (si stima 1-3%) sono i veri irriducibili, gli irraggiungibili, gli irrecuperabili, coloro che condiscono la loro opposizione con argomenti davvero improbabili, complottisti, paranoici, millenaristici, ignoranti, con sfumature religiose, apocalittiche e quant’altro. Questa piccola, ma rumorosa, minoranza è quella che nessuna campagna di persuasione s’immagina mai di poter raggiungere e modificare. Sono coloro che si ritengono persi in partenza. Su questo segmento minoritario, il piano psicopatologico è quello prevalente su tutti gli altri.
La psicologia sociale sa perfettamente che se vuoi ingrossare le fila dei tuoi oppositori e inasprire un conflitto non hai altro da fare che aggredirli, stigmatizzarli, e sfidarli in campo aperto ed ecco che questo panorama variegato si compatta e si riconosce al proprio interno come fronte unitario (magari con qualche sponsor politico, che non manca mai). In tal caso la minoranza “psicopatologica” e apocalittica diventa il carburante politico che infiamma il fronte.
Molto più costruttivo trascurare gli irraggiungibili e mirare a tutti gli altri trovando con ciascun segmento strategie di dialogo diversificato (a seconda della posizione), non aggressivo e non impositivo.
Ma cosa accade nel frattempo? Accade che in questo bel quadretto teorico di persuasione positiva irrompe un dato di realtà forse imprevisto. Il dato di realtà è quello del nostro governo che obbliga ogni professione sanitaria (insieme ai docenti) a vaccinarsi.
A questo punto le strategie delle professioni si diversificano: i medici attivano immediatamente il pugno di ferro: sanzioni, sospensioni, radiazioni al personale che non si vaccina; gli psicologi invece che fanno? Tacciono!
Tacciono e basta! Nessun comunicato pubblico, nessuna posizione sulla situazione interna degli iscritti, nessuna sanzione annunciata, nulla. Ed intanto centinaia di colleghi fanno fronte comune facendo un ricorso a TAR gettando tutti gli altri colleghi nella vergogna più totale: l’unica professione sanitaria che organizza una fronda così ristretta facendola assurgere a posizione politica rilevante.
Inaudito, penserà qualcuno (come me), cosa avrà condotto i nostri vertici ad assumere una posizione così pilatesca in un momento così delicato della storia nazionale?
Siamo nel campo delle illazioni:
Forse avranno immaginato di gestire la propria minoranza no vax stimandola come molto bassa e quindi come trascurabile?
Forse avranno pensato di gestire i no vax interni sperando ad un loro ravvedimento finale? (ma senza avere alcuna strategia comunicativa verso i meno irriducibili, come immaginare una cosa del genere?)
Forse hanno temuto ripercussioni sul proprio gradimento (già di per sé basso), a causa di posizioni eccessivamente rigorose e legaliste?
Quello che a me appare invece molto chiaro è che come al solito la comunità degli psicologi partorisce una cultura istituzionale che definire deviante appare quasi eufemistico.
Eh no, noi non siamo una professione sanitaria come le altre, noi siamo quelli speciali, quelli che lo famo strano! A noi non sono dovute le stesse cautele protettive della collettività che sarebbero richieste a chi opera costantemente con il pubblico. A noi non è richiesto di rendere conto di ciò che facciamo nei nostri studioli privati. A noi non interessa cosa ci chiede il governo, il ministero della sanità, noi siamo al di sopra e al di là della legge.
A voi trarre le conclusioni (diagnostiche?) di una posizione del genere.
La totale mancanza di rigore e rispetto delle leggi che oggi descrive la nostra comunità professionale, in assenza di ogni sanzione possibile, neanche dichiarata, è in realtà lo specchio fedele e mortificante di una drammatica sottovalutazione dei problemi interni alla nostra comunità scientifica e professionale.
La nostra professione è piena di sacche antiscientifiche che per miopia o per omertà si sono volute totalmente ignorare nel nome della polifonia e della (falsa) integrazione epistemologica che noi siamo. Un conto è la ricchezza epistemologica delle professioni psi, un conto è tollerare al proprio interno laqualunque tanto per ingrossare le fila. Ci comportiamo proprio ome quei genitori contemporanei molto impacciati che piangono quando devono dire un "no" ad un loro figlio.
Siamo pieni di santoni, guru, invasati, seguaci di scaramanzie e credenze di ogni genere, gente che parla con gli angeli, con i demoni, con i morti, con le vite precedenti, con gli antenati, gente che confonde la professione con la propria fede religiosa e spesso col proprio bigottismo, gente che si sente in possesso di verità rivelate, gente che usa i propri strumenti come armi improprie, gente che parla di fisica quantistica, ma poi sbaglia i congiuntivi, gente che ha la formazione scientifica ed epistemologica di una pianta grassa (e mi scusino le piante grasse).
Il problema ce l'abbiamo proprio dentro casa: il nostro collega che crede ai microchip nel vaccino, alla modificazione del DNA, alla presenza di feti umani, alla grafite, alle conseguenze a lungo termine su cancro e impotenza.
Houston, abbiamo un problema….. Houston tace,
Nel frattempo sembra non esserci rimedio alla diaspora interna di queste sacche di superstizioni e ignoranze e non si vuole trovare modo di ostacolarle.
Ora si stanno organizzando sotto una bandiera nel silenzio generale e nell’ignavia delle nostre istituzioni. Aspettiamo la sentenza del TAR o vogliamo dire qualcosa?
Quando il ministero ci chiederà conto di cosa abbiamo fatto per far rispettare le leggi sulle vaccinazioni, mandiamogli questo video come rappresentativo della nostra fronda interna: morirete tutti tra 18 mesi!!!!
Con una inusitata
Con una inusitata tempestività, il Consiglio Nazionale degli Psicologi, evidentemente sollecitato dalle recenti vicende (il ricorso al TAR di alcuni iscritti contro l’obbligo vaccinale) emana in questa stessa serata (23/08/2021) un comunicato (https://www.psy.it/psicologi-sui-vaccini-serve-senso-di-responsabilita.html?fbclid=IwAR1vhFKA9nlBDk5JL3s3N6n6_KQTbJAVKvcGfRVM9FbJ8WdS9WCw82bLFwo) dove si fa appello al senso di responsabilità degli psicologi rispetto all’obbligo vaccinale.
Occorre usare però una lente di ingrandimento per cercare in questo comunicato a quale sanzione vanno incontro i renitenti al vaccino.
Ed eccolo il passaggio atteso:
“Va precisato che l’obbligo di vaccinazione è motivato dalla necessità di protezione dell’utenza dei professionisti che si occupano, in qualsiasi contesto (pubblico o privato) di tutela della salute. Infatti la sanzione di legge, comminata dalle ASL, comporta una sospensione non assoluta, ma limitata alle attività professionale che comportano interazioni in presenza con gli utenti, e quindi la possibile trasmissione della malattia.”
Tradotto in termini comprensibili, chi non si vaccina va incontro alla sospensione temporanea dell’attività professionale da parte della ASL di appartenenza ma solo dell’attività dal vivo. I colleghi no vax possono quindi continuare ad esercitare online la loro attività professionale.
Cosa pensare… se fossi un collega che sta facendo ricorso contro l’obbligo vaccinale, esulterei.