Sempre più studi suggeriscono che molti anziani mantengono l'interesse sessuale; ma devono spesso scontrarsi con disfunzioni varie. L'ultimo numero di Current Psychiatry affronta questo delicato problema che spesso sia il medico che lo psicologo tendono a sottovalutare.
Intanto è da sfatare il mito dell' "asessualità geriatrica". L'attività sessuale può spesso regalare emozioni positive. Hillman, nel suo "Clinical perspectives on elderly sexuality", definisce la sessualità come l'insieme del comportamento sessuale, dell'intimità emozionale e dell'identità di genere. Si dà per scontato che con l'età i cambiamenti fisici ed ormonali, ed il sopraggiungere di malattie croniche, riducano o annullino la sessualità. Ma il DSM5 puntualizza, come non avevano fatto le alte versioni del manuale, che le disfunzioni sessuali non cambiano con l'età.
Nelle donne, la fase di declino della funzione ovarica e la conseguente riduzione nella produzione di steroidi sessuali, estradiolo e progesterone, è riferita alla menopausa, indicativamente definita come la cessazione delle mestruazioni da circa un anno. La menopausa arriva tra i 40 e i 58 anni, la media è di 51. Il declino del testosterone nelle donne invece è più lento e graduale, e inizia verso i 40 anni. La perdita di estrogeni e di testosterone può portare a dispareunia per la diminuzione della lubrificazione vaginale, alla riduzione della capacità di raggiungere l'orgasmo, alla diminuzione del desiderio.
Negli uomini i livelli di testosterone raggiungono il loro picco tra la seconda e la terza decade, per poi decrescere gradualmente. La riduzione di testosterone si associa ad una riduzione della libido. Si aggiunge anche una disfunzione erettile, legata però anche ad altri fattori, quali difficoltà relazionali, sintomi depressivi, ipertensione, diabete, iperprolattinemia, …
Tuttavia molti studi sono concordi nel riportare che nella cosiddetta "terza età", tra i 70 e gli 85 anni, circa il 39% degli uomini e il 17% delle donne risulta aver ancora rapporti sessuali, anche se con una frequenza e intensità ridotti rispetto alle decadi precedenti.
Questi studi sono concordi nel dire che un benessere fisico e psichico, la possibilità di avere un partner vicino, si associano ad un'attività sessuale ancora presente e, di conseguenza, ad un aumento della sensazione di benessere di autostima. Ma le barriere al benessere sessuale aumentano con l'età: se da un lato diventa sempre più difficile avere un partner sessualmente attivo, dall'altro aumentano malattie come la depressione, il diabete, le malattie cardiovascolari, le malattie sistemiche in generale.
Parlare di sessualità diventa quindi per il paziente geriatrico ancora più difficile, perché lui stesso pensa che "tanto, non c'è più niente da fare". Invitandolo invece a discutere della sua vita sessuale si enfatizza il fatto che anche questo è importante per il suo benessere complessivo. Una fattiva collaborazione con il medico di medicina generale può aiutarlo ad accettare alcuni esami diagnostici che ci possono dire molto su tutta la sua salute. E' importante poi conoscere i suoi comportamenti, ma anche i suoi desideri, e condividerne la fattibilità o meno. E' importante conoscere quali farmaci assume, se c'è una sovraprescrizione, sapere quali possano interferire con la sua vita sessuale.
E' dimostrato che parlare di sessualità in modo rispettoso ed empatico aiuta il paziente a comunicare non solo con il suo terapeuta, ma anche con il suo partner; lo aiuta a raccogliere informazioni sulle sue problematiche e a studiarne le possibili soluzioni.
Per approfondire….
Chow Elaine, Hategan Ana, Bourgeois James, When it's time for 'the talk': Sexuality and your geriatric patient. A sexual history is an essential part of the comprehensive psychiatric evaluation. Current Psychiatry 2015 May;14(5):13-19, 29-30.
Ivan Illich, Nemesi
Ivan Illich, Nemesi Medica….
In effetti mi confonde il passaggio discontinuo dal titolo al testo tra persona anziana e paziente anziano.
Tra gli aspetti della depressione c’è la mancanza di ruolo sociale, soprattutto nelle donne casalinghe.
Essere sessualmente attivo è uno scopo sociale riconosciuto solo nel maschio eterosessuale, che va in pensione più tardi, mantenendo appunto un ruolo sociale più a lungo. Questo giustifica la minore depressione sessuale nei maschi, che vivono anche molto meno, mentre le statistiche citate mettono insieme fasce d’età non corrette per la speranza di vita.
L’articolo mi fa subito
L’articolo mi fa subito pensare, al di là dell’invecchiamento sano, ecc… a quel che vedo accadere nella struttura presso la quale conduco gruppi… soprattutto al centro diurno per pazienti AD … ma anche nei nuclei dedicati ad altre demenze. Nascono storie, fluidamente scoppiano confondendo nomi e volti. E’ affascinante e tenero, lo sarebbe ancora di più se non fosse triste per alcuni parenti-caregivers che riscoprono la gelosia dopo decenni e decenni. Non posso fare esempi, nemmeno romanzando un po’, posso solo accennare alle storie che arrivano alle mie orecchie sono almento 4-5 l’anno. E tutte comprendono passione e affettività con proiezioni naturalmente delle immagini dei coniugi reali del tempo che fu (tranne quando alcuni tolgono la vera dal dito dicendo che non si sa mai… 🙂 )
Come accennavo anche a
Come accennavo anche a Manlio, dobbiamo sempre dedicare attenzione all’aspetto della sessualità nei nostri pazienti, e non dare nulla per scontato. Come l’idea dell’ asessualità nel paziente geriatrico. E infatti, come ben sottolinei, quando ci soffermiamo su questi aspetti nascono delle sorprese, come quelle che ci indichi tu…
Lo scopo dell’articolo non
Lo scopo dell’articolo non era quello di dare nuovi farmaci o inventare nuove patologie nel paziente anziano (tanto per rimanere in tema con la Nemesi medica di Ivan Illich), quanto cercare di non trascurare questo aspetto nei nostri colloqui. Con uomini, ma anche con le donne della terza età .
Grazie per le tue osservazioni che sono sempre stimolanti.