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Salute mentale, psichiatria e oltre. Verso uno standard di personale nei modelli organizzativi dipartimentali?

22 Dic 16

A cura di Vittorio Di Michele

Nel mio girovagare per l'Italia, fra congressi, workshop e corsi di formazione, discutendo con amici e colleghi, ho maturato la certezza che nulla è di piu' variabile della dotazione organica dei servizi di salute mentale.
Devo dire in verità, che anche sulle prassi, sui protocolli, sulle consuetudini operative, si osserva una certa variabilità, ma la qualità professionale che offriamo alla clientela, è davvero eccellente.
Nella casistica della mia regione, correlando le prestazioni con la dotazione organica dei vari centri di salute mentale, si osserva una stretta interdipendenza fra queste due variabili.
Tuttavia osservo che le differenze fra regioni che chiamerei virtuose e regioni in piano di rientro (se non addirittura commissariate) spesso si fanno stridenti sul piano della dotazione organica.
Dotazione organica ovviamente di tutte le figure professionali: psicologi, tecnici della riabilitazione, assistenti sociali e via discorrendo.
Un vecchio Progetto Obiettivo datante ormai oltre 16 anni (il 1998-2000), aveva provato a stabilire uno standard di personale correlato con la popolazione, e ancorchè ampiamente disatteso in molti luoghi, ha comunque avuto il pregio di stabilire una soglia numerica, sulla quale le direzioni strategiche aziendali e i dipartimenti del personale, devono fare i conti, prima di dare sfogo alla creatività delle mitiche "piante organiche".
La salute mentale purtroppo è spesso una Cenerentola, e in  molte circostanze è una bancomat, dal quale attingere per costruire ex novo o valorizzare quelle che spesso i direttori generali definiscono le "eccellenze" delle loro azienda sanitarie.
Con una certa irritazione rilevo che nella nostra veste di consulenti ospedelieri, siamo chiamati a risolvere situazioni sociali prive di alcuna valenza medica, trattare le agitazioni e gli stati confusionali post-chirurgici, affrontare le condotte disturbanti di etilisti, tossicomani,  e soggetti che conducono eistenze marginali, affrontare problemi comportamentali di minori, anziani con malatie neurodegenrative, epilettici o oncologici. In altre situazioni siamo chiamati a tutte le ore del giorno e della notte, a sopperire alle distorsioni cognitive di amici e colleghi che reificano e ingigantiscono un disturbo mentale, omettendo segni e sintomi clinici di patologie internistiche e chirurgiche, sulle quali non hanno alcuna voglia di completare l'iter diagnostico.
In breve siamo indispensabili per tante situazioni in cui siamo inappropriati e inutili, ma siamo inutili e ridondanti, per quello che invece dovrebbe essere il nostro core business: il giovane adulto, la mezza età e la tarda adolescenza.
Vorrei stimolare una discussione sull'argomento.
Buon Natale e auguri di un felice nuovo anno a tutti!

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