Come noto i modelli della psicologia e della psicoterapia sono molteplici. Dalla psicoanalisi al cognitivismo, dagli approcci fenomenologici al comportamentismo puro… insomma una sorta di giungla rispetto alla quale molti utenti possono apparire disorientati.
Con l'aiuto della collega Anna Barracco, sulla scia di un quesito a suo tempo presentato ad un servizio di consulenza on line da me diretto, cerchiamo oggi di proporre ai nostri lettori alcune riflessioni sul tema.
Di seguito il quesito e la risposta della collega.
Gentili esperti, anzitutto vorrei ringraziarvi per il servizio che rendete al pubblico, con le vostre risposte, sempre preziose. Ho dei dubbi sulla scelta del terapeuta giusto, nel senso che non sono sicuro in base a cosa scegliere, non avendo avuto nessun consiglio, e non avendo nessun criterio. Prendendo informazioni, anche in rete, ho scoperto che esiste un'enorme quantità di scuole di psicoterapia, allora mi chiedevo se non fosse importante tenerne conto prima di cominciare un percorso terapeutico. So anche che è fondamentale che ci sia una certa sintonia tra paziente e terapeuta, perché tutto possa funzionare. Ma dando per scontato questo ci possa essere, esiste un criterio grazie al quale, per esempio, in base a certi disturbi una persona possa essere più facilmente aiutata da un terapeuta di scuola di psicoterapia cognitivo comportamentale o psicoterapia integrata, invece che da uno specializzato in terapia breve strategica, che qualcuno mi ha detto che si adatta per piccoli disturbi e/o fobie? Vi ringrazio e vi abbraccio
Gentile Alessandro, dagli studi sull'efficacia delle psicoterapia si evince abbastanza chiaramente che ciò che funziona in una cura, al di là dei riferimenti di scuola, è proprio la qualità della relazione che si instaura fra il paziente e il terapeuta. Certo questo non è prevedibile a priori, e anzi un buon terapeuta può essere tale per un paziente, e risultare invece non adatto ad un altro, indipendentemente, persino, dal disturbo lamentato. Ogni terapeuta, in ogni caso, in genere, matura uno "stile" personale, che è il risultato degli studi fatti, delle esperienze di vita e delle esperienze professionali, e in genere questo lo porta anche a specializzarsi su un determinato segmento di pazienti, sia come fascia di età che, a volte, come tipo di disturbo presentato.
Il consiglio che posso darle è, innanzi tutto, quello di immaginare quale potrebbe essere per lei, l'incontro migliore, rispetto alle sue aspettative. Per esempio, desidera avere un rapido sollievo, essere liberato dal suo sintomo? Oppure è propenso a inserire, fin da subito, la sua sofferenza all'interno di una riflessione più profonda sulla sua storia? E' interessato, cioè, a comprendere meglio che cosa questo "campanello d'allarme" può significare nella sua vita, e quindi provare a cogliere l'occasione di una più profonda trasformazione della sua struttura caratteriale e di personalità?
E ancora: immagina un intervento individuale, o preferirebbe un lavoro di gruppo? Immagina un terapeuta uomo o una terapeuta donna? Ovvero questo elemento non "significa" nulla per lei, dal momento che intende l'intervento psicoterapeutico alla stregua (più o meno) di qualsiasi intervento "tecnico", e dunque le variabili personali sono per lei poco significative? E' importante che lei si soffermi su queste domande. Se desidera un intervento rapido, in cui la tecnica e il sintomo si confrontino in primo piano, penso sia meglio che Lei scelga un approccio cognitivo-comportamentale o anche breve e strategico. Invece, se è incuriosito da ciò che un percorso psicoterapeutico può svelarle, se da' importanza alla valenza filosofica dell'incontro e del dialogo, se è incuriosito dalla vita onirica e dall'approfondimento del mondo interno, direi che sarebbe meglio che optasse per un approccio psicoanalitico, gestaltico, o bionergetico.
Lettura suggerita
Guida alle scuole di psicoterapia riconosciute dal Murst
Se desidera incontrare un gruppo, può optare per lo psicodramma moreniano o analitico. Nella mia esperienza, devo dire che i migliori invii sono quelli che avvengono per un "incontro diretto", anche se mediato. Per esempio, la maggior parte dei pazienti che arrivano nel mio studio, arrivano perché sono rimasti favorevolmente colpiti da un'intervista che hanno letto, o perché amici e colleghi, o anche un medico, hanno parlato loro di me.
Per cui un buon sistema, a mio avviso, è quello di lasciarsi "chiamare", scegliere da ciò che si incontra su internet, e che attira. Nulla le impedisce, fra l'altro, di fare un colloquio esplorativo con più di un Collega, e di affidarsi, poi, a ciò che le dirà il cuore.
Con viva cordialità
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