Come stabilito dalla Commissione Nazionale per la Formazione Continua, anche nel triennio 2014-2016, il professionista della salute sarà vincolato ad acquisire 150 crediti ECM. La possibilità di ottenerli interamente tramite sistemi di Formazione A Distanza (FAD) rappresenta un’interessante novità al riguardo e merita un approfondimento.
L’offerta in e-learning di corsi ECM, soprattutto per i medici, si presenta decisamente variegata e può consentire, grazie alle frequenti sponsorizzazioni delle case farmaceutiche, l’accesso gratuito al sistema formativo.
Meno spazio sembra dedicato alla categoria degli Psicologi e in special modo alle sue specificità. I corsi che ne contemplano l’accesso sono spesso rivolti a una molteplicità di professionisti della salute, scelta che implica l’approfondimento di tematiche e competenze trasversali e l’esclusione di conoscenze e tecniche specifiche della professione (laddove siano ben definite).
La larga maggioranza dell’offerta didattica non prevede un’interazione diretta docente-discente ma presenta i propri contenuti sotto forma di pdf, secondo il modello dell’autoapprendimento. La procedura di accertamento dell’efficacia formativa prevede la compilazione online di un questionario a risposta multipla e, al superamento della soglia minima di riposte corrette (75%), si conclude con il rilascio della relativa attestazione. L’accesso alla piattaforma informatica risulta vincolato all’inserimento dei propri dati identificativi personali.
Decido di sperimentare l’efficacia di questo sistema sul campo e in ruoli differenti, quindi, con la complicità di un amico medico e a suo nome, m’iscrivo a due corsi, il secondo dei quali aperto anche agli psicologi.
Nel primo caso, ho stampato i materiali e letto velocemente i principali contenuti, che in questa circostanza approfondivano argomenti a me familiari. Iniziata la compilazione del questionario di apprendimento, mi sono accorta di non avere alcun tempo limite per l’invio. Di conseguenza, con la dispensa didattica a disposizione (utile per controllare la correttezza delle risposte dubbie) superare subito la prova è stato decisamente semplice. Del resto, in caso d’insuccesso, avrei potuto ripetere la verifica per un numero illimitato di tentativi.
In sintesi, quindici crediti ECM (categoria medici), pari ad altrettante ore di studio individuale, mi sono costate circa un’ora e mezza di applicazione.
La mia seconda prova, più ambiziosa, è consistita nel tentativo di acquisire 25 crediti ECM, relativi a un argomento a me sconosciuto, senza leggere nemmeno una parola dei testi messi a disposizione e nel minor tempo possibile. Entrata attraverso l’account del mio “complice” medico (solo successivamente mi sono accorta che il corso era aperto anche agli psicologi: non lo avrei mai sospettato, considerando l’argomento e la quantità di contenuti dedicata alla spiegazione dei processi biochimici e della posologia farmacologica), resa più audace dalla precedente esperienza, ho deciso di cambiare strategia: non leggere nulla e affidarmi allo strumento ricerca messo a disposizione da Adobe. Praticamente, grazie all’assenza di un tempo massimo di risposta al quesito, ho avuto modo di rintracciare volta per volta i termini citati all’interno del testo (ad esempio, il nome di un enzima o di un farmaco) ricavando, talora immediatamente, talora meno prontamente, la risposta al quesito posto. Sarebbe comunque stato possibile dirimere gli eventuali dubbi attraverso una semplice ricerca in internet, che rimane a disposizione dell’utente.
Risultato: ho acquisito gli ambiti 25 crediti ECM al costo di circa un’ora e un quarto di lavoro, quando avrebbero dovuto implicarne circa, appunto, 25.
Non entro nel merito dei contenuti formativi proposti, non potendo disporre, in questo caso, di competenze specifiche a sostegno del giudizio (ma l’impressione è comunque molto positiva: argomenti scientificamente rilevanti e attuali, contenuti ben sintetizzati e calati nel contesto della pratica clinica). Devo anche dire che, per “osmosi da ricerca coatta”, ho imparato qualcosa anche in questo modo (anche se temo che il processo di memorizzazione a lungo termine avrebbe richiesto tempi più lunghi).
Ma la modalità di accertamento dell’avvenuto apprendimento suscita quanto meno perplessità. Praticamente chiunque (a quanto pare, anche non il diretto interessato) e in tempi decisamente brevi (indubbiamente variabili in base alla familiarità con l’argomento, ma comunque molto ridotti) può acquisire i crediti che desidera investendo un impegno di gran lunga inferiore a quello certificato, avvalendosi di strategie che minimizzano la portata dell’applicazione personale e il relativo valore del corso in termini di reale acquisizione delle competenze.
La proporzione impegno-risultato appare quantomeno sbilanciata, soprattutto se confrontata con le risorse messe in campo da chi partecipa ai classici corsi d’aula, obbligato a presenziare per un numero di ore corrispondente (o, nel caso di workshop, quasi pari) a quello dei crediti, e vincolato a compilare un questionario in presenza di un limite temporale definito (anche se spesso, in questo contesto, la fase valutativa si trasforma in una sorta di “lavoro di gruppo”).
Le problematicità emerse nel contesto e-learning rispetto alle procedure di valutazione dell’ apprendimento sollevano questioni spinose anche sul versante organizzativo. Un professionista della formazione online che desideri investire nel circuito formativo ECM predisponendo, consapevole delle citate criticità, vincoli più serrati alle procedure di fruizione dei materiali didattici e di compilazione del test, si troverebbe subito escluso da quella parte dell’utenza focalizzata, piuttosto che sugli aspetti qualitativi del servizio, sull’obiettivo di acquisire crediti nel modo più veloce e “indolore” possibile.
Questa breve sperimentazione solleva interrogativi, forse non oziosi, di diversa natura: tecnici, deontologici e “di senso” (la logica che dovrebbe sostenere gli ECM si è rivelata debole? Sotto quale profilo? In che modo potrebbe essere ripensata?).
Se questi crediti, come dichiarato, dovrebbero rappresentare per il professionista la quantificazione dell’impegno investito, anche in termini temporali, nell’aggiornamento, riqualificazione e sviluppo delle proprie competenze, qualcosa deve essersi perso, come spesso accade, nel percorso che collega le intenzioni all’operatività.
Vivo questo problema come uno
Vivo questo problema come uno dei segnali di deterioramento dell’autoconsapevolezza dei medici, sempre più integrati in processi burocratici che ne indeboliscono le capacità critiche. Gli ECM sono ormai ridotti alla prassi di “raggiungere gli obbiettivi di budget”, tant’è che ormai quello che interessa e’ averli fatti, non quanto si è appreso: e questo non solo nella FAD, ma anche negli ECM d’aula, dove ben difficilmente c’è chi non passi la prova finale ( già di per se squallida peraltro. Si salvano forse alcuni ambiti di formazione sul campo tipo la BLS). Nella mia azienda ospedaliera, come in altre, da qualche anno ti trovi iscritto ad ECM-FAD obbligatori, e se non assolvi l’obbligo vieni penalizzato con trattenute sullo stipendio ( nelle voci relative al raggiungimenti dei risultati). Ma quali sono i risultati: quelli della formazione del medico , o degli obbiettivi raggiunti dagli uffici formazione? Ovvero percentuale di chi ha assolto gli obblighi, e percentuale di chi ha avuto risultato positivo su tutti i partecipanti? Come dire che prevale il bisogno aziendale sul bisogno di formazione dei professionisti.