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STALIKING E FEMMINICIDIO: UNA GUIDA ALLA LIBERTA’ – INCONTRO CON L’AUTORE PIETRO BATTIPEDE

19 Set 16

A cura di Rossana Putignano

Dott. Pietro Battipede, vice questore della Polizia di Stato, ha scritto diversi romanzi giallo-polizieschi per ragazzi dai contenuti altamente sociali ed educativi, nei quali la trama si sposa con le tematiche dell’educazione alla legalità. Ricordiamo in particolare quelli delle collane “Mark il piccolo detective” (Secop Edizioni) e “Le indagini del giovane Pallock” (Curcio Editore). È anche autore di noir e thriller, tra cui Ingiustizia sotto pelle (Secop 2008), La città degli ultimi (Palomar 2009), L’ultima risonanza (Falzea 2010), Il colore nero del limone (Secop 2012), Colpevole di omicidio futuro (Il Grillo Editore 2014), Una Storia diversa (Edizioni Fasidiluna 2014). Ha inoltre firmato numerosi saggi giuridici. 

R: Venerdi 2 Settebre u.s, a Cassano delle Murge (Ba) si è tenuto un evento importantissimo sul tema del femminicidio. Abbiamo parlato dei comportamenti di stalking che molto spesso esitano nell'omicidio. Siamo tutti sconvolti dalla statistica sui femminicidi che vede ogni giorno due donne ammazzate. Lei è stato il perno dell’evento con la presentazione de lsuo libro “Io non ho paura”.Cos’ è per lei la PAURA?

P: È sicuramente un sentimento che va preso a piccole dosi e soprattutto in certe situazioni va razionalmente gestito. Questo concetto è alla base dell’idea di scrivere il saggio “Io non ho più paura” . Il saggio si rivolge a tutti, non solo alle donne, allo scopo di trasmettere alcuni principi fondamentali che non sono solo giuridici ma consigli per fronteggiare le diverse e, spesso, tragiche situazioni che si possono incontrare nella vita. In particolare, occorre dire alle vittime con coraggio e coerenza, che per uscire da situazioni del genere occorre acquisire una consapevolezza nell’affrontare il dramma, avvalendosi certamente dell’apporto di istituzioni, enti e quant’altri possono concorrere.
 
R: Ci spiegherebbe brevemente di cosa parla il suo libro?
P: Il saggio segue un percorso diverso dal solito: vuole intraprendere una strada che possa avvicinarsi alle tematiche della vittima fornendole degli strumenti pratici oltre che giuridici prima per affrontare la situazione, poi per tentare di “negativizzare” la problematica in questione. Infatti, il saggio contiene un’intervista a due donne violentate i cui racconti, pur essendo estremamente diversi, riconducono alla stessa tematica. Inoltre, è riportata una lettera di una donna violentata a livello più psicologico che fisico, una lettera rivolta a sua figlia, non ancora nata, in modo che nel futuro avrebbe potuto nel tempo comprendere quello che sarebbe potuto accadere anni prima alla stessa genitrice. Vi è poi il parere del criminologo e della psicologa  sulle interviste realizzate, al fine di poter dare al lettore o lettrice un panorama  più chiaro sulla problematica trattata. Vi è poi l’apporto di un esperto informatico per quanto riguarda i reati di violenza attraverso web e nelle ultime pagine una modulistica che possa aiutare a compiere quegli atti anche di carattere giuridico, quali la querela, le richieste di ammonimento, la denuncia ed altro onde evitare, in certi casi, di poter rendere la querela , almeno inizialmente, una inutile pubblicità deleteria in danno della stessa vittima.

R: E’ stata molto interessante, a mio avviso, l’intervista che ha effettuato alla testimone di nome CHIARA. Colui che le avrebbe tentato di farle del male è ancora in regime carcerario.   Cosa prevede nel futuro per questa donna, ovvero, è possibile che l’umo possa tornare a perseguitarla nel tentativo di una vendetta?
P: Rispetto all’ intervista che è stata effettuata, la donna la stessa, purtroppo, qualche mese dopo è venuta a conoscenza che l’ex marito, ristretto in una casa circondariale in Sicilia, era uscito per termine custodia. Ovviamente, dal quel momento la sua vita si è sensibilmente complicata nel timore, più volte manifestato, non di subire ulteriore violenza livello personale ma qualsiasi altra forma di violenza che, in un modo o nell’altro, potesse indirizzarsi ai propri figli.
 
R: Ascoltando l’intervista, gentilmente  da lei concessa in sede di convegno, mi ha sorpreso molto la sua capacità di ascolto e di empatia nei confronti della vittima. Immagino che dietro ci sia tanta esperienza ma anche, credo, predisposizione., umanità, capacità di mettersi nei panni dell’altro…Ritiene che siano caratteristiche indispensabili negli operatori appartenenti alle forze dell’ordine che si occupano delle vittime di violenza o  occorrerebbe  loro una sensibilizzazione?
P: Dopo tanti anni sono riuscito a  comprendere che, in casi di violenza alle donne soprattutto, occorrono una serie di elementi che spesso non vengono applicati non per mancanza di delicatezza o di predisposizione  ma semplicemente per carenza di formazione specifica; ad esempio,  a mio avviso occorrerebbe che in certi uffici di polizia presso i PS, il personale preposto dovrebbe essere selezionato attraverso specifici corsi di aggiornamento professionale tenuto anche e, soprattutto, da psicologi esperti,
 
R: In qualità di psicoterapeuta ritengo che sia notevolmente aumentato il numero dei disturbi di personalità che possono condurre anche all’omicidio. Purtroppo, non ho dati alla mano per poter dichiarare con certezza. Che cosa pensa a riguardo?
P: Io non credo che si possa parlare di un aumento dei disturbi di personalità rispetto al passato; penso invece che ci sia una maggiore partecipazione delle vittime ai soprusi, e questo può indurre a  pensare a quello che si è detto.
 
R: Quanto peso invece può avere l’inversione dei ruoli ai quali oggi assistiamo, o meglio, l’autonomia di pensiero e l’emancipazione della donna vs un’ immaturità affettiva dell’uomo che non riesce a starle al passo?
P: La donna deve seguire il suo percorso di continua emancipazione ma probabilmente anche l’uomo deve avere una consapevolezza, ovvero, che la sua presunta emancipazione o ancora in formazione, debba essere sottoposta a continui aggiornamenti in linea con i tempi.
 
R: Crede davvero allo stereotipo della donna come essere “fragile” e indifeso o esistono, a  Suo avviso, delle donne aggressive che potrebbero indurre l’uomo a commettere dei crimini sulla loro persona? Certo questo non giustifica nessun tipo di atto violento…
P: Stiamo attenti quando si parla di fragilità delle donne vittime di violenza perché ogni caso va studiato, ogni caso è fine a se stesso, certamente il numero di donne violentate dal punto di vista economico, fisiologico morale ecc.. è in netto aumento ma dobbiamo necessariamente tenere in considerazione, soprattutto gli addetti ai lavori, che spesso si possono riscontrare delle donne che da vittime diventano carnefici. Un esempio che spesso accade è quello riferito alla violenza che una donna effettivamente subisce assumendo i connotati di vittima sino a  quando, con la separazione e l’affidamento dei figli, assume la nuova qualità  di carnefice.
 
R: A quale tipo di prevenzione sta pensando? Personalmente vorrei che ci si concentri più sui bambini dai 0 a 3 anni per lo sviluppo di una popolazione più sana. Potremmo intraprendere un discorso del genere sulle coppie genitoriali o ritiene che non siamo ancora pronti per un simile cambiamento?
P: Se di cambiamento parliamo, non possiamo non pensare, a mio avviso, di coinvolgere in modo serio partecipativo, tutti gli attori preposti nei vari settori alla difesa anche delle donne. In un percorso e in un circuito nel quale, qualsiasi forma do protagonismo debba lasciare spazio alla partecipazione e al gioco di squadra perché parliamo di violenze di vite spezzate e di drammi. Occorre, però, soprattutto al volontà politica, sociale, istituzionale e personale per giungere a un traguardo del genere,
 
R: Che progetti futuri, letterari intendo, ha ancora nel cassetto dei suoi sogni? Se vuole anticipare qualcosa…
P: Ci sono diverse idee che ho nel cassetto della mia mente ma in questo momento credo sia necessario continuare a seguire la tematica in argomento e sono convinto che il prossimo lavoro verrà fuori sul percorso intrapreso.
 
IL PARERE DEGLI ESPERTI:
 
AVV. ANTONIO LA SCALA
Presidente Ass. Nazionale delle Famiglie e degli Amici delle persone scomparse.
 
“Purtroppo la legge 119/2013 sul cd. femminicidio e tutela di altre fasce deboli, non ha sortito gli effetti sperati perché i casi di femminicidio  non mi risultano diminuiti, anzi, tanto ben venga un forte lavoro di prevenzione, che purtroppo sarà lungo e complesso, ma prima di tutto dobbiamo garantire che gli assassini rimangano in carcere e le norme oggi, se applicate con coraggio e con determinazione, esistono già (art. 575, 576 e 577 oltre che art. 61 codice penale)! Il problema vero è la solitudine della donna dal momento della denuncia al momento  della condanna del marito o compagno violento! E su questo dobbiamo lavorare! Garantire un’effettiva tutela alla vittima! Altrimenti rimarranno solo chiacchiere!! Dall’Ottobre 2013 la querela per il reato di maltrattamento che spesso precede l’omicidio è irrevocabile, ossia non può essere rimessa se non innanzi l’autorità giudiziaria e non più davanti ai carabinieri e alla polizia! Ciò consentirà al giudice di valutare se la vittima è realmente intenzionata a toglierla!!! E’ una importante novità che pochi ancora conoscono!”
 
 
DOTT.SSA FRANCESCA SARACINO 
 Biotecnologa Forense, specializzata in Criminalistica applicata, Fondatrice unica e Presidente dell’Associazione No Profit “Cold Case Italia”, nata per cercare di dare un contributo di sensibilizzazione presso le istituzioni sui casi irrisolti che ci sono in Italia.
 
“Oggi lo straordinario sviluppo delle biotecnologie nelle scienze forensi permette di poter ricavare un profilo genetico da una singola cellula (e dunque, da pochissimo materiale biologico). Questo era impensabile fino a 3-4 anni fa. Questo fa capire, dunque, quanto rapide ormai siano le acquisizioni in questo senso. Oggi queste biotecnologie estremamente più sensibili ci permettono di estrapolare un profilo di DNA anche da materiale biologico molto degradato e questo lo rende molto interessante dal punto di vista dell’applicazione per quanto riguarda i cosiddetti casi irrisolti anche molto datati. Oggi la ricerca e la scienza ci possono dare un grande aiuto a risolvere casi per cui, fino a qualche anno fa, non vi era nessuna speranza di risoluzione ma tutto questo deve essere accostato alla professionalità di chi lavora in questo campo. I veri professionisti forensi sono quelli che nel silenzio dei loro laboratori, studi legale cc.. lavorano affinché una qualche verità venga a galla.. Chi, invece, fa i salotti televisivi sfruttando il mezzo televisivo stesso per farsi solo pubblicità non è un vero professionista ma solo una persona che, attraverso la spettacolarizzazione del dolore delle vittime e delle famiglie tira acqua al proprio mulino. Oggi la TV spazzatura è uno dei punti critici del nostro sistema legislativo: troppi processi si fanno in TV e questo compromette in maniera irreparabile e, molto spesso, fuorviante quello che è l’esito di un processo”.
 
 

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