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Su Peirce e la concezione operativa di gruppo

3 Nov 16

A cura di Leonardo Montecchi

Su Peirce e la concezione operativa di gruppo.
 
Il mio compito in questo incontro e' mostrare come il pensiero di Peirce sia parte dello Schema  di riferimento della concezione operativa di gruppo.
 Enrique Pichon Riviere nel 1953 fonda a Buenos Aires la prima "scuola privata di Psicologia Sociale"
il cui compito e' "imparare a pensare, che vuol dire costruire un ECRO ( Schema concettuale di riferimento e operativo)(…)
Che definisce "come un insieme organizzato di concetti generali,teorici, riferiti ad un settore del reale, a un determinato universo del discorso che permettono una approssimazione strumentale all'oggetto particolare (concreto)."
Il sottotitolo della sua opera e' dalla psicanalisi alla psicologia sociale che per Pichon Riviere e' già presente nell'opera di Freud, soprattutto da psicologia delle masse ed analisi dell'io e ritiene che la sua scuola sia una "democratizzazione" della psicanalisi  e questo implica una rottura con la "ortodossia" psicoanalitica.
Infatti nell'ECRO confluiscono le idee di Freud e Melania Klein, ma anche di Kurt Lewin, Jakob Moreno e soprattutto di George Mead definito da Pichon: "il gran precursore di questa disciplina".
George Mead  sviluppa l'interazionismo simbolico a partire dal pragmatismo. 
Il pragmatismo si ritrova nella concezione operativa di gruppo per esempio nel criterio di operatività che secondo Pichon Riviere:
" nel nostro schema rappresenta ciò che negli altri schemi e' il criterio tradizionale di verità (l'adeguamento di ciò che è pensato o enunciato all'oggetto)."Cioè non ci interessa di fronte ad una situazione sociale concreta che una interpretazione sia esatta ma la possibilità di modificarla creativamente secondo un adattamento attivo alla realtà ".
Questo criterio e' legato alla valorizzazione della prassi che, nella concezione operativa deriva dal materialismo dialettico.
 Peirce in una polemica anticartesiana dice che a differenza di Cartesio che riduce il criterio di verità a "e' vero ciò di cui sono fermamente convinto" 
nelle scienze "in cui gli uomini( e non il singolo) giungono  davvero ad una conclusione comune, quando una teoria e' stata proposta, la si mette alla prova (pratica, criterio operativo)fino a che non si è raggiunta la conclusione comune"
La concezione operativa è molto vicina al pragmaticismo anche per quanto 
riguarda l'esistenza di una realtà indipendente dal soggetto.Per noi il soggetto è il prodotto di un vincolo con l'oggetto, il vincolo è una forma in 
movimento: un gestalt gestaltung. Si tratta di un soggetto collettivo, anche 
Peirce sostiene che "come individui singoli non possiamo ragionevolmente 
sperare di arrivare a quella filosofia definitiva che perseguiamo; possiamo 
solo cercarla per la comunità dei filosofi."
L'oggetto è un termine molto usato in psicanalisi, possiamo qui brevemente 
ricordare che esistono due linee contraddittorie in Freud  che da una parte parla 
di Narcisismo primario come base dello psichismo, questa posizione si sviluppa 
nella psicologia dell'io di Hartmann che ha dominato negli Stati Uniti negli 
anni 50 con l'idea  di "una sfera dell'io libera da conflitti" e prosegue con Bela Grumberger e la sua teoria di una condizione "anoggettuale",
dall'altra sempre in Freud troviamo l'oggetto come costituente il soggetto in Psicologia delle masse ed analisi dell'io. Questa posizione la ritroviamo sviluppata nella teoria delle relazioni oggettuali che parte da Melania Klein e continua con i suoi allievi Bion ,Rosenfeld e Melzer. 
Questa e' anche la linea di Lacan che a differenza della scuola Inglese introduce esplicitamente la dialettica hegeliana nella psicanalisi.
Pichon Riviere critica in Lacan la concezione del soggetto idealista. Si pone come Marx nei confronti di Hegel riportando il materialismo dialettico in psicanalisi, Bleger e Bauleo seguono questa via che noi continuiamo per quanto riguarda la concezione della realtà. 
Che cosa intenda la concezione operativa per realtà e' ben detto da José Bleger nella Psicologia della Conducta che cita  Gramsci  dei Quaderni dal carcere che nel quaderno 11 dice:
" <<Oggettivo>> significa proprio e solo questo: che si afferma essere oggettivo, realtà oggettiva, quella realtà che è accertata da tutti gli uomini, che è in- dipendente da ogni punto di vista che sia meramente particolare o di gruppo. Ma in fondo anche questa è una particolare concezione del mondo, è una ideologia.Tuttavia questa concezione, nel suo insieme e per la direzione che segna, può essere accettata dalla filosofia della praxis (…)"
E in questa concezione della realtà in rapporto ai soggetti torniamo al nodo che lega il pragmaticismo, la concezione operativa di gruppo e la filosofia della prassi cioè la possibilità di conoscere l'oggetto che è' indipendente dal soggetto ma a cui è' legato da un vincolo in continuo movimento che produce a seconda dei casi una fuga dalla realtà o un adattamento passivo. Noi lavoriamo per un adattamento attivo.
Cosa significa concretamente? Porterò alcuni esempi ma prima mi devo riferire ad alcuni termini che usiamo e a come questi termini potrebbero essere tradotti nella semiotica di Peirce.
Per esempio il compito che per Pichon Riviere e' l'elemento fondante del gruppo e che si scompone in pre compito ,compito e progetto veniva definito da Armando Bauleo, seguendo Althusser un oggetto astratto, nel senso che è un oggetto immateriale, ma è' pur sempre un oggetto esterno agli integranti del gruppo che producono la loro soggettività attraverso il vincolo con questo oggetto astratto.
Per questo, secondo me, può fare pensare all'oggetto dinamico di Peirce  e' il riferimento che troviamo nell'ECRO cioè "il segmento di realtà su cui si pensa ed opera". Nel processo gruppale di lavoro sul compito si producono emergenti che sono vincolati al compito così come il segno e' vincolato all'oggetto dinamico. Peirce definisce il segno come " qualcosa che sta a qualcuno per qualcosa sotto qualche rispetto o capacità " Pichon Riviere definisce la "qualità emergente come una qualità  nuova che  ci rimanda , come segno  a una situazione implicita"
Quindi possiamo pensare all'emergente come ad un segno che sta a qualcuno. Chi è' questo qualcuno? Penso che il qualcuno sia l'interpretante nel triangolo semiotico o l'interpretazione nella concezione operativa. Ma come l'interpretante non deve essere confuso con l'interprete, così l'interpretazione non deve essere confusa con il coordinatore del gruppo.Per Pichon " la interpretazione coincide con la decodificazione del senso dell'emergente" per Peirce "Un segno deve avere un'interpretazione o significazione o, come lo chiamo io, un interpretante".
Il triangolo semiotico : oggetto, segno, interpretante che a sua volta ridiventa segno per una fuga degli interpretanti, si relaziona al processo gruppale che si sviluppa attorno ad un compito e rimane aperto in una forma a spirale, secondo Pichon se questa spirale dialettica di apprendimento della realtà  si chiude in un cerchio appare lo stereotipo come struttura patogena.
Allo stesso modo la fuga degli interpretanti che possono essere emotivi, energetici e logici si può chiudere in un interpretante logico finale che Peirce definisce abito.L'abito è' una regola d'azione, Peirce dice che "l'essenza della credenza e' lo stabilirsi di un abito e differenti credenze si distinguono per i differenti modi di azione che fanno sorgere"
 Credo ci sia una affinità fra l'abito come lo intende Peirce e lo stereotipo di cui parla Pichon Riviere.
Si tratta di inferenze del tipo: "se questo allora quello" assomigliano molto anche ai riflessi condizionati di Pavlov: il campanello che suona produce una salivazione nel cane abituato ad avere la presentazione del cibo al suono del campanello.
Massimo Bonfantini ci parla di connessioni o inferenze della nostra prima infanzia che sono radicate profondamente nella nostra memoria e che non sono etichettate come simboli. Si tratta di inferenze basate sugli odori. Queste ed altre inferenze che si trasformano in abiti o stereotipi bloccano il processo di apprendimento della realtà.
Noi lavoriamo per rimettere in moto quel processo, per apprendere a pensare che significa combattere gli stereotipi.
Proverò ora a dare un esempio clinico di questo discorso.
Pensiamo ad un gruppo multifamigliare. Questo gruppo ha come suo compito la comunicazione.
E' questo l'oggetto dinamico. 
In una seduta del processo gruppale una giovane donna  dice rivolgendosi ad un uomo attempato 
 " papa' tu che mi hai violentato cosa dici?" 
l'uomo non risponde ma si rivolge al coordinatore e agli altri integranti del gruppo ammiccando e toccandosi ripetutamente la tempia con l'indice della mano destra.
Questo scambio e' un emergente secondo la concezione operativa il cui senso rimane dilemmatico perché non c'è l'interpretazione.
Ma proviamo a vedere questo scambio come una semiosi. C'è un oggetto dinamico, che è' un fatto reale che è' una "realtà oggettiva" tuttavia questa realtà non è condivisa dagli attori di questo scambio.Alla affermazione della giovane donna corrisponde il gesto dell'uomo maturo. Tutto questo scambio e' un segno, cioè è qualcosa( uno scambio comunicativo?) che sta per qualcosa di altro ( un atto) per qualcuno (gli attori dello scambio e gli altri integranti del gruppo).
Solo che il segno presenta una ambiguità che l'interpretante non risolve. Anzi,volendo,l'affermazione della giovane donna potrebbe già essere un interpretante logico finale,dunque un abito, di un oggetto dinamico (una realtà) che le ha lasciato un segno che lei ha interpretato in quel modo che è andato a costituire un abito identitario.
Lacan l'avrebbe definito,il Significante principale, seguendo De Sassure che interrompe la catena di significanti così come l'abito e' il risultato di un interpretante logico finale che interrompe la fuga degli interpretanti.
Questo abito produce una condotta ripetuta basata su di una inferenza di questo genere: 
mio padre e' un uomo
mio padre mi ha violentato
Tutti gli uomini violentano 
dunque o li evito o li seduco cioè faccio io ciò che mi aspetto da loro.
L'atteggiamento dell'uomo attempato si presenta come un interpretante di un segno che non nega direttamente alla giovane donna la realtà della sua affermazione non chiede nessun chiarimento, ma rivolto ad altri fa un gesto che significa : questa giovane donna e' pazza e si sa i pazzi scambiano la loro immaginazione con la realtà.
Ho voluto parlare oggi di questo frammento clinico perché ci ripropone la questione fondamentale della esistenza della realtà oggettiva. 
In parole povere il fatto traumatico della violenza sessuale e' reale o immaginario?
Come si sa su questo quesito Freud ha in un primo momento preso la strada realista poi ha virato sull'immaginario.
Ma per noi si pone un problema :come riusciamo ad aprire una comunicazione rompendo gli stereotipi o abiti e facendo ripartire la semiosi?
Abbiamo bisogno di pensiero.
Termino con una proposta operativa, in una situazione simile l'emergente segnala un ostacolo epistemologico: la comunicazione e' impedita da abiti contrapposti che si autoescludono:
per esempio la giovane donna attribuisce all'uomo attempato il ruolo di "padre violentatore" l'uomo attempato non assume quel ruolo ma attribuisce alla giovane donna il ruolo di "pazza" che lei non accetta. La comunicazione non si instaura. 
E' necessario usare una tecnica psico drammatica e chiedere alla giovane donna di scegliere una persona che sostenga  Il ruolo di padre fra gli integranti. 
A questo punto si ripete la scena con l'attore nel ruolo del padre che risponde alla giovane donna. Così può ripartire una comunicazione che potrebbe arrivare ad una scena in cui una tenera carezza del padre e' stata percepita come una palpazione perché la figlia ha sentito il pene eretto del padre su di una gamba ed il padre non ricordava quella scena.
Potrebbe essere stato un malinteso che ha generato abiti diversi. Una scena del genere a volte e' in grado di rimettere in moto l'apprendimento della realtà ed il pensiero. Si tratta di una ulteriore approssimazione alla realtà esterna che la ricostruisce su di una altra base e produce una diversa soggettività.
 
Bibliografia
 
Vicente Zito Lema conversaciones con Pichon Riviere editorial cinco
 
E. Pichon Riviere : el proceso  grupal.  Nueva vision
 
C.S. Peirce. Opere.   Bompiani
 
M. Bonfantini, Fabbrichesi, Zingales. Su Peirce. Bompiani
 
J.Bleger Picologia della conducta Paidos
 
J.Lacan. Scritti.   Einaudi
 
F. De Saussure  Corso di linguistica generale  Laterza
 
A. Gramsci.  Quaderni dal Carcere.  Einaudi
 
 
Rimini 22/1/2016
 

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