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Sulla funzione sociale del padre

28 Feb 14

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Con un editoriale, che ripropone un articolo risalente a quindici anni fa, Eugenio Scalfari ha sottolineato tempo fa l'importanza del padre come figura di riferimento centrale per il buon funzionamento della società.
La sua tesi è che lo stallo politico e sociale sarebbe in stretta connessione con l'eclissi del padre, con un vuoto di autorità che la modernità ha favorito creando l'illusione di un affrancamento "dai legami di sangue e della tribalità".
Senza il padre ha strada libera la cultura del branco e della delega cieca delle decisioni a un capo. Al capo del branco si è storicamente contrapposta la figura di un padre del popolo autorevole, equo, caritatevole e psicologicamente rassicurante.

Queste funzioni dovrebbero essere oggi recuperate (almeno in parte) sostiene Scalfari, che dà in questo modo un suo contributo all'iconografia di una figura paterna decisamente mitica. Un tradizionale errore interpretativo è quello di confondere la reale funzione del padre all'interno della famiglia con dinamiche di potere legate all'organizzazione gerarchica, piramidale della società. Ragionando in questo modo non si è generalmente consapevoli dell'appoggio dato alla consacrazione ideologica delle gerarchie sociali come prodotto di un ordine naturale, innato che avrebbe le sue radici nei legami famigliari. L'invocazione del padre da parte di Scalfari come "autorità fondativa dell'interesse generale" comporta il rischio di una trasformazione della funzione paterna in un concetto mistificante che può essere psicologicamente usato a sostegno della supremazia del sesso maschile o di una classe sociale che si arroga il diritto di decidere il destino dell'umanità.
Le svolte storiche epocali, di cui la rivoluzione francese rappresenta il paradigma moderno più importante, sono il risultato dello sforzo fraterno di uguali (che non esclude la lotta tra di loro e il fratricidio) e non di questa o di quell'altra figura benevola e lungimirante la cui imposizione alla coscienza collettiva è frutto di un'illusione ottica.
Si deve resistere alla tentazione di usare la figura paterna come potenza a sé stante, isolata dal campo di forze all'interno del quale nasce e opera. Dentro la famiglia la funzione essenziale del padre è quella di moderare il legame tra la madre e i figli, che diversamente resterebbe confinato nel registro claustrale dell'appartenenza reciproca. Sostenendo con la sua presenza la centralità del legame della coppia coniugale nella circolazione del desiderio all'interno delle relazioni famigliari allontana l'eros dall'incesto (la promiscuità che annulla la differenza dei soggetti desideranti) e lo socializza perché lo fonda sull'attrazione tra due estranei che rinunciano al legame di sangue.
Senza la presenza del padre la capacità della donna di lasciarsi andare all'incontro con l'altro  girerebbe a vuoto ripiegando sulla soddisfazione autoerotica. Tuttavia il padre degrada in  difensore di regole pietrificate quando non consente che la sessualità della madre destabilizzi la sua tendenza a conformare l'incontro erotico alle convenzioni sociali di scambio (a questa tendenza lo predispone la propria sessualità organizzata nel segno della prevedibilità).
La figura del padre non ha senso al di fuori del suo legame sessuale con la madre, e se lo trasformiamo in una figura autofondata e  desessuata, che sostituisce la coppia, permettiamo che il nostro pensiero resti prigioniero nel recinto di una civiltà millenaria che si difende dalla relazione di desiderio (che tende a destabilizzarla) pervertendola in relazione di potere e di sfruttamento dell'altro e cadendo in questo modo "dalla padella alla brace".
La sovradeterminazione dei ruoli famigliari da parte dei rapporti di forza sociali ha creato il mito del padre come colonna portante della nostra civiltà. Questo mito opprime ugualmente il desiderio femminile e quello maschile annullando la differenza dei sessi e la loro complementarità. Rendere la sua incarnazione accessibile anche alle donne, come Scalfari in tutta buona fede propone, significherebbe perdere ogni speranza di emancipazione dal suo lascito. 

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2 Commenti

  1. maveardo

    Condivido l’argomentare
    Condivido l’argomentare dell’autore dell’articolo, anche se meriterebbe una declinazione più approfondita e meditata. Penso che l’inganno , non in buona fede che importa poco in questo contesta, risiede nel fatto che, quando si parla del padre in queste riflessioni, sembra che si parli di una figura astratta, immune dalle contese del potere, senza arte né parte, anemica e irresponsabile. Invece a mio avviso si tratta, come nella lettura originaria e non ortodossa dell’Edipo, di un padre paranoide che teme l’autonomia dei suoi figli, la loro crescita, la loro libera competizione, la loro minaccia ai suoi patrimoni. E per questo, dimettendosi dalla sua autorevolezza, si affida alla forza del suo potere, sentito come agente anche nell’assenza, garantito dai meccanismi gerarchici della società. Le donne piangono in silenzio, provano a riparare esaltandosi in operazioni fusionali e consolatorie, reclamano quote rosa, si rifugiano in immaginari deviati da figure identificatorie inarrivabili o perverse, A volte questo gioco non riesce e allora i padri fanno finta di dolersi, diventano paladini di battaglie che non appartengono a loro, si riappropriano dell’autoritarismo o appaiono patetici. E Scalfari è la loro guida, non so quanto conscia o inconscia. Ma sempre in campo, sempre ben tutelato. Mai in crisi. Mai un’autocritica. Ma i germi della ribellione sono nei solchi della terra. I padri consapevoli e le madri consapevoli sapranno innaffiarli per farli sbocciare. Non può durare la mortificazione della generazione dei figli!

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  2. galzigna

    Leggo: “Dentro la famiglia la
    Leggo: “Dentro la famiglia la funzione essenziale del padre è quella di moderare il legame tra la madre e i figli, che diversamente resterebbe confinato nel registro claustrale dell’appartenenza reciproca”. Questo discorso, di netta matrice freudiana, prescinde dalla possibilità – resa piú che mai concreta dall’emergere del padre pre-edipico, del padre primario, di quello che oltre oceano è stato definito il caregiving father – di reinventare un ruolo paterno (cooperativo e non subalterno rispetto alla funzione materna) che ridefinisca e riposizioni, in maniera nuova, creativa, paritetica, la figura maschile e gli stessi parametri dell’identità maschile. L’emergere del caregiving father: una rivoluzione antropologica che gli psy si ostinano a non vedere, a non capire, a non riconoscere, e al tempo stesso una delle piú importanti condizioni di possibilità di un rinnovamento creativo delle relazioni amorose tra il due sessi, o, quantomeno, tra gli attori-protagonisti dell’accudimento parentale (anche al di là della loro appartenenza di genere).

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