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Twitter come gruppo Balint ?

9 Giu 14

A cura di castigliego

Elisa D (@LelysaBelle)

04.06.14 18:30

Si potessero retuittare anche le emozioni….
scriveva  Elisa D qualche giorno fa su Twitter. E i puntini di sospensione lasciavano intuire la delicata intensità del suo desiderio. 


Credo in realtà non sia possibile non farlo. Lo suggerisce il carattere virale che assumono alcuni video sui social media. Lo testimonia ancor di più l'intensità degli affetti suscitati dagli scambi quotidiani su TW ma anche ad es. dalla lettura/riscrittura di alcuni testi di Twitteratura: esemplare è al riguardo in #Lussu/29 la trasformazione e trasmissione dei sentimenti in una sorta di ininterrotta catena emozionale che giunge dai personaggi letterari fino a noi. La felicità della lettera d'amore all'amato diviene dolente tristezza proprio perché lettagli in punto di morte dall'amico che nel leggerla oltre al dolore vive parola per parola la propria infelicità amorosa. È (anche) questo il processo di immaginazione e identificazione con i personaggi narrativi che Gallese, sulla base di una serie di dati neurofisiologici ha genialmente riassunto nel concetto di simulazione incarnata liberata, di cui ho cercato  di dar conto troppo tempo fa.



Ora però di tale trasmissione di emozioni positive e negative tramite social media vi è anche una convincente conferma sperimentale.Uno studio condotto sulle interazioni Facebook settimanali di quasi 700.000 utenti pubblicato su PNAS dimostra che "gli stati emozionali possono essere trasmessi agli altri tramite contagio emotivo portando le persone a provare le stesse emozioni senza averne consapevolezza". L'esperimento dimostra inoltre che "il contagio emotivo avviene senza diretta interazione tra le persone (è sufficiente l'espressione di un'emozione ad un amico) e in completa assenza di stimoli non verbali". 

Gli autori tra cui Adam D. I. Kramera, del Core Data Science Team, Facebook, hanno condotto la ricerca nel modo seguente: "In an experiment with people who use Facebook, we test whether emotional contagion occurs outside of in-person interaction between individuals by reducing the amount of emotional content in the News Feed. When positive expressions were reduced, people produced fewer positive posts and more negative posts; when negative expressions were reduced, the opposite pattern occurred. These results indicate that emotions expressed by others on Facebook influence our own emotions, constituting experimental evidence for massive-scale contagion via social networks. This work also suggests that, in contrast to prevailing assumptions, in-person interaction and nonverbal cues are not strictly necessary for emotional contagion, and that the observation of others’ positive experiences constitutes a positive experience for people." L'intero studio è disponibile qui 


Già da tempo poi i social media e in particolare TW sono impiegati come rilevatori psico-sociali: per rilevare l'andamento dello stato dell'umore diurno e stagionale in diversi contesti culturali, per realizzare "paesaggi psicologici", profili della felicità nella popolazione mondiale. Non solo. I social media vengono ora impiegati nella promozione della salute in generale e di quella psicologica. L'impiego dei social media è stato positivamente valutato in caso ad es. di disastri ambientali, quali il terremoto di Haiti, per favorire il contatto tra i sopravvissuti ed incrementarne la resilienza. "Affected populations may gain resilience by replacing their helplessness with dignity, control, as well as personal and collective responsibility".
 
Sono tuttavia ancora relativamente poco analizzate dal punto di vista psicologico e soprattutto psicanalitico – salvo eccezioni quali lo splendido The Psychodynamics of Social Networking di Aaron Balick – le dinamiche di gruppo consce e soprattutto inconsce che nascono e si sviluppano sui social media, il loro potenziale terapeutico. Posto infatti che un social media come Twitter possa essere teoricamente inteso come un gruppo (enorme), con miriadi di sottogruppi e la TL come (la più piccola) unità gruppale dotata di coerenza, le dinamiche psicologiche che si sviluppano al suo interno sono ben lontane dall'essere regolate solo dalla volontà razionale dei singoli individui o gruppi di influenza. Esse sono piuttosto influenzate da complessi processi emotivi che, come indicato nello studio sopra citato, si possono trasmettere per contagio emotivo senza che le persone ne abbiano consapevolezza. Ho cercato di descrivere e analizzare alcune di queste dinamiche prendendo in considerazione due hashtag di Twitter in occasione di due eventi tragici, emozionalmente molto coinvolgenti: il terremoto dell'Emilia e la morte per suicidio di una ragazza quattordicenne, Carolina. Ho inoltre cercato di descrivere il processo di gruppo che si è sviluppato in occasione dell'esperimento #tmente  I miei sono semplici tentativi artigianali, ma l'introduzione e la valutazione di metriche, chiavi di performance ed altri parametri potrebbero presto metterci in grado di analizzare in modo approfondito e sofisticato tali dinamiche. 



Proprio riflettendo sulla possibilità di analisi e comprensione di queste tendenze psicologiche di gruppo sui social media in Neuroscienze e teoria psicoanalitica sono arrivato a chiedermi – e allargo volentieri la domanda in primo luogo ai colleghi  – se si possa utilizzare Twitter come una sorta di (e sottolineo "sorta di") gruppo Balint. Come è noto nel gruppo Balint in una seduta della durata di 90 minuti, un partecipante racconta in modo spontaneo del proprio rapporto terapeutico con un paziente. Ciascun partecipante reagisce al racconto ed alle modalità di esposizione anche non verbali sulla base, oltre che delle riflessioni razionali, dei propri vissuti emotivi, fornendo in tal modo indicazioni sulla modalità di rapporto paziente/terapeuta, che sono a loro volta analoghe a quelle intercorrenti tra paziente e persone significative del suo ambiente. Ne risulta una originale rappresentazione ed interpretazione del rapporto terapeutico tale da svelare le sue zone d'ombra e macchie cieche. 


Si potrebbe allora immaginare  per analogia un gruppo TW-Balint in cui un tema o meglio il rapporto dei partecipanti con quel tema (ad es un drammatico avvenimento di cronaca) venga sottoposto ad un simile processo di espressione, scambio, discussione, ed interpretazione dei vissuti suscitati. Decisivi per l'elaborazione emotiva e dunque per la riuscita del gruppo sarebbero entrambi gli aspetti: la libera espressione dei propri vissuti e delle proprie reazioni emotive in un clima di libertà concettuale e tolleranza ma anche l'interpretazione razionale dei processi emotivi per consentirne il distanziamento e la consapevole presa di coscienza degli stessi. Solo passando attraverso queste due fasi e oscillando tra le stesse riusciamo infatti a identificarci con l'altro mantenendo la consapevolezza della nostra identità, ad aprirci al mondo emozionale altrui senza precipitare in frettolosi agiti, a superare il pericolo dell'inconsapevole contagio emotivo e a giungere all'empatia. Gli aspetti tecnici dell'ipotetico TW-Balint non sono certo da sottovalutare e andrebbero studiati con cura. Ma potrebbe essere un'occasione per rilanciare  in forme e modi nuovi  una tecnica di gruppo in declino dopo i fasti (esagerati) del passato e che invece offre preziosi elementi proprio per la comprensione e l'analisi delle dinamiche di gruppo, così importanti nei social media attuali. 

Foto: Cortesia P.F. Ferrai, www.lescienze.it

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