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Un sito dedicato al “maldamore”. Quando l’amore è una dipendenza patologica

11 Feb 13

A cura di FRANCESCO BOLLORINO

"….quello di cui sono davvero convinto e’ che l’amore si basa in grande misura sulla sua anticipazione e sulla sua memoria.
E’ il sentimento che richiede le maggiori dosi di immaginazione……"

(J. Marias, L’uomo sentimentale)

Dedico con piacere questo nuovo numero all’interessante sito ideato e curato dal dr. Roberto Cavaliere, collega napoletano (http://www.maldamore.it/Roberto_Cavaliere.asp) che dall’agosto del 2005 vi si dedica, possiamo dire senza esagerare, con intelligenza, cuore e passione.

Il sito http://www.maldamore.it e’ interamente dedicato a quella vasta problematica relazionale, piu’ frequentemente femminile ma non solo, che oggi prende il nome di Dipendenza Affettiva.

Il concetto di Dipendenza Affettiva entra nel lessico psicotapologico divulgativo italiano circa una ventina di anni fa, sostanzialmente introdotto dal fortunatissimo libro dell’americana Robin Norwood "Donne che amano troppo", uscito nelle nostre librerie nell’87. Piu’ o meno in quegli anni, aumenta la conoscenza e l’interesse, anche da parte del mondo psichiatrico, per ledipendenze in genere (da sostanze, da gioco d’azzardo, ecc…), mentre il DSM, Manuale dei Disturbi Mentali che si diffonde in tutto il mondo, introduce a pieno titolo tra i Disturbi di Personalita’ anche il ‘Disturbo dipendente di personalita’.

Questa breve premessa per cercare di collocare storicamente un concetto, quello di dipendenza affettiva, che non apparteneva alla tradizionale psicopatologia europea. Dopo il libro della Norwood nell’ambito della divulgazione psicologica, e la diffusione, in ambito piu’ strettamente scientifico, dei DSM, sembra che le dipendenze affettive esplodano, come un’epidemia.

Numerosissime lettrici si riconoscono nel profilo cosi’ ben tracciato dell’Autrice, vi riconoscono le loro desolanti e ripetute storie fallimentari sentimentali, i loro uomini sfuggenti e frustranti, vi intravvedono le loro infanzie di bambine piu’ o meno sottilmente trascurate, in qualche caso francamente abusate, e capiscono di non essere piu’ sole: molte altre donne soffrono dello stesso male, ed il fatto di riconoscersi all’interno di una problematica relazionale diffusa e studiabile, come una qualunque sindrome, procura ad esse un sollievo.

Il maldamore non e’ piu’ cosi’ solo quello cantato dai poeti e descritto nei romanzi (sebbene la preparazione non solo psicologica ma anche filolosofica di Roberto Cavaliere credo abbia contribuito non poco a questo suo interesse), ma assume le caratteristiche di altre affezioni della mente: presenta sintomi che la donna impara a riconoscere, ricadute, possibili rimedi.

Non vorrei qui entrare nel merito, pero’, di cosa sia quello che stiamo chiamando maldamore, di come e quando possiamo parlare di dipendenza affettiva in senso stretto, ossia di come riconoscere quando siamo di fronte ( come terapeuti), o stiamo vivendo (come persone) una relazione malata o perversa. Molta esperienza e letteratura psicoanalitica, cosi’ come di altri indirizzi di studi psicologici, si sono occupate e si occupano del fenomeno.

Qui ci interessa capire in cosa consista il sito maldamore.it (sui cui contenuti, numerosi, non mi soffermo in quanto il lettore li scoprira’ da se’, come e’ nello stile del web), come nasce e che cosa si proponga, nelle idee e nella fantasia di Roberto Cavaliere che se ne occupa in prima persona.

Ho posto quindi direttamente a Roberto Cavaliere alcune domande circa il suo lavoro in Maldamore. Eccole:

D: Come nasce l’idea di ‘Maldamore’? E soprattutto, come si sviluppa dentro di te?

R: Potrei dire che l’idea di Maldamore e’ antica in me, nasce nell’adolescenza quando attraverso la passione per la psicologia che mi ha condotto a laurearmi in tal senso, amavo sostenere amici e amiche, soprattutto queste ultime, nelle loro problematiche sentimentali. Interessi e passioni, queste, che ho continuato ad avere in seguito. Mi nutrivo di letteratura: il simposio di Platone, i Remedia Amoris di Ovidio, scritti di Freud come ‘Lutto e melanconia’ e ‘Caducita’’, oltre a testi piu’ recenti come ‘Frammenti di un discorso amoroso’ di Roland Barthes, fino ad arrivare, appunto, al popolarissimo ‘Donne che amano troppo’.

Ma rimaneva un semplice interesse, psicologico e filosofico. Poi si e’ aggiunta la mia passione per il web. Nel Gennaio 2005 ho cosi’ attivato il sito http://www.iltuopsicologo.it , dove offrivo un servizio di consulenze psicologiche, una cosa tutto sommato ancora piuttosto innovative in Italia. In questo servizio mi arrivavano, soprattutto, numerose richieste di consuelnze per problemi di coppia o inerenti il mal d’amore in generale. A questo punto, quello che era interesse e passione comincia a trasformarsi in un progetto concreto, fino a che nell’agosto del 2005 nasce il sito www.maldamore.it. All’inizio, ha un carattere fortemente divulgativo e si ispira al libro della Norwood, poi in seguito ho cercato di ampliarlo e di arricchirlo sia di contributo di altri colleghi a vario orientamento, sia di letture e passi tratti appunto dai miei amati Platone, Freud e Barthes, per citare i principali.

D: Attiene anche a qualche esperienza personale? Quando ci occupiamo con tanta passione di qualcosa, come sai, e’ difficile che non si sia anche un nostro tentative personale, magari poco consapevole, di riparare, di rimaneggiare attraverso la creativita’ che il nostro lavoro ci consente….

R: A questo non posso che risponderti con dei versi del poeta Gibran: "solo coloro che nel cuore hanno segreti, possono indovinare i segreti dei nostri cuori"

D: Sono del tutto d’accordo……Senti, come mai hai deciso di puntare esclusivamente sulla rete per questo tuo lavoro?

R: Si’, ho deciso di contare esclusivamente sulla rete, come sai e come potra’ comprendere chi va a visitare il sito, questo per motivi sia di ordine pratico che di sviluppo futuro. I morivi pratici: sia geografici, poiche’ risiedo e lavoro vicino a Napoli, sia perche’ sono estraneo a qualsiasi ambito istituzionale o accademico che potesse offrirmi una rete territoriale o contatti. Questi limiti li sto superando facendo i seminari esperienziali, che tengo a Milano, Roma e Pompei fino ad ora, mi stanno dando molti spunti di riflessione e mi permettono di stabilire contatti in loco, visto che spesso i partecipanti tornano e invitano altri a loro volta attraverso il ‘passaparola’. Un altro piccolo aiuto come contatti mi arriva dalle presenze televisive che talvolta effettuo. Rimango comunque del parere che in futuro sara’ il web la fonte e il canale principale per i gruppi di auto-aiuto, come tendono ad essere quelli che io organizzo. Lo stesso forum del sito maldamore, che in 18 mesi di vita ha raggiunto circa 1800 utenti, depone in tal senso.

D: Che impressione hai avuto dai gruppi esperienziali? Ad esempio, sulla tipologia dei partecipanti, sulle loro richieste e aspettative…

R: Ai seminari partecipa circa il 90% di donne di eta’ compresa tra 30 e i 60 anni, di diverso stato sociale, senza uno stabile rapporto di coppia, spesso con percorsi o tentative psicoterapeutici individuali alle spalle, o anche in corso. Dunque, un gruppo piuttosto eterogeneo. La prolematica di dipendenza affettiva, in senso stretto, e’ presente solo in una parte di esse; alcune portano tematiche di solitudine, timore di restare sole, o il mancato superamento di un lutto come la fine di un rapporto sentimentale. A volte, anche problematiche di tradimento. Nel forum, invece, l’eta’ si estende anche alle giovanissime e vi e’ una forte presenza maschile, circa il 30%.

D: Come se le donne molto giovani e gli uomini riuscissero ad affrontare questi temi solo nell’anonimato del web…..Fornisci anche indicazioni terapeutiche? Con quale stile diresti di lavorare?

R: Non fornusco indicazioni terapeutiche, non sarebbe il setting appropriato. Svolgo un minimo di attivita’ consulenziale se richiesto, fornendo qualche indicazione di tipo cognitivo-comportamentale. Il mio stile e’ ‘strategico’, mi rifaccio ai terapeutici strategici della scuola di Palo Alto. Qualche volta, la frequentazione seminariale puo’ essere la porta, auspicabilmente e quando necessario, a trattamenti e percorsi individuali.

D: Lavori in parallelo con altri gruppi, o ti sei ispirato ad esperienze staniere?

R: No, non lavoro in parallelo con nessun gruppo, ne’ mi sono ispirato ad altri. Lo stesso approccio della Norwood e quello dei 12 passi dei codipendenti anonimi li ritengo superati, perche’ non tengono conto, a mio avviso, dei mutamenti sociali e culturali avvenuti nel frattempo.

D: Infine, Roberto, ti sei fatto un’idea del perche della prevalenza femminile, dal punto di vista non solo psicologico, di cui qualcosa conosciamo, ma anche sociologico, vista questa rua caratteristica di muoverti su territori diversi?

R: Si sa che le donne tendono, per motivi storici e culturali, ad investire di piu’ sui legami affettivi. Al tempo stesso, sono piu’ esposte alla fragilita’ dei legami della nostra epoca e alla crisi d’identita’ di genere maschile. Ma proprio a causa di questa crisi d’identita’, se la chiamiamo genericamente cosi’, il fenomeno in maniera sommersa riguarda oggi anche molti uomini. Cerco di darmi risposte anche sociologiche, per capire il fenomeno nel suo insieme. Ho trovato illuminante, a proposito della crisi della post-modernita’, il libro di Baumann, ‘L’Amore liquido’.

D: Bene. Qualche altra cosa da aggiungere? Sono argomenti che meriterebbero ben altri spazil ma credo tu sia riuscito a descrivere in modo chiaro il tuo lavoro

R: Solo ribadire che attraverso il sito e i seminari non ho alcuna pretesa ‘terapeutica’, ma solo offrire uno spazio di condivisione della propria sofferenza, quello spazio che a volte costituisce un passaggio iniziale ma necessario per prenderne coscienza ed uscirne. Spesso i partecipanti ai seminari si tengono poi in contatto tra loro e si vengono cosi’ a creare delle reti informali di sostegno. Tutto cio’, allo stato attuale. Non escludo pero’ che, ragionando sui dati sempre piu’ consistenti di cui dispongo, non si possano aprire scenari successive e ulteriori sviluppi.

Buona lettura!

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