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Variazione del setting nella psicoterapia di gruppo dovute alla pandemia da covid19

16 Mar 22

A cura di Leonardo Montecchi

Variazione del setting nella psicoterapia di gruppo dovute alla

pandemia da covid19
 
 
Questo articolo si concentra sugli effetti prodotti dalla pandemia/ sindemia sul setting dei gruppi psicoterapeutici.
Dopo avere descritto il concetto di gruppo e di gruppalita' intesa come stato di coscienza modificato e come vissuto intenzionale e non intenzionale, si sofferma sulle condizioni di passaggio dalla situazione di aggruppamento in cui la gruppalita non è cosciente di se,al gruppo in cui la gruppalita' prende coscienza.
In oltre si mostrano le variabili indipendenti che favoriscono questo passaggio cioè il compito, lo spazio, il tempo e i ruoli/ funzioni.
In conclusione vengono descritti gli effetti di cambiamento del setting dovuti alla pandemia,soprattutto in relazione allo spazio,in tre gruppi. Il primo si svolge nel Centro Osservazione e Diagnosi della comunità di Vallecchio, in provincia di Rimini.
Il secondo è un gruppo di apprendimento. Il terzo e' un gruppo di psicoterapia 
 
 
Questo lavoro si concentra sugli effetti  di cambiamento radicale che si sono verificati da quando è iniziata la pandemia da covid19 che più correttamente deve essere definita sindemia cioè l'insieme di problemi di salute, ambientali, sociali, psicologici ed economici prodotti dall’interazione sinergica di malattie trasmissibili e non trasmissibili, caratterizzata da pesanti ripercussioni, in particolare sulle fasce di popolazione svantaggiata. Una visione proposta ancora negli anni,90 da Merrill Singer.Non è questa la sede per esporre le differenti concezioni fra sindemia e pandemia, basti solo la considerazione che un approccio basato esclusivamente sulla vaccinazione non è in grado di risolvere il problema perché l'affronta solamente da un unico punto di vista, mentre la sindemia impone di affrontarlo con la complessità di cui è composto.
In particolare,gli effetti psicosociali sembrano essere imponenti,forse permanenti ed in grado di condizionare la forma della soggettività delle generazioni a venire. Certamente l'aspetto più importante riguarda il vincolo con l'altro che ,come dice Freud:
 
"Nella vita psichica del singolo è regolarmente  presente come modello, come oggetto, come soccorritore e come nemico" 
( Psicologia delle masse e analisi dell'io) 
 
questa considerazione, come è noto lo porta ad affermare che la psicologia individuale è fin dall'inizio psicologia sociale. La possibile presenza del virus trasforma l'altro in un inconsapevole nemico  per questo si è modificata radicalmente la prossemica che come è noto si caratterizza per lo studio delle distanze tra le persone, per questo si parla di zona intima ( fino a 50 cm) zona personale (fino a 120 cm) ed altre distanze che non interessano in questo studio. Come si può notare la distanza consigliata/imposta dalle regole igieniche (150 cm)annulla la zona intima ed anche quella personale. Non è chiaro,ancora se con lo scomparire della zona intima scompaia anche la comunicazione intima o se questa riesca a permanere sotto altre forme. E' certo che la psicoterapia necessita di una comunicazione che sia almeno personale meglio se riesce ad essere intima. Un gruppo di psicoterapia nel lavorare sul proprio compito sviluppa diverse forme di comunicazione e costruisce la propria intimità differenziando un dentro ed un fuori. Il dentro ed il fuori è anche in relazione al sentimento di appartenenza: ad un certo punto del processo  gli integranti percepiscono la gruppalita' non solo come un fatto cognitivo, un pensiero,
ma come un vissuto intenzionale: erlebnis, come avrebbe detto Husserl, cioè una coscienza di essere gruppo che si presenta come uno dei molteplici stati che la coscienza può assumere.
Questo vissuto necessita del corpo perché è una passione allegra che si alimenta nell'intimità e nella circolazione libidica di quel corpo senza organi che è un gruppo.
La gruppalita' autocosciente non emerge direttamente da un semplice aggruppamento come le persone nella sala d'attesa di una stazione o in viaggio in treno o in metropolitana o in tante altre situazioni di socialità sincretica, come sostiene José Bleger.
In questi casi non c'è intenzionalità nel vissuto che accade,ci si trova in un tessuto molteplice di vincoli che travalicano i confini di una identità personale per confondersi nella moltitudine che segue comportamenti definibili come quelli di uno stormo di uccelli o uno sciame di api.  Giorgio Parisi ha studiato la dinamica del caos negli stormi di uccelli cercando di individuare i passaggi da forme disordinate e casuali a figure con un ordine transitorio e mutevole, in particolare,ciò che ci interessa in questo lavoro è ipotizzare quali siano delle variabili indipendenti che possano favorire la trasformazione di un aggruppamento in gruppo.
A questo punto dobbiamo riferirci al concetto di campo. Il concetto di campo in fisica supera la meccanica e ci porta dalla elettromagnetica nella relatività e nel mondo dei quanti.
È curioso come lo studio sul magnetismo abbia portato da una parte alle equazioni del campo di James Maxwell e da un altra,a partire dal concetto di "magnetismo animale" di Mesmer,  di cui il suo allievo Puysegur ipotizzò l'aspetto psichico e Braid chiamò ipnosi,di lì, tramite Charcot arriviamo a Freud ed alla psicoanalisi e al campo analitico teorizzato dai coniugi Baranger.
 
Dunque, si tratta del influenzamento reciproco tra soggetti/oggetti che genera un campo.
Il campo,seguendo José Bleger, possiamo distinguerlo in un campo ambientale, un campo psicologico ed un campo di coscienza.
A questo punto, ritorniamo al nostro interrogativo: quali sono le variabili indipendenti che permettono la trasformazione di una moltitudine o di un aggruppamento in un gruppo?
 
Il compito
 
Mi servirò di un esempio.
Tempo fa mi trovavo a Roma nella stazione della metropolitana in attesa del treno. Era sera ed una moltitudine di persone aspettava l'arrivo delle vetture. Un leggero brusio di sottofondo mi accompagnava assieme ad una inquietudine derivante dal luogo sotterraneo a dalla quantità di persone ammassate.
Passa il tempo in questa serie in cui mi trovo,ma non arriva nessun convoglio. Poi dall'altoparlante una  voce femminile comunica che a causa di uno sciopero il servizio era sospeso. Poi non dice altro.
A questo punto la massa amorfa e silenziosa che ero anche io comincia ad animarsi. C'è chi insulta il comune, chi se la prende con Dio, chi cerca di guadagnare l'uscita. Qualcuno,che sembra essere informato dice: " quando succede così poi mandano degli autobus,andiamo a vedere". Usciti in superficie comincia una interazione fra le persone, qualcuno chiede informazioni, qualcun altro cerca chi sia disposto a condividere un taxi e così via. Per tornare a Bleger, la socialità sincretica in attesa silenziosa si è trasformata in socialità per interazione, il vincolo implicito si trasforma in esplicito perché tutti condividiamo uno stesso scopo: raggiungere la nostra destinazione con altri mezzi.
Lo scopo, il compito, più chiaramente,ha funzionato da fondatore di una pluralità di gruppi che hanno cercato, in vario modo di attivarsi per risolvere il problema. Il compito ha funzionato come un attrattore stano in una dinamica caotica.
Se prima si poteva aspettare passivamente lo spostamento fino a destinazione, ora, l'assenza del treno, ci stava costringendo al movimento ed alla interlocuzione con l'altro  che ha portato ad un apprendimento,necessario alla soluzione del problema.
In fondo si tratta,più o meno,dello stresso problema che cercò di 
risolvere Pichon Riviere quando si trovò a dovere gestire l'ospedale psichiatrico di fronte allo sciopero degli infermieri.
Come è noto quella situazione di necessità diede origine ad un compito: "gestire l'ospedale "  che convocò gruppi di degenti che,informati da coloro che stavano meglio, autogestirono  l'ospedale. 
Se vogliamo risalire nel tempo, anche durante l'occupazione delle fabbriche che avvenne in Italia nel 1920 i consigli di fabbrica, si posero il compito di mantenere la produzione e dimostrarono che poteva essere autogestita.
Possiamo dunque affermare che una variabile indipendente che genera un campo gruppale è il compito. Dobbiamo anche dire che il concetto di compito come chiave di volta del gruppo è specifico della teoria dei gruppi operativi ed è stato precisato nel 1964 dal classico articolo di Pichon Riviere in collaborazione con Armando Bauleo: " La notion de tarea in psiquiatria", articolo che è diventato un capitolo del Processo Grupal.
 
Lo spazio
 
Ma il compito è una delle variabili indipendenti. Dobbiamo considerare che il campo ambientale è una variabile che si riferisce ad uno spazio liscio, illimitato,quello che Deleuze e Guattari chiamano piano di consistenza ma di cui è necessario definire l'ampiezza per circoscrivere le interazioni che vi avvengono e la produzione di emergenti che caratterizzano il lavoro sul compito.
Dunque lo spazio è una delle variabili indipendenti  che è necessario considerare perché un aggruppamento si trasformi in un gruppo. Naturalmente lo spazio che consideriamo ha l' ampiezza  dell'ambito gruppale e deve necessariamente avere le capacità per contenerlo e, come si è detto sopra, è importante che le distanze siano tali da generare uno spazio intimo/personale. Come abbiamo visto sopra,questo è uno dei problemi che si sono posti con la pandemia da covid19.
Lo spazio deve avere caratteri costanti, questo perché la "mutua rappresentazione interna" che Pichon dice essere una delle peculiarita' di un gruppo operativo ha caratteristiche ecologiche, cioè l'oggetto non viene mutualmente rappresentato isolato, come se fosse un quadrato, un triangolo astratto,ma un oggetto con i  vincoli con gli altri oggetti, una rete di relazioni che si organizza in una gestalt percettiva che  non è una rappresentazione in assenza dell'oggetto che l'ha prodotta,ma la matrice attiva di quel gruppo specifico che include lo specifico campo ambientale in cui è contenuto: il colore delle pareti, gli infissi delle finestre, il pavimento ed il soffitto, i rumori di sottofondo, mobili e soprammobili, odori, sapori e così via e che si mette in azione quando il gruppo si ri/trova. In questo senso la costanza dello spazio favorisce lo sviluppo della mutua rappresentazione interna, mutua perché ciascun integrante del gruppo ha la sua che non è sovrapponibile a quella di un altro ma è certamente l'effetto delle interazioni del gruppo nel suo lavorare sul compito.
Ognuno è parte del tutto in una certa misura come sostiene la logica fuzzy, e la dialettica materialista.
L'aspetto interno fa sì che ciascun integrante appartenga al gruppo, alla sua produzione, così come avviene nella esecuzione di un concerto, là dove i musicisti producono la musica, o in un qualsiasi gioco prodotto dai giocatori e non da un singolo, ma senza quel singolo non ci sarebbe quel gioco. Forse l'esempio più calzante è dato da una Jam session di musicisti che si trovano per improvvisare (compito) uno di loro apre con un tema e gli altri lo modificano lo torcono lo trasformano e poi ritornano al tema come un flusso frattale tendenzialmente infinito e spiraliforme.
Spazio e compito non sono sufficienti per la trasformazione, dobbiamo fissare la variabile tempo.
 
Il tempo
 
Qual'e' il tempo che va fissato? Prima abbiamo parlato dello spazio come se si potesse prescindere dal tempo nella nostra epoca Einsteniana. In oltre di che tempo stiamo parlando, stiamo parlando del tempo esterno lineare, quello che i Greci chiamavano Kronos. Insomma il tempo dell'inizio e della fine, il tempo del cronometro e se vogliamo anche il tempo istituito dagli orologi delle chiese e poi nelle fabbriche.
Ma al di là delle considerazioni sulla parcellizazione della vita quotidiana questo tipo di tempo, quello lineare a che vedere sia con l'inizio ma soprattutto con la fine della esperienza gruppale,non della mutua rappresentazione interna, ma del gruppo hic et nunc, qui ed ora con me.
Il tempo definisce l'inizio e la fine di un incontro di gruppo, sia di una singola sessione che di un ciclo di sessioni. 
La classica problematica dell'analisi terminabile e interminabile si estende anche all'ambito gruppale per questo motivo ci sono gruppi aperti e gruppi chiusi. Nei gruppi chiusi il tempo è finito, e così la fine retroagisce costituendo la prospettiva ultima. Questa chiusura provoca effetti claustrofobici, il compito appare come un oggetto temuto da evitare,vengono percepite le forze centrifughe che spingono ad uscire dalla situazione in cui ci si trova, ma contemporaneamente può manifestarsi la claustrofilia, di cui parlava Elio Facchinelli cioè:
"un’area caratterizzata, a livello inconscio, da indistinzioni nel rapporto madre-figlio e dal collegamento con quell’immagine di terrore e fascinazione chiamata scena primaria. In quest’area le differenze proprie della vita adulta, tra madre e bambino, gravidanza e vita extrauterina, nascita e parto, si sciolgono in un continuum bivalente… Ciò che mi sembra essenziale è una condizione che coinvolge insieme, e allo stesso livello, madre e bambino”
Come si può vedere questa definizione si avvicina a quello che José Bleger chiama nucleo agglutinato che però' esce dalla dimensione duale, di cui parla Facchinelli, per immettersi nel piano della molteplicità. Successivamente Bleger chiama questo nucleo agglutinato/ ambiguo, nucleo glisco- carico (dal greco: nucleo viscoso) e scrive:
 
" mi è impossibile,per ora,precisare l'estensione e il predominio nel tempo,sia che si tratti della vita intrauterina che di quella extrauterina "( Simbiosi e ambiguità).
 
Come è noto Bleger identifica questo nucleo come la parte psicotica della personalità, che, a mio parere corrisponde alla gruppalita' cioè ad uno stato di coscienza modificato che si ri/attiva durante il passaggio fra aggruppamento e gruppo.
La ripresa di contatto con questo stato, come si è detto può spaventare l'io che teme di perdersi e non ritrovarsi.Qui il tempo, che segnala il termine della esperienza, funziona come contenitore della paura che si deposita anche sullo spazio.
Nei gruppi aperti gli integranti possono entrare e fare l'esperienza nel gruppo che è iniziato prima dell'ingresso di un singolo integrante e continuerà dopo la sua uscita.
All'interno di questi gruppi il tempo non è uguale per tutti,alcuni sono veterani,altri entrati quando già il lavoro era cominciato altri ancora sono nuovi. Nei gruppi aperti il tempo può essere un ostacolo al lavoro sul compito perché può lo può frammentare in diversi sotto gruppi, ma l'apertura, per certi aspetti facilita la claustrofilia e l'ingresso nella gruppalita' nella misura in cui il lavoro sul compito cerca di elaborare la paura  dell'individuo di pendersi nel gruppo.
Ma il tempo nella psicoterapia di gruppo non ha solo l'aspetto cronologico, non è solamente Saturno che divora i suoi figli, o se vogliamo il tempo del capitale che estende  alla vita quotidiana la scansione dei tempi della fabbrica cioè il tempo lineare la cui freccia va in una sola direzione. In questo tempo non si può tornare indietro.Al contrario i greci avevano diversi termini per indicare il tempo, oltre a Konos c'è Aion, il tempo circolare il tempo del l'eterno ritorno. Dice lo Zaratustra di Nietzsche:
 
"Ma il groviglio di cause in cui sono implicato ritornerà, — e mi riprodurrà! Io stesso sono una delle cause dell'eterno ritorno.
Io ritornerò con questo sole, con questa terra, con quest'aquila, con questo serpente — non a una nuova vita o a una vita migliore o simile:
— io ritornerò eternamente a questa stessa identica vita, nel grande come nel piccolo, a insegnare di nuovo l'eterno ritorno di tutte le cose "
 
Questa è il tempo del sogno e del mito, è il tempo a cui si accede nello stato di coscienza gruppale, spesso si ha la sensazione che una configurazione del gruppo si stia ripetendo oppure che il presente si estenda all'infinito senza un prima ed un dopo.Un momento così come lo definisce Henri Lefebvre: 
 
"Il momento? È una festa individuale e liberamente celebrata,festa tragica e dunque festa vera. Lo scopo non è di sopprimere le feste o di lasciarle cadere in desuetudine nella prosa del mondo. È di unire la festa alla vita quotidiana" Critica della vita quotidiana.
 
Questo è il tempo che si vive nell'esperienza di gruppo al suo interno, cioè quando il il compito, lo spazio e il tempo lineare sono fissati.
 
 I ruoli/funzioni
 
Ma  è ancora necessario precisare quali sono i ruoli/ funzioni perché la  situazione gruppale  sia definita.
In un gruppo appena formato da un compito i ruoli e le funzioni sono indiscriminati la confusione è dominante emergono come ostacoli a proseguire il lavoro sul compito le varie appartenenze istituzionali, gli integranti tendono a presentarsi per quello che fanno: sono medico,ingegnere, farmacista, operaio, carrozziere, commerciante ecc o nei gruppi di psicoterapia possono presentarsi con le diagnosi: sono bipolare, sono borderline, sono depressa, sono schizofrenico ecc. Queste identità istituzionali sia ricercate e attribuite dalle istituzioni scolastiche o imprenditoriali  o non ricercate e attribuite dalle istituzioni psichiatriche funzionano come ostacoli a fare entrare il gruppo nel compito. Stiamo parlando di identità "come se"
Sono aspetti specifici del pre-compito, come dicono Pichon- Riviere e Bauleo nell'articolo citato:"la pretarea aparece… como campo en el cual el proyecto y la resistencia al cambio serían las exigencias con signo opuesto y de creación de tensión; la búsqueda de salidas a esta tensión se logra a través de una figura transaccional, resolución transitoria de la lucha: aparece el «como si» o la impostura de la tarea. Se hace «como si» se efectuara la labor especificada (o la conducta necesaria)"
In questa situazione solo una funzione di interpretazione è in grado di rendere il gruppo consapevole della situazione in cui si trova. Non è questo il luogo per approfondire la funzione della interpretazione nel gruppo, ci basti pensare che, come dice Pichon Riviere, l'esistente, ossia il piano manifesto che configura la situazione specifica nel "qui ed ora", è attraversato da un intervento/evento che non è solamente linguistico, possiamo usare per questo intervento il concetto elaborato da Habermas di atto comunicativo, perché l'atto è in grado di produrre nuovi emergenti. Cioè l'interpretazione ridefinisce la situazione e struttura nuove identità indessicali cioè riferite alla situazione nel qui ed ora. 
In concreto, per esempio,se in un gruppo che si è riunito da poco tempo,attorno ad compito di apprendimento gli integranti continuano a presentarsi ed a comportarsi come se, in quel gruppo fossero medici, ingegneri, farmacisti ecc…qualcuno dice:
"ma vi rendete conto che qui siamo tutti allievi?"
Questa interpretazione definisce la situazione che prima si era configurata come una sorta di "fiera della vanità" in cui ciascun integrante parlava ad un pubblico indistinto"come se" stesse facendo una conferenza o una lezione, in un gruppo costituito da quegli integranti specifici che faticano a capire l'informazione che hanno appena avuto e cercano di aiutarsi, l'uno con l'altro per capirla meglio.
Questa trasformazione è in funzione di quel atto comunicativo che definiamo interpretazione.
È evidente come  l'interpretazione che rende esplicito l'implicito 
possa essere non intenzionale,effetto di scambi comunicativi caotici e presentarsi casualmente per trasformare un aggruppamento in un gruppo oppure essere intenzionale e diventare uno strumento di quella funzione specifica che chiamiamo coordinazione.
È qui torniamo al punto. Preferiamo parlare di funzione di coordinazione piuttosto che di ruolo del coordinatore.
Soprattutto nei gruppi terapeutici il coordinatore, che viene identificato come terapeuta, è oggetto di un transfert gruppale intensissimo. Il gruppo deposita su di lui l'onnipotenza taumaturgica e, per così dire, lo mette al posto di Dio.
È necessario avere una formazione "ben fatta" per non agire il deposito e per riportare , con un dosaggio adeguato, la funzione terapeutica al gruppo che ne è titolare. Per questo il coordinatore  deve sentire di stare interpretando un ruolo transitorio che consiste nel pensare con il gruppo non per il gruppo. 
Dunque il ruolo del coordinatore deve essere fissato nella funzione che esercita, non è il padrone del gruppo, gli può essere assegnato, da parte del gruppo, come si è detto, il ruolo del "soggetto supposto sapere" ma la sua funzione assumendo il ruolo assegnato, parte dalla consapevolezza di sapere di non sapere quello che il gruppo sa di se stesso ma di poterne favorire la progressiva presa di coscienza  attraverso le segnalazioni o le interpretazioni degli ostacoli cognitivi ed emotivi che il gruppo incontra nel suo lavoro sul compito.
 
Dunque la trasformazione da aggruppamento a gruppo avviene tramite un dispositivo induttore costituito da quattro variabili indipendenti che funzionano come costanti per ritagliare e circoscrivere la cornice ( frame) o se si vuole il contesto(setting) che istituisce il gruppo. La definizione del setting appartiene ad un aspetto istituente che istituendosi ogni volta genera un nuovo istituente. La dinamica fra setting istituente e setting istituito è  l'istituzione del setting, in perenne tensione e su cui si depositano le ansie derivanti dalla rottura degli stereotipi che il lavoro del gruppo produce. 
Come è noto si tratta di ansie depressive ( paura di perdere vecchie certezze) paranoidee ( paura di essere attaccati dalla novità) e confusionali ( l'interno e l'esterno si confondono).
Nella misura in cui il setting (compito,spazio,tempo,ruoli/funzioni) tiene e resiste agli attacchi che tendono a distruggerlo, si sviluppa il processo gruppale attorno al compito. 
Armando Bauleo ha raffigurato questo processo  come un triangolo i cui vertici sono rappresentanti dal coordinamento, dal gruppo, e dal compito. A questi possiamo aggiungere l'osservazione che fa parte della equipe di coordinamento.
I flussi percettivi, comunicativi,elaborativi all'interno di questo dispositivo disegnano forme caotiche, spezzate, ma tendono ad organizzarsi nella forma frattale della spirale.
 
Dunque, quando parliamo di un gruppo sappiamo che si troverà in un campo ambientale, un campo psicologico ed un campo di coscienza, questo ultimo campo è l'effetto del dispositivo induttore di cui abbiamo parlato sopra. È possibile che in circostanze molto particolari il passaggio dall'aggruppamento, dalla socialità sincretica, come dice Bleger o dalla serie come dice Sartre in critica della ragione dialettica, al campo di coscienza avvenga per il calore della situazione in cui ci si trova.
Sartre cita il grido " c'è da prendere la Bastiglia" che istituisce al momento,quello che lui chiama "gruppo in fusione" che si distingue dalla serie come una figura che si staglia sullo sfondo.
Ma in generale è il frutto di una sorta di "reazione chimica" o forse alchemica  di cui il setting è l'induttore o se continuiamo a seguire la metafora alchemica, l'atanor.
Ma il gruppo, qualsiasi gruppo, non si svolge nell'iperuranio, come si è detto non stiamo parlando di geometria euclidea, dobbiamo collocare il gruppo nell'ambito istituzionale e comunitario specifico.
Recentemente, ai quattro ambiti previsti da José Bleger(psicosociale,gruppale,istituzionale, comunitario) ho proposto un quinto ambito: l'ambito globale.
Gli ambiti, come è noto premono sul setting  e contribuiscono alla formazione degli emergenti. In questo lavoro parleremo solamente di come la pressione derivante da un emergente del quinto ambito e cioè la pandemia/sindemia abbia rotto il setting e dissolto i gruppi ma anche di come si sia cercato di ricostruire il setting o variarlo tramite mezzi digitali e cosa questo abbia comportato.
 
Descriverò brevemente la situazione di tre gruppi. 
 
Il primo gruppo
 
è un gruppo terapeutico che si tiene ogni settimana nel Centro di Osservazione e Diagnosi (COD) della comunità terapeutica di Vallecchio in provincia di Rimini.
Il compito del gruppo è di parlare del motivo per cui si trovano nel COD e di qualsiasi altra cosa vogliono parlare.
Lo spazio è costituito da una stanza le cui pareti sono decorate da due pannelli realizzati in passato da integranti del gruppo, uno è una rielaborazione di un quadro di Mondrian e l'altro contiene le parole della canzone " Un senso" di Vasco Rossi. Il tempo condiste in sedute della durata di 1 ora e mezza a frequenza settimanale. Si tratta di un gruppo aperto cui sono invitati gli ospiti del COD. Il tempo medio di permanenza nel COD è di circa 3  mesi. Nella struttura vi sono altre attività terapeutiche, lavorative espressive e comunicative, che in questo lavoro non verranno descritte.
Il gruppo è formato in media da 10/15 integranti, maschi e femmine di età compresa fra i 20 e i 50 anni.
Il gruppo è cocoordinato dal dott. Michele Maurizio D'Alessio e da me. Tal ora è presente un osservatore muto.
La pandemia da Covid 19 ha colpito duramente il COD e la comunità terapeutica di Vallecchio. Nella primavera 2020 durante la quarantena tutte le attività che mantenevano contatti con l'esterno sono state sospese. La seduta di gruppo è stata sospesa. La comunità tutta e l'equipe terapeutica ha subito un grave lutto, il dott. Maurizio Bertaccini, il medico di base della comunità si è infettato ed è morto.
In questa situazione drammatica l'equipe terapeutica ha deciso di riprendere le sedute di gruppo assumendo le precauzioni necessarie. Il gruppo si riuniva all'aperto con i dispositivi di protezione necessari( mascherine ecc) e la distanza prescritta.
Le sedute di gruppo, con il setting mutato per una variabile, si tenevano in un prato primaverile nelle colline del riminese,dove è sita la comunità, al sole che in aprile e poi in maggio era particolarmente intenso.
La mancanza di ombra ha portato ad un nuovo spostamento. La seduta si svolgeva sotto il portico della casa del COD.
Questi cambiamenti di spazio, come è evidente hanno reso difficile il mantenimento della intimità del gruppo, era come se i confini che istituiscono un dentro ed un fuori, quello che possiamo chiamare "pelle del gruppo" si fosse lesionata ed il segreto indispensabile per percepire l'appartenenza al gruppo, fosse costantemente violato da orecchie esterne.
In questa situazione, dopo molte sedute tenute sotto il portico un integrante del gruppo rende esplicito l'implicito : " ma io non mi fido a parlare di me in questa situazione, dobbiamo trovare un luogo più riparato" e gli altri partecipanti concordano.
Gli integranti si attivano e entrano in un momento istituente. Il setting del gruppo aperto che era in funzione da circa 20 anni non era mai stato deciso dagli integranti. Era stata l'equipe degli operatori a proporre gli spazi i tempi, i ruoli/funzioni, il compito, come compito terapeutico aveva convocato non solo il gruppo ma tutta la istituzione.
Per la prima volta, in seguito allo sconvolgimento planetario dovuto alla pandemia gli integranti di quel gruppo, caratterizzati dalla dipendenza e dalla passività diventavano attivi e proponevano un diverso spazio per continuare il compito. Avevano individuato nello spazio inadeguato un ostacolo al compito. 
L'equipe discusse la proposta del gruppo terapeutico assieme ad altre, venne accettata per la singolarità e per la qualità di forza istituente che non ammetteva repliche se non con una affermazione del potere. 
Il gruppo cominciò a tenersi in un nuovo spazio che garantiva la riservatezza. Il nuovo setting si era istituito grazie ad una forza istituente che era stata in grado di modificare l'istituto precedente ed aveva evidenziato la dinamica istituzionale cioè la capacità di cambiamento di fronte a cambiamenti globali.
Una piccola modifica che tuttavia andava a modificare coscientemente ed inconsciamente tutta l'istituzione e ne mostrava la vitalità.
 
Il secondo gruppo 
 
è un gruppo di apprendimento  il cui compito è discutere l'informazione e qualsiasi altra cosa di cui vogliono parlare. Le sedute erano di 2 ore con una frequenza circa quindicinale.L'informazione era portata a turno da un membro del gruppo che si si teneva prima in un bar e poi in una libreria.
Il coordinatore è il dott. Lorenzo Sartini, io sono il supervisore.
Il processo gruppale si è caratterizzato soprattutto per sviluppare un senso di appartenenza legato allo spazio. Più volte si sono definiti come il gruppo del bar **** anche quando hanno cambiato luogo di riunione.
Con l'arrivo della pandemia il gruppo ha cercato di riunirsi in spazi aperti, come il gruppo precedente, poi di fronte alla difficoltà dello spazio aperto hanno deciso di trasferirsi on line.
In questo caso siamo di fronte ad una mutazione radicale, lo spazio di cui parliamo non è più lo spazio materiale caratterizzato da corpi concreti e distanze con tempi di percorrenza. In questo spazio, lo spazio del  mondo della vita(lebenswelt)un integrante raggiunge il luogo preciso dove è convocato il gruppo percorrendo una traiettoria nello spazio da un punto A al punto B in cui incontra gli altri integranti che al tempo t0 entrano nel momento gruppale fino al tempo tn quando il momento finisce e gli integranti si disperdono per i loro percorsi.
Come si è detto, lo spazio, assieme al tempo ,ai ruoli/funzioni ed al compito che funziona da attrattore strano in un sistema dinamico caotico, costituisce il setting, che permette lo sviluppo del processo gruppale, di quel gruppo specifico,che accede alla coscienza della gruppalita', cioè alla coscienza di essere gruppo che si esprime quando qualcuno pronuncia il pronome "noi" riferito al gruppo in cui si trova, quell' " essernoi" esprime la coscienza di quella specifica gruppalita'.
Ora, come si è detto, in questo gruppo l'"essernoi" era particolarmente legato allo spazio  che aveva contenuto l'embrione di quel gruppo. Era il ricordo di un utero che caratterizzava quella pelle psichica di cui abbiamo parlato sopra li conteneva e forniva loro l'identità gruppale, il nome con cui si chiamavano, scherzosamente ma neanche tanto. Siamo il gruppo del bar ****.
Il trasferimento on line ha prodotto un forte trauma, lo spazio virtuale è illimitato, le distanze sono annullate, non si raggiunge più il luogo della convocazione ma il tempo del collegamento.
Gli integranti rimangono nello spazio fisico dove si trova il dispositivo che permette il loro ingresso nel cyberspace, lo spazio  digitale in cui si incontrano gli avatar, cioè le immagini dei singoli e del loro ambiente,catturate dalla telecamera della macchina e trasformate in formati compatibili per la connessione.
Ma questa trasformazione, nel caso del gruppo di cui stiamo parlando non si presenta come una metamorfosi cioè come dice Alessandro Sarti in una comunicazione personale la metamorfosi strutturale  è ad esempio il divenire del bruco in farfalla. " la forma della farfalla è già inscritta nello spazio dei possibili del bruco,in quella che chiamiamo spazio delle fasi. Il divenire farfalla è una traiettoria controllata nello spazio delle possibilità del bruco. Cioè è una possibile biforcazione della dinamica che è già inscritta nelle possibilità genetiche. Su questo divenire strutturale i lavori di Rene' Thom sono tra i più importanti. Ma un bruco non diventerà mai un lupo o una pozza d'acqua"
Discutevamo su questo temi con Alessandro Sarti a proposito della trasformazione in diversi stati di coscienza e cioè se queste trasformazioni siano metamorfosi o eterogenesi differenziate,il concetto proposto da Sarti e che mi sembra convincente per comprendere l'essernoi che caratterizza lo stato di coscienza gruppale.
Il gruppo di cui stiamo parlando costituisce un ottimo esempio di eterogenesi differenziale.
Nella seduta del 19 febbraio 2021 6 integranti (2 femmine e 4 maschi)e il coordinatore si connettono tramite Skype.
Il primo emergente segnala la necessità di organizzare uno spazio che non è quello di prima e non si sa cosa sia ma l'emergente centrale segnala l'eterogenesi differenziale del gruppo. Non sono più il gruppo del bar **** ma come segnala l'emergente centrale:
 
"È come se fossi una pozza d’acqua: non ho lo spessore, una fine, non ho un contorno preciso, non mi sento una persona umana”: 
 
Questo emergente segnala una trasformazione dello stato di coscienza del gruppo che non era assolutamente contenuta nello spazio delle possibilità del gruppo che si incontra nello spazio materiale e si pone come interrogativo inquietante per qualsiasi gruppo virtuale.
Il gruppo ha continuato con difficoltà le sedute virtuali concludendo regolarmente il proprio percorso.
 
Il terzo gruppo  
 
è un gruppo aperto di psicoterapia che ha come compito parlare degli ostacoli e delle difficoltà che impediscono la realizzazione dei progetti dei desideri,dei sogni e di qualsiasi altra cosa di cui si vuole parlare. Lo spazio è la sede della scuola Bleger a Rimini dalle 17.30 alle 19 con frequenza settimanale, io sono il coordinatore, la dottoressa Annalisa Valeri l'osservatrice con lettura di emergenti.
Il gruppo è iniziato nel 2007, come si è detto è un gruppo aperto cioè gli integranti entrano e frequentano il gruppo per un periodo variabile da un anno in avanti.
Con l'arrivo della pandemia il gruppo è stato sospeso poi è ripreso durante l'estate 2020 con gli accorgimenti prescritti: mascherine,distanziamento ecc.
Con l'approssimarsi dell'inverno il gruppo è stato di nuovo sospeso ma questa volta c'è stata la proposta di utilizzare la possibilità di utilizzare le riunioni on line proposte da zoom.
Le perplessità iniziali erano legate soprattutto a difficoltà tecniche di apprendimento dell'uso della applicazione: come scaricarla, come farla funzionare ecc. Questi ostacoli sono stati superati in un tempo relativamente breve e questa fase ha aumentato la curiosità ed il desiderio di continuare il gruppo in un altro spazio. 
Le sedute si sono succedute con regolarità, l'ingresso nel cyberspazio non è stato così' traumatico come nel gruppo che ho descritto precedentemente. Anzi, molti degli integranti apprezzavano la possibilità di collegarsi senza doversi muovere da casa. In oltre la visione dell'immagine nel riquadro fornito dal programma, ampliava la conoscenza dei singoli al loro ambiente quotidiano, apparivano i mobili e soprammobili, i quadri alle pareti, le macchine del caffè o gli scolapiatti, gli strumenti musicali,le piante da appartamento e in particolare gli animali domestici  che aprivano alla conoscenza reciproca gli oggetti quotidiani del mondo della vita di ciascuno.
La coordinazione, in questa situazione ha subito alcune modifiche e si è concentrata soprattutto sull'apprendimento dei turni di parola nella comunicazione digitale.
Come è noto i turni di parola sono fondamentali per apprendere l'ascolto dell'altro, ed ogni gruppo costruisce attivamente il proprio codice per rispettarli. Questo codice entra a far parte del più complesso schema concettuale di riferimento e operativo, l'ECRO che è il modo con cui il gruppo affronta il proprio compito.
I turni di parola sono particolarmente complicati perché non dipendono solamente dalla comunicazione verbale manifesta ma dalla comunicazione analogica, latente: gli sguardi, i toni, 
il ritmo delle parole e dei movimenti degli arti,la lunghezza delle pause ecc.
La comunicazione digitale perde la finezza necessaria per il rispetto dei turni,è necessario che la coordinazione eserciti in primo luogo la funzione di moderazione  e permetta la presa di parola di tutti gli integranti. Questa funzione rende più attivo il ruolo di coordinatore di un gruppo terapeutico on line e ne riduce la funzione interpretativa che tuttavia viene assunta in modo più significativo dall'osservatore la cui lettura degli emergenti diviene una ipotesi interpretativa dell'accadere gruppale quella seduta specifica. 
In oltre, la funzione della chat prevista da zoom può permettere una comunicazione diretta fra osservatore e coordinatore durante la seduta e fra gli integranti stessi, fra tutti loro o anche fra l'uno e l'altro senza che tutti siano a conoscenza di quello che si dicono.
Il gruppo di psicoterapia on line di cui sto parlando nel corso del tempo ha comportato nuovi ingressi. Alcuni lontano da Rimini, da altre regioni, altri addirittura da paesi lontani 2000 kilometri.
Il gruppo così formato e' andato avanti per oltre un anno.
Per il Natale del 2020 un integrante  ha suonato per tutti il pianoforte che si vedeva sempre nella sua cella zoom.
In corrispondenza delle feste 2021 è nata la proposta di vedersi in presenza cioè di dare corpo, materia a quella dimensione un po' angelica in cui si era trasferita la libido gruppale.
L'ostacolo alla realizzazione del compito del gruppo era la dimensione virtuale. Il gruppo digitale desiderava incarnarsi,manifestarsi a se stesso nello spazio della terra.
È stata prenotata con anticipo una stanza più grande che potesse garantire le distanze, ed il giovedì 23 dicembre 2021 il gruppo ha avuto la sua epifania. 
 
Sono presenti 9 persone di cui 6 maschi  e 3 femmine. Manca **** che non è venuta per paura del Covid (e non solo).
 
Arrivano alcuni in orario, altri in ritardo, in relazione alla provenienza  e al posto che non conoscono. Alcuni non si sono mai visti fra di loro, altri si, prima dell'introduzione del gruppo virtuale per la pandemia.
 
Molti portano cose da mangiare e se le offrono, alcuni nonostante il Covid si abbracciano. Tutti tengono le mascherine.
Si sente molta emozione nell'aria. 
 
 
 
Emergente iniziale :
La sua fatica a stare con me.. mi mette alla prova..smuove delle mie fragilità..
 
Emergente centrale:
venire qui è terribilmente fastidioso
Molto emozionata.. siamo tridimensionali, non abbiamo lo schermo come protezione
Anche a me, non c'è paragone con gli incontri in video
La presenza mi piace di più
Nel frattempo mi sono ammalato
 
Emergente finale:
Grande dipendenza dal sesso. Esigenze, vuoto che devo colmare con vicinanza dei corpi, calore
Non dovevo materializzarmi, non mi ha toccato
Devo stare attento alle malattie
Penso molto al sesso, ma non agisco.. se uno agisce vai incontro a dei problemi..
Se ci sono dei problemi testa dura e tiri giù
 
(Il mio commento è stato che quello che mi balzava agli occhi era la presenza, il peso dei corpi nella loro bellezza ma anche nella loro precarietà, con la paura di ammalarsi, contagiarsi, ecc. Il sesso era l'opposto della malattia, un desiderio di contatto che però fa anche paura. Annalisa Valeri)
 
Come si evince dagli emergenti e dal commento il desiderio del gruppo ha prodotto il piacere di stare assieme di percepire il calore fisico della gruppalita' assieme al contagio dell' emozione dell'essernoi incarnato ed al rischio di essere contagiati dal covid.
Questo passaggio dal reale al virtuale significa  il passaggio dalla forma congiuntiva del vincolo che si caratterizza per aggiustamenti progressivi ed una ambiguità di fondo alla forma connettiva che non ammette ambiguità e richiede un formato specifico per connettersi in una comunicazione binaria: 0-1
Che l'era della pandemia/ sindemia abbia accelerato la transizione dalla comunicazione congiuntiva a quella connettiva e' l'ipotesi di Franco Bifo Berardi, d'altra parte, io sono convinto che i vincoli connettivi non siano alternativi ai vincoli congiuntivi ma complementari.
Penso  infatti che il passaggio da un gruppo reale ad uno virtuale e poi di nuovo ad uno reale costituisca la dinamica del setting in questa pandemia/sindemia, una dinamica che credo produrrà nuove ricerche e nuove forme dell'avvenire dei gruppi operativi.
 
 
Ringrazio il dott. Michele Maurizio D'Alessio il dott. Lorenzo Sartini e la dottoressa Annalisa Valeri che hanno reso possibile questo lavoro assieme agli integranti dei tre gruppi che ho citato.
 
Rimini 9/1/2022
 
Bibliografia 
 
1)Merril Singer : Introduction to Syndemics: A Critical Systems Approach to Public and Community Health.      John Wiley & Sons  2009
 
2)Sigmund Freud: Psicologia delle masse e analisi dell'io. In Opere Bollati Boringhieri 2013
 
3)Francois Julienn: Sull' Intimità . Cortina editore 2014
 
4) Edmund Husserl: La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale  Il Saggiatore 2015
 
5) Giorgio Parisi: In un volo di storni. Rizzoli 2021
 
6) Georges Lapassade: Stati modificati e transe. Sensibili alle foglie  1995
 
7) Georges Lapassade: Transe e dissociazione. Sensibili alle foglie 1996
 
8)Willi e Madleine Baranger: la situazione analitica come campo bipersonale.  Cortina Editore.1990
 
9)Jose Bleger. Psicologia della condotta. Armando Editore 2018
 
 10)José Bleger.  Simbiosi e ambiguità.  Armando Editore 2010
 
11) Enrique Pichon Riviere. Il processo gruppale. Lauretana 1982
 
12) Antonio Gramsci: Scritti politici  Editori Riuniti 1973
 
13)Glilles Deleuze e Felix Guattari: Che cosa è la filosofia.Einaudi 2002
 
14)Armando Bauleo: Ideologia, gruppo e famiglia. Feltrinelli 1978
 
 15)Armando Bauleo: Psicoanalisi e gruppalita. Borla 2000
 
16)Bart Kosko:  Il fuzzy pensiero. Dalai  editore 1995
 
17)Elio Facchinelli: Claustrofilia   Bollati, Boringhieri 1983
 
18)Fiedrich Nietzsche : Così parlò Zaratustra .  Bollati Boringhieri
2013
19)Henri Lefebvre : Critica della vita quotidiana. Dedalo 1977
 
20)Jurgen Habermas : Teoria dell'agire comunicativo. Il mulino 1981
 
21)Jaques Lacan: Seminario. libro XI: i quattro concetti fondamentali della psicoanalisi    Einaudi 2003
 
22)Jean Paul Sartre: Critica della ragione dialettica.  Il saggiatore 1982
 
23)Leonardo Montecchi: L'ombra dell'Angelo. Sensibili alle foglie 2021
 
24)Didier Anzieu: L'io pelle.  Cortina editore 2017
 
25)Rene Thom: Stabilità strutturale e morfogenesi.  Einaudi 1980
 
26)Alessandro Sarti: comunicazione personale 2021
 
27)Francesco Bifo Berardi. E: la congiunzione  Produzioni Nero 2021
 
28)Benoit Mandelbrot: Gli oggetti frattali. Einaudi 2000
 
29)Ervin Goffman: La vita quotidiana come rappresentazione. 
      Il mulino 1997
 

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