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Vivere all’antica non è soltanto un modo di dire

12 Mar 21

A cura di vastopolis

Dopo “Foliage. Vagabondare in autunno”, Duccio Demetrio, grazie a Raffaello Cortina, ci regala un altro gioiello: “All’antica. Una maniera di esistere”. Spiega l’autore: “Occorre vigilare affinché l’espressione all’antica non venga ritenuta evocatrice esclusivamente di mentalità, consuetudini, comportamenti conservatori e tradizionalistici: talvolta persino fonte ed emblema di memorie funeste, retrograde, inammissibili. Quando invece, ed è quanto tenterò di mostrare, l’essere all’antica – attribuendone talune qualità a noi stessi prima di tutto, poi a persone, a tendenze, a consuetudini virtuose, a idealità intramontabili – può rivelarsi un punto di vista morale rispetto a ciò che dell’oggi non vogliamo accettare, non ci piace, si dimostra spreco intollerabile”.
Ovviamente, il tentativo è perfettamente riuscito, poiché tra le pagine la scrittura mostra come la misura, il contatto con le immagini e le parole non siano possibili vivendo di solo presente, andando di fretta, mordendo il tempo senza assaporarlo e senza comprenderlo. Demetrio si sforza di appoggiarsi ai poeti, perché le parole dei poeti sono scelte con cura, lavorano con i sentimenti, mirano a scaldare il cuore. Leggere Demetrio serve anche a rileggere la poesia, i poeti che ha più amato, i poeti che abbiamo più amato e rievocando le lontane penombre con il filosofo, la scrittrice e il poeta, giunge a foirnirci un quadro esemplare di come la vita possa essere colta e vissuta o mancata, di come la vita possa diventare un capolavoro, persino nella sofferenza, di come la vita possa essere sprecata.
Scrive Demetrio: “La maniera di vivere all’antica non può che essere e divenire quella che, laicamente o meno, si consacra alla vita interiore, nella sua radicale individualità. Inestirpabile finché memoria ed essere ancora al mondo ci assistano. Non muore nulla dell’una e dell’altro perché, ci ricorderebbe ancora Emanuele Severino, abbiamo la prova che siamo esistiti anche soltanto quell’istante di poetica consapevolezza”.
Esistono tante maniere di esistere, esistono tante maniere per afferrare o mancare l’esistenza. Demetrio affida l’epilogo, per scoprirsi all’antica, a ventitré poesie. L’invito e a leggerle e a rileggerle. Da Spaziani a Pavese, da Piersanti a Montale, da Candiani a Mussapi, da Luzi a Merini, la poesia tocca le corde dell’umano e del divino, orienta lo stare al mondo, coniuga la pratica della generosità, della lealtà, dell’amicizia. Fu Leopardi a dire che “un uomo fatto all’antica è un uomo dabbene e da potersene fidare”. Però, vi prego di leggere il libro. Soltanto leggendolo capirete che vivere all’antica non è come potremmo intenderlo nel becero senso comune. Vivere all’antica è una maniera di esistere, forse l’unica se vogliamo salvare la vita, se vogliamo viverla, se non vogliamo che scorra priva di senso.
 

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