Sentire una voce, anche di sfuggita, porta gli individui a caratterizzarla all’interno di uno specifico gruppo sociale. Pochi secondi d’ascolto e già ci siamo fatti delle impressioni sul genere, l’etnia, l’età, persino su alcune caratteristiche di personalità. Ma queste abilità acustiche possono essere fuorvianti: la voce di una persona è influenzata dal suo aspetto fisico e dalle sue condizioni di salute. E anche chi ascolta è influenzato da aspettative sociali legate al suo gruppo di appartenenza. Certo, le voci degli uomini e delle donne differiscono grazie a caratteristiche strutturali, quali il peso, e ormonali, quali la concentrazione di testosterone. Ma non ci sono ad esempio caratteri certi che ci permettano di distinguere la voce di un gay da quella di un eterosessuale. Alcuni credono di poter riconoscere la voce di un omosessuale semplicemente se devia dagli standard classici, ma è chiaramente uno stereotipo .
In letteratura ci sono vari lavori sul riconoscimento del sesso solo dalla voce, ma in misura differente rivelano tutti la loro inadeguatezza. Uno studio inglese sembrava aver davvero trovato una differenza di pronuncia di alcune parole della lingua inglese tra gay e omosessuali, ma un altro studio condotto dalle Università di Padova, Trento e Bielefeld (Germania) ha smentito questo risultato per le lingue italiano e tedesco. “I nostri risultati – affermano Simone Sulpizio e Fabio Fasoli delle Università di Trento e Padova – hanno mostrato che il modo per riconoscere i gay dalla voce non esiste: gli ascoltatori non sono in grado di riconoscere l’orientamento sessuale di una persona solo dalla sua voce. Tuttavia, i risultati mostrano anche un’ampia convergenza tra gli ascoltatori sull’orientamento sessuale dei parlanti. I risultati sono identici nelle due lingue e molto simili anche a livello inter-linguistico (quando cioè un parlante categorizza anche le voci di persone che parlano la lingua a lui sconosciuta)”.
“Un altro elemento che emerge – aggiungono i due ricercatori – è che, in generale, si rileva una forte relazione tra la percezione dell’orientamento sessuale e della mascolinità: i parlanti la cui voce contiene più caratteristiche acustiche tipicamente associate al parlato femminile (come ad esempio, un parlato più lento o, per le vocali, delle frequenze di risonanza più alte) tendono a essere maggiormente percepiti come gay”.
Per approfondire il rapporto tra voce, persona e identità si terrà a Piazzola del Brenta (PD) un Congresso Internazionale dal 15 al 17 ottobre, organizzato dall'Associazione Eufonia e patrocinato, tra le altre, dalla Società Italiana di Sessuologia e Psicopatologia Sessuale.
Per approfondire…
Sulpizio S, Fasoli F, Maass A, Paladino MP, Vespignani F, Eyssel F, et al. (2015) The Sound of Voice: Voice – Based Categorization of Speakers’ Sexual Orientation within and across Languages. PLoS ONE 10(7): 0128882. doi:10.1371/journal.pone.0128882
Complimenti per l’iniziativa,
Complimenti per l’iniziativa, il lavoro scientifico e l’articolo.
Eppure mi resta un dubbio… Resto convinto che la convergenza di segnali non verbali ci permetta di inserire l’altro in un sistema di valori che ci permette di capire se può o meno essere sessualmente attratto o attraente.
Noi lo chiamiamo Gaydar (dal nome di un sito di incontri) e ci sono lavori e giochi relazionali simpatici nel merito.
Voi cosa ne sapete a riguardo?
L’unica cosa che non capisco è il titolo… Identità di Genere e Orientamento sessuale sono due cose diverse, almeno a casa mia…
Come mai gli studi parlando di una cosa poi finiscono a parlare dell’altra (e guarda caso sempre dell’omosessualità maschile? escludendo la questione transessuale e le lesbiche, i bisessuali e i pansessuali?
Ovviamente pubblicizzo il mio blog tematico su questo canale:
http://www.psychiatryonline.it/rubrica/4376