Premessa
Nel dicembre 1924 comincia a Hannover il processo contro il commerciante Fritz Haarmann. E' imputato di aver ucciso ventisette ragazzi e di aver fatto a pezzi i loro cadaveri. La perizia psichiatrica, che deve pronunciarsi sulle capacità mentali dell'imputato, è affidata al Professor Schultze. Questi, direttore dell'Istituto Sanitario Provinciale di Göttingen, esamina Haarmann dal sedici agosto fino al venticinque settembre 1924 nel reparto detentivo dell'Istituto. I dialoghi, verbalizzati, sono serviti come fonte per questo libro che riproduce i testi originali.
PERSONAGGI
Professor Dottor Ernst Schultze – Fritz Haarmann – Lo stenografo – Il commissario Rätz – Il giovane Kress – La guardia Schweimler – Il Dottor Machnik – Un medico
LUOGO DELL'AZIONE
L' azione si svolge in un'unica stanza, lo studio del professore. La stanza è grande circa trenta metri quadri, alta perlomeno tre metri e quaranta e con il soffitto a volta. Vi sono due porte: una dà sul corridoio e l'altra mette in comunicazione la stanza dell'interrogatorio con lo studio del professore. Al centro della stanza c'è un tavolo con tre sedie di foggia semplice. In alto una lampada elettrica. Accanto alla finestra munita di inferriate panciute vi è, su un lato, un calorifero ben in vista, dall'altro, il tavolo dello stenografo con una sedia. Costui ha una sua lampada da tavolo. Nella stanza si trovano inoltre un lavandino con uno specchio appeso alla parete scrostata. Sullo specchio è montata una lampada. Nella stanza vi sono inoltre due armadi con l'anta superiore a vetri. In uno vi sono volumi classici di medicina, nell'altro strumenti medici. Accanto alla porta d'ingresso un attaccapanni. Haarmann indossa una divisa da recluso, Schultze indossa abiti civili o il camice.
QUADRO III, Scena 2
Haarmann tiene una matita in mano.
Davanti a sè ha una cartella aperta con dei fogli sciolti. Quello che sta in cima mostra fino a metà dei segni.
Per la prima volta Haarmann indossa un abito diverso.
S –
Da ragazzo si masturbava?
H –
Sì (si appunta qualcosa)
Durante la scena Haarmann fàrà un segno sul foglio a ogni risposta.
S –
Aveva imparato a scuola?
H –
Era Alfred Schmidt, mi infilava sempre una mano in tasca.
S –
Un suo vecchio amico?
H –
No, era tanto grasso.
S –
Aveva amici e compagni?
H –
No.
S –
Come mai?
H –
Ma perchè me la sono sempre…
(con uno sguardo imbarazzato fa capire a Schultze che si riferisce ai pantaloni. Lacrime agli occhi)
S –
Giocava con le ragazze?
H –
No.
S –
No, intendo dire, giocava a palla, ad esempio?
H –
Io dovevo sempre lavorare, gli altri sì che potevano giocare, io no –
il vecchio, quello.
S –
Giocava con le bambole?
H –
No, ogni tanto me ne davano una, ma la rompevo subito.
S –
Giocava anche a far la cuoca?
S –
Le amiche di mia sorella cucinavano, io stavo a guardare e poi loro mi davano qualcosa.
S –
Ha fatto delle sciocchezze con altri ragazzi della scuola di sottufficiali?
H –
Oh, no, non ne facevamo.
S –
E da solo?
S –
Nemmeno, dormivamo tutti insieme.
S –
Qualche volta sarà pur stato da solo.
H –
E' possibile.
S –
Quando ha avuto il primo rapporto sessuale con una ragazza?
H –
Con la mia fidanzata, con la Erna.
S –
Era più giovane di lei?
H –
No, avevamo la stessa età.
S –
Dove abitava?
H –
I miei genitori avevano diverse case, e loro abitavano in una di quelle.
S –
I suoi genitori erano contrari?
H –
Certo, perchè suo padre era un operario. Era una ragazza tanto buona, se mi fossi sposato con lei, non sarebbe successo niente. (Lacrime agli occhi, agita imbarazzato le dita), lei ci sarebbe stata attenta.
S –
Ricorda quando ha avuto il primo rapporto con la sua fidanzata?
H –
Come piangeva – faceva così ( si mette le mani davanti agli occhi), poi non ha detto più niente. Io salivo sempre quando non c'erano i suoi genitori.
S –
Non volevano?
H –
Il padre era capo macchinista da König e Erhard. Voleva tanto
bene a sua moglie che quando è morta, si è impiccato.
S –
E la Erna dove è andata a finire?
H –
Si è sposata.
S –
Con chi?
H –
Lo sa mia sorella. Io ho pianto tanto quand'ero a casa, perchè l'avevo perduta.
S –
Ma non era quella che poi andava a letto con il parrucchiere?
H –
Sì, sì, era lei.
S –
Perchè era diventata infedele?
H –
Willy le ha detto che ero stato a Hildesheim – e così lei non ha voluto più saperne.
S –
Le piaceva farlo con quella ragazza?
H –
Oh sì, era bello.
S –
Le dava piacere?
H –
Sì, sì, ci trovavamo proprio bene.
S –
Ha avuto altre ragazze?
H –
No, non mi voleva nessuna – la signora Birnenstiel mi toccava sempre qui davanti e così io le ho dato un pugno in faccia. Poi lei mi ha denunciato e allora la polizia le ha detto, lei non deve farlo – aveva sessantacinque anni.
S –
Quando ha avuto il primo rapporto sessuale con un uomo?
H –
Quando ho…(spaventato, trasalisce) quando – io – intende dire a scuola?
(posa la matita)
S –
No, me l'ha già detto.
H –
No – poi ho – beh (riflette, si tocca il mento), con Fraenkel.
S –
Fraenkel?
H –
Improvvisamente mi si avvicina uno da dietro e comincia a parlarmi – era uno che aveva studiato, portava gli occhiali, avrà avuto già quarant'anni – diceva, mi accompagni per un po' – aveva una bella casa – sono dovuto salire con lui – prima non volevo, era già buio, comunque poi ci sono stato, ha fatto il caffé, mi ha abbracciato, baciato…
S –
Con la lingua?
H –
Tutto. Io dicevo, ma gli uomini non si baciano e allora lui ha detto, io voglio avere un bell'amichetto – poi ci ho dormito parecchie volte. (guarda verso la porta) Chi ha bussato?
Schultze guarda la porta.
H –
Poi lui l'ha fatto a me e io dovevo farlo a lui, ma io non l'ho fatto – poi mi voleva prendere dal didietro e allora io gli ho riempito il letto di piscio e altro.
S –
Le ha infilato il membro nel didietro?
H –
Ho avuto paura e sono andato casa.
S –
Quanti anni aveva allora?
H –
Circa venticinque, venti. E poi un giorno bussano e mia sorella dice, Fritz, c'è un tale e quello era già dentro nel salotto buono – allora io ho detto, Dio mio, come mai sei venuto qui, Dio mio, non puoi fare un cosa del genere, allora lui fa, perchè non sei più ritornato, che io dovevo ritornare da lui e poi se ne è subito andato in modo che mia sorella non si accorgesse di niente.
S –
E sua sorella si è accorta di qualcosa?
H –
Aspetti, quello se ne è andato – aveva un bel vestito – allora mia sorella fa, chi è quel tipo lì, ha un'aria che non mi piace (minaccia con il dito). Che non si faccia più vedere qui. Con lui ho imparato a masturbare.
S –
In quel periodo aveva rapporti sessuali anche con altri uomini?
H –
Lui mi ha detto che quei ragazzi, quelli, giravano vicino a Kröpke – vicino al teatro e alla stazione, quando pioveva.
S –
E' più bello andare con un ragazzo o con una ragazza?
H –
Quando avevo ancora la mia fidanzata era più bello. Sì, era più bello.
S –
E poi?
H –
Poi era molto bello quando avevo dei bei ragazzi.
S –
Quando è bello un ragazzo per lei?
H –
Beh, si vede – un bel fisico, una bella faccia – begli occhi.
S –
E se portava gli occhiali?
H –
Ah no, no, quelli non li prendevo.
S –
E con la barba?
H –
Noo, non sopporto i baffi.
S –
E con iI membro grosso?
H –
Non necessariamente, se era carino e baciava bene.
S –
Tutti i ragazzi sapevano di che si trattava?
H –
Certo, lo sapevano benissimo, erano delle bagasce.
S –
Quanto li pagava?
H –
Erano già contenti di poter passare la notte da qualche parte.
S –
Quando l'ha succhiato per la prima volta?
H –
E' stato Fraenkel a farlo con me la prima volta, io non lo sapevo ancora.
S –
Ha provato piacere?
H –
Io pensavo sempre che volesse mordermi – e invece non mi ha morso, era bello.
S –
Però erano tutte porcate.
H –
Oh, è molto bello. (intendendo lo stenografo) Quello si sta completamente rovinando.
S –
Le sembra una cosa decente?
H –
Ma se lo fanno tutti…
S –
Io no.
H –
No, ah! Io penso che lo facciano tutti.
S –
Il rapporto omosessuale è consentito?
H –
Sì, mia sorella è venuta con me alla polizia, perchè non voleva che io abitassi con lei. E il commissario ha detto che con i bambini è condannabile, ma con gli adulti no.
S –
Che paragrafo è?
H –
Non c'è un paragrafo per quella cosa lì.
S –
L'ha detto lei stesso.
H –
Il 175, quello è dal didietro.
S – Però è compreso anche il succhiare.
H – Ah sì? No, solo dal didietro, no.
S –
Quali atti sono proibiti?
H –
Farlo dal didietro.
S –
Come si dice?
H –
Dicono inculare.
S –
Perchè è proibito?
H –
Perchè nel farlo si può spaccare qualcosa.
S –
Perchè la polizia lo proibisce?
H –
La polizia non vuole,
il Signoriddio nemmeno, (batte sulle dita di Schultze)
nemmeno lui lo vuole.
S –
Non sta scritto nella Bibbia?
H –
Nella lettera ai Romani 10, anche lì sta scritto.
S –
E cosa si dice in quel passo?
H –
Che gli uomini non devono procurarsi piacere in maniera innaturale –
e nemmeno le donne – il Signoriddio non vuole che si faccia,
e io non l'ho fatto.
S –
Eppure è innaturale anche la masturbazione, no?
H –
Sì, ma che si deve fare?
L'ho già detto, ho dei tali mal di testa,
anche ora dovrei farmene uno,
non ce la faccio più, mi sto veramente ammalando –
l'ho già detto.
S –
Ma io non posso darle un ragazzo.
H –
Ma poi potete farmi tagliare la testa.
S –
Sì, e poi il ragazzo muore.
H –
No, non lo faccio – lei può anche stare attento e rimanere seduto fuori,
non è mica necessario che chiuda (guarda la porta) – si sente, no?
Qui ci sono degli studenti tanto belli, degli indiani con degli occhi tanto belli –
l'ha detto il signor Schweimler, lui li ha visti qui.
S –
Lo sa che gli omosessuali sono disprezzati?
H –
Macché, io l'ho detto a mia sorella
che non funziona più con le ragazze – non funziona più.
S –
Ha ritentato?
H –
Sono ritornato in un casino (ride), a Braunschweig,
e appena quella l'ha preso in mano, un pochinino ha funzionato, però poi non ha più funzionato, si sono presi i soldi e me ne sono andato – non ha funzionato.
S –
Ma lei non è stato anche malato?
H –
No.
S –
Eppure ce l'ha raccontato.
H –
Ma sì, quando c'era la rivoluzione – mia sorella mi ha detto, Fritz, hai una brutta faccia, si può sapere che cos'hai, va' un po' dal medico e così ci sono andato. E quello mi ha detto, ah, si tratta di una gonorrea, non è altro, e così mi ha dato da bere una specie di té e poi uno di quei finocchi ha detto, ma non è niente, devi farti solo qualche sega in più – oh, però faceva male e sanguinavo e poi dopo tre settimane è passato, è finito – è una cura di quelle radicali, l'hanno detto loro, quei miei fratelli finocchi.
QUADRO IV Scena 2
Schultze indossa il suo vecchio abito.
H –
Non volevo che Fromm venisse di nuovo con me.
S –
Perchè no?
H –
Era un bel ragazzo, tanto carino, mi abbracciava tanto bene (incrocia le braccia sul petto), oh, sì, lui era stato ad Amburgo e lo faceva come Dio comanda, onestamente non potevo dire, toh, ti ammazzo.
S –
Come hanno fatto ad arrestarla?
H –
Io gli ho sempre detto, vattene, su vattene, (fa dei movimenti come per allontanare qualcuno, energici, gira il capo di lato, ha un' espressione sprezzante), ma lui ritornava sempre e io dicevo, non è possibile, non voglio farlo, e il quarto giorno, mentre eravamo alla stazione, lui insisteva a tutti i costi e allora io l'ho detto alla polizia.
S –
Alla polizia?
H –
Sì, se no l'avrei ammazzato a morsi,
tanto era bello.
S –
Ma la polizia non poteva mica sapere.
H –
No, no, non sono mica tanto stupido.
Nel momento in cui ho voluto farlo arrestare, lui ha cominciato a fare lo spaccone, ad atteggiarsi a finocchio e via cantando, allora quelli hanno detto, Fritz, rimanga anche lei qui e io ho detto, per me è indifferente.
S –
L'avevano già arrestata per motivi simili?
H -.
Certo, certo, mi mandavano nel carcere giudiziario e poi mi rilasciavano.
S –
Perchè un tempo la rilasciavano?
H-
Non è mica un reato.
S –
E perchè quella volta non l'hanno rilasciata?
H –
Perchè hanno trovato delle teste.
S –
E come hanno stabilito che era lei l'autore?
H –
Al presidio di polizia mi hanno menato, (fa finta di prendere a pugni Schultze) preso a pugni – ero nero di botte. Poi è venuto il commissario Rätz e mi ha detto, ebbene
Fritz, ora parla. (con un gesto della mano molto imperioso) Allora ho detto, io parlo, però quelli non mi picchiano più. (si batte sul1espalle)
No, no, non ti fa niente nessuno – e allora ho raccontato tutto.
S –
Ma il signor Rätz come poteva sapere che lei aveva ammazzato Robert Witzel?
H –
Lui sapeva ancora di più, diceva che sapeva tutto.
S –
Le hanno mostrato degli abiti?
H –
Mi hanno fatto vedere ogni cosa e allora ho detto, sarà pure tutto così.
S –
Anche Witzel era molto bello?
H –
(come se sparesse da una pistola). Altrimenti non sarebbe morto. ( si afferra la gola con la mano sinistra, la circonda tutta con la mano – indica lo stenografo)
Se quello viene a Hannover, fanno fuori anche lui.
(sorride)
Schultze lancia uno sguardo di disapprovazione.
Haarmann fa un ghigno.
S –
Quanti ne ha ucciso, tre, quattro dozzine?
H –
Dozzine? Ora arriva anche questo qui con questi numeri – non possono essere stati tanti – l'ho sempre detto, dieci o venti.
S –
Sono stati trovati ventidue femori destri.
H –
Sì, me li hanno fatti vedere – può pure scrivere che sono cento, è assolutamente indifferente. Se li sotterrano, viene fuori un gran monumento con il mio nome sopra.
S –
Con il suo nome? E cosa ci scriveranno?
H –
Queste sono le vittime del mostro Fritz Haarmann. Sarà un'attrazione turistica anche fra mille anni, verranno tutti a vederla. Hanno già scritto libri e giornali – arriveranno anche dei romanzi – e così ora sono famoso.
S –
Ma non è una bella cosa essere famosi perchè si è un mostro assassino.
H –
In un altro modo non lo sarei diventato.
Ora mi conoscono ovunque.
S –
Io preferirei rinunciare alla fama.
H –
Ora è famoso anche lei.
Ora conoscono anche lei.
S –
Mi conoscono, perchè debbo conversare con lei.
H –
Infatti, vede.
S –
Però mi compiangono.
H –
Penseranno che io (si afferra la gola) – ma no, no,
io sono un brav'uomo.
S – (con sguardo severo)
E perchè è stato a Hildesheim?
H –
(diventa serio)
E' stata colpa del vecchio.
S –
Non ha fatto delle sciocchezze con un bambino?
H –
No, quello è stato Willy.
S –
Non dica cose assurde.
H –
Ma insomma, ora ricomincia.
(batte un colpo sul tavolo)
S –
Allora era stato giudicato per reati contro la morale nei confronti di un bambino.
H –
Non è vero.
S – (mostra gli atti)
Ha dichiarato di averlo fatto in buona fede.
H –
Ho detto così?
Frottole.
S –
La sorella di sua madre era malata di mente?
H –
No.
S –
L'ha detto suo padre.
H –
Vede, ci risiamo – sempre il vecchio. Lui deve sempre entrarci.
S –
Poi è stato ricoverato nell'Istituto per Malattie Mentali di Langenhagen.
H –
Non voglio sentirne parlare, di questa pazzia – (indica gli atti) strappate tutte quelle carte, è una cosa inammissibile – pazzia – se mi ci avessero tenuto ancora, oggi sarei pazzo – non ho mai visto una cosa del genere in vita mia.
S –
Quanto tempo c'è stato?
H –
Oh, ci sono stato tanto, mi ci hanno tenuto un anno, poi me la sono svignata. Eravamo per strada, improvvisamente ci siamo ritrovati da soli e allora (fischia) Fritz ha alzato i tacchi.
S –
Quando è scappato?
H –
Non me lo ricordo più.
S –
Io però lo so.
H – (ride)
Lui sa tutto, però continua a chiedere.
S –
La polizia l'ha cercata, ma non l'ha trovata.
H –
No, no, non mi ha trovato. (orgoglioso) Mia sorella ha parlato con mia madre e mi hanno mandato da conoscenti in Svizzera.
S –
Facciamo una pausa.
H –
Ma sì, si riposi un po'!
Mentre Schultze si siede, Haarmann si avvicina alla finestra.
H –
Sta di nuovo piovendo?
S –
Ah sì?
H –
Stamattina era bello – quando mi sono svegliato – il sole – mi fa sempre tanto piacere.
QUADRO V, Scena 3
POMERIGGIO
Haarmann tiene una busta affrancata in mano. Vi si legge:"Al massacratore Haarmann".
H – (a Schultze)
Di primo acchito gli darei un pugno in faccia (rigira la busta), niente mittente, posso leggere?
Schultze (in camice) annuisce, Haarmann estrae la lettera dalla busta, legge.
H – (molto divertito)
….Io non faccio mica finta di essere pazzo, no… Oh, e non raccolgo mosche, (a Schultze) è ridicolo che venga gonfiata qualsiasi sciocchezza – si capisce benissimo che si tratta di una persona spregevole – non si deve fare così, "massacratore", cosa c'entra.
Schultze gli porge un' altra lettera.
H – (legge)
(ride) No, questo non è possibile – "Entri uomo e esci Würstel". No, non si scrivono delle lettere così, giusto a Capodanno.
S-
Fritz, lo sa perchè è qui?
H-
Sì, il signor Rätz ha detto che ci facciamo un giro e veniamo a farle visita. Ha detto che a Hannover ci sono dei disordini (prende una cartolina), che dobbiamo scappare e che se le cose cambiano – è giusto, guardi qui (mostra una cartolina) da Berlino, "Il diavolo si diverte – però è dentro a ognuno di noi!" (cerca il mittente)
"Dato Sago, amico degli uomini." (a Schultze) Chissà perchè? Per anni non ho ricevuto una lettera e ora tutte queste – devono essere trovate di quei buffoni dell'economia.
S –
Perchè lei è qui?
H –
Beh, lei mi visita per vedere se ragiono.
S –
Cosa si dice in tribunale?
H –
Non voglio dirlo.
S –
Se sono capace di intendere e di volere?
H –
Sì, però questo non lo diciamo in tribunale.
S –
Non devo venire all'udienza?
H –
Sì, venga pure. Però non voglio che parli di Hildesheim – questo no.
S –
Ma possiamo dirlo.
H –
Oh, (guarda imbarazzato di lato) fa una cattiva impressione. Allora non mi tagliano la testa.
S –
Perchè a Hildesheim sarebbe peggio?
H –
Lì sì che si diventa pazzi (fa un gesto minaccioso con il dito), questo l'ho capito eccome, anche qui ci sono dei pazzi con me, qui c'è uno che urla sempre, come a
Hildesheim.
Glielo dico prima, se lei mi ritiene pazzo, non la guardo più in faccia, abbiamo chiuso.
S –
Gliel'ho già detto, io non la ritengo pazzo.
H –
Allora sono più tranquillo.
QUADRO V, Scena 4
GIORNO DI SOLE
Haarmann porge a Schultze (in camice) con tono ossequioso e orgoglioso una cartella di circa venti pagine.
H –
Mi auguro che mi facciano un monumento.
S –
Costa un sacco di soldi.
H –
Anche se costasse mille marchi, lei diventerà milionario con questo libro. (posa una
mano sui fogli) Stia ben attento, quando ci sarà l'udienza, andrà a ruba, dappertutto, anche fra cent'anni.
Schultze guarda la cartella, la sfoglia ed è meravigliato che Haarmann abbia scritto tante pagine.
S –
Ci vanno anche delle foto?
H –
Certo, mi sono fatto fotografare apposta. In ogni modo allo stenografo bisogna dargli un vestito, perchè è stato molto bravo. Può dare qualche marco anche a Hans e poi ogni anno, al mio compleanno, lui mi deve portare una corona – questo mi farebbe piacere.
S –
Tra poco compirà gli anni. Peccato che non ci sarà più.
H – (sorride compiaciuto)
Lo so, e lei mi avrebbe fatto un regalo.
S –
Una tazza di caffé, un panino al formaggio e dei sigari.
H –
(china il capo in avanti, fa con le mani il movimento della mannaia) Prima però voglio parlare con il boia, in modo che mi conosca e affili per bene la lama. Che non si metta mica d'accordo con i comunisti – e se la lama non è ben affilata, io lì la testa non ce la poso. Non mi devono ridurre la testa a una poltiglia, questo non devono farlo – devono fare un bel lavoro.
Haarmann batte sull'avambraccio di Schultze.
H –
Crede che abbia paura? Questo è quello che pensa la gente – quel cane vigliacco – pensano.
(diretto)
Lo sa già quand'è la data?
S –
Questa è l'ultima volta che ci parliamo.
H –
(con aria supplichevole, a voce bassa)
Viene ancora una volta prima che mi taglino la testa?
S – (con uno sguardo concentrato)
Sì, vengo ancora una volta.
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