Quello che vi racconterò deriva dalla mia esperienza durante alcune sedute di psicoterapia, in cui registravo la frequenza cardiaca del paziente, la conduttanza totale o la resistenza cutanea.
Quello che emergeva è che la frequenza si manteneva attorno a valori normali (60 battiti) quando il paziente era tranquillo ma quando nella seduta si affrontavano i temi più caldi frequenza aumenta va anche fino agli 80 battiti. Lo stesso accadeva anche per la conduttanza cutanea.
La cosa curiosa era che anche nel terapeuta che guidava erano presenti queste oscillazioni fisiologiche. A seconda di ciò che la persona diceva al terapeuta e delle risonanze di quello che il terapeuta diceva, a seconda del calore del momento si aveva la tendenza ad aumenti della frequenza e della conduttanza cutanea. Oggi noi sappiamo che le variazioni di conduttanza e resistenza cutanea sono direttamente correlate ad alterazioni della corteccia frontale e prefrontale controlaterale, sono cioè uno specchio della neurochimica corticale.
Questa stessa cosa non accadeva però in altre sedute, con pazienti.
Non si tratta solo di mera curiosità: porta infatti a chiedersi ad esempio che effetto ha su di noi vedere una persona che sta male, che ci racconta le sue sofferenze.
Numerosi studi soprattutto con f-RMN hanno evidenziato che la sofferenza depressiva non è soltanto sofferenza del vissuto ma ha dei correlati precisi con alcune aree cerebrali. In particolari soggetti con una sofferenza depressiva acuta ci sono alcune aree più attive e altre aree ipoattive. Queste aree rispondono a terapia farmacologica e non solo farmacologica, perché la psicoterapia è in grado di modificare la chimica corticale in maniera assai significativa.
Anni fa pubblicai un grosso lavoro su quello che si sapeva accadere a livello somatico,in particolar modo a livello cerebrale, oltre che a livello immunitario nei soggetti depressi. Possiamo sinteticamente dire che si assiste ad una tempesta di modificazioni periferiche ed esse sono quindi il risultato di una modificazione a monte: a livello cerebrale è presente una tempesta emozionale e neurochimica che può durare settimane o mesi. Questo lavoro era una pesante revisione di tutta la letteratura sull’argomento, come riscrivere l’intera anatomia in base alla chimica del cervello e ai suoi canali.
Se dobbiamo quindi lavorare con un modello di alleanza terapeutica che ci spiega sia alcuni accadimenti psicologici, sia quelli biologici, dobbiamo anche cercare di chiederci come mai questi processi avvengono. E allora la Serotonina, la Noradrenalina dobbiamo non soltanto vederle come delle cause biologiche di certi disturbi mentali, ma anche come i mediatori tra i vissuti e la sofferenza psichica. La spiegazione immediata della sofferenza depressiva acuta può essere questa, in realtà è importante anche comprendere come la persona ha elaborato la sofferenza.
Questo è molto interessante, perché la differenza oggi tra modelli biologici e psicologici comincia a sfumare, d’altra parte siamo costretti a farlo dal ruolo delle nuove conoscenze, come sottolineava stamattina il prof. Boggetto.
Quando, allora, noi incontriamo un paziente ed iniziamo a stabilire una alleanza terapeutica, dobbiamo chiederci quale effetto ha ciò che noi diciamo, facciamo sulla chimica del suo cervello. Potremmo anche cominciare a sfidare un vecchio concetto in base al quale da una parte ci sono i farmaci e dall’altra le parole e la relazione ed iniziare, invece, a pensare che non esiste terapia più biologica della psicoterapia, che all’interno dell’alleanza terapeutica riesce ad operare all’interno di alcuni circuiti come ad esempio quelli dell’attaccamento.
Questo non significa che lo psichiatra agisca come la paroxetina, ma ci può comunque far pensare che esiste una matrice comune su cui agiscono determinanti diversi, che possono essere psicoterapie a lungo, a breve termine, come pure quelle di gruppo.
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