Dal 26 al 29 maggio 2022 si terrà a Napoli il XX Congresso Nazionale della SPI, a distanza di un anno dal precedente, slittato al 2021 a causa dell’emergenza pandemica. Oggetto di studio e discussione sarà il narcisismo. Propongo di seguito alcune suggestioni a cui mi ha condotto il confronto fra il titolo del congresso di quest’anno, ‘Oltre Narciso e le solitudini: quale sogno per il futuro?’ e quello del XIX, “Inconscio/inconsci”, e la riflessione intorno all’interrogativo che lo stesso titolo propone.
Innanzitutto ha attirato la mia attenzione la possibilità di declinare al plurale il termine inconscio, proprietà di cui pare non godere il narcisismo. Se, cioè, esistono più inconsci, come già messo in evidenza da Freud e successivamente sviluppato da altri autori, il narcisismo si apparenta invece con l’Uno. Non che manchi per questo la possibilità di classificarlo, ad esempio in primario o secondario (Freud, 1914), a pelle sottile o spessa, del sognatore o del sogno, ecc. La questione è che però il narcisismo introduce alla dimensione del tutto, grazie alla uniformazione degli investimenti libidici intorno all’Io, assunto come oggetto d’amore nella sua totalità, in questo senso differenziato dall’autoerotismo in cui le pulsioni si soddisferebbero anarchicamente. Il tutto del narcisismo troverebbe dunque il suo punto di ancoraggio nell’immagine, quella assunta attraverso lo specchio (Lacan, 1947) o per mezzo dello sguardo materno. L’immagine, cioè, offrirebbe una solidità iniziale, alienando tuttavia l’individuo per avviarne il processo di soggettivazione, i cui inciampi troverebbero comunque un certo riparo nella chiusura regressiva sull’immagine stessa (Zontini, 2020).
Altro riferimento non privo di interesse a cui mi conduce il titolo, con l’interrogativo che pone, è il tema della temporalità. Quale sogno per il futuro?
Inconscio/Inconsci è nell’atemporalità, senza futuro né passato, in virtù delle caratteristiche del processo primario. Il narcisismo contrae invece con il tempo almeno un duplice legame. Da un lato richiama il passato mitico di Das Ding, ciò che è perduto per sempre, il tempo primordiale della vita intrauterina (Freud, 1921). Dall’altro, il narcisismo subisce riassestamenti continui ad opera del secondo tempo della pulsione (Dejours, 2002). La pulsatilità della pulsione, come mostra Dejours (ibidem), ha a che fare con il fatto che il suo tragitto si articola in due tempi. Nel primo l’emergenza di forze inconsce opera una rottura topica dall’Es verso l’Io. A questa irruzione segue una destabilizzazione economica cui deve rispondere un nuovo lavoro di legame, per integrare l’esperienza del corpo al fine di guadagnare un nuovo equilibrio topico. Questo tempo, rimaneggiando l’Io, accrescerebbe l’amore di sé.
Altro riferimento, forse più specificamente psicopatologico, riguarda le figure del vuoto, la patologia del neutro: siamo nel campo del narcisismo negativo (Green, 1983), cioè nella lettura del narcisismo filtrata dalla seconda teoria delle pulsioni. Green nota come ogni investimento possegga in sé il suo negativo, il disinvestimento, che riguarda il prima e, insieme, l’avvenire dell’investimento stesso, dopo la sua soddisfazione. A mio avviso queste considerazioni rispetto al ritmo e alle vicissitudini degli investimenti trovano un analogo nella temporalità del processo analitico, teso tra tendenze regressive e tendenze progressive, in bilico tra sintomo e conoscenza (De Simone, 1994). A tal proposito il modello del setting analitico e del narcisismo convergono proprio sulla dimensione del sogno, sul cui prototipo vengono studiati e teorizzati. Freud comincia da qui, dal baluardo della dimensione narcisistica, dallo stato in cui la libido è ritirata dal mondo. Per praticare la talking cure e lavorare con i sogni improvvisa un setting che si rivela poi calcato sul sogno stesso, in un avvicinamento dei poli motorio e percettivo dell’apparato psichico. Il setting permette in effetti di riacquisire la posizione del sognatore e di raccontare un sogno, forse di risognarlo in un tempo in frantumi (Green, 2001), in cui si intrecciano sincronia e diacronia. Ma, soprattutto, è il setting con la sua caratteristica di situarsi a metà strada tra la rigida ciclicità e la tensione alla conclusione, che avvia un intreccio tra continuo e discontinuo (Sacerdoti, 1986). Pure l’utilizzo tecnico del silenzio da parte dell’analista, frustrando l’investimento dell’oggetto, favorirebbe l’operazione identificatoria in un senso evolutivo (Zontini, 2017). L’analizzando, tra il lettino e il silenzio, sarebbe cioè confrontato ad una solitudine che, diversa da quella di Narciso, potrebbe acquisire un potere germinativo, consentendogli di sperimentare la separatezza e di giungere perciò ad una separazione, intesa nel senso qualitativo della differenziazione (De Simone, 1994).
Seguendo queste mie suggestioni, il futuro oltre Narciso e le solitudini, potrebbe riguardare l’effetto del lavoro di perlaborazione che la terapia psicoanalitica sostiene, in grado di favorire il sovvertimento libidico, cioè la trasformazione del corpo fisiologico nel corpo erotico. Ciò consentirebbe al soggetto di riabitare il proprio corpo, sperimentando attraverso i rimaneggiamenti topici ed economici in grado di acquisire valenza narcisistica, un accresciuto senso della vita (Dejours, 2002). Gli sarebbe inoltre possibile riappropriarsi della generatività del proprio pensiero e, in un altro senso, ritrovare nella faglia della discontinuità la possibilità di ricongiungere la dimensione del sogno a quella del desiderio, concedendosi una nuova continuità.
Bibliografia
De Simone G. (1994), La conclusione dell’analisi. Teoria e tecnica, Borla, Roma.
Dejours Ch. (2002). Il corpo, come <<esigenza di lavoro>> per il pensiero. In: Debray R., Dejours Ch. & Fédida P., a cura di, Psicopatologia dell’esperienza del corpo. Roma: Borla, 2004.
Freud S. (1914), Introduzione al narcisismo, OSF, vol. 7, Bollati Boringhieri: Milano.
Freud S. (1921), Psicologia delle masse e analisi dell’Io, OSF, vol. 9, Bollati Boringhieri: Milano.
Green A. (1983), Narcisismo di vita, narcisismo di morte, Raffaello Cortina: Milano, 2018.
Green A. (2000), Il tempo in frantumi, Borla: Roma, 2001.
Lacan J. (1947), Lo stadio dello specchio come formatore della funzione dell’Io, in Scritti, vol. 1, Einaudi: Milano, 1966.
Sacerdoti G. (1986), Riflessioni sulle bipolarità inerenti al processo psicoanalitico con particolare riguardo alla continuità/discontinuità, Riv. Psicoanal.
Zontini G. (2017), Il silenzio come strumento dell’analista, Rivista di Psicoanalisi, Raffaello Cortina: Milano.
Zontini G. (2020), Fondamenti inconsci del soggetto ‘presoggettivo’, in Notes per la psicoanalisi n. 16, 1920-2020, Al di là del principio di piacere II, Alpes: Roma.
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