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La Pipa: il grande Altro.

6 Nov 18

Di Mario Degli Stefani

Nel celeberrimo dipinto del 1953, “La trahison des images”  (L'inganno delle immagini), Magritte scrive sulla pipa disegnata sul cavalletto: “Ceci n'est pas une pipe“.
Una persona che non conosce né Magritte, né il Surrealismo, può rimanere per un istante spiazzato dalla didascalia, ma poi converrà che essa è quanto di più logico si possa dire:
“cioè che ciò che si vede non è una pipa, ma solo una sua rappresentazione”, tant’è, che se volesse,  non potrebbe, con essa, farsi una pipata!


 
Questa non è una pipa: è il grande Altro.  

Nel secondo dipinto del  1966,  sempre per uno che non conosce l’opera di Magritte, è più facile capire e con minore sforzo, rispetto al primo caso, che “Ciò che è dipinto sul quadro  che poggia sul cavalletto”, Non è una è pipa”.
Ciò accade per una questione meramente percettiva:

  1. gli indizi quali il cavalletto e il quadro in bella mostra, indirizzano il nostro focus sul quadro stesso e non sulla pipa, che, conseguentemente avrà lo statuto di un oggetto dipinto, cioè di una rappresentazione;
  2. tali indizi e tale deduzione sono corroborati ed enfatizzati dalla Pipa più grande, fluttuante nello spazio, e che nella sua ineffabilità tende a presentarsi come “La Pipa Vera”, relegando per contrasto, quella sul quadro appoggiato al cavalletto,  a un ruolo comprimario di  rappresentazione.
È ovvio che anche la grande è una rappresentazione e fa parte di un quadro che comprende il tutto, ma su essa non siamo interrogati e, convenzionalmente, potremmo essere spinti a considerarla non tanto come “una vera pipa” quanto “La Pipa vera  … tra le due”, essendoci stato detto che la piccola “C'est ne pas une pipe“.
 
CONSIDERAZIONI
Il Gioco di questo quadro è esemplare dell’esistenza del grande Altro della manipolazione: una manipolazione che in questo caso punta sulle ambiguità e sulle trappole percettive, spacciandoci  una realtà fenomenica come una realtà  fattuale e alludendo in maniera subliminale a una falsa verità.
Un Gioco che vorrebbe condurci, enfatizzando la non realtà della pipa piccola, a considerare che quella grande sia una Vera Pipa.
Spesso il gioco riesce e quando riesce, non è per nostra ingenuità, quanto per la nostra pigrizia, per una nostra complicità, perché, in fondo, il grande Altro delle illusioni trae consistenza da noi:
siamo noi che costruiamo e alimentiamo mondi simbolici e virtuali,
  1. con la nostra pigrizia,
  2. col nostro abdicare allo spirito critico,
  3. col nostro credere a ciò che sappiamo  mistificatorio, solo perchè tali credenze ci spingono al godimento e al piacere temporaneo dell’illusione:
  • pur sapendo che piacere e godimento sono fugaci;
  • pur sapendo che sarà ineluttabile pagare il prezzo di un sogno che sapevamo tale da che si era presentato, ma  che abbiamo voluto continuare a sognare.
 
Ogni riferimento alla vita in genere, è puramente desiderato.

 

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