In Italia l’educazione sessuale degli adolescenti nelle scuole è inesistente. In altri paesi (Francia, Germania, Gran Bretagna) è parte del programma scolastico e consiste in lezioni sulla psicobiologia sessuale, sull’attività sessuale e riproduttiva, sugli orientamenti sessuali, sulla violenza, sull’aborto e sui metodi contraccettivi. Aiuta gli adolescenti nella gestione della loro sessualità e nella definizione della loro identità e del loro orientamento sessuale. A coprire il vuoto nel nostro paese ci pensano molte case editrici che pubblicano libri di informazione sessuale concreta anche per i bambini.
L’estensione dell’educazione sessuale ai bambini è fonte di polemiche: da una parte si teme che possa corrompere la loro “innocenza” e, dall’altra, si crede che li possa aiutare a crescere affettivamente e eroticamente. Entrambe le visuali sono infondate. I bambini non sono “innocenti”: il loro mondo interno è attraversato, in modo del tutto naturale, da correnti affettive e libidiche che mescolano l’aggressività con la compassione, l’odio con l’amore. Sono esposti a dinamiche di seduzione e a paure di castrazione del loro desiderio che fanno parte del loro percorso evolutivo. Le favole tradizionali danno espressione indiretta alle loro “teorie sessuali” in cui sadismo e masochismo, preoccupazione per l’altro e crudeltà, egoismo e altruismo, sovrapposizione e differenza dei sessi, prendono forma simbolica pre-significante in attesa di una comprensione adeguata delle differenze erotiche e dell’esperienza sessuale effettiva.
Al tempo stesso, i bambini ignorano la realtà della sessualità genitale. Non dispongono della maturità psico-corporea necessaria per impadronirsene e viverla. La sessualità infantile è pregenitale, ha un “linguaggio” diverso da quello della sessualità adulta che fa capolino nella nostra vita con l’adolescenza.
Ferenczi, importante allievo di Freud, ha per primo ammonito che i due linguaggi non devono confondersi. Nella famiglia ci deve essere una chiara linea di demarcazione tra la sessualità dei bambini e quella dei genitori: Pontalis, raffinato psicoanalista francese, scrisse che tra la stanza dei figli e quella dei genitori ci debba essere un “corridoio” che unisca e separi. Nondimeno, i bambini acquisiscono un’intuizione della sessualità dei genitori attraverso la relazione con il corpo erotico della madre. Il grado e la qualità dell’apertura di lei al loro desiderio riflettono la sua apertura al proprio partner sessuale adulto (il padre o chi per lui) anche se le modalità di soddisfazione sono diverse. Con la costituzione di un desiderio genitale (edipico) verso entrambi i genitori, i bambini si trovano senza i mezzi necessari per sostenerlo. Entrano in una fase di attesa che li allontana dall’endogamia, in cui la percezione affettiva e erotica (un’atmosfera emotiva) di una sessualità altra più complessa e intensa diventa presentimento di ciò che sarà a tempo dovuto.
L’educazione sessuale dei bambini slitta inevitabilmente nell’informazione tecnica e lascia il tempo che trova. La loro preparazione alla sessualità deve passare attraverso un’“educazione sentimentale” fondata sul fatto che in essi l’eros (attraversato da inquietudini e aporie) trova la sua espressione più libera e serena nella sensualità dei loro legami affettivi. La cosa più importante è che il loro mondo interno non sia influenzato dagli stereotipi e dai pregiudizi che abitano la vita dei genitori. Per evitarlo è sufficiente che si racconti loro (in modo giocoso e poetico, non indottrinante) che gli esseri umani vanno considerati e amati nella loro varietà: come donne e uomini, come eterosessuali, omosessuali, bisessuali e transessuali. Bisogna aprire ai bambini l’intero campo dei sentimenti umani, all’interno del quale faranno nel momento giusto le loro scelte sessuali, senza farle coincidere con l’intero spazio affettivo della vita.
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