Lo specchio del barbiere ha rappresentato per molto tempo il luogo in cui i figli maschi, avevano occasione di vedere la propria immagine rispecchiata insieme a quella del padre, in un consesso nuovo. L'accesso alla bottega del barbiere, luogo riservato ai maschi adulti, o comunque giunti ad un'identità di genere più definita rispetto all'età infantile, può aver rappresentato per molte generazioni l'uscita dal mondo prevalentemente materno. Se questo era caratterizzato da un'accoglienza incondizionata, da una protezione claustrale, da un'accettazione della dipendenza e della passività infantili, il fanciullo accolto sulla poltrona per la prima rasatura sapeva di rialzarsi giovane uomo. L'occhio del tonsore non era più quello intenerito della madre, pronto a cogliere i bisogni non verbalizzati: la sua attenzione si traduceva in artigiana capacità di realizzare i tagli adeguati alle richieste del cliente o del padre. Lo sguardo di quest'ultimo rimandava l'ammirazione e la soddisfazione di avere un figlio ormai vicino a lui. Portatore di pulsioni e di potenza maschili, manifestate attraverso i caratteri sessuali secondari di barba e baffi, il "giovane uomo" accettava, attraverso questo rito, di dare forma e limiti, di definire quindi in modo simbolico la propria mascolinità.
In quello specchio, cui spesso ne stava opposto un altro per permettere la visione di spalle, l'immagine del padre e del figlio poteva rimandarsi all'infinito, quasi a visualizzare la catena dei "padri" che dal passato si realizzava nei due protagonisti della scena e che da loro si sarebbe proiettata nel futuro.
Proprio in questa consapevolezza di appartenere ad una catena della vita, raffigurata da questa "riflessione", che restituisce al maschio la sua immagine di padre potenziale o attuale, a noi pare di poter identificare la rappresentazione simbolica di una fase di passaggio che ogni maschio attraversa nella propria crescita verso la realizzazione della funzione paterna. Entrambi i poli della relazione, padre e figlio, rispecchiandosi l'uno nell'altro, possono trovare conferma e rinforzo nella propria individuazione. Infatti, non solo il figlio può sentirsi sostenuto nella sua identità di uomo avviato all'autonomia dall'accettazione da parte del genitore nel mondo maschile, ma anche il padre nel riconoscere al proprio fianco il figlio affronta una nuova fase della propria crescita, vede nel figlio ormai cresciuto la conferma delle proprie capacità di darsi un futuro attraverso un'esperienza di vita reale.
Ci sembra inoltre che questa situazione possa tutt'oggi rappresentare immaginativamente, attraverso una metafora corporea, la trasmissione culturale della capacità maschile di indirizzare le proprie pulsioni, modellandole in un'immagine di sé definita, sacrificandone la parte più indifferenziata alla realizzazione del progetto personale: capacità, questa, tipica del padre.
Nel corso del seminario si è affrontato questo tema anche attraverso il lavoro clinico di gruppo. Sono stati letti alcuni sogni favorendo le associazioni focalizzate dei partecipanti. Solo in un secondo momento sono stati forniti alcuni dati anamnestici relativi al paziente che li aveva portati. Ho scelto di proporre un caso clinico riguardante significativamente un paziente maschio di circa 50 anni, padre di un maschio di 20 e di una femmina di 17. La relazione con il padre, potente e dissipatore nello stesso tempo, secondo l'immagine archetipica del "puer", è apparsa particolarmente importante nell'assunzione durante l'adolescenza dell'analizzando di alcuni tratti della "persona", che ha finito per costituire l'elemento dominante della personalità, unilateralmente ipomaniacale, fino a determinare la comparsa di una sintomatologia tipo DAP.
Specialmente il sogno d'esordio ha suscitato l'interesse del gruppo dei partecipanti, contenendo in sé, sia pure in tratti oniricamente sintetici, la storia parentale del sognatore e alcuni temi che nel corso dell'analisi si sono poi ripresentati ampliati in sogni successivi.
I sogni riportati nel seminario hanno permesso di confrontare le immagini oniriche, attraverso una lettura simbolica e intrapsichica. In particolare è stato esaminato il rapporto tra l'Io e le figure parentali interne, permettendo al gruppo di cogliere il rapporto tra costellazioni complessuali in trasformazione e l'evoluzione clinica. Il lavoro si è concluso con alcune considerazioni sull'importanza dell'analisi del transfert, nel favorire l'individuazione, anche quando questa non sia esplicitata dall'analista all'analizzando attraverso l'interpretazione.
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