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ADHD, Gian Burrasca, Pinocchio ed Everything

20 Apr 24

A cura di Matteo Balestrieri

Non è facile trovare film che si occupano specificamente del Disturbo da deficit di attenzione e iperattività noto come ADHD. Vi sono però film i cui personaggi presentano caratteristiche spiccate di freneticità, impulsività, e difficoltà di attenzione. Potremmo dire in effetti che esiste una specifica categoria cinematografica di personaggi, che in genere risultano comici o parodistici, caratterizzati da questi aspetti. Penso ad esempio al protagonista svampito e agitato interpretato da Leslie Nielsen nella serie “Una pallottola spuntata” (1988-1994). In un certo numero di casi tali personaggi sono poi portati in scena da attori iconici che presentano caratteristiche personali affini al proprio personaggio. Peter Sellers, geniale attore che ha interpretato più volte lo sconclusionato e irrequieto Ispettore Clouseau nella serie della “Pantera Rosa” (1963-1982), è noto per aver sofferto di una forma dello spettro bipolare, se non di ADHD non riconosciuto. Ancora, Jim Carrey ha parlato più volte del fatto di soffrire di un ADHD diagnosticato, ed ha interpretato gli agitati protagonisti dei film su “Ace Ventura” (1994-2009) o in “The Mask” (1994).
Ricordiamo poi, riprendendoli dalla nostra tradizione letteraria, i personaggi molto ADHD di Gian Burrasca (messo in onda a puntate nel 1964-1965 con protagonista Rita Pavone) e Pinocchio, sia nelle trasposizioni cartoon della Disney (1940), di Zemeckis (2022) e di Guillermo Del Toro (2022), che in quelle filmiche nelle pellicole di Comencini (1972), Benigni (2002) e Garrone (2019), per citare solo quelle più note.
Il recente film “Everything, Everywhere, All at Once” affronta il tema dell’ADHD da una prospettiva differente, rompendo gli schemi del tradizionale storytelling per esplorare temi di identità e di realtà alternative. Vincitore di sette premi Oscar nel 2022, tra cui quello per Migliore Attrice a Michelle Yeoh, quest’opera si distingue non solo per le sue ambizioni narrative ma anche per la sua raffinata esecuzione. Diretto dal duo Daniel Kwan e Daniel Scheinert (noti come “Daniels”), è un film che in apparenza si presenta come una storia frenetica di comunicazione tra mondi paralleli (ovvero il multiverso), mentre in una prospettiva psicopatologica evidenzia i comportamenti della protagonista Evelyn Wang come legati ad un ADHD. E questo non è un caso, visto che Daniel Kwan ha affermato che per molto tempo ha pensato di essere un fallito perché la sua cattiva gestione del tempo, disorganizzazione e disattenzione hanno ostacolato i suoi studi e la sua carriera: ha raccontato “Mi sentivo sempre come se stessi affogando o fossi indietro rispetto a tutti gli altri”. Durante la stesura del film Kwan si è reso conto per la prima volta che la ragione delle sue caratteristiche caotiche era l’ADHD.
Il film segue la storia di Evelyn (Michelle Yeoh), una donna cinese-americana che gestisce una lavanderia a gettoni insieme allo svagato marito Waymond. La loro vita è alquanto ripetitiva ma stressante per il carattere irrequieto e insoddisfatto di Evelyn, che ha problemi finanziari e un rapporto teso con la mansueta figlia Joy, la quale ha una compagna invisa da Evelyn, oltre ad avere un’ispezione in corso da parte di una arcigna funzionaria delle imposte, interpretata magistralmente da Jamie Lee Curtis. La trama prende una svolta inaspettata quando Waymond si trasforma in una versione di sé stesso proveniente da un universo alternativo. Questo secondo Waymond, molto più tonico e performante dell’originale, informa Evelyn che lei è l’unica in grado di salvare il multiverso dalla terribile minaccia proveniente da Jobu Tupaki, la versione potente e cattiva di sua figlia Joy. Evelyn si ritrova quindi catapultata in una serie di avventure attraverso universi paralleli, ognuno dei quali rivela versioni diverse di se stessa e delle persone che conosce, in primis la versione alternativa di Joy. Ogni universo presenta sfide diverse e la possibilità di scoprire abilità che Evelyn non sapeva di avere. Nel corso del film, utilizza progressivamente queste nuove abilità e comincia a vedere la vita in una diversa prospettiva, affrontando così i problemi personali e familiari che aveva trascurato.
La trama si sviluppa attraverso un mix di azione, commedia e dramma, portando a una riflessione su identità, amore, accettazione e potere delle scelte personali, il tutto ambientato in un contesto visivamente sorprendente e ricco di inventiva. Il regista Daniel Kwan ha riferito di aver voluto affrontare in qualche modo la “Teoria del Tutto”, di per sé una teoria fisica che cerca di conciliare le forze conosciute dell’universo, condensando nel film tantissimi rimandi di tipo profano, religioso, esoterico e pseudoscientifico. E tutto verrebbe spiegato con la presenza del bagel (alias, la ciambella tonda col buco) che dominerebbe ogni cosa. Jobu Tupaki spiega così che avendo messo tutta la sua vita su un bagel, esso è collassato su sé stesso. I registi hanno fornito questa spiegazione: se metti tutto su una superficie limitata di spazio potrebbe crearsi un buco nero, e l’universo ne verrebbe risucchiato, creando un accesso ad altri universi paralleli. Tutto chiaro no? Questo spiega come mai il film se da una parte illustra i sintomi ADHD di Evelyn, dall’altra è una testimonianza, voluta o non voluta che sia, dell’accavallamento dei pensieri e dei propositi del regista Daniel Kwan, con il quale potremmo concordare rispetto alla propria autodiagnosi di ADHD.
Provo a elencare i sintomi cardine dell’ADHD e vedere cosa ritroviamo in Evelyn. Sul piano comportamentale Evelyn si muove di continuo, non sta ferma, tende a produrre rumore, parla eccessivamente, risponde d’impulso non lasciando spazio al marito, non riesce ad evitare di intromettersi gli altri. Tutto ciò corrisponde esattamente al profilo dell’ADHD irritabile-impulsivo. L’impulsività e la costante mobilità della protagonista sono rappresentate con un ritmo frenetico e scene d’azione che riflettono la sua lotta interiore e la continua ricerca di un equilibrio nella sua vita caotica. Paradossali sono le scene in cui Evelyn è munita di dita a forma di wurstel, del tutto inutili per fare qualsiasi cosa.
Sul piano attentivo Evelyn è incapace a tenere in ordine nella sua vita: commette errori di distrazione, ha difficoltà a mantenere l’attenzione, non riesce a terminare le faccende quotidiane, è sbadata nelle attività, ha grande difficoltà a organizzare gli impegni e le attività. Quando è di fronte alla ispettrice, presenta ad esempio i suoi hobbies come se fossero sullo stesso livello della sua attività di gestione della lavanderia. E’ particolarmente divertente il fatto che mentre l’ispettrice cerca di mettere ordine in questo guazzabuglio, trova Evelyn sempre persa in altri pensieri e quindi deve continuamente chiederle “Signora Wang, è con noi?“. Qui sta l’aspetto paradossale e geniale del film. Evelyn sembra non ascoltare ed è distratta da stimoli non rilevanti, ma la narrativa filmica ci mostra che in realtà entra in mondi paralleli dove vive altre storie con personaggi diversi. In una lettura naturalistica ciò significa che è continuamente distratta da pensieri e sensazioni altre (sintomi ADHD), mentre ciò che il film ci racconta è il suo continuo entrare nel multiverso. È stato osservato a questo proposito che la disattenzione dell’ADHD è dovuta all’incapacità di selezionare gli stimoli attentivi che irrompono continuamente nella mente. Evelyn sembra incapace di liberarsi da queste irruzioni. Potremmo perciò anche interpretare il multiverso del film come gli universi interni che si accavallano nella mente di chi soffre di ADHD.
Ovviamente mentre il film offre una rappresentazione visivamente stimolante e narrativamente complessa, la focalizzazione sull’ADHD potrebbe essere visto come una semplificazione o una drammatizzazione eccessiva di un disturbo reale che merita un’attenzione più sobria e accurata. Tuttavia, è proprio questa esagerazione artistica che permette al film di sollevare discussioni importanti e di far riflettere lo spettatore sulle realtà vissute da chi è affetto da ADHD.

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