Questa è una recensione politicamente scorretta, come del resto è scorretto il film, che però mi è piaciuto perché spinge a riflessioni sul passato e sulla stato attuale della cultura di sinistra. In tempi di tramonto per la psicanalisi il film di Nanni Moretti "Il caimano" potrebbe essere utilizzato per spiegare ai (superstiti) studenti della materia la posizione depressiva e quella schizoparanoide teorizzate dalla Klein e il loro continuo intersecarsi. La trama è su due livelli narrativi intercomunicanti: in uno prevalgono gli aspetti depressivi, mentre nell’altro quelli schizoparanoidi.
La storia e la Depressione: la componente depressiva della narrazione descrive le perdite in parte reali del produttore Bruno ( Silvio Orlando) che da anni non riesce a fare film e viene abbandonato dalla moglie, dagli attori che dovrebbero interpretare un suo possibile rientro nel mondo del cinema, dal regista con cui ha lavorato in passato stanco di insuccessi. Ben più grave è il lutto per la perdita di senso per lui, quarantenne che non sa come affrontare il divorzio e l’autonomia della moglie Paola ( Margherita Buy) e si deve confrontare con il mondo giovanile rappresentato dalla giovane regista Teresa ( Jasmine Trinca). Tutto avviene in un contesto di profondi cambiamenti culturali, in cui il suo ruolo non riesce a trovare spazio, mentre tutti sembrano molto sicuri e produttivi. In passato Paola sosteneva Bruno recitando nei suoi film e per una scelta indipendente ha abbandonato il mestiere di attrice per tornare al canto. In una bellissima scena Bruno affronta la moglie che sta per eseguire la sua parte in un concerto di musica barocca e le chiede disperato davanti al pubblico sbigottito che assiste all’esecuzione musicale " ma cosa ti ho fatto?", senza accettare che i legami matrimoniali possono finire anche se non si fa del male e possono essere una conseguenza della raggiunta autonomia della donna. Sempre per la mancata elaborazione del lutto, Bruno non si preoccupa di avere una casa sua, continua a vivere in ufficio con un rapporto tenero con i figli, visti tuttavia come bambini a vita " Ma posso darvi le coccole solo fino a dieci anni ? Peccato". È più immaturo dei figli che a differenza di lui si rendono ben conto e con sofferenza che il matrimonio è finito. I cambiamenti della società sono altrettanto sconvolgenti. Invitato a pranzo a casa della regista, Teresa, capisce che la ragazza è lesbica e si rende conto della sua estraneità dal mondo della coppia, di cui non vuol approfondire le caratteristiche. Sempre nel pranzo vede genitori che accettano i nuovi legami senza battere ciglio e viene indottrinato da un ecologista, tutto preso dalla purezza dell’ulivo ( ! ); è sempre più avulso e perturbato. Le due donne hanno un bambino e questo è un ulteriore motivo di lontananza rispetto a una società radicalmente cambiata, che non riusciamo a capire. Ho usato il plurale e mi sono identificato con Bruno perché mentre scrivo questo pezzo in Spagna un fratello e una sorella con figli hanno chiesto a Zapatero il riconoscimento della loro unione. Ma siamo così convinti che chi vuole il riconoscimento delle unioni di fatto lo faccia per la pensione, la sanità o non piuttosto per dare una convalida sociale a tali relazioni, del tutto sovrapponibile a quella della famiglia eterosessuale? È essere progressisti ratificare queste richieste? In fondo la struttura portante della psicoanalisi è il mito di Edipo considerato in maniera astorica come elemento fondante del passaggio dal mito della simbiosi madre/figlio alla sofferenza e ai limiti dell’esistenza. Per dirla con Lacan è il passaggio dal registro dell’immaginario a quello del simbolico attraverso la metafora paterna, la legge del padre. La famiglia come la vede Freud attraverso l’Edipo è profondamente conflittuale e non idealizzata come la descrive la chiesa cattolica, ma composta da padre, madre e figlio. Il film sembra prendere atto che la figura paterna è cancellata e Bruno non riesce a trovare una sua dimensione sia nella famiglia che nel lavoro. Capisco Bruno e condivido quanto Moretti vuole dire con il suo personaggio e questa parte del film mi è piaciuta molto e stimola meccanismi di identificazione profondi e ha il merito di spingere a continue riflessioni sulla famiglia nella nostra società. Non è così semplice il significato di questi cambiamenti culturali su cui si è spesso accondiscendenti, per essere political correct, senza rifletter troppo sulle conseguenze. Del resto il film è piaciuto anche a Giuliano Ferrara, intellettuale profondamente scorretto, ma conoscitore dall’interno sia della cultura sinistra e appassionato critico nel dibattito sulla nuova famiglia.
La metanarrazione e la paranoia: il secondo leitmotiv del film è invece quello metafilmico: il film nel/sul film. Venendo meno la costellazione edipica subentrano meccanismi più primitivi come quelli descritti dalla Klein: la schizoparanoia e l’idealizzazione. Berlusconi e il suo avvento nella vita culturale ( non solo politica) italiana diventa il protagonista. Ma se andiamo a leggere meglio la vera star è la cultura di sinistra in crisi di identità, incapace di risolvere le sue contraddizioni se non con meccanismi di scissione e proiezione. L’inizio di questo filone della storia è folgorante con la proiezione di un film prodotto da Bruno, Cataratte, con Paola che nei panni di una eroina infilza con un palo, a mo’ di vampiro, il futuro marito marxista leninista, che predica il distacco dai soldi per una vita francescana e al servizio del popolo. Il film nel film inizia quindi da un ripudio del massimalismo con la protagonista che si emancipa dal marito e dalla ideologia. Ma le cose nel tempo cambiano e Paola nel film esce libera rompendo la vetrata che la rinchiude nel vetero comunismo. A questo punto assistiamo al film con l’ingresso di Berlusconi che sposta all’esterno della sinistra il problema. Il nuovo film prodotto da Bruno, che inizialmente non capisce nemmeno la trama, ha un andamento progressivo e il protagonista, il caimano Berlusconi ha il volto di tre attori differenti, che interpretano il leader di Forza Italia in tempi successivi. La prima parte del film è descrittiva della discesa in campo di Berlusconi, con i soliti stereotipi della sinistra. Il punto centrale è il passaggio del ruolo di protagonista da Michele Placido a Moretti attore, chiamato a interpretare il protagonista del film. Placido è un attore consumato, attento ai soldi, al sesso e al successo; di fronte alla regista giovane e altera vuole recitare un personaggio "sfaccettato". La ragazza piena di certezze detesta l’ uomo Placido, invece vuole una recitazione "a tutto tondo" e per questo racconta tutte le nefandezze del Caimano. Bruno, fil rouge, della cultura di sinistra, non si oppone, sposa la tesi massimalista e poco dopo Placido abbandona il personaggio, che viene affidato a Moretti.
Il regista che aveva raccontato con finezza, partecipazione, dolore la estraneità di Bruno rispetto alla società contemporanea, assunti i panni dell’attore dipinge Berlusconi " a tutto tondo" per usare l’espressione di Placido, come il corruttore della società, della televisione, dell’urbanistica, del calcio… La giovane regista Teresa e il suo estremismo vincono in maniera totale. Moretti recita la parte del caimano con una espressione costantemente "incazzata", durissima, sfottente di fronte ai puri e ideali giudici che lo vorrebbero "giustamente" punire. Non ci sono sfumature. Qui torniamo alla psicanalisi e alla Klein che introduce la posizione schizoparanoide come modalità di allontanare da sé le parti cattive e vederle unicamente proiettate all’esterno. Il cavaliere viene visto come il Male, maiuscolo, che corrompe la gente a tal punto che nel finale il popolo, ormai corrotto, si ribella ai giudici. Il diavolo esiste è ha la faccia dura di Moretti che interpreta la destra immaginaria ( non quella sorridente di Berlusconi). Ma Moretti non avrà sentito parlare della Arendt e della banalità del male nell’analisi di un personaggio, ben più pericoloso del Cavaliere, come Eichmann? Questa parte del film è composta da meccanismi di idealizzazione del male e di proiezione all’esterno dei fallimenti e della perdita di senso che angoscia Bruno. Forse se Moretti affidava a un altro attore questa parte era più credibile o forse è proprio questo il senso profondo del film. Berlusconi è il male nel senso che ha distrutto la cultura italiana che era così pura e profonda. Non è un tema secondario nella cultura di sinistra e è d’obbligo il richiamo a Pasolini e alla sua nostalgia per la purezza del passato e del tempo delle lucciole. Sarà mai esistito questo passato mediatico e limitandomi alla televisione, io che non sono più giovanissimo, questi programmi televisivi di stato così belli e colti proprio prima dell’avvento di Mediaset non li ricordo. Bisogna utilizzare profondi meccanismi di scissione e isolare pochi programmi da una massa di noia moralistica; per questo non vedo niente di male nella programmazione di Mediaset, anzi giudico un progresso offrire spettacoli di notte o al mattino per le casalinghe ( la frase è del film e sembra simboleggiare la colpa della corruzione mediatica del caimano). In questi giorni Prodi ha rifiutato di comparire a Mediaset: si vede che è stato convinto da Moretti e scinde anche lui gli spettatori in buoni e cattivi.
Vorrei concludere con una riflessione sull’intervista che il regista ha concesso a Fabio Fazio, in cui in maniera tra lo scherzoso e il serio si cercava di definire il genere a cui appartiene questo film. Posso dire la mia e con una certa sicurezza colloco il film nella fantascienza, genere che rappresenta molto bene le paure della gente, in questo caso della sinistra. L’accostamento non è poi tanto strano e non mi sembra fuori luogo dire che la destra viene descritta come un popolo di alieni, guidata da un subdolo capo senza pietà che si è impadronito del bravo popolo: sembra la trama della serie televisiva X files o la famosa invasione degli ultracorpi. La sinistra potrà dire la stessa cosa di Berlusconi che vede comunisti ovunque e in quetsi giorni anche bambini bolliti: si sa gli alieni sono senza cuore. Chi sarà il vero capo degli alieni e chi salverà l’umanità italiana dalla sofferenza garantendo felicità e ottimismo ? Prodi o Berlusconi ? Il delirio del paranoico è per definizione credibile e la paranoia è contagiosa e sembra una modalità diffusa di vedere la realtà in momenti di perdita. Sicuramente vedere ovunque gli alieni ( verdi e rossi che siano) da sicurezza. Parafrasando il film di Bruno, Maciste ha sconfitto su Freud che teorizzava la famiglia edipica e metteva in guardia dalla felicità e sottolineava il disagio della società. Bisognerà fondare un movimento culturale edipico di fronte all’invasione degli alieni.
0 commenti