Premessa
Ritengo che il presente lavoro non possa essere in alcun modo utile se privato della visione dei due sopracitati film, che sono l’uno (quello di Skjoldbjaerg) la matrice e l’altro (quello di Nolan) il suo remake.
Eviterei di soffermarmi troppo sul "fenomeno remake" che da anni è ormai costante dell’industria cinematografica statunitense; mi permetto però di individuare due possibili origini alla sua rapida esplosione:
- lo sfruttamento commerciale di idee già rodate in un periodo in cui pare che Hollywood abbia esaurito le storie da raccontare (salvo attingere a tematiche quali la paranoia post- 11/9, ai suddetti remakes e al mondo dei fumetti)
- l’utilizzo di un plot, canovaccio o soggetto per migliorarne alcuni aspetti (specie il riproporre con effetti speciali adeguati un film di vecchia data) o per utilizzarne la struttura deviandola, sabotandola dall’interno e finendo, in definitiva, per dire altro.
Nel qui presente remake americano firmato da Nolan (ma da lui eccezionalmente non scritto) parrebbe prevalere la seconda linea, di natura artistica: evidentemente ad una operazione commerciale (trasferire una storia di sicuro appeal in terra americana, sostituendo ad anonimi attori scandinavi- eccezion fatta per Stellan Skarsgård– ben più noti attori statunitensi) si è unita la necessità di raccontare la stessa storia in due modi diversi, toccando tematiche evidentemente care al regista londinese proveniente dai fasti del precedente "Memento".
Due storie, quindi, raccontate da due punti di vista differenti perché sorrette da due culture e due modi di intendere il cinema assolutamente diversi.
Non solo Insomnia vs. Insomnia, quindi, ma anche Europa vs. America…
Il Plot
Come già sottolineato, lo script americano (di Hilary Seitz) è decisamente aderente all’originale norvegese, salvo alcune (fondamentali) differenze che però non alterano l’essenziale andamento della trama.
Proviamo ad elencare gli eventi che scandiscono i due film rimanendo inalterati e costituendo una sorta di "minimo comune denominatore":
- Due poliziotti della squadra omicidi vengono inviati in una cittadina, dove il sole non tramonta mai per sei mesi l’anno, per risolvere il caso di una liceale assassinata il cui corpo è stato ritrovato in una discarica chiuso in un sacco.
- Il protagonista è uno stimato professionista famoso per l’efficienza con la quale conduce le indagini: c’è però qualcosa nel suo passato che lo macchia e che lo ha fatto allontanare dall’abituale luogo di lavoro in compagnia del collega.
- Arrivati sul posto, i due fanno conoscenza dei colleghi locali: sarà in particolare una poliziotta ad aiutarli nelle indagini.
- Durante l’autopsia della vittima scopriamo che l’omicida si è premurato con grande calma di cancellare dal corpo ogni indizio: in particolare, l’omicida ha lavato i capelli della ragazza.
- Visita a casa della defunta. Veniamo a conoscenza del fatto che la vittima possiede un intero guardaroba di vestiti firmati: un lusso che una liceale non potrebbe permettersi, e che neppure il fidanzato (compagno di classe) le avrebbe potuto procurare.
Si pensa quindi alla figura di un amante o di un ammiratore più vecchio di lei e sicuramente più facoltoso.
- Il ragazzo della vittima viene interrogato: egli conferma che la vittima frequentava un’altra persona, ma dichiara di non conoscerne l’identità.
- I due colleghi sono alloggiati in un piccolo Albergo la cui proprietaria è una donna.
- Lo zaino della vittima viene ritrovato vicino ad una vecchia baracca: contiene molti effetti personali della ragazza, tra i quali un libro giallo, autografato dall’autore.
- Lo zaino viene riposizionato nel luogo del suo ritrovamento, nella convinzione che l’omicida tornerà a riprenderselo per eliminare una traccia così grossolana.
- Le cose andranno effettivamente così: viene tesa un’imboscata al sospettato, che però fugge utilizzando un cunicolo (di cui i poliziotti non conoscevano l’esistenza) per scappare in mezzo ad una nebbia fittissima.
Inseguito dalla polizia, il sospettato dimostra di essere armato e pericoloso sparando e colpendo alla gamba un poliziotto locale.
Egli verrà inseguito dai due colleghi, ed è a questo punto che accade l’evento cruciale per l’intero svolgimento della vicenda: il protagonista, confuso dalla nebbia e convinto di colpire il sospettato, spara invece al collega ferendolo a morte.
- Nel raggiungere, il compagno, il protagonista raccoglie da terra una pistola che parrebbe essere stata abbandonata dal sospettato in fuga dopo aver sparato alla gamba del poliziotto.
- Il nostro riferisce una versione fasulla ed inverosimile dell’incidente allo scopo di discolparsi della morte del collega, attribuendone invece la responsabilità al fuggiasco.
- Le indagini sull’incidente vengono affidate alla collega del protagonista.
- Quest’ultimo, dopo l’ultima tragica vicenda, comincia ad accusare gravi sintomi di insonnia.
- Dovendo sostenere una tesi falsa sull’incidente, il poliziotto si procura un artefatto di proiettile sparato dalla pistola sottratta al sospettato da poter sostituire alla suo, estratto dal corpo del collega defunto.
- In seguito egli porta avanti le indagini sull’omicidio della ragazza prelevando la sua migliore amica (con la scusa di farle fare "un giro in macchina") e portandola alla discarica dove ne fu ritrovato il corpo senza vita: interrogandola riuscirà a conoscere il nome del misterioso amante, che scopriamo essere lo scrittore di gialli il cui libro era presente nella zaino della vittima.
- Tra il protagonista e lo scrittore (che scopriamo essere in tutta evidenza l’autore dell’omicidio iniziale e il misterioso individuo in fuga nella nebbia) si instaura uno strano rapporto: quest’ultimo ha ovviamente visto il protagonista sparare al collega, e vorrebbe barattare il suo silenzio con quello del poliziotto, che gli è ormai alle costole.
- Si decide di utilizzare il ragazzo della vittima come capro espiatorio: per farlo si nasconde la pistola incriminata in casa sua.
- Lo scrittore viene ufficialmente interrogato senza suscitare eccessivi sospetti, mentre il ragazzo viene incastrato ed arrestato.
Il caso sembrerebbe chiuso ed il protagonista sta per andarsene da quel luogo, ma la sua collega è sempre meno convinta sia della colpevolezza del ragazzo che della veridicità dei fatti sostenuti dal protagonista riguardo all’incidente nella nebbia.
- Lo scrittore viene infine braccato e, nell’ultimo incontro-scontro con il protagonista, muore.
- La poliziotta, pur sapendo che è stato il protagonista ad uccidere il collega, sceglie comunque di non rivelare a nessuno la verità.
I Personaggi
Jonas Engström: ispettore svedese. Erik Vik: collega di Engstrom da più di un anno, norvegese. Hilde Hagen: poliziotta locale affiancata nell’indagine. Tanja: la vittima. Eilert: il fidanzato di Tanja. Freja: migliore amica di Tanja e amante di Eilert. Jon Holt: scrittore di gialli e assassino di Tanja. |
Will Dormer: detective di Los Angeles. Hap Eckart: collega di Dormer da molti anni, anche lui di Los Angeles. Ellie Burr: poliziotta locale affiancata nell’indagine, grande ammiratrice di Dormer. Kay: la vittima. Randy: il fidanzato di Kay. Tanja: migliore amica di Kay e amante di Randy. Walter Finch: scrittore di gialli e assassino di Kay. |
Le differenze
1- La città in cui è ambientata la vicenda è una non ben identificata località norvegese, situata dopo il Circolo Polare Artico. 2- Engström, svedese, è stato "esiliato" in Norvegia dopo aver suscitato scandalo nel suo dipartimento: fu sorpreso, durante un’operazione di polizia da lui stesso condotta, a letto con una prostituta. Con questo episodio è diventato "la barzelletta della polizia di Stoccolma". 3- Nella scena dell’autopsia Engström tocca i capelli di Tanja, li annusa, ne guarda il corpo nudo e ne accarezza impercettibilmente il viso con sguardo trasognato, come fosse attratto dal cadavere della giovane. 4- Il film parte con l’omicidio della ragazza, filmato con uno stile spezzato e sporco: di fatto c’è stato un pestaggio a suo danno, ma la causa della morte è riconducibile all’accidentale impatto del capo con un chiodo sporgente dal muro della baracca in cui è avvenuto il misfatto. 5- Eilert è descritto come un adolescente strafottente, ma nella vicenda il fatto che picchiasse o meno Tanja rimane poco chiaro, e parrebbe piuttosto una congettura di Holt architettata durante il suo interrogatorio per concentrare i sospetti sul ragazzo. 6- Hagen pare attratta da Engström (ciò è palese durante la visita alla casa di Tanja); la sistematica indifferenza dell’ispettore svedese nei suoi confronti renderà sempre più freddo e conflittuale il loro rapporto. 7- Engström non ha particolari problemi con Vik: la morte di quest’ultimo è realmente frutto di un fatale incidente. Vik, che soffre di amnesie ricorrenti, non ricorda l’ordine del compagno di restare sulla sinistra durante l’inseguimento nella nebbia, e portandosi invece a destra si trova sulla traiettoria di Engström, il quale per suo conto si vede praticamente costretto ad utilizzare la pistola, visto che è appena stato sfiorato da un proiettile sparato contro di lui dal sospetto inseguito. 8- Per ottenere un artefatto da sostituire al proiettile estratto dal corpo di Vik, Engström spara, con la pistola abbandonata dal fuggitivo, ad un cane randagio ritrovato in un vicolo, uccidendolo. La macchina da presa indugia su dettagli dell’estrazione del proiettile, rendendola sgradevole. 9- Engström è insonne perché intimamente divorato dal senso di colpa per aver ucciso Vik e per aver successivamente mentito sulle reali dinamiche dell’incidente. 10- Quando Engström porta Freja alla discarica, durante il tragitto in auto effettivamente approfitta di lei masturbandola e quasi perdendo il controllo di sé e del veicolo. 11- La visita di Engström a casa di Holt (la troverà vuota) è seguita dall’unica telefonata tra i due, in cui lo scrittore intima al poliziotto di non voler più ricevere visite sgradite. In tutto lo svolgimento della vicenda i due si incontreranno 4 volte. 12- L’idea di utilizzare Eilert come capro espiatorio è di Engström, e sarà lui stesso a nascondere la pistola sotto il letto del ragazzo. Sorpreso dal rientro di Eilert in compagnia di Freja, e nascostosi dietro alla porta d’ingresso del piccolo appartamento, non riuscirà a distogliere un pur riluttante sguardo verso i due mentre fanno sesso. 13- L’albergatrice è attratta da Engström, ma il contatto fisico tra i due avrà un esito disastroso. 14- Holt morirà dopo una colluttazione con Engström, ma sarà per un banale incidente: cade e picchia la testa su un trave di legno. 15- Alla fine il protagonista sopravvive. 16- Hagen decide di "graziare" Engstrom evitandogli l’arresto, pare per semplice compassione. |
1- Dormer ed Eckart sono inviati in una località precisa: Nightmute, piccolo paese dell’Alaska.
2- I due detectives losangelini sono stati momentaneamente allontanati dal loro dipartimento per evitare l’approfondirsi di scomode indagini, condotte dagli Affari Interni sulla squadra capitanata da Dormer, a proposito di presunti illeciti. Eckart avrebbe estorto denaro ad uno spacciatore, mentre Dormer avrebbe truccato le prove di un’indagine per far condannare Wayne Dobbs, assassino di un bambino di otto anni. 3- Dormer analizza il cadavere di Kay con distacco e professionalità: tocca i capelli della vittima senza annusarli, si concentra sul modus operandi dell’omicida ed abbandona sul tavolo settorio la defunta dopo averle amorevolmente carezzata la testa. Più che attrazione, qui pare preponderante un senso di compassione quasi paterno nei confronti della vittima. 4- Kay viene effettivamente pestata a morte da Finch. 5- Randy è sgradevole come il "gemello" norvegese, ma nella pellicola americana si dà per certo che usasse violenza sulla fidanzata. Ciò è testimoniato, durante l’autopsia, dal ritrovamento sul corpo della ragazza di lividi più vecchi di quelli riconducibili all’omicidio. Questo particolare è assente nella pellicola norvegese. 6- Ellie Burr è solo professionalmente innamorata del suo idolo Dormer, di cui conosce a menadito indagini e frasi celebri. La scopertà della verità sulla morte di Eckart le farà, solo momentaneamente, crollare l’ammirazione nei confronti del maestro. 7- Tra Dormer ed Eckart non corre buon sangue nell’ultimo periodo: gli Affari Interni stanno facendo pressione su Eckart per poter arrivare a Dormer e rovinargli la reputazione. Eckart (colpevole di estorsione) vorrebbe patteggiare, trovando l’assoluto disaccordo di Dormer, il quale teme una riapertura del caso Dobbs e la scoperta della verità. Esisterebbe quindi un movente a giustificazione di un possibile omicidio volontario di Eckart: questo sottile senso di dubbio non viene mai del tutto sollevato, ma anzi accentuato dal fatto che Eckart, in punto di morte, rifiuti il soccorso del compagno e ne sia, invece, spaventato. 8- Identico fatto, ma due sono le differenze sostanziali: il cane su cui spara Dormer è già morto e mezzo putrefatto; l’estrazione del proiettile dal corpo dell’animale è lasciata all’immaginazione dello spettatore, fuoricampo. 9- Dormer è insonne, oltre che per aver ucciso il collega ed aver fornito una versione fasulla dell’accaduto, anche perché tormentato dal ricordo dell’antica manomissione delle prove nel caso Dobbs. 10- Identico fatto, con una marcata differenza: Dormer, pur essendo Tanja estremamente provocante nei suoi confronti, non approfitta assolutamente di lei. La perdita di controllo al volante è qui invece rappresentata come una precisa e volontaria messinscena del detective, che cerca di sconvolgere Tania nel tentativo di renderla più vulnerabile e quindi più propensa a "vuotare il sacco". 11- Alla prima visita in casa di Finch, seguirà uno spettacolare inseguimento (assente nel film norvegese) di Dormer ai danni dello scrittore, che stava casualmente rincasando in quel momento. Sono in tutto 3 le telefonate e 5 gli incontri tra i due (inseguimento escluso). 12- Qui è Finch a consigliare a Dormer di usare Randy come capro espiatorio, e sarà sempre lui a piazzare l’arma a casa del ragazzo. Tutto questo contro il volere di Dormer, che restio a mettere nei guai un innocente cercherà sino alla fine di incastrare lo scrittore: il detective aveva cercato precedentemente di mettere la pistola proprio in casa di Finch. 13- Tra l’albergatrice e Dormer si instaura un semplice rapporto di cordialità che sfocerà a fine film in una drammatica confessione in cui Dormer svelerà ciò che fece durante il caso Dobbs. 14- Dopo aver cercato di uccidere Ellie, Finch inizierà uno scontro a fuoco con Dormer e la poliziotta. Morirà durante la sparatoria per mano del protagonista. 15- Dormer muore tra le braccia della collega. 16- Ellie vuole gettare il proiettile incriminato perché sicura che Dormer non abbia volontariamente ucciso il collega, e che abbia invece mentito per senso di responsabilità. |
Insomnia vs. Insomnia
Il film di Skjoldbjaerg si presenta come noir sporco e malsano, dominato da una sessualità morbosa e da un’oggettiva difficoltà nel tracciare una linea di confine tra bene e male, buoni e cattivi: elemento, quest’ultimo, che costituisce l’ingrediente principale della tradizione noir europea.
Due credo siano le tematiche principali della pellicola norvegese:
1- La sessualità come malattia e la solitudine come naturale conseguenza
E’ evidente come nel film la sessualità venga rappresentata con sfumature malsane e sgradevoli (vedi le differenze nn. 2, 3, 6, 10, 12, 13).
Engström ci viene descritto come un uomo tanto abile nel suo mestiere quanto profondamente fragile ed incapace di gestire una sessualità fatta di impulsi quasi bestiali: aspetto, quest’ultimo, che l’ispettore tenta ripetutamente di reprimere (verso il cadavere di Tanja, verso Hagen, verso l’albergatrice e verso Freja).
La pulsione sessuale è descritta come mortifera e distruttrice, come una perdita di controllo che potrà solo causare danni: Engström è in Norvegia perché sorpreso a letto con una prostituta, e quando si lascerà finalmente andare con la bella albergatrice, il suo approccio somiglierà più ad un tentativo di stupro, suscitando il disgusto di lei e gelando i rapporti tra i due.
Non è inoltre un caso che l’omicidio che dà inizio all’intera vicenda sia figlio di un approccio sessuale andato storto: sostanzialmente Holt fa "cilecca" con la giovane Tanja suscitando l’ilarità di lei, ilarità che scatenerà il pestaggio e che le sarà infine fatale.
Una soddisfazione sessuale negata è anche la stessa che complica i rapporti tra Engström e Hagen.
E ancora: è stata la storia clandestina tra Eilert e Freja e gettare Tanja tra le braccia di Holt, suo futuro omicida.
Pare quindi che sia impossibile per i corpi sfiorarsi ed entrare in contatto senza conseguenze nefaste, e infatti i personaggi del racconto sono tutti rappresentati come solitari, come enti di una società frammentata dove i rapporti restano freddi e distaccati: i genitori di Tanja sono morti (nel remake americano, invece, la giovane Kay ha un padre e una madre), Engström, Hagen, Holt e l’albergatrice sono tutti privi di una famiglia; allo stesso modo solitario ci appare Vik: anche se quest’ultimo parla di una moglie, quando muore non assistiamo ad una telefonata alla famiglia, elemento che invece fa capolino nella versione U.S.A.
A questo proposito è chiara la scena in cui la bionda albergatrice fa vedere i gattini ad Engström: i piccoli animali sono rimasti soli dopo la morte della madre.
2- La rimozione
L’uccisione di Vik, avvenuta effettivamente per incidente, porta però il fragile ispettore a dichiarare il falso, evitando di prendersi la responsabilità dell’accaduto e trasferendo tutte le colpe sul misterioso soggetto in fuga, che diventa così un capro espiatorio.
Non saranno mai spiegate le ragioni di quest’atto di codardia, vero nucleo della vicenda: forse Engström non vuole ulteriormente macchiare la sua già compromessa carriera, ma con maggiore probabilità semplicemente non sopporta il suo errore e così facendo intende rimuoverlo, per non sentirsi un incapace, per giunta responsabile di una morte.
Riguardo appunto a questo meccanismo di rimozione il punto chiarificatore si ha durante il dialogo notturno tra il protagonista e l’albergatrice: Engstrom ci svela "avevo un fratello, ma è morto quando avevo 11 anni… all’inizio credevo che sarebbe stato più difficile… quando tornai a scuola nessuno mi chiese niente, ed io non dissi niente… quando mi chiedevano di lui inventavo delle storie su dov’era andato e anche su cosa stava facendo… col tempo queste storie diventarono sempre più inverosimili".
Raccontando del fratello come se ancora fosse stato vivo, il piccolo Engström cercava quindi di rimuovere dalla coscienza una morte inaccettabile, semplicemente evitandone pubblicamente l’ammissione.
Probabilmente la morte del fratello fu per il piccolo protagonista tanto insopportabile da indurlo alla freddezza (isolamento) e alla menzogna, cambiando la percezione esterna dell’evento nel tentativo di cambiare anche la propria (rimozione).
Per sottolineare ancora come la rimozione di fatti e ricordi sia un tema cardine dell’opera di Skjoldbjaerg, possiamo ancora notare come Vik soffra di amnesie, e come Holt rimuova la responsabilità di aver ucciso una ragazza definendo l’accaduto "un incidente".
E quando l’albergatrice farà vedere i gattini ad Engström e l’ispettore, venuto a sapere che i piccoli sono ancora ciechi dirà: "forse è meglio per loro", il leitmotiv ci viene svelato in modo netto e potente.
Distogliere lo sguardo, non voler vedere.
Sarà per questo che il poliziotto, ad inizio film, osservando una foto della vittima ritrovata nella discarica, ne scarabocchi il viso?
Dall’Europa agli States
E’ evidente il lavoro di "ripulitura" compiuto in fase di sceneggiatura sul remake americano: laddove la matrice norvegese si presenta irrisolta, scomoda e sgradevole, il film di Nolan tende ad essere maggiormente manicheo, risolto e compiuto.
Si diceva in precedenza del noir europeo, il cui asse portante consiste nell’impossibilità di separare i "buoni" dai "cattivi" nelle vicende narrate.
La cultura americana pare invece essere estranea a questo tipo di concezione.
Di conseguenza nel cinema americano è molto più difficile imbattersi in un protagonista cattivo o anche solamente ambiguo: infatti il personaggio di Dormer viene sfrondato di tutti quegli aspetti oscuri che facevano di Engström un antieroe, per definire invece un ritratto di poliziotto incredibilmente onesto e dedito al lavoro.
Se Engström è stato sorpreso a letto con una prostituta, Dormer non ha mai fatto errori di quel tipo ed è sostanzialmente un professionista onesto.
In una sola occasione si è permesso di alterare la verità.
Ma a fin di bene, si badi: per far condannare l’assassino di un bambino (vedi differenza n.2).
Allo stesso modo mentre Engström riferisce il falso, riguardo all’incidente in cui ha ucciso Vik, per codardia (ma le reali ragioni non saranno mai spiegate, al contrario della didascalica versione americana), Dormer sceglie di non svelare la verità per senso di responsabilità ("questo lavoro non riguarda noi, ma tutte le persone che dipendono da noi"): se risultasse essere lui il colpevole della morte di Eckart agli Affari Interni la cosa puzzerebbe di bruciato…
Ma attenzione: a Dormer non pare interessare la carriera in sé, ma la possibilità che un suo coinvolgimento in uno scandalo possa far riaprire diversi casi risolti in passato e rimettere in libertà molti dei criminali da lui catturati.
Per fare questo, accetta di custodire la verità sull’episodio come un doloroso segreto (vedi differenza n. 7).
La differenza n. 8 parrebbe irrilevante, ma gioca in realtà un ruolo di non poco peso nello spostare gli equilibri di identificazione dello spettatore nei confronti del protagonista: prendiamo le distanze dall’ispettore norvegese, mentre lo stesso episodio non aliena Dormer dalle simpatie del pubblico.
La differenza n. 12 è quella che definitivamente sposta Engström dalla posizione di "buono" a quella di "cattivo", mentre nel caso di Dormer riteniamo si tratti più di un "buono" che non può agire secondo la sua indole perché costantemente anticipato e manipolato da Finch.
Altro elemento che attraversando l’Atlantico subisce una epurazione è la sessualità morbosa: si vedano le differenze nn. 2, 3, 10, 13.
Lo stesso personaggio dello scrittore omicida subisce una forte "manicheizzazione".
Malgrado la diffidenza Engström è solidale con Holt, inizialmente perché costretto dagli eventi, ma poi perché pare comprendere come l’omicidio della ragazza non fosse in realtà volontario (al termine della vicenda dirà dello scrittore: "non credo sia un vero assassino").
Insomma, i due personaggi da posizioni estreme si avvicinano e si incontrano a metà strada: Engström è un "buono non così buono", mentre Holt è un "cattivo non così cattivo".
Dormer d’altro canto non ha un minimo di empatia con il personaggio di Finch, che gli suscita invece ribrezzo ("…non ci provare, non dire che siamo uguali maniaco del cazzo!").
Walter Finch pare decisamente più calcolatore ed ha modi più melliflui del suo alter-ego norvegese: instaura con il poliziotto di Los Angeles una sottilissima partita a scacchi e ci appare a più riprese un abile e maligno manipolatore, sebbene abbia i lineamenti da "eterno buono" di Robin Williams.
Sarà comunque durante il "redde rationem" finale che il suo personaggio assumerà definitivamente la posizione di "cattivo" negli equilibri del film.
Dormer è quindi un "buono che dubita di essere cattivo" mentre Finch è un "cattivo che crede di essere buono": agli antipodi, insomma.
Ancora un elemento che definisce la differente cultura sottesa alle due pellicole è il differente finale.
Nel film americano la morte di Dormer permette al detective di "pagare pegno" per le sue colpe, oltre che di redimersi definitivamente fornendo l’ultimo insegnamento all’allieva Ellie ("non smarrire la strada"): potrà quindi finalmente dormire in pace.
Il film di Skjoldjaerg si mostra invece fascinosamente irrisolto (altro elemento che il pubblico americano pare in genere gradire poco): ad Engström viene risparmiato l’arresto, e rimane in vita e in libertà, preda dei suoi rimorsi che probabilmente non lo faranno mai più dormire tranquillo.
Oltre a questo processo di ripulitura e ridefinizione dei personaggi, il remake di Nolan sviluppa due tematiche differenti dal film originale:
1- La confusione di identità
Il rapporto tra poliziotto e scrittore subisce una decisa dilatazione: nel film norvegese i contatti tra Engstrom ed Holt sono meno numerosi e più brevi di quelli tra Dormer e Finch (vedi differenza n. 11).
Soprattutto, da una sola e lapidaria telefonata tra i due nel film norvegese passiamo ad un rapporto telefonico piuttosto approfondito nella pellicola americana.
Dormer e Finch sono entrambi fini conoscitori della psiche umana, entrambi solitari, entrambi insonni, entrambi colpevoli di aver ucciso una persona accidentalmente ed ambedue nella posizione di non poter accettare che la verità venga allo scoperto, costretti quindi a legarsi con un patto di reciproca omertà.
Sia il detective che lo scrittore prendono infine atto parallelamente di quanto sia banale uccidere, e tutte queste similitudini vengono costantemente rivendicate da Finch, che sebbene intenda manipolare Dormer pare nutrire per lui una sincera ammirazione, tale da volercisi identificare.
Il precipitare degli eventi e la stanchezza incombente rendono il poliziotto sempre più confuso e fragile, tanto da confonderlo: sono realmente una brava persona?
Davvero ho ucciso il mio collega involontariamente?
Sono così diverso da Finch?
Questi dubbi faranno vacillare Dormer, "buono" che ha dimenticato di esserlo dubitando di essere "cattivo".
A Nolan deve interessare molto il tema in questione, visto che il plagio di Finch ai danni di Dormer assomiglia a quello tentato dal Jocker nei confronti di Harvey Dent/Due Facce nell’ottimo "The dark knight".
Finch come lato oscuro di Dormer, Finch e Dormer come due facce della stessa medaglia: lo dice chiaramente il finale, in cui i due si eliminano reciprocamente (parrebbe una versione riaggiornata del finale di "William Wilson" di Edgar Allan Poe) e Dormer osserva lo scrittore affondare nell’acqua come fosse una sua immagine riflessa.
2- L’iniquità della verità
La scoperta della verità non coincide necessariamente con la soluzione più giusta: probabilmente Finch è un omicida occasionale e una volta scagionato non avrebbe commesso altri misfatti, così come la verità sull’incidente nella nebbia avrebbe portato solo alla liberazione di pericolosi criminali catturati da Dormer in anni di duro e onesto lavoro.
La "verità" é quindi un inadeguato metro di valutazione del reale, una forzatura ideologica, un voler chiudere entro precisi quadrati una realtà molto più rotonda e sfuggente.
Dire che Finch ha volontariamente assassinato Kay è un concetto forzato, così come dire che Dormer ha ucciso Eckart è una forzatura: sono molte le sfumature in questi due omicidi che dovremmo realmente conoscere per avvincinarci alla vera-verità.
Definirli come sopra significa solamente semplificarli e quindi, inevitabilmente, falsarli.
Addirittura a volte parrebbe più "esatta" la falsificazione della verità: a Finch pare più giusto essere discolpato, che in prigione ci finisca un brutto ceffo come Randy e che Dormer torni tranquillo a Los Angeles senza compromettere il lavoro di una vita; allo stesso modo a Dormer pare più giusto creare prove ad arte pur di far condannare un osceno individuo macchiatosi del sangue di un bambino.
Questo paradosso sottende tutta la pellicola americana, approfondendo una tematica non ben focalizzata dal film norvegese.
Al termine di questo discorso, credo sia necessario sottolineare il tema che invece accomuna le due pellicole, facendo da trait d’union:
La luce come minaccia
L’onnipresente luce del sole viene infatti rappresentata nei due film non più come entità protettiva (regola aurea del thriller -il buio fa paura, la luce ci salva- che viene qui completamente sovvertita: interessante in questo aspetto è la somiglianza delle due pellicole a "Tenebre" del nostro Dario Argento) ma come girata in negativo: la luce è realtà da fuggire, entità impietosa ed implacabile che ci mostra chiaramente le brutture della vita, ma che soprattutto, mantenendoci in uno stato di allerta continuo e non facendoci dormire, ci mette spalle al muro di fronte ai nostri fantasmi.
La luce illumina dentro, e questo fa paura.
Nel film di Skjoldbjaerg quando Eilert viene incastrato e catturato Engström è improvvisamente accecato dalla luce del sole e corre a cercare un angolo d’ombra, mentre nel finale è straordinaria l’idea di illuminare gli occhi del protagonista nel buio della galleria autostradale: ciò a farci capire che probabilmente l’ispettore svedese sarà sempre tormentato dall’accaduto.
Nel remake americano troviamo invece Dormer che, dopo aver rumorosamente schermato le finestre della sua stanza, si lamenta con l’albergatrice ("qui dentro è troppo chiaro") quando in realtà la stanza è sostanzialmente oscura.
La luce quindi non proviene solo da fuori a scoprire le nostre malefatte, ma viene anche da dentro.
Come il senso di colpa.
Ecco perché le due pellicole (al pari dei protagonisti che le animano), pur essendo letteralmente invase dalla luce, cercano invece il conforto delle tenebre.
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